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Doppio ristorante


di tragittiscolpiti
22.12.2014    |    15.808    |    3 8.9
"Lei tornò così a sedersi al fianco dei suoi e lui tornò a lavorare, servendoli in una aria fattasi intimamente maliziosa..."
Mi raccontò di una volta in cui andò a cena con i suoi genitori in un locale poco distante dalla nostra zona.
Trovò a farle da cameriere un ragazzo alto e biondo che riconobbe quasi subito, classico amico di amici incrociato mille volte senza aver mai avuto l'occasione d'approfondire la conoscenza. Faceva parte della compagnia d'una sua carissima compagna di scuola e spesso le loro serate coincidevano nel segno di questa amicizia.
La stranezza della situazione provocò in entrambi una sensazione contrastante, quasi il fascino di una doppia vita messa a confronto. Tra una portata e l'altra il gioco di sguardi si fece sempre più audace finchè lei si alzò per andare in bagno e se lo trovò di fronte. Si sorrisero e lui la guidò nello sgabuzzino vicino alla toilette, provvisorio rifugio da sguardi indiscreti in cui dare seguito ad occhiate eloquentemente curiose.
L'amico cameriere le mise la lingua in bocca, la mia ragazza la mano nei pantaloni e presto le labbra intorno al cazzo, vizio inconfessabile a cui non sa rinunciare. La difficile circostanza del momento però li costrinse a quest'unico slancio incompiuto, nel timore d'una eventuale scoperta davvero rischiosa per entrambi. Lei tornò così a sedersi al fianco dei suoi e lui tornò a lavorare, servendoli in una aria fattasi intimamente maliziosa.
Subito le chiesi che ristorante fosse e lei rispose con un'imprevista perspicacia che sicuramente lui non poteva ancora lavorare lì, dopo tutti quegli anni.
Convenimmo così dopo un'ammiccante dialogo ad una simpatica scommessa: saremmo andati e se il famoso cameriere non ci fosse stato io mi sarei fatto una sega in bagno, altrimenti lei avrebbe concesso il secondo round.
La sera concordata si è cinta la vita con un nero ventaglio di cortissima stoffa, scandito da pieghe morbide su fianchi sinuosi. Sotto scendono veloci cosce slanciate, scoperte per oltre metà della loro lunghezza. Sopra una bianca camicia scollata accarezza il nero contorno del reggiseno, abbinato rigorosamente al ridotto perizoma che incornicia le rotonde natiche. Alti tacchi innalzano la sua figura esile, dichiarando apertamente la sensuale battaglia.
Appena entriamo nel ristorante il suo viso diventa rosso, poco dopo saluta calorosamente un uomo biondo dalla consistente pancetta. Si abbracciano e baciano sulle guance mentre io mi tengo volutamente in disparte, presentandomi velocemente solo in un secondo momento. Visto pure il suo elegante abbigliamento non mi stupisco per niente quando ci accompagna al nostro tavolo, pieno di attenzioni e di sorrisi verso la mia ragazza.
Appena rimaniamo soli lei infatti scoppia a ridere: "Io non lo faccio! E' pure ingrassato!".
Io non le concedo scampo: "Se proprio non volevi potevi fingere di non conoscerlo".
La cena così continua fra un bicchiere e l'altro di vino mentre gli sguardi tra loro diventano sempre più audaci. Lui è al nostro tavolo ad ogni cenno e piano piano sorrisi imbarazzati lasciano il posto ad occhiate lascive.
"Vai ora in bagno" le dico dopo aver notato il cambio di clima.
Lei butta un occhio dietro di me e si alza per andare, poi sparisce per almeno una ventina di minuti. In quello stesso periodo neanche l'ombra di lui, tanto che devo richiamare l'attenzione di un altro cameriere per ordinare un amaro.
Quando torna ha un atteggiamento più sicuro e mi zittisce ad ogni mio accenno di domanda sull'argomento.
I suoi sguardi con lui sono ora più veloci, come d'intesa. Beviamo l'ultimo amaro insieme prima di alzarci per pagare, mentre lo faccio loro si salutano affettuosamente e lui le sussurra qualcosa nell'orecchio.
Giunti in macchina io non vedo l'ora che mi racconti, ma lei fa la preziosa negandomi ogni risposta.
Solo quando appoggio la mia mano sulla sua coscia nuda ed inizio ad accarezzarla lei inizia a raccontare: "Stavolta mi ha proprio spinto nello sgabuzzino dando per scontata la mia disponibilità ed a me è piaciuto ancora di più" dice ancora eccitata.
"Mi sentivo pure più libera, meno timorosa di essere scoperta...." si giustifica mentre le mie dita avanzano scoprendo la sua nudità.
"Cosa hai fatto porca?" incalzo mentre la tocco dove già è umida.
"Mi ha baciato, ma io fin da subito gli ho tirato fuori il cazzo per continuare il discorso interrotto. L'ho preso in bocca un po', poi mi sono girata a novanta appoggiandomi al muro per invitarlo. Lui mi ha sfilato le mutandine, le ha infilate in tasca e poi ha cominciato a scoparmi con colpi forti e decisi. Mi è venuto sul culo, ma da perfetto cameriere ha voluto pulirmi con uno straccetto" racconta ridacchiando.
"Piccole troie diventando grandi..." le dico a conclusione di tutto.
"E' proprio quello che mi ha detto lui mentre pagavi" risponde maliziosa.
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