Racconti Erotici > tradimenti > LE CORNA CHE ILARIA..... MISE A MIRKO
tradimenti

LE CORNA CHE ILARIA..... MISE A MIRKO


di sicilturiddu
30.11.2014    |    25.577    |    0 9.1
"Continuavamo a baciarci in bocca con penetrazione linguare reciproca, molto passionale ed eroticamente stimolante non solo sessuale ma soprattutto cerebrale..."
LE CORNA CHE ILARIA….. MISE A MIRKO
Dopo l’aperitivo del giorno prima, non aspettavo altro che consumare con ILARIA l’antipasto (i preliminari), il primo (un bel cunnilingus e fellatio reciproco o se preferite un rilassante 69), un sostanzioso secondo (la penetrazione vaginale), ed il dolce finale (la penetrazione anale). La mattina seguente, dopo che mamma s’era alzata di buon mattino per andare al mercato rionale che si svolge tutti i giorni dalle 7 alle 14; io non uscii in veranda per non essere invadente e per non destare sospetto a MIRKO, che come al solito dopo aver consumato la colazione assieme a ILARIA e ai bambini, si preparò per andare in spiaggia verso le 9.30. Quando capii che fossero già andati via, non ascoltando più i bambini che invitavano il padre ad andare a prendere il bagno; andai in veranda e trovai ILARIA che aveva da poco finito di fare il bucato e si accingeva a stendere i panni ad asciugare. Tra la biancheria spiccava il perizomino rosso del giorno prima, uno dei suoi costumi, le lenzuola e le federe dei cuscini ed altro ancora. Cercai il suo sguardo tra la biancheria che pendeva da una cordicella che attraversa trasversalmente la veranda; lo incrociai come pure Lei cercò il mio, sorridemmo entrambi nello stesso istante. Lei indossava una maglietta abbastanza scollata che faceva intravedere quasi tutto il seno nudo, i turgidi capezzoli sembravano due ceci che premevano verso la maglietta che a sua volta copriva appena il cavallo; notai con profonda libidine che indossava un slip giallo. L’erezione di MIO FRATELLO GEMELLO non si fece attendere, il gonfiore sotto i pantaloncini fu notato da Lei, la quale disse: “ciao…, il buon giorno si vede dal mattino, inizia bene la giornata oggi, per continuare il pranzo interrotto ieri”. Quelle parole furono l’invito esplicito a saltare il muro divisorio e a raggiungerla mentre stava appendendo l’ultimo asciugamano alla cordicella. Le mani alzate, la maglietta tirata su dall’allungamento delle braccia, per me fu un ulteriore invito ad abbracciarla all’altezza della vita, la sollevai da terra di qualche centimetro, con la mano destra andai a cercare la sua figa coperta dallo slip giallo, la feci piegare sulla mia spalla sinistra e mi diressi con lei in spalla all’interno della casa. Lei rideva come una bimba alla quale era stata regalata la prima bambola; era felice, leggiadra, gioiosa, non aveva alcun pudore di manifestarmi il suo stato d’animo e la sua propensione a donarsi alle mie attenzioni sessuali. Con lei in spalla mi diressi in camera da letto, era già rifatto con le lenzuola rosa ben tirati e due cuscini celeste che davano un tocco di eleganza all’ambiente. La poggiai sul letto, Lei si distese a gambe divaricate con i piedi che le pendevano giù sul pavimento; ritornai indietro a chiudere la porta della veranda, chiusi pure la porta della camera da letto, mi sfilai la maglietta e mi gettai a capofitto sulla sua figa. Le spostai lo slip e con un’avidità indescrivibile le leccai la figa ancora asciutta, fresca e profumata, per parecchio tempo. La mia lingua non era mai stata così prolifica di saliva umettandole e lappandole il clito, il dito indice le trastullava l’interno vaginale, mentre il medio le allargava il buchino anale per prepararla alla dilatazione. Mugolava, rideva e gemeva, inarcava il bacino all’insù per non perdere il ritmo che le mie dita e la mia lingua avevano impresso al gioco vaginale. Le sfilai lo slip per non arrecarle fastidio. Le sue mani mi cingevano il capo per paura che mi allontanassi dalla fonte del suo piacere; mi implorava come fossi un santo a non staccarmi da quella posizione: “Turi ti prego non smettere mai, non lasciarmi insoddisfatta, continua a fottermi con la lingua e con le dita, saziati dei miei umori, non farne sgocciolare sul lenzuolo; questo aperitivo deve essere infinito, fammi godere fino allo sfinimento fisico; lui non lo vuole mai fare, il cornuto si schifa a leccarmi la figa, fallo tu, fallo tu, lo fai bene ahhh ahha mmmm vengo, godo, impazzisco, ti prego fottimi slabrami la figa, allargami lo sticcio, infilami la mano tutta dentro voglio essere sfondata, alla faccia sua e alle sue corna, sempre così Turi per tutto il giorno, non fermarti ti imploro.. siiii siii vengo vengo, godoooo” ed un fiume di umori vaginali mi inondarono la bocca e la mano, non potei bere tutto, l’affanno e la mancanza di respiro non mi permisero di assecondarla e di non sporcare il lenzuolo. Ansimava, il respiro pesante non le permise più di parlare, si zittii per parecchi minuti, mentre il suo petto e le sue mammelle si alzavano e si abbassavano a causa del respiro pesante. La guardavo e mi compiacevo con me stesso per averle donato cotanto piacere e gioia. Il mio cazzo reclamava la sua dose di piacere, voleva affondare dentro di Lei, in qualunque suo buco o cavità non gli importava dove e come, voleva scaricarsi di sborra ed inondarla. Ma non era ancora arrivata la sua ora, doveva aspettar che fosse Lei ad impossessarsi di “lui”. Mi sdraiai accanto a Lei, le accarezzavo il seno e le strizzavo i capezzoli sempre duri e turgidi; la baciai in bocca, ma Lei fu più veloce di me ad infilare la sua lingua dentro la mia bocca. Mi afferro la testa mi tenne stretto e fermo per baciarmi come a Lei piaceva di più: lingua a lingua e mani sulla mia testa, quel bacio durò molto a lungo. Con la mano sinistra tenne la mia testa, mentre con la destra scese in cerca di “lui”. Infilò la mano dentro i pantaloncini, scostò lo slip e raggiunse il TOTEM, lo accarezzò con molta maestria e delicatezza; sapeva che se fosse stata irruenta, in pochissimi istanti avrebbe rovinato tutto il programma che s’era prefisso; e il pranzo si fosse consumato in un batter d’occhio; fu molto prudente. Continuò a carezzare lo scroto, a stringerlo, ad umidirlo con la sua saliva dopo essersi leccate le dita, a menarlo con ritmi lenti; ha voluto goderselo in mano. La guardavo negli occhi, li aveva lucidi e il suo sorriso era luminoso, le sue labbra profumavano di miele d’arancia, il suo respiro era ritornato normale, mentre il mio stava iniziando ad appesantirsi a seguito della micro-masturbazione che ILARIA stava eseguendo sul mio cazzo. Continuavamo a baciarci in bocca con penetrazione linguare reciproca, molto passionale ed eroticamente stimolante non solo sessuale ma soprattutto cerebrale. ILARIA di colpo intensificò la masturbazione, i pantaloncini mi stavano stretti e lo slip mi tagliava l’inguine; mi dimenai per sfilarli, ci riuscii con molta fatica; mi liberai e misi all’aria aperta il cazzo. Lei non aspettava altro, si catapultò con impeto sul cazzo, lo prese in bocca facendolo scivolare dentro fino all’esofago, le sue labbra arrivarono a sfiorare i testicoli, era avida e vogliosa di cazzo, non lo abbandonò un solo attimo, lasciandolo dentro per parecchi minuti. Avevo paura che soffocasse, ma Lei mi smentì, lo menò con le labbra con una professionalità che mi lasciò scioccato. Non riuscivo a contenermi, volevo scaricarle il nettare spermatico in bocca; ma Lei con sapiente intuito, mi strizzo la zona sotto i coglioni, facendomi ritrarre immediatamente; persi il ritmo, mi si blocco l’euforia erotica che stavo raggiungendo; mi guardò negli occhi e annuì: “lo decido io quando abbeverarmi del tuo nettare”; ero in sua balia, non potevo che esserlo. Si sfilò il cazzo dalla bocca, io ancora a pancia in su, si posizionò a cavallo su di me, si penetrò Lei stessa dirigendo il cazzo in figa, si sfilò la maglietta. Cavalcò per parecchi minuti, si inclinò il busto in avanti porgendomi in bocca il seno e i capezzoli turgidi, li presi in bocca alternandoli, succhiandoli e mordendoli, la libidine e l’erotismo erano al culmine. Inarcai verso l’alto le ginocchia costringendola ad abbassar ancor più il busto e alzando il bacino; Lei era impedita a muoversi, quindi fui io a fotterla con enfasi e forza mascolina; il cazzo la penetrava per l’intera lunghezza dallo scroto ai coglioni; iniziò ad ansimare e incitandomi a non fermarmi si lasciò andare ad un turpiloquio inatteso: “dai maiale fottimi, sono la tua troia, cornifichiamo Mirko e umiliamolo con corna lunghe quanto il cazzo che ho dentro; sfondami e godimi dentro Turi”. La interruppi: “ ma stai scherzando, non lo farò mai, il rischio è grosso, come faresti a giustificare una gravidanza se è da un mese che non fate sesso?” Lei: “Non pensare a ciò, dai voglio un figlio da te, lasciami un bel ricordo di quest’estate, voglio essere ingravidata e darti un figlio, lo chiamerò Salvatore, lo voglio maschio come te, col cazzo grosso e duraturo; che sappia far godere una femmina; che assomigli a te, mmmmmmmm, siiiiiii, cosiiiiii, daiiiiiii, non fermartiiiiiiii, dimmi che sono troia”. Io: “Si ILARIA sei la più troia tra le scrofe, la più scrofa tra le troie, sei la più femmina delle donne che ho conosciuto e incontrato”. Ilaria: “Dimmi che verrai a trovarmi in Piemonte per fottermi almeno una volta al mese; voglio che nostro figlio senta la tua vicinanza mentre mi fai godere, lo voglio lo voglio; questa si che è passione, questa si che è ficcata e trasgressione; Turi fammi sentire una vera femmina, una vera maialona e troia, ma non un puttana, perché da te voglio solo cazzo, passione, erotismo libidine e amore, si questo che ci stiamo scambiando non è solo sesso ma soprattutto è amore” La interruppi nuovamente: “Si Ilaria amore mio, farò tutto ciò che mi chiederai, ma non voglio mettere a repentaglio la vostra unione familiare, questo non lo farò mai; accontentiamoci di divertirci come stiamo facendo adesso e ne riparleremo l’estate prossima”. Lei ancora ribattè: “No Turi, voglio un figlio e voglio concepirlo qui adesso e subito, non ne posso più di aspettare mesi interi per soddisfare i miei piaceri sessuali; non voglio continuare a godere grazie ad un oggetto freddo disumanizzato ed innocuo, voglio l’ebbrezza del piacere di rimanere incinta, il piacere di dare ancora la vita ad un figlio, voglio che il cornuto e froscio di Mirko, sappia che non può più trascurarmi, altrimenti le corna le cresceranno a dismisura; alla mia età ancora non mi sento tagliata fuori dal mondo e dall’amore di un uomo e di un maschio; voglio essere femmina e madre per la terza volta; voglio godermi la vita, la gravidanza, la maternità e la famiglia, accudendo i miei tre figli, educandoli e guidandoli sulla retta via; retta via che io sto da oggi in avanti lasciare per colpa sua, per il suo attaccamento al lavoro e ai suoi luridi soldi; trascurando me ed in parte i suoi due figli”. Questo sfogo umano di una moglie, di una donna, di una femmina insoddisfatta, mi fece raggelare il sangue; stavo quasi per godere, per un attimo mi fermai col cazzo dentro di Lei; le dissi: “ILARIA, godiamoci questo felice e splendido momento di sesso, di pazzia e di trasgressione e magari più tardi o nei prossimo pochi giorni che ti rimangono di permanenza qui in Sicilia, ne discuteremo con la massima serietà, calma e riflessione”. Furono parole sante che Lei accettò: “Va bene Turi, il mio non è un pentimento o un rifiuto, ma un rimandare più in là quanto ti ho detto prima, adesso sbloccati e fammi toccare il cielo, fammi ritornare femmina”. Riprendemmo a fottere, il mio cazzo ritornò nuovamente duro, Lei ritornò a dimenarsi con più foga e più passione, ritornò a porgermi i capezzoli per averle mordicchiati, le piaceva tanto. Continuammo per pochi minuti ancora, quando decidemmo di comune accordo di cambiare posizione. Mi disse: “Turi voglio soddisfare una mia fantasia mai realizzata, sei disposto a ficcarmelo in culo? Voglio che anche il mio buco posteriore sia tuo oggi, che sia solo tuo, mai nessun’altro avrà accesso al mio sfintere anale; nemmeno quella testa di cazzo e cornuto di Mirko, me lo ha mai chiesto; una sola volta ne avevo voglia e mi ha mandata al diavolo, accusandomi di essere una depravata, una donna di strada, tu mi vuoi sfondare da dietro”? Le risposi: “Amore, come potrei negarti un desiderio simile, poco fa hai accettato senza batter ciglio che ti ficcassi il dito in culo, adesso non mi tirerò di certo indietro, dai mettiti come preferisci, che inizio a dilatarti lo sfintere”. Si distese sul letto a pancia il su, tirò a se un cuscino e lo posizionò sotto il fondoschiena, piegò le ginocchia verso l’alto poggiano la pianta dei piedi sul letto, allargò le gambe, mettendo in bella vista ed in posizione ottimale entrambe le sue intimità più erogene. Mi posizionai sopra di Lei nella posizione del 69 in modo tale che anche Lei potesse gustare il piacere del mio cazzo per tenerlo rigido e pronto alla funzione che lo attendeva. Salivai abbondantemente il dito medio e la parte esterna dell’ano, iniziai a massaggiarle il buco premendo lentamente e delicatamente il dito verso l’interno, questa preparazione e questa posizione durò parecchi minuti, fin quando non ritenni che lo sfintere anale fosse abbastanza dilatato e pronto a ricevere l’intero dito, salivavo dito e buco e affondavo sempre più. Lei col cazzo in bocca continuava a spompinarmi e a giocherellare; quando tutto il dito medio sprofondo per intero nel suo interno, lo ritrassi, salivai ancora il buco e questa volta il pollice; lo appoggiai sul suo buchetto e rifeci il medesimo trattamento col pollice, questa volta Lei accennò a una reazione di dolore con un: “ahi ahi, ma non fermarti continua più piano”. Ubbidii, ritrassi il pollice, salivai ancora una volta buco e dito, lo poggiai sull’ano e con una pressione costante lo ficcai dentro tutto fino a farlo scomparire; Lei ripetè: “ahi adesso voglio il cazzo, lo voglio subito mentre è duro, l’ho preparato e bagnato di abbondante saliva, ficcamelo in culo e non tirarlo fuori se prima non mi hai sborrato dentro e fino a quando non si affloscerà da solo, Turi lo voglio tenere dentro quanto più possibile; dai amore sfondami il culo, sarà solo tuo”. In un attimo coordinammo tutto, Lei lasciò uscire il cazzo dalla bocca, si girò posizionandosi a 90°, io mi preparai all’atto penetratorio; le poggiai la cappella ancora abbastanza bagnata della sua saliva, premetti con delicatezza verso l’interno del culo, Lei mi incitò a proseguire: “Si Turi, mmmhhhhhh, che belloooooo, oddiooooo, che sensazione celestialeeeeeee, lo avessi fatto primaaaaaaa, lo sento già un po’ dentro, è una bellissima sensazione, prosegui, non indugiare”. Io premevo e penetravo, Lei continuava a emettere mugolii di piacere, spronandomi a non fermarmi e a penetrarla tutta, così dopo che il cazzo era entrato per quasi la mettà, diedi un colpetto secco e deciso e le ficcai tutto il cazzo dentro facendolo scomparire; non mi ritrassi per darle il tempo di metabolizzare, anche psicologicamente oltre che materialmente, che dentro il suo buco posteriore era finalmente entrato un cazzo che le avrebbe dato piacere e godimento; quando lo ebbe tutto dentro e Lei percepì che le palle le stavano massaggiando i glutei, disse: “Dai Turi adesso stantuffamiiiiii, ohhhhh che delizia, fottimiiiiii davvero come una troiaaaaaa, siiiiiii come una pecoraaaaaa, fai il porco con me fai il montone, montami ancora, ma non farlo uscire, lasciamelo sempre dentro, visto che la posizione che ho assunto mi piace da morire, sfondami”. Non mi feci pregare, la stantuffai per parecchi minuti, non lo tirai mai fuori per non arrecagli danni allo sfintere, la fottevo e la incitavo a sopportarmi dentro di se: “si che sei troia e maiala, una femmina come te come ha potuto rimanere vergine dal culo, adesso ti sei liberata da questo tabù, adesso sei più femmina e più troia che mai”. Mentre le dicevo questo, con la destra cercai il suo clitoride per stimolarla e farla arrapare sempre più, raggiunsi il clito e glielo sgrillettai senza fermarmi, mentre continuavo a ficcarli il cazzo in culo; la invitai a masturbarsi la figa, al fine di condurla all’orgasmo e all’estasi dei sensi senza tralasciare nessuna delle sue grazie corporee più intime. Lei assecondò questa mia fantasia, ero certo che Lei era nell’apoteosi erotica e sessuale come non mai, non parlava più, ma emetteva mugolii e gemiti di piacere; stava per raggiungere non un orgasmo, ma stava raggiungendo l’ORGASMO. Infatti da lì a poco sentii: “ siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, siiiiiiiiiiiiiiiii, che bellooooooooooooooooooooo, sto vedendo tante stelle e sentendo tante farfalle sul mio ventre, Turiiiiii, non fermarti continuaaaaaaaaaaaaa, continuaaaaaaaaaaaaaaa”. Sentii la mia mano bagnarsi dei sui umori vaginali, mentre la sgrillettavo; mi resi conto che stavo per godergli dentro il culo, ero bagnato di sudore, non solo per il caldo afoso, ma soprattutto per il calore che percepii percorrermi la schiena dalla nuca al fondoschiena. In quel preciso istante iniziai a sborrargli dentro il culo; Lei percepì il calore dello sperma ed emise un ululato animalesco che mi fece paura: “aaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh godoooooooooooooooooooooooooooooooooo Turiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, il mio culo è tuooooooooooooooooooooooo lo voglio sempre in culooooooooooooooooooooooo, alla faccia del cornutoooooooooooo, vorrei che fosse qui a vedermi godere, vorrei che imparasse a fare il maschio, siiiiiiiiiiiiiii a fare il maschioooooooo, invece fa solo il cornuto”. Questo suo sfogo di godimento celestiale durò circa tre-quattro minuti; era in preda al piacere, alla gioia, al godimento, all’estasi sublime dell’orgasmo anale, vaginale e clitorideo!! Finito l’effetto dell’orgasmo reciproco e contemporaneo, sfiniti nel fisico ma non sfiniti cerebralmente, ci ripulimmo alla meno peggio con le lenzuola fresche di bucato che aveva appena stirati sul letto, ci adagiammo sdraiati sul fianco faccia a faccia stringendoci e tenendoci per mano, mentre le nostre bocche si cercarono, si trovarono e si baciarono e le nostre lingue si penetrarono reciprocamente in un bacio intimo che difficilmente dimenticheremo entrambi. Il pranzo era stato consumato dall’antipasto al dolce, si alla dolcezza della nostra saliva che ci scambiammo per un tempo non quantificabile. Erano circa le 11 e passa del mattino; ILARIA e TURI avevano raggiunto il reciproco scopo, il reciproco orgasmo, con una sola variante che ILARIA finalmente aveva cornificato Mirko reo di carenza affettiva e sessuale nei confronti di ILARIA. Due giorni dopo Mirko, Ilaria, Sandro e Luana ripartirono per il Piemonte. La partenza e la separazione fu cruenta e dolorosa reciprocamente, per Sandro e Luana nei confronti di mia mamma e viceversa; per ILARIA nei miei confronti e mia nei confronti di ILARIA. L’unico che si mise in viaggio contento, felice e allegro fu il cornuto di Mirko, beato Lui. All’inizio di ottobre raggiunsi Torino in aereo, dall’aeroporto di Caselle, in auto raggiunsi il paese, dove mi aspettava ILARIA, arrivai all’ingresso del paese alle 10 circa del mattino; Mirko era andato in studio alle 7, Sandro e Luana erano a scuola dalle 8 circa. C’incontrammo in un centro commerciale affollato di gente, una stretta di mano tra due amici e subito in auto per raggiungere il B&B che avevo prenotato in un paese distante 22 km. Rimanemmo dentro fino alle 12.30 poi accompagnai ILARIA a casa; nel pomeriggio ritornammo al B&B per tre ore circa. Ripetemmo per tre giorni il medesimo percorso e godemmo sempre per tre giorni i medesimi piaceri della carne.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.1
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per LE CORNA CHE ILARIA..... MISE A MIRKO:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni