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Una Mamma comprensiva ... eccome! (la casa nell'uliveto)


di ClaudioGusson
01.03.2013    |    57.565    |    0 9.4
"La passione esplose nelle mie vene..."
Nel 1941, all’età di diciannove anni, iniziai ad avere i primi rapporti sessuali. Ero inquadrato nei giovani fascisti. Durante le adunate, che facevamo a Firenze, un amico fraterno mi portò nelle case di tolleranza.
La sua famiglia era potente e per questo, ci andai prima di compiere i ventuno anni.
L’esperienza acquisita nelle case chiuse, cominciò a farmi apprezzare le donne di casa.
Così quando ritornavo dalle adunate, guardavo mia sorella Anna con occhi diversi. Mi appariva una donna sensuale, spregiudicata e conturbante, non diversa dalle puttane che avevo frequentato.
Aveva solo venticinque anni, ma era ancora piacente, nonostante le gravidanze patite, anzi i parti gli avevano aumentato splendidamente il volume delle tette e del culo, piacevoli a guardarsi. Inoltre m’infastidiva l’idea che fosse solo papà a godersi le sue grazie.

L’interesse morboso per lei era esploso già all’età dell’adolescenza. In quel periodo cominciai a capire il tipo di rapporto che c’era tra Anna e papà, quindi, mi resi conto che anche la mia sessualità era trasgressiva ed incestuosa, come la sua.
Quando la sorprendevo in atteggiamenti maliziosi, o mezza svestita, mi eccitavo subito. L’impulso di masturbarmi era così forte che dovevo correre nei campi a sfogare quell’energia incontenibile, che non dava tregua ai miei sensi.

Nel 1941 la mamma si era accorta dell’interesse morboso che nutrivo per Anna e anche l’atteggiamento civettuolo di lei, che apprezzava quelle attenzioni.
Così, una mattina, preoccupata per le conseguenze funeste che potevano scaturire da quelle attenzioni morbosi, mi diffidò a prendere le distanze da Anna:

“Tommaso! Smettila di giocare con il fuoco! La devi finire di guardare tua sorella come una puttana di bordello! L’ho capito che pensi ad altro che scopartela! Hai la tua puttana in paese e sfogati con lei!

La guardai basito. La mamma sapeva che frequentavo Gina, la puttana del paese, una vedova che si manteneva facendo le marchette. Fu la prima volta che si rivolgeva a me con un linguaggio triviale.

“Non fingere di non aver capito! Sai benissimo di cosa sto parlando! Anna è l’amante di tuo padre!
“Certo che lo so! E so anche che tu eri condiscendente!
“Bene questo facilita il mio compito! Non voglio che per colpa dei tuoi impulsi sessuali, che a stendo controlli, ti metti contro tuo padre! No so come la prenderebbe se cominciasse a sospettare che quella troia di tua sorella è cedevole alla tue lusinghe!
“Be! Visto che parliamo francamente! Mi dici perché io dovrei rinunciare ad Anna, mentre lui ne ha abusato da anni?
“Non ha abusato mai di lei! Anna è sempre stata consenziente! Rassegnati! Tuo padre è molto geloso, lui è vecchio e ha le fisime, perché ha paura che Anna, prima o poi, lo lasci, e non vorrei che avvenisse per colpa tua!
“Ti posso fare una domanda?
“si!
“Perché hai smesso di far sesso con papà? E perché hai lasciato che Anna e papà si mettessero insieme? È un dilemma che mi ha tormentato per molti anni!
“Va bene! È giusto che tu sappia la verità! Ti voglio raccontare come è cominciata questa storia! Visto che siamo in vena di confidenze!
“Ti ascolto!
“Venti anni fa ero l’amante del Marchese.

Colpito e affondato. Non avevo mai pensato che la mamma fosse una troia.

Lo so cosa stai pesando! che non sono molto diversa dalle donne che frequenti nei bordelli! In ogni modo, al vecchio porco gli piacevano le donne giovani. Mi fece una corte sfacciata, poi, una mattina, si presentò in casa e mi prese. Pensai che sarebbe finita lì. Mi sbagliavo. In seguito, prese l’abitudine a venire tutte le mattine, ed io ho dovuto cedere alle sue brame, anche per non compromettere la concessione della mezzadria. I primi tempi era lui a venire in casa, ma poi m’impose di raggiungerlo alla sua villa. Col passare degli anni diventò possessivo, mi voleva solo per lui, così un giorno mi ordinò di smettere di andare con tuo padre. Diceva che gli faceva schifo sentire sul mio corpo il suo lezzo! Mi ordinò di smettere di avere rapporti con lui, perché altrimenti avrebbe interrotto la relazione. Capì che era in pericolo la sicurezza della nostra famiglia. Così una sera confessai il tradimento a tuo padre. Lui si arrabbiò come un toro inferocito e stava quasi per picchiarmi. Ma si fermò all'istante, quando gli ricordai che la terra e la casa erano di proprietà del Marchese. Alla fine si rassegnò al suo destino di cornuto ed accettò le condizioni del Marchese. Tuo padre era ancora giovane e virile, quindi ebbe molte difficoltà a tenere a bada i propri bollenti spiriti. Così, iniziò a frequentare le puttane del bordello. Col tempo i vizi si rivelarono esosi per le nostre finanze.
Intanto Anna si era sviluppata, diventando una ragazza avvenente e con tutti gli attributi femminili giusti. Tuo padre, affamato come era di figa, la notò subito e cominciò a guardarla con occhi libidinosi. Una mattina l’ho sorpreso, mentre si masturbava spiando tua sorella in camera sua. Quella circostanza mi fece venire un’idea brillante per risolvere il problema delle spese. Pensai che se lui avesse sfogato i suoi istinti con Anna avremmo risparmiato i soldi del bordello. Così fu !.
“Come mai Anna ha accettato una proposta così indecente, e senza batter ciglio?
“In pratica avevo sfondato una porta aperta! Perché tua sorella, nella fase dello sviluppo, aveva maturato una attitudine esagerata al sesso. Un giorno l’ho trovata in camera sua, mentre si stava stimolando la figa con un cetriolo, molto voluminoso, ficcato interamente nella vagina. Pensai che un cazzo vero l’avrebbe soddisfatta meglio, dandogli quel piacere che cercava. Infatti, quando gli ho proposto la mia idea incestuosa, non ha esitato nemmeno un minuto, era entusiasta a tal punto che raggiunse subito tuo padre nella stalla. Dopo tre ore abbondanti rientrò a casa cantando come un usignolo. Tuo padre invece era completamente distrutto, mi confidò di essersi scontrato contro un violento uragano. Ad Anna gli era piaciuto così tanto che nei giorni successivi, incontentabile e vogliosa, si era accanita come una grande troia. Una vera puttana di bordello. Non gli bastava mai.

Quella storia mi aveva stimolato i sensi. La personalità trasgressiva di Anna e della mamma mi avevano eccitato. Il cazzo si era ingrossato subito, pulsando voglioso nelle mutande. Mi venne un forte desiderio di scopare. Guardai la mamma con occhi libidinosi. Era ancora una donna piacente. Pensai al suo amante.

“Il marchese è morto, quattro anni fa!
“Si!
“Sei ritornata con papà?
“Tentai ma lui mi rifiutò categoricamente, rinfacciandomi che non ne volava più sapere di me! Ora c’era Anna che soddisfaceva le sue voglie, perché, di fatto, la considerava come una moglie!

Fissai mia madre. Era molto disinvolta nel parlare di argomenti di sesso e questo aspetto mi faceva girare la testa, quindi mi eccitai così tanto che iniziai a fissarla come uno stallone in procinto di saltare addosso alla sua giumenta. Avevo intuito che anche lei era di natura selvaggia e trasgressiva. Non avevo dubbi.

Riemersero i ricordi del passato, quando andavamo a trovare il Marchese. All’epoca si vestiva con abiti leggeri e profumava come una rosa. Le serve mi prendevano in custodia, mentre lei seguiva il Marchese nel suo eremo privato.

La guardai con ammirazione perché era ancora una splendida esemplare di quarantenne. Si era sposata giovanissima e aveva avuto Anna a soli quindici anni. Papà doveva essere un idiota ad ignorare una donna ancora piacente e sensuale come lei! Ostentava tuttora una bella presenza e le linee del corpo erano provocanti! Un vero schianto di femmina.

Quei pensieri mi scossero i nervi. Non riuscivo più a sopprimere un’idea che si stava insinuando come un tarlo dentro di me: Un desiderio osceno di possederla lì, nella paglia.

La mamma intanto mescolava il pastone dei maiali, e mi era impossibile ignorare il grosso seno.
Papà non la scopava da anni. Il marchese era morto. Mi chiedevo come facesse a soddisfare le sue voglie, in considerazione che era ancora una donna sensualmente attiva e nel pieno delle forze.

Stavo in piedi. La sua testa era esattamente all’altezza del mio grembo, con i capelli neri legati con un fazzoletto.
Serrava un bastone che usava come mestolo. Le sue tette si notavano perfettamente, voluminose e candide come la neve, così, mentre agitava il petto, a causa del movimento della braccia, il vestito scollato si allargava svelando il suo contenuto conturbante.

La passione esplose nelle mie vene. Mi trovai eccitato e con il cazzo duro come la pietra. Mia madre mi aveva turbato i sensi. Il cazzo ebbe un sussulto impressionante.
Pulsava e spingeva duro come la roccia, nutrendosi dei pensieri libidinosi, che stavano alimentando un desiderio carnale immenso, anche per colpa di quell’inedita intimità, che si era creata tra noi.
Dentro di me alitava una brama cosi possente, che mi stava bruciando l’anima. Era lo stesso sentimento che sentivo, quando frequentavo il bordello.
Un giorno Elisa, la Maitresse del bordello, mi ha confessato che lei apparteneva a quel genere di donne dagli istinti fragili che, appena vedevano un cazzo grosso e duro, palpitargli davanti agli occhi, rimanevano ipnotizzate, lasciandosi sedurre dal suo potere virile.

Quelle parole mi rimbombavano nella mente. Così accadde che la ragione venne meno e tutto avvenne in pochi secondi, senza che potessi capire i meccanismi che mi avevano indotto a farlo.

Ho tirato fuori il cazzo, agitandolo borioso e duro davanti al suo viso.

“Mamma!

Lei, sentendo la mia voce, alzò il capo e la cappella urtò contro una guancia, impregnandola di liquido seminale.
Appena lo vide, lo fissò intensamente, senza dire nulla. Poi mi guardò negli occhi.

“Ti sei eccitato? – guardò di nuovo il cazzo - sorrise in modo lascivo - “Perché no? Mi prometti che poi lasci in pace Anna?
“Si!

Senza perdere di vista il cazzo, come ipnotizzata, gettò via il mestolo nel pastone dei maiali e si impossesso del mio.
La sua mano lo cinse con un tocco delicato, muovendo solo il polso per stimolarlo in tutta la sua lunghezza.

Iniziò a segarlo con foga, mentre mi fissava intensamente negli occhi per lunghi istanti, ostentando uno sguardo eccitato che mi faceva venire i brividi alla schiena.
Elisa aveva ragione, con quel gesto osceno avevo scoperto che mia madre apparteneva al genere di donna fragile o semplicemente troie.

Chissà cosa pensava, nel toccare un cazzo in carne, che vibrava voglioso nelle sue mani! Il Marchese era morto da quattro anni, era un lungo periodo di astinenza che andava colmato in fretta. Quell’idea mi faceva tremare le membra.

Da giovane fascista, durante le adunate in Firenze, frequentando i bordelli, avevo scoperto i lati più sensuali delle donne e alcune avevano pressappoco l’età di mia madre. Fu Elisa a svezzarmi, insegnandomi le tecniche più raffinate per far godere una donna, fu grazie a lei che apprezzai quelle mature, le più esperte, come la mamma.

Appena le labbra della bocca avvolsero l’intero corno, le gambe mi stavano quasi per cedere. Ero emozionato ed eccitato. La mamma si rivelò una brava pompinara, un’esperta a succhiarmi il cazzo. Mi stimolava in ogni parte. La sua bocca sembrava una calda ventosa che aspirava tutto, compresi i coglioni. Dovetti sedermi su un covone di fieno per cercare di controllare le forti emozioni, che mi facevano traballare la schiena, come un fuscello.
La mamma, che mi aveva seguito nella caduta, mi venne dietro e come una sanguisuga non perse il contatto con il mio cazzo; anzi, si era inginocchiato tra le mie gambe spalancate, continuando con accanimento a succhiare e a leccare l’uccello, senza trascurare alcun particolare. Lo faceva con molta forza. Sembrava in preda alla follia dei suoi desideri.
L’energia che imprimeva al pompino era tale che dovetti serrare le mani e stringere le fasce di fieno per non perdere i sensi. Avevo le vertigini, la schiena mi tremava tutta e sui lombi avvertivo delle sensazioni di vertigine.

“Sei stato al bordello? Fammi vedere che cosa hai imparato?

Così dicendo, si tolse il vestito, si sfilò le mutande; sganciando il reggiseno espose due meravigliose e grosse tette bianche.
Fu la prima volta che potevo contemplarla completamente nuda e guardare il suo seno con intenzioni morbose.
Il suo spogliarello, come quelle delle puttane del bordello, mi aveva scaldato il sangue portandolo ad ebollizione estrema, come la lava di un vulcano.
Si tenne solo le lunghe calze di lana nere, tenute su con elastici fino a metà cosce, che esaltavano una pelle sublime e candida come la neve.

Tuttavia, quando, la vidi senza veli, per la sorpresa, dovetti deglutire e ingoiare la saliva con alcuni colpi di tosse. Le donne del bordello erano sensuali, ma lei era uno spettacolo straordinario. Una bellezza genuina e senza trucco. Il corpo, forgiato dalle fatiche della terra, era sodo e longilineo.

Stese il vestito sulla paglia e si allungò sopra, invitandomi a raggiungerla. Mi adagiai subito al suo fianco e tremolante, iniziai ad accarezzarla in ogni parte. Le membra erano caldissime e piacevole al tatto. Gli toccai le tette, il ventre, le anche, le cosce e infine la figa, corpulenta e calda.
La ghermì tremolante con il palmo della mano, e poi c’infilai alcune dita dentro, e facendomi strada nel folto pelo nero feci scivolare le punta lungo i solchi bagnati. S’impregnarono subito dei suoi umori secreti in abbondanza, era il segno che anche lei era eccitata.
Il seno bianco e rotondo fu subito preda della mia bocca, come facevo da bambino, quando mi nutrivo del latte materno.
Mentre succhiavo i capezzoli turgidi e scuri, le sue mani mi accarezzavano le spalle e il capo.
Da bambino erano solo tenere coccole, ma in quel momento erano la manifestazione di un’intenzione libidinosa, fatte ad un uomo adulto per trarre piacere dalla sua azione.

Lentamente scesi con la bocca giù, percorrendo il ventre, il monte di venere dal folto pelo nero, fino a trovarmi davanti la calda figa. Provai un’emozione indescrivibile, quando con la lingua varcai la fonte della mia vita. Fremevo come un pulcino infreddolito.Ero molto emozionato. Stavo infrangendo il massimo tabù, che portò disgrazie e dolori ad Edipo:

“mmmmmm tesoro mmmm tranquillo! Stai facendo del bene alla tua mamma! Mmmmmmm
“Si mamma!

L’origine della mia vita. La nicchia che mi aveva generato alla fine, reclamava un ritorno del figliol prodigo. C’immersi la bocca lasciandomi stordire dalla forte fragranza di lavanda. La mamma non aveva perso l’abitudine di aromatizzare la figa, sebbene il suo amante era morto da anni.

“mmm vedo che i soldi spesi a puttane non sono stati sprecati! Mmm sei bravo mmm si dammi piacere! Fai felice la tua mamma mmmm

Con le dita gli allargai le piccole labbra che si vedevano appena. Il pelo era molto fitto. La carne viva della sua figa era rossa ed esaltata dal nero vello vaginale. Ci ficcai dentro la lingua muovendola verso il clitoride. Le mani della mamma mi tenevano la testa scompigliando i cappelli.


“Mmmm figliolo mmmmm sei un dio mmmmm

Ficcavo la lingua in profondità e, qualche volta, pizzicavo il clitoride, come mi avevano insegnato le puttane del bordello.

“Mmmmm sei bravissimo…. Si si mmmm sei un figliolo straordinario mmm


Dopo alcuni minuti.

“Tesoro è arrivato il momento di ritornare nel ventre di tua madre! Scopami! Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me mmmmm
“Anche io mamma! ho voglia di sentire la tua figa!

Mi alzai in piedi e mi tolsi i pantaloni e le mutande, rimanendo solo in camicia. La mamma nell’attesa si massaggiava frenetica la fica, fissandomi con uno sguardo indemoniato. Era impaziente di avermi dentro di lei.

Attratto da quello sguardo voglioso, mi gettai subito in mezzo alle sue gambe oscenamente spalancate, quindi mi accostai con il bacino brandendo il cazzo, appena ci fu il contatto, schiacciai la grossa cappella in mezzo al folto pelo nero. La strofinai con forza contro il clitoride e poi giù, tra le piccole labbra, infine si separarono lasciando passare il grosso bulbo che affondò in quella selva oscura. Dopo fui assalito da un caldo infernale e ci fu solo il delirio a scandire i ritmi di quella eccezionale scopata.

“Mmmmm si si mmmmm dai scopa tua madre… mmm che delizia averti dentro di me mmmm
“Mmmm mamma mmmm è bellissimo! Non riesco a pensare! ho solo voglia di scopare scopare scopare mmmmm sei meravigliosa mamma mmmm

Gli avevo infilato tutto il cazzo nella fica bollente, e mi ero allungato sopra di lei muovendo il grembo, come un folle, per dare più effetto alla penetrazione. Le sue gambe si agitavano in aria, tenute su e appoggiate sulle mie braccia.

Per imprimere più forza alla spinta, mi ero puntato con i piedi, sollevandomi sulle braccia.
Il pelo del mio pube si confondeva con quello del suo monte di venere.
In quei momenti convulsi, in pieno marasma dei sensi, mi muovevo come mi avevano insegnato le puttane di Firenze, mi fermavo e spingevo il cazzo in profondità, girando il bacino come se fosse un grosso mestolo. In quel modo potevo stimolarle il clitoride e le cervici dell’utero.

“mmmmm si si godo mmmm cribbio sei diabolico mmm ma come fai? Mi stai facendo impazzire! Nessuno mi aveva scopato in questo modo mmmmmm si si si mmmmm
“una puttana del bordello! È stata lei a dirmi che le donne non si scopano solo in senso verticale ma anche orizzontale! Alla fine avevo capito che cosa voleva dire, da quel giorno mi soprannominarono il mestolo hahahah mmmm mamma la tua fica è caldissima mmmmmmm non ce la faccio più!
“mmmm Si mio bel mestolo, sto godendo mmmm stai stai stai mmm dentro mmm no no uscire mmmmmmm sto godendo proprio adesso ooo aaaaaa finalmente dopo tanto tempo mmmmm

La mamma sembrava morsa dalla tarantola. La sua mente era letteralmente sconvolta dal coito.

“dio mmmmmm sto godendo oooo impazzisco mmmmmm non uscire…. Stai dentro e continua a muoverti così mmmmmmmm si si si
“Mamma aaaaaaaa mmmmmmmm godo oooo mmmm

I coglioni si erano irrigiditi. Non ce la facevo più a resistere oltre. Dovevo sborrare. Incitato dalla mamma continuai a chiavarla con più energia, sentivo le pareti della figa che si contorcevano dagli spasmi. La mamma stava avendo orgasmi a ripetizione. La sua mente era completamente annullata. I suoi lamenti avevano riempito la stalla. Sembrava posseduta dal demonio. Mi teneva avvinghiato tra le sue cosce, impedendomi di staccarmi da lei. Alla fine cedetti alla sua volontà e mi abbandonai a una copiosa sborrata all’interno della sua fica sconquassata dall’orgasmo, consapevole dei rischi che stavo correndo.

“Mmmm si si si mmm la tua sborra la sento dentro di me calda mmmm riempimi mmmm godo ooooo
“Mmmmm si mamma mmmmmmm

Le sue urla mi esaltarono e m’incitarono a muovermi ancora di più, senza fermarmi. Continuai a ficcare fino a, quando avevo il cazzo duro e fino all’ultima stilla di sborra.

“aaaaaaaaaaa si iiiiiii dio oooooooo godo ooo mmmm

La mamma urlava dal piacere e, nello stesso istante, avvertivo gli spasmi delle pareti vaginali che si contorcevano attorno al cazzo. Alla fine, esausto, mi placai su di lei, con la faccia immersa nel suo collo, come un bambino. Poi dopo aver ripreso fiato.

“mamma? Non è che abbiamo fatto una cazzata? Sei ancora fertile?
“Si! Speriamo che non sia successo nulla! Non so cosa mi sia preso! Stavo godendo! Erano anni che non provavo quelle sensazioni! Non volevo che smettessi! Ho perso la testa!

La testa l’avevamo persa entrambi, perché nove mesi dopo è nato un bambino a cui abbiamo dato il nome Alfredo, quello del Marchese, ed era mio fratello e figlio nello stesso tempo.

La mamma anche durante la gravidanza non rinunciava alla dose giornaliera di cazzo. I lunghi anni di astinenza si sentivano tutti e lei era impaziente di recuperare il tempo perduto. Una vera ninfomane insaziabile.
Papà era contento del risvolto incestuoso, perché così non pensavo ad Anna.
Quando il pancione arrivò all’ottavo mese, i rapporti scemarono e rivolsi le attenzioni a mia sorella Anna, e....

continua... il terzo capitolo "finalmente mia sorella Anna.... che scopata!

Già pubblicato:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/02/la-casa-nelluliveto-finalmente-mia.html

Così va la vita!
Guzzon59
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