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Lui & Lei

London Calling


di livingfire
20.01.2015    |    1.748    |    0 8.0
"Viola, sdraiata completamente sul letto, le gambe larghe, gli occhi bendati, la bocca ancora avida e la fica bagnata non sapeva cosa stessi facendo..."
(Consigli, proposte, insulti e qualsiasi commento vi venga in mente, è tutto ben accetto. Scritto di getto, neanche riletto.)


Ero a Londra da poco, ed avevo aspettato settimane. Il tempo era volato via veloce, con l'intensità di chi ricomincia da zero e, di fronte, ha solo impegni e faccende da risolvere. Le ultime due settimane le avevo passate come ospite. Ogni notte avevo alternato letto nello stesso appartamento, in accordo con le necessità della padrona che, al periodo, aveva ben deciso di intrattenere un paio di "relazioni" parallele.
Quelli che avevano varcato l'uscio erano tutti personaggi un pò strani, con orari fuori dalla norma e vite al limite.
Ma in fondo mi erano sempre piaciuti gli ambienti un po' fuori dalla norma, in cui è facile perdersi.
Al tempo però avevo necessità di regole, ordine, ed autodisciplina.
Così la notte la trascorrevo dormendo vestito, con qualcun altro che scopava nella stanza affianco e nel letto in cui, probabilmente, avrei dormito la sera successiva. All'alba uscivo di corsa per un caffé caldo e un posto sicuro dove fermarmi a cercare tra gli annunci di appartamenti, di lavoro e i siti di uffici governativi.

Fu dopo una decina di giorni in quelle condizioni che ricevetti l'invito di lei: "Ho prenotato una stanza d'albergo stasera e abbiamo due biglietti per il teatro. Ho voglia di andarci insieme".
Viola era un po' la causa e la fine di tutto allo stesso momento. Era una ragazza mora, dagli occhi profondi. Un corpicino un po' nascosto che sprigionava sensualità ed erotismo. Un seno molto abbondante, un sedere dipinto, dei meravigliosi capelli castani che le ricadevano sulla schiena. La classica ragazza che tende a mostrarsi per chi è dentro, prima che esteticamente, anche se non era esente da un pizzico di vanità. Era colta, intelligente e brillante, sicura di sé ma allo stesso momento insicura per quanto riguarda la vita. Era una miscela di elementi eterogenei che rappresentava un'attrazione forte alimentata dal pericolo di una cocente delusione.
Io non mi sfioravo da più di una settimana, vuoi per la situazione logistica, vuoi per l'assenza di un momento di relax costretto com'ero ad affrontare un mondo nuovo e straniero senza aiuti. Con la guardia alta 24 ore su 24.
"Today is the day", pensai, prima che riparta. Viola era infatti in procinto di ripartire. Sapeva che avrei voluto restasse, a cercare una nuova vita in quella città grigia, ma non era tempo per legami per lei. Questo senso di fine aveva aleggiato sopra di noi per settimane. Quella notte però avremmo vissuto un tempo senza tempo, come se non ci fosse stato un domani.

All'appuntamento, davanti al teatro, arrivò di corsa e trafelata. Aveva perso tempo tra cura dell'intimo, dell'igiene e scelta del vestito adatto. Il risultato avrebbe giustificato qualsiasi ritardo. Aveva una gonna corta, con delle splendide calze nere sotto e degli stivali di gusto particolare. Sotto il cappotto una veste corta sempre nera lasciava un'ampia scollatura che avrebbe fatto girare la testa a chiunque. Era meravigliosamente sorridente, profumata. Ci salutammo con un bacio passionale, e poi entrammo.
Lo spettacolo durò ore, ma passarono velocemente. Una rappresentazione teatrale come ne avevo viste poche, nella città simbolo del teatro. Ogni tanto mi distoglievo per guardarla, e lei faceva lo stesso. Era stupenda, e molto sexy. La mia mano era stretta alla sua, sulla sua gamba, e nei momenti di buio guadagnava qualche centimetro verso l'alto. La volevo tenere su di giri, e d'altronde io lo ero dal pomeriggio. Sentivo il mio pene gonfiarsi spesso, quasi pregustando il dopo. Lo sentivo enorme. Erano giorni che neanche lo sfioravo, e lei da sempre mi incendiava dentro.

All'uscita dal teatro eravamo una di quelle coppiette felici che spesso si vedono camminare per la strada, che ridono e hanno gli occhi che brillano. Decidemmo di bere un paio di drink da qualche parte. Optai per un mojito, convinto che potesse ridarmi un pò dell'estate trascorsa. Seduti al bancone i nostri sguardi si fecero sempre più intensi. Lei da sempre era bravissima a leggermi dentro. I miei occhi ridevano ai suoi, e le comunicavano una passione tesa sul filo del punto di non ritorno. La abbracciai e la tirai a me, lei si alzò e si lasciò andare alla mia stretta. Ci baciammo come se non ci fosse nessuno intorno a noi. Lasciai scivolare la mia mano sotto il cappotto e, approfittando del buio nel locale, la spinsi sotto la sua gonna accarezzandole i glutei. Lei, in piedi davanti a me, lasciò cadere la sua mano sul mio pacco, e sentì subito che ero eccitatissimo. Con un dito sfiorò la mia cappella, io scesi a baciarla sul collo, e le strizzai con forza il sedere. Prima di togliere la mano passai delicatamente sull'interno coscia e poi premei con vigore sul suo sesso. Attraverso le calze e l'intimo lo sentii umido, e Viola emise un piccolo mugolio. Decidemmo che era venuto il tempo per il viaggio di ritorno.
In metro riuscimmo a malapena a contenerci, avvinghiati alla fine del vagone. Il suo cappotto era un ottimo rifugio per nascondere la mia mano che insistentemente cercava il suo clitoride attraverso tutti gli strati.
Quando i passeggeri diminuirono riuscii anche a prenderle un seno, e strizzarglielo con forza, Sapevo che le piacevano le maniere un po' forti. Con Viola avevo condiviso il sesso più entusiasmante della mia vita fino ad allora.
Il viaggio di ritorno sembrò lunghissimo, e le continue provocazioni finivano per renderlo ancora più intenso.
Arrivammo all'albero e ci dirigemmo al nostro piano. Lei camminava davanti, un pò barcollante per via dell'alcool e della stanchezza. Mi teneva per mano, e io vedevo sotto la sua gonna. Le calze nascondevano un meraviglioso perizoma nero anch'esso.
La porta si richiuse dietro di noi, io la feci appoggiare contro di essa ed in un secondo ero sopra di lei. Aveva allargato le gambe e ora il mio pacco spingeva direttamente contro la sua fica, mentre con una mano la tenevo per il sedere un pò sollevata da terra, e l'altra la inchiodava alla porta tenendole un seno ormai nudo. Iniziai a titillarle velocemente il capezzolo come piaceva a lei. Viola si tirò fuori anche l'altro seno e se lo strizzava mentre, ad occhi chiusi, sentiva il mio movimento di bacino farsi sempre più veloce sopra di lei.
La staccai dalla porta e lei si sdraiò sul letto.
"Sono troppo stanca", disse, "però se vuoi puoi violentarmi".
Credo fossi sul punto d'impazzire dal desiderio. Era tutto quello che desideravo. Scoparla come se non ci fosse un domani, senza darle neanche il tempo di un respiro. La volevo, e la volevo tutta. Non volevo perdermi nulla.
Le tolsi solo la veste, e la ammanettai con le braccia in alto sopra la testa. Il suo reggiseno ormai era del tutto abbassato. Le ruppi le calze. Era lì, davanti a me, volutamente inerme, pronta per essere presa.
Sentivo il cazzo esplodere. Lo tirai fuori, ed era enorme. Ancora oggi credi di aver avuto le erezioni più forti della mia vita proprio con lei. Ma non volli correre.
Andai a prendere dal frigo dei dolci che aveva preso Viola, per il dopo teatro.
La bendai, ed iniziai a spalmarle la panna sui capezzoli per poi leccarla tutta via. Ma non era abbastanza, non mi soddisfaceva. Allora le avvicinai il mio cazzo alle sue labbra. Lei lo sentì ed iniziò a succhiarlo con un desiderio esplosivo. Mi piace il tuo cazzo amore, mi disse. Lo tiravo fuori solo per metterci altra panna sopra. Lei riprendeva a succhiarlo, leccarlo sulla punta e sul prepuzio. Mentre con le mani, sempre legate, mi sfiorava le palle. Io di contro, in piedi sulle mie ginocchia, avevo fatto scivolare una mano tra le sue gambe. Avevo scostato di poco il perizoma ed avevo iniziato a sfiorarle il clitoride, avanti e indietro con il polpastrello del dito medio.
Viola era già bagnatissima, ma gradiva quel tocco che si faceva via via più deciso. E più la toccavo, più succhiava il mio cazzo ormai duro come il marmo.
Mi staccai da quella posizione. Ora ero davanti a lei, in piedi. Viola, sdraiata completamente sul letto, le gambe larghe, gli occhi bendati, la bocca ancora avida e la fica bagnata non sapeva cosa stessi facendo. Era lì in attesa, e si contorceva un po'. Avrebbe voluto toccarsi, lo so. Allora mi avvicinai, fermai il suo movimento prendendole una gamba, e appoggiai la mia cappella sul suo clitoride. Volevo sentirla esplodere desiderando di essere penetrata fino in fondo. Iniziai a sbatterglielo sul clitoride, e poi a simulare il movimento della penetrazione strusciandomi su di esso. Quando la vidi sul punto di esplodere, glielo piantai tutto dentro, fino in fondo, e restai fermo un istante. Entrambi emettemmo un gemito profondo. Senza uscire di un centimetro, con il mio cazzo dentro fino in fondo, iniziai a sbattere con forza su di lei. I nostri corpi rimbalzavano sul materasso, e mi sentivo di arrivarle in gola.
"Ce l'hai durissimo" mi disse. Io la tenni ferma per le mani, sempre sopra la sua testa, e continuai a muovermi accelerando il ritmo, come se stessi per venire. La volevo distruggere di orgasmi. "Un giorno ti si scoperà anche qualcun altro", pensai, "ma a me non mi dimenticherai mai".
Era imprigionata sotto di me. Le calze strappate, gli stivali ancora indosso, la mia mano che la bloccava e l'altra che le strizzava il seno e poi finiva per infilarsi nella sua bocca. Lei mi mordeva il dito, o lo succhiava prepotentemente. Decisi di cambiare il ritmo, e questa volta iniziai ad uscire completamente da dentro di lei.
Ogni affondo era una nuova penetrazione, portata fino in fondo. Il letto si stava spostando con noi. Passarono minuti o ore in questo modo. Il tempo non c'era più. Mi piaceva scoparla da davanti. Il suo seno che rimbalzava mi eccitava da morire. Tapparle la bocca perché non gridasse mi dava quel senso di dominio che mi stava facendo eccitare a morte. E più la dominavo, più Viola si eccitava.
La girai su di un fianco, e scesi in piedi dal letto. Le divaricai il sedere, e vedevo la sua fica fradicia aperta davanti a me. La posizione mi donava una presa perfetta sul suo seno, e le sciolsi le mani. Lei ne portò una sul suo sedere, e lo divaricò per permettere al mio cazzo di arrivare fino in fondo dentro la sua meravigliosa fica. Era così bagnata che sarei potuto scivolare dentro il suo culetto senza nessun problema, ma era ancora presto. Iniziai a prenderla con forza e passione, un pò ricurvo su di lei. Le morsi il collo. Una mano le strizzava il seno, cercando di avvolgerlo tutto, e l'altra spingeva sul suo fianco, perché oltre a darle forti colpi dentro rimbalzasse in alto e in basso sul materasso. Il mio cazzo usciva ed entrava completamente dentro di lei, mentre il movimento sul materasso lo faceva sbattere sulle pareti laterali interne. "Stasera sei fantastico", disse, e poi iniziò ad dirmi "scopami, scopami!". Più la penetravo forte e veloce, più la spingevo, la tenevo sotto di me, e più si eccitava. Iniziai a darle degli schiaffi secchi sul culo. Venne gemendo e sentii il mio cazzo inondato. Lo estrassi un secondo, mi detersi dal sudore e asciugai il mio pene. La volevo ancora, e ora, dolo il suo primo orgasmo, avevo ancora di più la strada spianata. La misi a pecorina sul letto, aprii ancora di più il buco nelle calze, e rientrai subito dentro di lei. "Lo sento crescere dentro di me", mi disse. Dopo un po' di movimenti più lenti, Viola tornò subito ad accendersi e il ritmo tornò ad essere sostenuto. Mi piaceva da dietro. Io la tenevo per una spalla, e nel mentre le tiravo i capelli. Lei, con le mani, tornò a divaricare i glutei, per farmi arrivare più in fondo possibile. vedevo il suo seno libero oscillare sotto i miei colpi, ed anche lei iniziò a venirmi incontro con il corpo, seguendo il ritmo del mio bacino. Mi mordevo il labbro per sfogare la forza, e la visione del suo sedere aperto mi faceva salire ancora di più la voglia di scoparla con forza, quasi di provocarle un pò di dolore. Le strizzavo il seno sempre più deciso, fino a sdraiarmi completamente su di lei, con entrambe le mani su quelle tette fantastiche. Prima che venisse mi tirai un pò su, uscii da lei, e puntai il mio cazzo sul suo culetto che lei teneva ancora ben aperto.
"Voglio scoparti il culo", le dissi, "e venirtici dentro". Non era la prima volta che lo facevamo. La conoscevo, era il momento giusto. Si bagnava sempre tanto al punto da rendere inutile l'uso di qualsiasi lubrificante.
Entrai piano. Sentii la cappella farsi strada e penetrarla, e lei emise un gemito. Ero dentro, ed iniziai a muovermi lentamente, per farla abituare. Mi eccitava così tanto scoparla così che sentivo il mio cazzo crescere ancora dentro di lei.
Dopo un pò di movimenti lenti, fu Viola ad accelerare iniziando a muoversi con il corpo venendo incontro al mio. Con una mano portava il piccolo vibratore esterno che le avevo regalato sul clitoride, e questo la faceva impazzire.
Il culo ancora spalancato, completamente sotto di me, iniziai a colpirla forte, con movimenti secchi e decisi. Credo che i suoi gemiti si sentissero ben oltre la nostra stanza, ma noi eravamo in un tempo nostro, dove ogni cosa scompare. Le schiaffeggiavo il culo, poi le mettevo un dito in bocca per attutire i gemiti. Lei lo succhiava avidamente. Poi la inchiodai sul letto. Il mio cazzo tutto dentro di lei, una mano in bocca, l'altro sotto un seno per strizzarglielo. "Vieni, Vieni", mi disse, e capii che lei stava per esplodere. Mi sarebbe piaciuto inondarle il culo, era la fine che preferivo, ma quella sera ero troppo carico per sprecare il mio seme così. La assecondai: "Sto venendo", le dissi, mentre ormai il mio cazzo entrava fino in fondo nel su culetto aperto e completamente fradicio. Seguendo la mia veemenza lei venne di nuovo. Era esausta. Io uscii, e lei si girò. "Sono più di 10 giorni che non mi tocco", le dissi, "ho voglia di sborrarti addosso!". Lei mi guardò, si mise quasi in ginocchio, con la schiena appoggiata al lato del letto. Chiuse gli occhi e mi disse "sborrami in faccia". Così le appoggiai le mie palle sulle labbra, e lei iniziò a leccarmele e succhiarmele, mentre io mi toccavo. Era sotto di me, sudata, stravolta, con gli occhi chiusi, e pronta per ricevere il mio seme caldo. Venni sul suo viso, inondandolo completamente. Lei aspettò un istante poi, sempre ad occhi chiusi, lo prese in bocca per accompagnare la fine del mio orgasmo e succhiarmi tutto lo sperma rimasto, mentre quello sul viso iniziava a colare sul pavimento.
La alzai, e ci abbandonammo al silenzio, in estasi. Poi entrammo in doccia insieme.

Sono passati un paio di anni da quella notte. Non ci rivedemmo più, se non una sera d'estate di sfuggita, in mezzo ai tavolini, agli amici, ai turisti. Fu una sua scelta. Ruppe con me, per "seguire la sua strada", disse. Forse insieme era tutto troppo, ed in certe fasi della vita, quel troppo mette quasi paura, come se potesse non esistere un dopo. Non parlammo mai più. Forse un giorno lo faremo. Ma, probabilmente, nonostante il tempo scorra e le esperienze seguano questo ritmo, quel tempo senza tempo è sempre rimasto nascosto in una parte recondita, a ricordarci che le affinità, le armonie e le complicità sono così difficili da trovare, ma a volte anche ingombranti e scomode.



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