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L'auto in panne.


di ClaudioGusson
24.03.2012    |    54.604    |    1 9.7
"“Buon compleanno mia piccola Gemma, oggi sono diciottooooo festeggiamoli degnamenteeeeeeeeee “mmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm nonnoooooooooo mi piace il..."
... mi venne in mente l’immagine dei cani randagi quando si accoppiano per strada in modo occasionale. Credo che l’idea fosse perfettamente adattabile alla mia condizione di cagna in calore, coperta dal primo cane di passaggio.... Buona lettura.

Che schifo dover dividere la propria esistenza tra due famiglie.
Comunque, nonostante i fastidiosi impegni familiari altalenanti, il fatto di essere figlia unica di genitori separati, sinceramente, non mi ha creato alcun trauma.
I miei si sono separati in pace. Per quanto riguarda la mia educazione, tra loro c’è stato un accordo sinergico perfetto. Mai una sbavatura, o piega, il loro rapporto è stato liscio come l’olio. All’età di tredici anni, infatti, di comune accordo tra loro, fui affidata senza patemi d'animo ad un collegio Svizzero.
Ero ormai giunta all’ultimo anno di quel convitto forzato, e sebbene avessi raggiunto la maggiore età, i miei mi fecero capire chiaramente che non era il caso che aspirassi a prendere la patente di guida, non prima di aver conseguito il diploma di maturità.
Così negli spostamenti tra il college e le famiglie, ero trattata come un pacco postale, quando non era papà a trasportarmi, toccava allo lo zio Luca, così chiamavo il nuovo marito della mamma,

Le vacanze di primavera erano finite. Papà venne a prendermi a casa della mamma.
In considerazione che la distanza dal collegio non era eccessiva, papà mi disse di indossare l’uniforme d’istituto, classica, universalmente nota. Un gilet di lana blue, una camicetta bianca, una gonna con trame scozzesi rosse e blue, che mi arrivava sopra le ginocchia, calzini bianchi, che coprivano i polpacci, e mocassini neri. I capelli erano legati insieme, a un fiocco, formando una coda di cavallo.
Sinceramente mi sentivo ridicola a viaggiare in quella mise. Papà era un testardo, quando si metteva in testa una idea era inutile tentare di fargliela cambiare.

Durante il tragitto verso il collegio, stavamo attraversando una zona collinare, coperta interamente di lunghi filari di pomi, che si perdevano all’orizzonte.

“Allora tesoro come sono andate le vacanze?
“Bene, se non ci fossero stati quei pestiferi di gemelli! Che rompi scatole che sono!
“ahahahh Matteo e Sara? Hahah già sono degli adolescenti terribili? Ma in fondo ti vogliono bene!

Erano i miei fratellini di dodici anni, di secondo letto della mamma.

“Si! Quella sfacciata di Sara mi frega le tshirt e la roba intima!
“E’ una ragazzina! Ti ammira tantissimo e mi pare che cerchi di somigliarti!
“ahahahah però dovrebbe perdere qualche chilo se vuole imitarmi!
“Ei guarda che alla sua età anche tu eri un pò cicciotella hahahahah
“Papaaaaaaaaa non ricordarmeloooooooooo uffaaaaaaaaaaa
“ma eri carina ahahahha
“Se penso a tutti i problemi che mi hanno creato quei chili di troppo!
“Adesso ti sei ripresa alla grande! Mi pare che a spasimanti ci diamo dentro alla grande!
“Uffa papà! Sei monotono! Scommetto che sei geloso!
“Un pochino! Non mi piace
vederti uscire con ragazzi diversi! Lo so! le generazioni moderne sono incostanti in fatto di gusti! Possibile che non riusciate ad essere più stabili nelle scelte? Un po di coerenza secondo me ci vorrebbe!
“papà, che cosa vorresti insinuare? che sono una ragazza facile?
“assolutamente no! Spero solo che tu prenda le dovute precauzioni per evitare malattie o gravidanze impreviste!
“Non hai risposto alla mia domanda!
“Chiara! Ai miei tempi le ragazze che avevano più di un ragazzo venivano giudicate poco di buono! Figurati quelle che cambiavano i ragazzi come se fossero vestiti, perdendo persino il conto, come fanno oggi! Quelle sarebbero state considerate delle grandissime puttane!
“Allora io per te sarei una puttana?
“Ma Chiara che dici! Assolutamente no! Sei una ragazza intelligente e non ti giudico per queste sciocchezze! Ti chiedo solo di essere un pochino prudente nelle scelte! Lo sai oggi i rischi che potresti correre in caso tu facessi un incontro sbagliato! Le cronache dei giornali sono pieni di fatti terribili! Non sarò certamente io a porre dei limiti! Non sono stato uno stinco di santo! E tua madre mi ha sopportato anche troppo!

La mamma mi aveva raccontato tutto di lui, senza alcun astio. Mi disse che era stato un uomo irrequieto. Un grande puttaniere, che aveva approfittato di tutte le occasioni che gli erano capitate.
Papà, quando venne scoperto, ammise le sue responsabilità. Il suo moto era: “ogni lasciata è persa”. Dopo il divorzio evitò di ripetere lo stesso errore, infatti, non si risposò. Anche per evitare di dover ferire una altra donna, così scelse di restare singolo. Scelta che probabilmente farò anche io.

Credo che io abbia molti punti in comune con lui. Infatti, quando è capitato di conoscere un ragazzo nuovo, che mi piaceva, mi era riuscito difficile resistergli più di un giorno.
Per certi aspetti anche io sono una ragazza irrequieta. Come lui, difficilmente mi lascio irretire emotivamente in rapporti lunghi e sdolcinati, ritenendo il sesso un mero mezzo di divertimento.

Papà, comunque, non è l'unico che mi considera una ragazza libertina. Anche la mamma tra le righe ogni tanto mi attacca con le sue filippiche morali.
Tutto sommato sono fortunata, perché in fondo non mi hanno mai creato alcun problema. Sono brava negli studi e il mio carattere solare mi ha aiutata a tenere un rapporto aperto, ma pieno d'affetto.

Ritorniamo al viaggio: mentre ero assopita, la mente viene destata da un particolare, non avvertiva più le vibrazioni del motore. L’auto si era fermata.
Notai che papà non era più seduto al mio fianco. Il cofano del vano motore era aperto. Scesi dall'auto ma di papà nessun traccia. Ma dove cavolo era andato?
Dal cofano aperto intuì che il motore si era fermato, forse per avaria. Senz'altro si era allontanato per andare a cercare un meccanico.
Mi guardai attorno. Caspita, c’era un silenzio tombale, solo il canto di qualche uccellino di passaggio, una vera desolazione, c'eravamo fermati in piene campagna.
La statale correva in mezzo a lunghi filari di pomi. Guardai a destra e sinistra e non vidi anima viva, nient’altro che un paesaggio monotono.
Anche papà era sparito nel nulla, sembrava che fosse stato rapito dagli alieni.

“che faccio? Aspetto qui?

Certo sarebbe stata la scelta più saggia. Ma il desiderio di cercare papà era più forte di me. Presi il cellulare per chiamarlo. Ma in quella zona non c'era campo. Forse papà si era allontanato proprio per quel motivo, per trovare un punto nel quale era possibile agganciare un ripetitore.

Mi venne una gran voglia di telefonare a Marco, la nuova conquista. Volevo sentire la sua voce. Forse se mi fossi spostata di alcuni metri avrei agganciato un ripetitore. Decisi di andare verso sinistra.

....mi venne in mente l’immagine dei cani randagi quando si accoppiano per strada in modo occasionale. Credo che l’idea fosse perfettamente adattabile alla mia condizione di cagna in calore, coperta dal primo cane randagio di passaggio.... buona lettura.

Per fortuna era una bella giornata di sole. Il cielo era completamente terso e di un azzurro intenso. Camminai per un bel tratto di strada. Con il cellulare tenuto verso l'alto, controllando il display per verificare se qualche ripetitore si fosse degnato di interessarsi a me.

Mentre giravo in aria il cellulare gli occhi vennero colpiti da un fascio di luce. Un riflesso che partiva dall’interno dei pomi. Forse era il cellulare di papà. Così mi diressi in quella direzione. Oltrepassai con difficoltà almeno dieci filare di alberi, quando finalmente trovai la fonte del riverbero di luce.
Era il parabrezza di un trattore, fermo con il motore acceso, senza conducente, al quale era attaccato un atomizzatore di acqua, in funzione. Le goccioline d'acqua mi investivano spinte dal vento. Dovetti allontanarmi subito per evitare di impregnare i vestiti.
Fu in quell'istante che sentii un lamento. Un lieve suono cacofonico, che si ripeteva con un ritmo costante, interrotto ogni tanto da un gridolino acuto.

“Mmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

La voce era di una donna. Non mi sembrava che fosse un lamento di sofferenza.
Nel collegio condividevo la camera con una amica di Milano, per certi aspetti eravamo molto simili. Come dice il proverbio Dio li fa e poi li accoppia. Così la notte capitava di ospitare qualche ragazzo. Prendere sonno in quelle circostanza era una impresa ardua. Per cui, imbacuccata nel piumone, uscivo sul balcone e ci restavo fino a quando non avevano finito.
In quei momenti era difficile non sentire i lamenti della mia amica, molto simili a quelli che stavo udendo proprio in quello istante. Quindi immaginavo nitidamente di che tipo fosse l’origine di quel canto.
Si dice che la curiosità è donna, la mia divenne morbosa. Il pensiero associò quel momento ai tanti film porno che avevo visionato con la mia amica. Soprattutto quelli ambientati in campagna, che erano i miei preferiti.

Dopo un centinaio di metri li vidi. Uno spettacolo impressionante, molto eccitante. La cosa che mi colpì subito era la differenza di età che si notava tra l'uomo e la donna. Lui aveva capelli bianchi, un fisico robusto e un grosso ventre, senza ombra di dubbio vicino alla sessantina. Mentre lei era giovanissima, forse aveva la mia stessa età, con un corpo snello e un seno appena accennato. I capelli lunghi e biondi, oscillavano come onde.
Il vecchio porco se la stava scopando a pecorina. Dalla mia posizione era possibile vedere ogni particolare. Lui la teneva dai fianchi, mentre il suo enorme cazzo scuro scompariva con insistenza tra i glutei candidi come la neve. Potevo sentire la loro voce, in modo chiaro.

“Buon compleanno mia piccola Gemma, oggi sono diciottooooo festeggiamoli degnamenteeeeeeeeee
“mmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm nonnoooooooooo mi piace il tuo regaloooooooooooooooooo

Davanti a quella scoperta inaudita, rimasi stupita:
“Cazzo! possibile? Che il vecchio fosse suo nonno?

Quella notizia mi infiammò subito i sensi. Fui investita da un impeto emotivo incontrollabile, che partiva dal basso ventre e si diffuse come onde travolgenti su tutto il corpo.

“Mmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaa

Quei lamenti mi trascinavano come rapidi con se, sconvolgendomi l’anima.
Notai che gli acuti corrispondevano agli affondi del nonno. Tutte le volte che il cazzo dell'avo sprofondava in quelle figa imberbe suscitava un tremendo urlo, dai toni alti. In quegli istanti il corpo della ragazza veniva spostato in avanti come se fosse in preda ad un uragano potente. Fremeva, si agitava e godeva. La ragazza era consenziente e si concedeva completamente a suo nonno.
Le spinte che riceveva impattavano violentemente contro il suo movimento contrario. Due forze della natura, che si attraevano e si scontravano in una sintesi infernale.

Discutere d'incesto o guardarlo come una finzione cinematografica era conto, ma vederlo concretizzarsi sotto i propri occhi era tutto un altra storia. Mi resi conto che al mondo non c’era eccitante subliminale più potente di quello che stavo ammirando, incantata.

L'ambiente agreste era risaputo che favoriva i rapporti promiscui tra consanguinei.
Ora ne avevo la prova concreta. Vedere quel vecchio spingere il suo cazzo dentro la carne tenera di sua nipote mi trasmetteva delle sensazioni uniche, che mai prima di allora avevo provato. Era un vero terremoto di emozioni che stavano scombussolando le normali funzioni del corpo.
Era impossibile restare inerte, come un osservatrice impassibile. Fissavo quei due amanti diabolici, e lentamente mi lasciavo coinvolgere nel loro girone infernale, di trasgressioni ormonali.
La figa batteva come un cuore impazzito, pulsava nelle mutande anelando uno stimolatore che potesse lenirne i fremiti.
La mano, quindi, scivolò d’istinto sotto la gonna, infilandosi nelle mutande di cotone, fino a lambire le labbra della fica, oscenamente grondanti di umori.
In quel momento rappresentava lo strumento ideale a mia disposizione, che avrebbe soddisfatto quell'impellente desiderio di sesso, che stava bruciando ogni singola cellula del mio corpo.

La mano, ubbidendo alla mente in delirio, si mosse frenetica nello scoscio, stimolando ogni punto della fica. Il clitoride e le labbra vennero oscenamente strapazzate, fino a diventare rosse cremisi.
Quel trattamento non bastava, sebbene le dita fossero diventate il clone del cazzo, infilandosi con grande piacere nella carne viva.
Per giove la ragazza gridava come se fosse posseduta da una demone.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii godooooooooooooo
“Gemmaaaaaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiiiii mmmmmmm to to to toooooooooooooooooo

Il movimento orizzontale del vecchio continuava incessante, mentre sfogava la sua energia nello scoscio della ragazza. Le mani del nonno la tenevano sollevata dal terreno, poiché era leggera come una piuma, intanto che spingeva dentro di lei tutto il suo desiderio incestuoso.

“Mmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmmmm aaaaaaaaaaa

Dioooooooo quella cantilenaaaaaaa cacofonica mi stava facendo impazzire. Un cazzo avrei voluto un cazzo nella figa. Marco perché non sei qui?
Il corpo fremeva come un vulcano in piena eruzione. La mano stimolava la figa con forza e le dita torturavano la carne viva. Ma era tutto inutile.

Quei due dannati mi stavano suscitando un desiderio immenso. In quel momento solo un cazzo duro e pulsante poteva lenire le mie voglie. Quello di Marco sarebbe stato perfetto.

“Mmmmmmm aaaaaaaaaaaaa mmmmm aaaaaaaaaaaaaaa

Quella ragazzina gemeva come una giumenta in calore, mentre quello stallone di suo nonno le stava sconquassando la figa. Era un’immagine che esprimeva un attrazione erotica irrestistibile. Avrei voluto essere al suo posto. Stavo rosicando invidiando la sua posizione privilegiata.
Cribbio! Un cazzo! avrei voluto che in quel momento, li, ci fosse un cazzo disponibile, pulsante e duro come l’acciaio.

Ad un tratto succede qualcosa. Alle mie spalle sento il respiro di qualcuno. La pelle mi si accappona dalla paura. Le gambe non rispondono alla volontà di fuggire da quel posto.
Sono bloccata come una statua di marmo. Lo sconosciuto appoggia la mano sulla schiena e spinge in avanti facendomi assumere una posizione di novanta gradi. Poi mi alza la gonna e la tira su fino ad incappucciarmi la testa. Intuisco le sue intenzioni. In quel momento la mente era totalmente confusa, accettando supinamente l’azione dei quello individuo. Mi sentivo impotente di fronte alla sua volontà.

All’improvviso sento le sue mani che spostano di lato le mutandine. Poi, quasi subito, qualcosa di duro inizia a spingere contro la vulva vaginale, continua fino a quando lo sento entrare dentro di me. Era un cazzo vero, e da come mi riempiva la figa doveva essere bello grosso. Che sublime goduria.

Quando iniziò a muoversi in senso orizzontale la figa prese a pulsare dal piacere. Finalmente il prurito iniziò a scemare lasciando spazio ad un gradevole godimento.

“Mmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiii fottamiiiiiiiiiii

Il desiderio si era realizzato, come in una meravigliosa fiaba. Immaginai che l’individuo fosse Marco, sopraggiunto in quel posto come un supermen, un eroe venuto in soccorso delle mie voglie di sesso straripanti.
Il tipo respirava con affanno mentre il suo meraviglioso cazzo scivolava freneticamente nella mia fica.
Le sue mani erano nervose e mi stringevano le tette con forza. Percepivo la sua eccitazione, simile per foga a quelle di un montone in calore.
Cosa strana mi venne in mente l’immagine dei cani randagi quando si accoppiano per strada in modo occasionale. Credo che l’idea fosse perfettamente adattabile alla mia condizione di cagna in calore, coperta dal primo cane di passaggio.
Il cappuccio mi impediva di scorgere il mastino, ma non mi ostruiva la vista della diabolica coppia che stava continuando imperterrita a scopare, con grande enfasi.

Il nonno stava martellando la figa di sua nipote con una frequenza inaudita. Dalla sua azione impetuosa si percepiva una mente infiammata da un desiderio morboso senza controllo. Il nonno respirava con la bocca aperta, come se stesse cercando di alimentare i polmoni affamati di ossigeno, bruciato a causa della grande energia che stava imprimendo per mantenere i ritmi di quella forsennata scopata. Si sforzava di competere con la forza della sua giovane amante.

Nello stesso istante il mio amante sconosciuto, stava dandomi quello che avevo desiderato per placare la voglia di sesso che mi aveva infiammato il corpo.
Mi eccitava soprattutto l’idea che anche io ero il cibo della sua mente perversa. Un incontro occasionale che si era trasformato in una apoteosi di sensazioni, nei quali giravo senza alcun controllo, come in un vortice di emozioni, che non mi dava tregua.

Ad un tratto il nonno smise di muoversi. Tirò fuori il cazzo ed iniziò a menarlo con forza sopra la zona lombare della nipote. Poi lo serrò forte e cominciò a sborrare sulla pelle candida della ragazza.

Nello stesso istante, il mio amico diede una serie micidiali di affondi, penetranti, fino a quando non si placcò in profondità, facendomi sentire una sensazione di caldo diffuso. La sua sborra mi stava inondando l’utero.
Ma fu il culmine del godimento per entrambi, che esplose in un orgasmo sensazionale, meraviglioso. Mi sembrava di svenire, perché le pareti della figa si stavano contorcendo dagli spasmi, come se qualcuno l’avessero afferrati con una morsa, stritolandoli con forza.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaggggggggggg mioooooooooo diooooooooooooooo è bellissimoooooooo

Le gambe mi cedettero dell’emozione, fino a farmi inginocchiare. Il tipo dietro di me ebbe cura di non mollarmi. Mi seguì nella caduta, continuando a ficcare in profondità dentro di me, fino all’ultima stilla di sperma. Lo sentivo ansimare e contorcesi dall’orgasmo.
Per dare più forza alla sua azione, si era appoggiato con la testa sulla schiena, aderendo con il suo corpo massiccio al mio, e spingeva con enfasi, come se volesse penetrarmi anche con i coglioni. Il suo cazzo era ancora duro e pulsante, nonostante l’abbondante sborrata.

“Mmmmmmmmmmmmmm sei divinoooooooooooooooo mmmmmmmmm

Lo sconosciuto mi stava scopando con una foga inaudita. Un particolare che mi aveva colpita all’inizio, fu il fatto che mi avesse presa con dolcezza, poi, lentamente, si era scatenato in modo energico, senza mai sfociare nella violenza. Doveva essere un uomo esperto, senza altro una persona matura.

All’improvviso si staccò da me e lo sentì scappare via. Mi tolsi la gonna dalla testa, mi voltai ma non vidi nessuno. Cribbio quel montone meraviglioso era scomparso.
Ci restai male, perché mi sarebbe piaciuto conoscerlo. L’unica cosa che mi restò di lui era l’abbondante sborrata che mi colava dalla figa e un oggetto che trovai ai miei piedi. Una pennetta usb di computer.
La raccolsi e me la infilai nel taschino del gilet, nel college avrei controllato il suo contenuto. Forse mi avrebbe portato alla sua identità.

Mi sistemai la gonna e ritornai subito sui miei passi. Mi accorsi che in quel punto c’era campo e chiamai papà:

“Papà? Dove sei?
“Ciao tesoro sono vicino alla macchina! Ma dove eri finita? Mi hai fatto preoccupare!
“Sto arrivando!

Quando arrivai trovai papa piegato sul motore dell’auto. Appena mi vide mi sorrise, poi mi guardò in modo strano. Mi sforzai di tenere un contegno controllato, sebbene il mio corpo fosse ancora scosso dalle sensazioni forti provate durante quel meraviglioso orgasmo.

“Allora? Papà quale è il problema?
“Ma che hai fatto? Hai una aria stravolta! la gonna è piena di fili d’erba! I calzini sono sporchi di fango! Ti è successo qualcosa?

Del resto dopo quello che mi era successo era impossibile mantenere un aria di normalità. Mi venne la pelle d’oca al solo pensiero di come avrebbe reagito se gli avessi rivelato la verità. Così inventai una balla.

“Volevo telefonare ad un amico, qui non c’era campo, così sono andata a cercare un punto nel quale il cellulare potesse agganciare un ripetitore. Sono scesa nei filari di pomi e sono scivolata in una buca.
“Ti sei fatta male?

Stranamente mi aveva creduto. Lui che si preoccupava per un niente. Meglio così.

“No! Sto bene! Ora vado a cambiarmi i calzini. La macchina funziona?
“Ho chiamato un meccanico! Dovrebbe essere qui a momenti!
“Meno male!

Entrai in auto a cambiarmi i calzini. Anche i mocassini erano sporchi di fango. Chiusi gli occhi e ripensai a quella meravigliosa scopata. Chissà se avessi avuto ancora una nuova occasione. Che esperienza stupenda. Promisi a me stessa che avrei identificato lo sconosciuto, a qualunque costo.
Poi mi concentrai sui calzini cercando qualcosa per pulirli. Aprì il cruscotto e trovai una confezione di fazzolettini di carta. Mentre la stavo aprendo mi cadde il cellulare. Nell’istante in cui mi abbassai a raccoglierlo la pennetta usb scivolò fuori dal taschino del gilet, finendo tra il pedale del freno e quello dell’acceleratore. Nello stesso momento papà aprì la portiera.

“Il meccanico è arrivato. Ha detto che è una cosa da niente! – mi vide con un braccio allungato sui pedali - Lascia tesoro la prendo io! To! guarda un po dove è finita la mia pennetta usb!

Quella frase mi folgorò come un fulmine a ciel sereno.

Pensai: “ Mio dioooo! Possibile? Era Papà!

Lo fissai intensamente, poi mi venne in mente il suo moto:”ogni lasciata è persa!”

Mi ripresi subito. Gli sorrisi in modo malizioso. Lui aveva fatto la sua mossa, ora toccava a me rilanciare.

Cosi va la vita.

Guzzon59 ([email protected])
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