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Gay & Bisex

MenAtPlay: Simone e Luigi


di honeybear
22.09.2014    |    8.347    |    2 9.5
"“Sì… Sì… Lo sento…” “E lo sai dove te lo sbatto adesso, vero?” “Sì… Sì… Lo so..."
"Conosci Roberto Montalto..."
“Sì… – ‘sto gran pezzo di marcantonio mi sta puntando addosso due occhi azzurri come il cielo – …In effetti, ci siamo presentati ieri…”
“Già… Di sfuggita…” aggiungo io, maledicendomi per aver liquidato con un’occhiata sbrigativa ‘sto omone che, sebbene più maturo di me, sprigiona fascino da ogni poro. E la cosa è strana, perché il mio radar-del-cazzo (nel senso del mio intuito, che regolarmente mi segnala la presenza di cazzoni scopabili nel raggio di un chilometro), in genere non fa cilecca!
“Roberto è il Presidente della mia Società!”
‘Stica…’ dei miei capi, nemmeno l’ombra: quando si dice la serietà professionale!
“Mi hanno detto dell’increscioso incidente avvenuto con le prenotazioni… Spero che tutto si sia risolto nel migliore dei modi - dal suo sguardo non trapela la minima emozione o ammiccamento a quanto avvenuto tra me ed il suo dipendente (ammesso che sia al corrente dei fatti. Del resto un uomo nella sua posizione, figuriamoci se si presta a gossip o discorsi da parrucchiera!) – pare che il pasticcio l’abbia combinato proprio l’albergo… Devono aver confuso un 9 con un 6, o viceversa… In effetti è facile confonderli... O no!?!?” (e se decide di lanciare una frecciatina, lo fa con classe!).
Mi guarda sorridendo, portandosi una mano al mento e sorreggendosi il gomito con l’altra. Non posso non notare il Rolex che fa bella mostra di sé sul polso peloso.
“Certamente sì! Il 9 è un 6 sottosopra!”
“Davvero simpatico. Spero che tutta questa verve la riversi anche nel suo lavoro!”
“Può giurarci! Ed in qualsiasi genere di lavoro!”
“Non ne dubito!” perché il suo sguardo si è rivolto a Federico (!?), che, tossicchiando, interviene prontamente con un proverbiale: “Ma cosa sta succedendo?! Pensavamo di essere in ritardo ed invece i lavori non sono ancora iniziati!”
“Pare che ci siano dei problemi tecnici… Qualcosa inerente il satellite ed un susseguirsi di black-out di breve durata che rendono instabili i collegamenti in videoconferenza. È una seccatura che, a quanto pare, non verrà risolta tanto velocemente. Se siete d’accordo, ne approfitterei per offrirvi un caffè e fare due chiacchiere di approfondimento con questo signore! – e mi dà una pacca sulla spalla - Visto che c’è in ballo un progetto di partnership…”
Detto-fatto: usciamo dalla stanza (ormai semi-affollata; una buona percentuale degli astanti ha infatti avuto la nostra stessa idea) e ci dirigiamo al bar. Riusciamo a sederci in un angolo non troppo rumoroso e mi sottopongo di buon grado all’interrogatorio (tra il serio ed il faceto di Roberto):
“Ed ora che ho risposto a tutte le domande di Vostro onore, mi ritiro per deliberare!”
Mi guardano senza capire (a volte, mi rendo conto che il mio senso dell’umorismo fatica ad arrivare e che in effetti, nella conversazione non rivestivo il ruolo di giudice, ma, semmai, di imputato)!
“Devo andare in bagno!” mi affretto a specificare.
Mi danno la loro sorridente benedizione e mi dirigo laddove necessità richiede.
Nell’elegante locale di servizio, marmi e fregi pregiati sono sapientemente illuminati da un gioco di faretti nascosti che donano all’ambiente un’atmosfera soffusa. I lavabi sono sospesi su piani di cristallo scuro e trasparente. Gli orinatoi mi sembrano di puro oro bianco (e non semplicemente d’acciaio laccato). E non oso pensare alle tazze dei cessi!
Mi slaccio la cintura, sbottono la patta, estraggo l’uccello accingendomi a mingere, quando la porta si apre ed entra Roberto che si apposta accanto a me:
“Come si dice in questi casi? Chi non piscia in compagnia…”
“Ma lei è lo stimato Presidente di una società – rispondo mentre gli vedo compiere le mie stesse azioni ed abbassare lo sguardo sul mio ‘lui’ – non dovrebbe lasciarsi andare a simili cadute di stile!” ed estrae un uccello dalle dimensioni ragguardevoli, scoprendo anche il lungo sacchetto scrotale rivestito di pelo scuro. Arretra la pelle del prepuzio, esibendo una cappella davvero notevole, dal cui orifizio comincia a cadere la famosa pioggia dorata, tanto cara a qualche fetish!
“Un po’ di ironia non ha mai ucciso nessuno…- e continua a puntare ‘lui’ con lo sguardo – Che c’è? La sto forse mettendo in imbarazzo? – mutismo – Spero di no! Deve sapere che in genere mi piace ammirare ciò che è bello e, se possibile, prendermelo!”
L’affermazione mi lascia di stucco: a cosa avrà voluto alludere?
Chissà se avrò mai modo di saperlo!
Nell’attesa, dopo le vigorose sgrollate del caso, risistemiamo i topi nella tana, e ci riuniamo a Federico.

“Hanno rimandato l’incontro di stamattina. Non hanno risolto i problemi con l’impianto elettrico… - le luci di sala riverberano, per spegnersi definitivamente - Come ora!”
“Allora direi – guardo l’orologio – che possiamo procedere con il trasloco!”
“Ti accompagno…” e luce fu!
“Veramente avrei bisogno di lei per ottenere alcuni chiarimenti sulla nostra proposta di partnership con la Società del signore – e mi indica - se non le spiace, il trasloco lo dovrà fare da solo…”
“Nessun problema!” e mi dirigo all’ascensore dove ad accogliermi trovo il magnifico lift.
Alto, moro, prestante e con l’intramontabile paio di occhi neri e di bicipiti, facilmente individuabili attraverso la livrea indossata.
“Quarto piano, per favore!” e le porte si richiudono lasciandoci soli nell’enorme cabina che prende lentamente a salire.
“Lo so… Signore!”
Ma che fa, ammicca!? Allora vuol dire che… Mi giro e gli pianto in faccia il mio miglior sguardo seduttore.
Lui rimane impassibile.
Provo allora ad avvicinarmi e a sfiorarlo leggermente, facendo scivolare una mano sul mio pacco.
Lui rimane impassibile.
Mi metto dietro di lui e comincio a stuzzicarlo, soffiandogli sul collo. Lui reagisce:
“Signore… Volevo informarla che io sono in servizio… E che l’ascensore è dotato… – un altro riverbero improvviso, e poi il buio. Scatta la luce d’emergenza – Dicevo…”
“Me lo dirai dopo!” e mi incollo alle sue labbra carnose stampandogli un bacio. Provo a staccarmi per ammirare soddisfatto l’effetto sopresa, ma una presa erculea non mi consente di divincolarmi. Ed una mano (non mia) mi stropiccia la stoffa dei pantaloni all’altezza del pacco. Soppesa la merce contenuta, e poi con foga e decisione, mi slaccia la cintura, me li sbottona e me li abbassa… Il possessore della mano, segue l’esempio del mio vestiario, inginocchiandosi.
Forse sto sognando… Ma nel dubbio mi levo al volo le scarpe.
“È da quando mi hai strizzato l’occhio la prima volta che desidero farti questo… – infila le mani nell’elastico dei miei aderentissimi boxer. Mentre mi liscia il pelo pubico, guarda soddisfatto quella specie di naso di Pinocchio che sta di fronte al suo e che è frutto di azioni congiunte (mie e sue). Lentamente me li fa scorrere lungo le gambe, mentre un brivido mi sale lungo la schiena – Credo che tu sia proprio una gran bella troietta!”
Di un uomo apprezzo almeno due cose: l’intraprendenza e la capacità di farmi complimenti. E devo dire che… “Simone – si presenta guardando ammirato la mazza che ha di fronte – Mi chiamo Simone!”
E Simone, direi che incarna perfettamente il mio tipo di amante. A quell’inaspettato complimento mi sciolgo (del resto la realtà è innegabile) del tutto!
E forse realizzo che è tutto vero! Soprattutto quando gli sento scorrere il mio uccello nel palato: via dalle parti basse tutto ciò che non serve.
“Sentilo come diventa duro… - commenta sbatacchiandoselo sulla lingua mentre divarico leggermente le gambe – Devi proprio amarlo incondizionatamente il cazzo (degli altri)!”
“Oh… Non sai quanto!” sospiro appoggiandomi alla prima parete che trovo. Mi segue trascinandosi carponi:
“Vedo che nemmeno tu disdegni – sembra un cane incollato all’osso.
“Oh… Non sai quanto!” e continua a lappare, riempiendomi di saliva.
Lo afferro per il cappellino che indossa e me lo riappiccico addosso. Tra un bacio e l’altro, mentre a gambe spalancate mi arrampico su di lui, riesco anche a dirgli:
“Non credo che abbiamo molto tempo. La luce potrebbe tornare da un momento all’altro…”
“Hai ragione… - mi gira sfilandomi la giacca e tastando i miei glutei – questo bel culetto va riempito subito!”
“Cos’hai in mente?” chiedo mentre mi sbottona la camicia, lasciando che le sue mani s’insinuino sulla moquette che riveste il mio torace.
“Per il momento… - torno di fronte a lui - …Solo questo!” e nell’ordine volano a terra la livrea e la camicia, scoprendo un torace villoso, con due pettorali gonfi e sodi. Sono incantato dalla quantità di roba che vedo. Tuttavia riesco a bisbigliare un: “E poi?”
E poi vedo che si sdraia a terra. Si slaccia i pantaloni, calandoseli quel tanto che basta a farmi vedere un nuovo angolo di paradiso: un cazzo di dimensioni esagerate, si sta dimenando dal folto pelo nero che lo incornicia e che si propaga su tutto l’addome e le gambe. Con le mani insalivate lo scappella ed inizia a lubrificarlo:
“Aiutami… Che aspetti!?”
Cosa vuoi che aspetti? Che mi riprenda dalla visione!
Mi chino su di lui, abbassandoli ulteriormente i pantaloni.
Faccio sparire la super-nerchia in bocca e con la mano libera, inizio a dilatarmi il buco.
Ansima: “Uff… Non ci siamo sbagliati: abbiamo capito subito che sei una troia con i fiocchi…”
Sorvolo su quel ‘Non ci siamo sbagliati’; ho detto che cedo facilmente alle lusinghe e appena mi danno della troia (soprattutto se con i fiocchi) non capisco più nulla.
“Direi che è lubrificato a sufficienza! - sentenzia mentre me lo sfila dalla bocca – è pronto ad impalarti!”
“Non chiedo di meglio!” rispondo alzandomi. Mi metto sopra di lui a gambe divaricate, afferro l’arnese e mentre scendo, inizio a farlo risalire dentro di me.
“Ecco… Eccolo che mi sfonda…”
“Sì… Sì… Lascialo entrare… Lascialo entrare tutto…”
“Aspettaaahhh… La cappellaaahhh… Prima… Prima voglio giocare un po’ con questa cappella enormeeehhh…” e me la trastullo un po’: la pelle dell’ano si tende fino allo spasmo. Ed il livello di godimento sale.
“Impalati… Forza, impalati completamente… - mi esorta – ricorda che la corrente potrebbe tornare da un momento all’altro!”
Cazzo, ho completamente scordato che siamo in ascensore! Ha ragione, dobbiamo sbrigarci! Mi calo completamente sopra quel palo d’accaio: sento la punta che infastidisce la prostata. Lentamente inizio a salire e scendere: quel pistone mi sta squartando le viscere. Aumento il ritmo. Ancora. Ancora. Uno dei migliori smorzacandela della mia onorata carriera di zoccola! La macchina è a pieno regime: il ritmo della stantuffata lo decido io. Ma a quanto pare vabene così, visto che da sotto non ricevo lamentele:
“Brava… Brava la mia troia! Continua. Continua… Continuaaahhh! – la sborrata mi coglie quasi impreparata. La sento bruciare dentro dentro di me. E, con la pratica che solo l’esperienza continua ed instancabile garantisce, faccio in modo di trattenerla tutta – Bravaaahhh… Sì… Sì… Trattienila tutta! Tutta!” e mi schianto su di lui che, mentre si sfila, mi ricopre di baci!
Non siamo nemmeno troppo sudati, nonostante l’ambiente tutto sommato angusto; quindi non impieghiamo troppo tempo a risistemarci… Giusto in tempo (ma guarda un po’) per quando torna la corrente. L’ascensore riparte. Andiamo in discesa.

Simone guarda l’orologio: “Perfetto! Il mio turno è finito!”
E con ciò? Quel che volevi da me l’hai ottenuto! E viceversa.
La porta si riapre al piano terra: davanti a me il concierge. Sale e ci guarda.
“Signore. Abbiamo provveduto a spostare i suoi bagagli nella sua nuova stanza. Con il suo permesso l’accompagno…”
“Permesso accordato!” anche perché vorrei scaricare l’upload che ho nel culo, regalo del lift. Che mi pare stia ridendo sotto i baffi…
“Sai Gigi, avevamo ragione…” esordisce (mentre immagino che Gigi stia per Luigi).
“Su cosa?”
“Su di lui!” e mi indica.
“Non sono trasparente. E nemmeno sordo…” protesto.
“È proprio una gran vacca…”
“Vuoi dire che…”
“Ehi, voidue – non sopporto di essere il soggetto di una discussione e di non avere voce in capitolo – ci sono anch’io in quest’ascensore… Un po’ di rispetto (!!!!) e di educazione…”
“Sì, me la sono appena scopata in ascensore…”
“Chiedo spiegazioni!”
“Semplice – oh, finalmente – partendo dal presuppo che io e Luigi ti riteniamo una gran zoccola, abbiamo espresso il desiderio di scoparti. Io ci sono riuscito. Adesso toccherebbe a lui…” e l’ascensore si arresta al quarto piano. Scendiamo e, in silenzio, ci dirigiamo verso la mia camera.

La porta si apre su un ambiente luminoso, ordinato e tremendamente chic. I miei bagagli sono già stati sistemati.
Guardo entrambi divertito. Leggo la soddisfazione nello sguardo di Simone e il desiderio in quello di Luigi. Gli accarezzo i riccioli biondi:
“Non mi sembra giusto – nel frattempo la mia mano scende a rovistargli il pacco. Glielo stringo forte. Sussulta – rischiare che un’amicizia venga rovinata per causa mia…” lo trascino sul letto facendomelo cadere addosso. Sento tutta la forza della sua erezione che preme sul mio pube.
“Sai – attacca Simone mentre inizia a spogliarsi – che ha ancora dentro di sé ciò di cui l’ho riempito?”
Un sorriso malizioso illumina il viso di Luigi: “Non sei solo una gran troia, allora! – mi bisbiglia - Sei completamente porca!!” ricambio il sorriso.
“Fermo tu! – e mi rivolgo a Simone – E tu biondino mettiti in piedi accanto a lui!”
Mi guardano (e si guardano) increduli (magari pensano che voglia rapinarli o giocargli qualche brutto scherzo!!).
“Adesso vi levate i vestiti… Ed io mi godo lo spettacolo”.
Ed è veramente uno spettacolo ammirarli mentre si mettono completamente a nudo per me. Se il moro è abbondantemente peloso, il biondino è pressoché glabro. Eccezion fatta per la zona pubica, dove c’è un unico triangolino chiaro, miracolosamente risparmiato dall’epilazione totale cui il bisteccone si è certamente sottoposto.
“E adesso tocca a me!”. In un lampo mi libero del costosissimo completo gessato, della camicia…
“Lascia la cravatta – mi ordina Luigi – e le calze”.
Sorridendo, ubbidisco di buon grado.
“Mettiti sul letto a quattro zampe – mammamia, che bell’uccello sta per possedermi! – fammi vedere il culo… Mostrami il lavoro di Simone!”
Eseguo. Sollevo i glutei per favorirgli la vista e lascio colare una piccola parte del liquido di cui mi ha riempito il lift.
“Wow…” lo sento mormorare, quasi commosso.
Traguardando attraverso le mie gambe divaricate, lo vedo smanettare con il manganello che svetta come un’asta priva di bandiera.
“Avvicinati… - lo afferro con la mano, puntandolo sull’ano – Adesso voglio farmi scopare da questo bel tronco. Voglio sentirlo tutto… Tutto! Quindi che aspetti!? Scopami… Scopami…”
Senza troppi complimenti, mi aggiusta la posizione, mi afferra per la cravatta e m’infilza in un sol colpo: la forza impressa alla spinta di penetrazione mi sbatte avanti, facendomi cadere sui gomiti. La cravatta tira fin quasi a soffocarmi. Per il resto, non provo un gran dolore. Del resto la sborra che ho trattenuto, credo che funga da lubrificante. La sento colare lungo le gambe, mentre Luigi inizia a muoversi lento ma deciso dentro di me.
“E adesso facciamo divertire un po’ questa cagna… – mi strattona per la cravatta, facendomi rovesciare la testa – Vediamo di raddoppiare la quantità di sborra con cui riempire questo bel buco… Una doppia farcitura, che ne dici, eh!? Rispondi troia, ti va l’idea?”
“Sì, sì. Scopami! Riempimi il buco anche tu. Fammi godere!”
La cavalcata prosegue inarrestabile per diverso tempo, sotto gli occhi divertiti di Simone che, come l’amico, non lesina i complimenti:
“Ma guarda come si lascia montare questa vacca! È quasi spudorata…”
“Già… Mmmhhh… Che buco strettooohhh… Eppure Simooohhh… Tu… Tu non hai esattamente un mignolo tra le gambe… E – rivolgendosi a me - scommetto anche che hai fatto il pieno anche del tuo compagno di stanzaaahhh… Vero brutta zoccola!?”
Non potevo certo negare!!
Mi sentivo avvampare: forse per via di tutti quei complimenti che mi stavano rivolgendo, o forse perché sento che il ritmo accelera in maniera convulsa.
Dev’essere per entrambi i motivi… ad ogni modo capisco che (purtroppo) stiamo arrivando al capolinea. In una frazione di secondo, sento i fiotti che divampano nelle mie viscere: mi sento letteralmente bruciare dentro.
Luigi tuttavia non si decide a mollare il guinzaglio improvvisato, costituito dalla mia cintura:
“Scendi dal letto, puttana! E non pensare di rilasciare la doppia farcitura di cui ti abbiamo riempita!” mi ammonisce mentre riprende a menarsi l’uccello.
Non ci penso minimamente, e come un cagnolino mi lascio condurre in bagno.

“Cosa dici, va bene lì?” chiede Simone che, non avendo mai cessato di masturbarsi, ha una cappella talmente rossa che potrebbe esplodergli in mano da un momento all’altro.
“Perfetto… Alzati, troia! - e, girandomi la cravatta intorno al collo, mi ‘appendono’ al soffione della doccia legandomi per le mani – Divarica un po’ le gambe e piegati in avanti… Così… Stai ferma ora!”
Simone mi si avventa contro. Apre il rubinetto. La pioggia sottile e (per fortuna) tiepida inizia a lambirci. Guardo in alto. Il nodo che m’imprigiona. Le mie mani. Le sue mani. Che mi scorrono dovunque sul pelo umido che stropicciano senza pietà, soffermandosi su capezzoli e coglioni.
“Lo senti… Senti com’è duro!?” me lo sta facendo scorrere nel solco tra le chiappe.
“Sì… Sì… Lo sento…”
“E lo sai dove te lo sbatto adesso, vero?”
“Sì… Sì… Lo so. Lo so! Sbrigati per favore… Fammelo sentire!”
“Ti accontento subito! - Gemo. All’inizio un suono flebile, sottile. Che progressivamente aumenta. In maniera proporzionale alla foga dei due bull - Prendi, zoccola! Abbiamo capito che non ti basta mai!” ed il cazzo m’incula. Che brivido! Che esperienza, sto vivendo… Quattro, cinque, dieci colpi ed esce! Ridendo batte il cinque a Luigi, pronto a dargli il cambio. Con la stessa identica dinamica (le battute sono un po’ diverse, ma sempre in tema di zoccola e prendere).
L’uccello mi fa male. Malissimo… Credo di non resistere a lungo.
I due si alternano sfondandomi a suon di affondi potenti. E fortunatamente mi masturbano (suvvia, non sono poi così cattivi…).
“Ecco… Eccomi…” urla ad un tratto Simone.
“Aspettami… Insieme! Insieme… Voglio sborrare su questa cagna insieme a te!”
“Slegala, svelto!”
“Cos’hai in mente!?” Simone scioglie rapidamente il nodo.
“Doppia farcitura nel culo… - inzia a smanettarsi - Aaahh… Aaahhh…”
“Ma certo!! Doppia farcitura in boccaaahhh… Aaahhh…” l’amico lo segue.
Che visione celestiale da quaggiù: sono ai piedi di due cappelle appoggiate sulle mie labbra, lucide come ciliegie, belle grosse (e naturalmente rosse) e pronte ad esplodere in tutto il loro fragore! Le inumidisco velocemente. Spalanco la bocca e, a fatica, le ingoio entrambe. Giusto in tempo per sentirle spruzzare fiotti si sborra che dissetano la mia gola, arida come lo era il culo.
Mi alzano a forza:
“Ed ora, il tuo premio!” una mano ciascuno sulla canna. Si muovono in fretta. Io mi dimeno come fossi posseduto. Soffio e sbuffo come una locomotiva. L’acqua della doccia copre il mio grido di piacere, ma non la fontana che cade a parabola.
Ansimanti, osserviamo gli schizzi opalescenti sul pavimento del locale: si stanno mischiando alle gocce che ancora piovono dalla doccia.
Mi accascio assumendo una posizione scomposta. Le gambe divaricate: una sollevata, l’altra piegata a terra. L’acqua tiepida continua a bagnarmi. Li guardo sorridente:
“Guardala, com’è soddisfatta la troia!” ride Simone.
“Già. E direi che è stata proprio brava! E lo siamo stati anche noi – batte ancora il cinque e guarda l’orologio – Svelto Simo: è tardi…”
“Cristo! Il pranzo con le ragazze…”
“Muoviamoci! O ci faranno il culo!!”
Ed il mio sguardo beota li vede allontanarsi dal paradiso…

- Continua?-
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