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Gay & Bisex

Provini (1)


di crigio
25.01.2015    |    11.434    |    2 9.5
"Il suo ventre si fa pesante contro le mie chiappe e si struscia loro contro..."
“Pro… pronto…”.
“Pronto! Ciao! Come te la passi?”. Il tono entusiasta di Knut mi investe. Come se fossi stato condizionato dal messaggio scritto sul video, ho raccolto il cellulare dal divano e l’ho chiamato.
“B… bene…”, balbetto ancora.
“Allora: ti sono piaciuto?”, mi chiede, evidentemente riferendosi al film che mi ha mandato.
“Sì…”, rispondo.
“E naturalmente ti sei anche eccitato, vero?”.
“Sì…”.
“Ascolta: stasera Rico sarà di nuovo al locale. Faranno dei provini. Se ti va di venire, ci divertiamo un po’”.
Ci penso un attimo. I pensieri si affollano nella mia mente: l’indubbia attrazione fisica per Knut; il divieto di Enrico di avere ancora rapporti con lui; la possibilità di fare sesso con quegli energumeni neri. Tutto questo mi frastorna, ma al tempo stesso mi manda su di giri.
“Ok…”, mormoro alla fine, facendomi trasportare dall’istinto.
“Ok! Allora, a stasera!”, e il clic di chiusura della comunicazione mi risveglia dal torpore in cui ero caduto.
Le ore passano in fretta e arriva il momento di andare al bar di Andrea. Sono stranamente nervoso, per il fatto più di incontrare Knut che il negrone cazzuto. Questo non mi spaventa: anzi, non vedo l’ora di farmi sbattere da quella mazza enorme. Sono le sensazioni che potrei provare a riavere contatti intimi con il tedesco a destabilizzarmi.
La strada davanti al locale, buia, è esattamente come nel film. Mi ritorna alla mente Knut che entra e tutto quello che ne segue, e l’eccitazione comincia a prendere il sopravvento al pensiero che la stessa cosa possa capitare a me. Nella sala principale ci sono alcuni ragazzi che armeggiano con telecamere, microfoni e cavi. Seduto al bancone, Andrea stringe tra le labbra il suo solito sigaro e, nel vedermi, mi sorride e tira su il mento per salutarmi. Poi, la sua testa fa uno scatto verso sinistra: mi indica di dirigermi nella saletta sul retro.
Obbedisco. Scosto la tendina: tutto è avvolto nella penombra. Solo alcune candele, sparse qua e là, illuminano alcuni punti della stanza. Mi siedo su un divano e aspetto, non so che cosa o chi. Passano diversi minuti e nessuno entra. Spazientito, mi alzo e faccio per uscire.
“Sei tu la troia che mi hanno promesso per scaldarmi?”, fa una voce cavernosa alle mie spalle. Mi volto e sul pavimento si allunga un’ombra enorme, che vibra insieme alla fiamma della candela che la produce. Percorro la sagoma con lo sguardo e arrivo ai piedi del tipo che mi ha parlato. Risalgo lungo il suo corpo e, arrivato al viso, riconosco quel gran manzo di Rico.
È completamente nudo e la mia curiosità viene ovviamente attratta da quello che si ritrova in mezzo alle gambe. La penombra mi impedisce di distinguerlo bene, ma si intravede una dotazione di tutto rispetto nonostante non sia ancora in tiro.
“Sì… credo di sì…”, rispondi intimorito.
“E dove stai andando?”, mi incalza.
“Io… veramente…”, provo a spiegare.
“Poche ciance e vieni qua!”, mi ordina. Ipnotizzato dal suo tono, mi avvicino a lui. Mi afferra per la nuca e mi attira al petto. “Sentiamo come lavori di bocca. Se mi piace ti do qualcos’altro di più grosso da succhiare!”, e mi ritrovo ad un millimetro dal suo capezzolo. Estraggo la lingua e comincia a leccare, per poi incollare le labbra all’aureola e ciucciare con voluttà. “Niente male!”, si complimenta lui dopo un po’. “E come ti chiami, troietta?”, mi chiede.
“Giò…. Slurp!”, mi affretto a presentarmi, per tornare a masticargli la tetta. Una sua mano afferra la mia e la conduce al suo scroto. Le palle gli pendono tra le gambe, grosse e pesanti, così come la verga che, a contatto con la mia mano calda, comincia a dare segni di risveglio.
Strattonandomi per i capelli, mi sposta da un capezzolo all’altro. “Ora succhia questo!”, comanda ed io eseguo lo stesso servizietto di prima. “MMMMM!!! Che bravo che sei!”, e deve essere talmente soddisfatto che, senza dire altro, mi spinge con forza verso il basso costringendomi ad inginocchiarmi. Il suo cazzo punta ormai verso il mio viso e sento la salivazione aumentare nella mia bocca. Schiudo le labbra e avvolgo la cappella, più piccola rispetto allo spessore dell’asta, proprio come la ricordavo dal film.
La minchia, ora, si ingrossa più velocemente e presto faccio fatica a contenerla. Lui, però, mi costringe a muovere la testa avanti e indietro e a spompinarlo. Il sapore acre della sua pelle subito mi disturba, ma dopo un po’ inizia a salirmi al cervello e mi manda in estasi. Adesso non ha più bisogno di comandare il mio movimento: il mio capo avanza e indietreggia spontaneamente, mentre le mie guance si incavano nell’atto di aspirare con intensità il suo palo d’ebano. Le mie mani si aggrappano ai suoi glutei di marmo, che sento contrarsi e rilassarsi ritmicamente. Il suo respiro si fa via via più pesante, e d’un tratto comincia anche a grugnire.
Poi, mi sfugge: si fa indietro e rimango a bocca aperta e vuota. Vedo che si va a sedere su un divano e con la mano mi invita ad avvicinarmi. Gattonando lo raggiungo e mi chino sul suo ventre per riprendere da dove mi ha interrotto. Lui si piega su di me e infila una mano nei miei jeans. Con un dito preme il cotone dei miei slip all’altezza del buco del culo, stimolandomi la rosellina. Quindi, torna indietro e introduce la mano nell’elastico delle mutande. Ora il dito e direttamente a contatto con il mio anellino ed è veramente grosso. Spinge ed io mi dilato. La sua falange si fa strada in me ed io sospiro, ingoiando ancora più cazzo. Succhio con più forza, mentre con una mano gli massaggio i coglioni pieni di succo.
Impaziente, mi slaccia la cintura e mi sbottona i calzoni. Me li tira giù e mi scopre le chiappe. “Wow! Che gran culo!”, esclama, e mi sculaccia pesantemente con entrambe le mani. Mi allarga le natiche e riprende a massaggiarmi il buchino, stavolta con due dita. La pressione aumenta sempre di più e d’improvviso mi viola con tutt’e due, tirando lateralmente per aprirmi il più possibile. Sento dell’aria fresca entrarmi nello sfintere e inarco maggiormente la schiena per l’eccitazione.
Comprendendo la mia crescente voglia, mi sottrae la verga dalla bocca, si alza e mi gira intorno. Mi sputa nel solco e spalma la saliva. Quindi, punta la mazza alla mia rosellina e si fa lentamente largo nel mio budello. “Come cede!”, si stupisce l’energumeno. “Speriamo che anche quelle altre troiette siano così disponibili!”, aggiunge, riferendosi probabilmente a chi dovrà sostenere il provino.
Provino per cosa, poi? Questo ho dimenticato di chiederlo a Knut!
“Scusate il rit…!”, tuona d’un tratto la voce del tedesco alle nostre spalle. “MMMM, a quanto vedo sono arrivato al momento giusto!”. Il cazzone di Rico continua la sua corsa in me, mentre capisco che Knut si sta spogliando per unirsi a noi. Lo vedo che, ormai nudo, si siede sul divano e mi si mette davanti aprendo le cosce. Man mano che le sue chiappe si schiudono, il suo buco si dilata fino ad aprirsi completamente. L’anellino è incicciottito e già umido: sembra un frutto di mare che non aspetta altro che essere mangiato.
Allungo il collo e affondo la faccia nel solco, iniziando a grufolare come un porco. Una mano – non so se di Knut o di Rico – mi spinge più a fondo e mi trattiene contro quella fonte inebriante. Il tedesco comincia a gemere e a contorcersi: del liquido vischioso defluisce dal suo sfintere.
Merda! Si sta già bagnando! L’aroma di questo nettare mi manda in estasi: il mio buco si allarga d’improvviso e Rico mi precipita in corpo. Il suo ventre si fa pesante contro le mie chiappe e si struscia loro contro. La sua cappella mi massaggia la prostata, per poi staccarsene mentre l’asta torna indietro quasi completamente. Quindi, affonda di nuovo in me e, quando è a fine corsa, un colpo improvviso mi percuote le viscere, provocandomi un potente brivido. Inserisco la lingua nello sfintere di Knut e con le labbra succhio la parte superiore della sua rosellina. Questa mossa sortisce sempre un certo effetto: il suo ventre si solleva e lui si agita.
“MMMMMMMM!!!”, muggisce. “Così mi fai morire!”, sussurra. Uno spasmo in fondo allo stomaco mi distrae: tra le cosce cominciano a scorrermi degli umori e la verga di Rico riesce ora a viaggiarmi dentro più facilmente. Accovacciato alle mie terga, mi scopa con sempre maggiore impeto, mentre si gode lo spettacolo del corpo del tedesco teso come una corda di violino.
D’un tratto, il mio intestino si svuota, ma il mio anellino rimane vergognosamente aperto. Una mano mi spinge verso il basso finché la mia guancia destra è premuta contro il pavimento. Un attimo dopo sento un rantolo spaventoso provenire dalla gola di Knut.
“Sììììììììììì!!! Riempimi tutto col tuo cazzone!!!”, urla, rivolto a Rico, che deve avermi scavalcato ed essere entrato in un sol colpo nel culo del mio amico. Il corpo del negrone mi rimane sopra e le sue gambe mi imprigionano: non posso muovermi, ma sento il divano cigolare per la violenza con la quale Knut viene sbattuto. Del liquido caldo mi bagna le labbra: lo raccolgo con la lingua e capisco che si tratta degli umori del tedesco, che colano abbondanti dal suo buco.
Poi, inaspettatamente avverto una pressione contro la mia rosellina. Un altro cazzo vuole penetrarmi. Ma di chi sarà? La mia mente comincia a fantasticare e a passare in rassegna tutti i protagonisti del film. Sarà Olly, il barista? O Felix, il tipo del soccorso stradale? No: quello che mi sta scopando è più pesante, credo più muscoloso. Le cosce che mi avvolgono le chiappe sono belle grosse.
Ma certo! Deve essere il ragazzone nerboruto dalle cosce di marmo. Sì, è certamente lui. Immaginando che quel colosso sia dentro di me, il mio corpo reagisce con tutto se stesso. Mentre la minchia scorre avanti e indietro, vibro tutto e sporgo in fuori il culo per offrirlo meglio che posso al mio stallone. La mia prostata è talmente sollecitata che sento l’orgasmo avvicinarsi velocemente. Le mie membra vengono scosse dalle convulsioni e i miei capezzoli si induriscono, Mi sorprendo ad avere la bocca aperta e a sbavare. Il pavimento è zuppo e anche la mia guancia si sta insozzando.
“Godo…”, sussurro più che altro tra me e me, visto che la stanza è riempita da gemiti di Knut e dal rantolo animalesco di Rico che non si risparmia. Il mio stallone, invece, non tradisce alcuna reazione, salvo sentire d’improvviso il suo cazzo aumentare di volume e poi spararmi dentro litri di sborra calda e densa. E allora anch’io raggiungo l’apice del piacere: pianto le unghie nella moquette ed emetto dei lamenti soffocati. I muscoli del mio sfintere pompano la verga e la mungono finché non ha più latte da darmi. Quella si sfila e rimango a culo per aria in attesa che anche l’amplesso che si sta consumando sopra di me giunga a conclusione.
Non devo aspettare molto, visto che Knut annuncia d’un tratto il suo orgasmo urlando come un ossesso. “Goooooooooodoooooooooooo!!!”, sbraita, e il cigolio del divano aumenta.
“Toh, porcone! Ti scarico tutto dentro! Toh!”, gli fa Rico, e suppongo che gli stia sborrando in culo.
Quando entrambi si calmano, vengo strattonato per i capelli e portato col muso all’altezza della rosellina del tedesco. La vedo fradicia di umori e di sperma e la mano che mi trattiene mi ci spinge contro. Lecco e succhio tutto, ingoiando ogni goccia di quel paradisiaco miscuglio, mentre Knut continua a contorcersi.
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