Lui & Lei

Manuela


di GrossaCappella1975
24.11.2014    |    27.237    |    3 9.3
"In un attimo le nostre lingue si stavano cercando vogliose..."
Manuela è una amica di famiglia.
Mamma è stata la madrina di suo figlio quando si è cresimato e questo ha creato un forte legame tra lei e la mia famiglia.

Manuela è una donna alta 160 circa, rotonda, capello biondo e occhi azzurri.
Il suo corpo grassoccio porta con orgoglio una sesta che ho sempre ammirato su di lei e come su Chiara, la sua figlia maggiore.

Qualche anno fa, Manuela, se n'è andata di casa: stanca dei maltrattamenti e delle botte prese dal marito.
Dopo mesi di completo silenzio, un giorno mamma mi dice: ho incontrato Manuela, sta bene, abita non lontano da qua. Mi chiede se una sera passi perché ha problemi col digitale terrestre.

La storia tra me e Manu è iniziata grazie ad un canale che non si vedeva bene.
Quando fu il momento di pagare, signorilmente, gli dissi: Ma scherza! Non serve nulla!
E lei con un sorriso sincero: Beh, ti offrirò una pizza prima o poi!

Non era successo nulla, ma qualcosa era cambiato, quando chiamava a casa nostra mi chiedeva di darle del tu, rideva alle mie battute anche le più sceme e ogni tanto mi "pungeva" con delle battutine a doppio senso.

L'unica che aveva capito qualcosa, forse anche prima di noi due, era mamma che spesso mi ricordava che Manu era una donna sola che aveva sofferto molto.
Come a sottolinearmi gli anni passati col marito e la sua pericolosità anche per me.

Un giorno squilla il telefono, risponde mamma: Pronto?
- Ciao sono la Manu! Come state?
- Bene e tu? Come va?
- Eh, si va avanti, ma è dura...

...un attimo di silenzio...
- Senti, tuo figlio è lì? Gli avevo promesso una pizza per avermi aggiustato la TV...Venerdì, gli andrebbe?

Mamma mi guarda, capisco che ha sentito una frase che non voleva, in modo seccato mi fa: Venerdì vai a mangiare la pizza con la Manuela?
Annuisco.
- Ha detto che viene, ciao.
E riattacca il telefono.

Seguirono 40 minuti di frasi tipo: Mamma, ma che paura hai? E' solo una pizza, ce la facciamo portare a casa sua così suo marito non ci vede.
- Ha scoperto dove abita!
- Beh, va bene...ma non crederà mica che l'ha lasciato perché io sono l'amante!
- Quello è pazzo, potrebbe anche credere che lo sei!

E infatti la sua paura era vera.
Parlandone venerdì con Manu, capii quanto la cosa poteva essere pericolosa, mi raccontò di quando, incinta, andò all'ospedale perché gli aveva calciato la pancia costringendola a dire che era scivolata dalle scale, delle volte che andava al lavoro con un occhio nero perché "aveva sbattuto" contro una porta...

Sentendo quelle storie, mi venne spontaneo abbracciarla come si abbraccia un'amica che non si vede da tempo, una sorella che ha bisogno di coraggio e calore.
Ma lei non era un'amica e non era mia sorella e il calore del suo corpo, il profumo dei suoi capelli lavati di fresco e i singhiozzi strozzati che facevano alzare ritmicamente il suo abbondante petto, mi fregarono obbligandomi ad una erezione che non seppi fermare ne nascondergli.

- Perché l'hai duro?

Quella frase mi buttò nel panico. Mi staccai da lei imbarazzato cercando di nascondere la mia assurda erezione: Ecco, io...io...scusami...non so...è che tu...

- Io mi apro a te... e tu reagisci così!

- Hai ragione Manu, scusami. Sono un vero porco!
E abbassai lo sguardo.

La sua risposta mi spiazzò: Puoi guardarlo quanto vuoi! Non scende mica da solo!
E scoppiò in una delle sue caratteristiche risate!

- Hai proprio ragione! Dovrei farmi una doccia fredda!
- Beh, ci sono anche altri modi...

I suoi occhi azzurri mi fissarono in modo di sfida. Meccanicamente ci avvicinammo.
Ci baciammo.
In un attimo le nostre lingue si stavano cercando vogliose.
Con una mano cercai un suo seno. Trovai i capezzoli già duri e vogliosi. Appena mi staccai dalla sua bocca guardai voglioso le sue tette. I capezzoli si potevano intuire, senza fatica, mentre lottavano contro gli strati di tessuto che li opprimevano.

- Manu...
Mi zittì, come si fa con un bimbo piccolo. Si staccò da me. Due passi soltanto e iniziò a slacciarsi la camicetta.
Vidi apparire il solco tra i suoi seni e il reggiseno bianco che li conteneva.
La vidi girarsi di spalle e slacciarlo.
Si girò di colpo lasciando sballonzolare tutto quel ben di dio. Io, voglioso, mi avvicinai e iniziai a palparle un seno mentre succhiavo l'altro come un bimbo. Sentii la sua mano accarezzarmi la testa.

Continuando in questo balletto di abbracci, abbandoni, corse l'uno verso l'altra finimmo nudi nella sua camera da letto.
Lungo il breve tragitto le nostre mani e le nostre bocche avevano esplorato più volte il corpo dell'altro.
L'ultimo passo di questa danza fu la nostra unione.

Preparammo i nostri sessi con un 69 che ci fece fremere e desiderare ancora di più il corpo dell'altro. Quando finalmente ci unimmo, la mia grossa cappella entrò con un piccolo sforzo nella sua fica pelosa.
La sentii genere e un piccolo fremito le percorse il corpo.
Il suo sesso, caldo e bagnato, avvolgeva il mio e, dopo pochi movimenti ritmici, ci sciogliemmo l'uno nell'altra raggiungendo l'orgasmo assieme.

Rimanemmo così, con io che le baciavo la schiena.
Quando baciai una piccola cicatrice sul collo mi disse: Quella me l'ha fatta lui...
- Manu, non importa.
Risposi baciandola.

Ci svegliammo che era passata mezzanotte.
- Manu, meglio che mi faccio una doccia prima di tornare a casa! Altrimenti mamma diventa gelosa!
Mi sorrise: vieni ti lavo la schiena.
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