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Tradimento in rete - Seconda e ultima parte.


di Honeymark
24.01.2015    |    15.194    |    7 9.4
"- Infatti, - convenne mia moglie..."
Seconda e ultima parte.

Il racconto poteva finire con la pubblicazione della prima parte. Ma so che alla gente piace sempre sapere come vissero dopo.
Beh, lei continuava a urlare tenendosi coperta con un cuscino, come se suo marito l’avesse beccata a letto con un altro. E, in effetti, era assurdamente così.
Io cercai l’accappatoio, perché l’imbarazzo mi faceva sentire stupido. L’uccello si era ritirato in un baleno.
Eravamo annientati. Ci eravamo traditi e ci eravamo beccati in flagranza…
Poi andai a sedermi sul letto. Le schiene si sfiorarono un attimo e ci allontanammo quanto bastava.
- Come hai potuto farmi questo… - bofonchiò. – Bastardo…!
Brontolò così per qualche minuto e la lasciai fare. Quando c’è una tempesta, vanno ammainate le vele e issata la tormentina.
Ma quando indossò l’accappatoio e venne da me per picchiarmi, cominciai a difendermi.
- Ehi, sta' ferma! – Dissi. – Guarda che la distanza che mi separava da te era la stessa che separava te da me…
Mi rifilò un paio di sberloni isterici.
- Fermati! – Protestai. – Non vale! Ho letto che in tutto il paese sono gli uomini che picchiano le donne…
Il tono scherzoso dapprima sortì una brutta reazione da parte sua con ginocchiate mirate, ma poi non riuscì a fermarle un sorriso sulle labbra.
Tornò subito seria, ma ormai la tensione era calata.
- Ma come ti è venuto in mente…? – Domandò sconcertata con una mano sulla fronte. – Quale mente perversa… Come hai potuto tradirmi…
Non sapeva se le avevo teso un trappola o se avevo semplicemente cercato di tradirla, come ha fatto lei con me. E poi sapeva di essere in torto marcio anche lei esattamente come me, quindi tutto ruotava attorno a quel nocciolo ineluttabile.
- Niente, - risposi con semplicità - Cercavo in rete una donna che sentisse ancora profumo di uomo e…
- Cazzo, e io cosa sono?
- Non so se non te ne sei accorta, ma con me non scopi quasi più…
- Checcazzo! – Esclamò con il linguaggio sconvolto dall’ira. – Sei tu che non scopi più da un anno!
Diomio, pensai, dov’è che abbiamo sbagliato…?
- Dov’eri – continuò, sull’orlo di una crisi di nervi - quando ti facevo la corte per fare sesso, non dico trasgressivo, ma un po’ meglio del solito?
- Ero lì che ci provavo, cazzo!
- Non dire puttanate! Mi hai fatto mettere la lingerie più erotica… Cioè me l’ha fatta mettere “Ugo”… E tu non mi hai neanche visto? Ti rendi conto?
- No, devi rendertene conto tu! Come hai fatto a eccitarmi sul monitor e non dal vivo? Hai problemi…
- Ma se non mi guardi più da un anno! Scopavo con te meno di una volta in settimana e poi ho anche smesso, visto che ti scazzava farlo…!
- Era a te che scazzava farlo! Ti sei addirittura depilata per quello stronzo di… di Ugo, mentre di me non ti importava un cazzo!
- Per forza mi sono depilata! Con quella mise erotica si sarebbe visto il pelo! E poi mi sono epilata, non depilata! Te l’aveva detto Ivana!
Mi avvicinai a lei con atteggiamento minaccioso.
- Senti, - le dissi. – Vedila come ti pare, ma tu venendo qui mi hai tradito. E per cosa? Perché io non ti stavo dietro abbastanza! Cazzo, io ho cercato in rete perché in casa non trovavo quello che cercavo!
- Ma cosa diavolo cercavi! – Ribatté, sull’orlo di piangere. – Quello che mi hai chiesto e quello che hai fatto in internet non me l’hai neanche mai ventilato!
- Chattavi tutte le sere!
- Sì, stronzo, con te!
Eravamo a un punto morto. Comunque la si volesse vedere, ci eravamo traditi, accettando di incontrarci…
Però questa era anche una grande opportunità. A quanti capita la fortuna di tradire il partner senza tradirlo? Ci eravamo scoperti e avevamo messo sul tavolo, cioè sul letto, i nostri problemi. …
- Senti, - le dissi avvicinandomi, - Davvero ti piace che ti prenda a sberloni sulle tette?
- Non azzardarti neppure a…
- Ah, ti va di farlo solo con Ugo? Stronza di merda!
La presi per il bavero dell’accappatoio. Provai a baciarla, ma si negò fino allo spasimo. Solo che io sono più forte di lei e alla fine riuscii a baciarla. Prima con distacco e poi con passione.
Lei prima si lasciò baciare (alla fin dei conti ero suo marito) e poi partecipò con passione. Ci eravamo caricati a letto al punto tale che adesso dovevamo farlo comunque.
Ci togliemmo gli accappatoi di corsa e in breve io l’avevo presa così come l’avevo lasciata. Quando la penetrai alla pecorina, gridò di piacere. Il mio cazzo, non lo ricordava bene,ma quando è su di giri è notevole. Insomma, era come quello… di Ugo, cazzo!.
- Ora ti inculo. – Le dissi.
- No, - rispose ansimando con gli occhi chiusi. – Dopo. Adesso vieni lì dove sei.
Mi lasciai andare e la riempii di sperma.
Restammo così per u n po’, quindi andai al telefono.
- Servizio in camera?
- Comandi signore.
- Sono alla 522. Ci può portare due spaghetti al sugo con del chianti di due anni?
- Spaghetti, signore? Siamo la cucina più raffinata di Verona e…
- Allora farete anche i migliori spaghetti del Veneto, vero?
- Come? Ehm, sì certo signore! – Rispose. – Allo chef non sembrerà vero…!
- Spaghetti? – domandò mia moglie.
- Sì, come la prima volta che abbiamo scopato, una decina di anni fa.
- Te lo ricordi ancora?
- Direi… Pensa, - continuai. – Quante coppie avranno avuto l’opportunità di fare due volte la prima volta?
Sorrise.
- Davvero ti va di fare tutto quello che mi hai scritto? – Mi chiese.
- Tu no?
- Io ti faccio impazzire! Ti ricordo che hai promesso di venire almeno 5 volte.
- L’ha promesso Ugo a Ivana…
- Bene, Ivana vuole che tu vada avanti. Ora mi devi venire in culo.
- Ma che linguaggio…
- Non è il mio,è quello di Ivana.
Si mise in posizione come aveva descritto via chat. Mi portai dietro come avevo annunciato via chat e, come avevo decritto puntualmente, le scivolai nel culo come coltello caldo nel burro. Non l’avevamo mai fatto e lei si sentì dolcemente impalata da suo marito che aveva assunto una veste nuova. Io la sodomizzai godendomi qualcosa che fino poco prima da lei non mi sarei mai atteso. Quando tua moglie ti dà il culo, è una cosa fantastica: è per sua volontà che la domini, non viceversa.
Poco dopo portarono i due spaghetti. Un tempismo perfetto.
- A che ora chiude la cucina? – Chiesi, dando la mancia al lift.
- Alle 23, Signore.
- Allora, prima che chiuda portaci fette di pane caldo e tutte le leccornie che avete da spalmare sul pane.
- Certo signore!

Ormai avevo preso l’abbrivio e non lo lasciai andare.
Decisi di cominciare usando la lingua, una cosa che avevo sempre desiderato, ma che avevo scoperto solo ora che lo adorava anche lei. Lo capì al volo e si lasciò andare nel più voluttuoso dei modi. Avevo trovato le chiavi del suoi piacere erotico? Presto per dirlo, ma eravamo riusciti a comunicare tra noi chattando, solo perché non sapevamo di parlare tra noi. Un filtro fantastico.
Iniziai baciandole l’interno delle cosce, godendomi tutte le sue mosse incontrollate. Una donna quando gode vorrebbe sbattersi, ma nel cunnilinguo deve solo godersela passivamente.
Sapendo che il piacere tra le gambe d una donna deve essere graduale, attesi molto prima di giungere alla figa. Ma quando gliela baciai, sobbalzò e strinse le gambe. Gliele allargai di nuovo e cominciai a massaggiarle il clitoride con la lingua. Era mia. La stavo dominando con la bocca. Un po’ alla volta infilai la lingua sempre più dentro, sentendola gemere mentre mi teneva la mano su una guancia, come per dirigere il gioco. Quando allontanò la mano e cominciò ad ansimare col ritmo delle mie sollecitazioni, iniziai ad aumentare l’attenzione, come se volessi chiavarla con la lingua. D’un tratto aprii la bocca e gliela morsi. Cominciò a venire gridando in modo molto piacevole per me. Stavo facendo venire mia moglie con la lingua.
E non l’aveva mai chiesto…
Venne come non l’avevo mai vista prima e stavolta, quando mi accarezzò era per fermarmi.
- La tua barba di fine giornata… - Mi sussurrò quando mi portai al suo viso.
- Non potevo farmela senza tradire il mio appuntamento… - Risposi.
- Mi piace da morire la barba di fine giornata.
- Ah… Buon da sapersi.
- Dove hai imparato a fare sesso orale?
- Io? – Risi. – Non ne ho idea. Si perde nella notte dei tempi. Forse è la prima cosa che ho imparato…
- E non me l’hai mai fatto! Pezzo di…
- E tu, come hai imparato a fare i pompini?
- E’ la prima cosa che chiede un uomo dopo la prima scopata.
- A proposito…
Suonò il cameriere che portò la cenetta fredda e cambiammo discorso.
Ci abbuffammo come grandi.

- Cos’è che stavi per dirmi?
Mi ricordavo tutto, ma non sapevo se era il caso di affrontarlo. Ma parlò lei.
- A proposito, - mi interruppe. – Quando eri Ugo, hai detto che volevi versarmi sperma in cinque posti diversi del corpo. Tre li conosco anch’io. Ma gli altri due?
- Sulle tette e in faccia.
- Cosa? Maiale! E cosa ti fa pensare che io lo accetti?
- Il fatto che a Ivana piaceva.
- E quand’è che l’avrebbe detto?
- Più volte mi hai detto che sognavi il mio sperma dappertutto.
- Ma sono battute così…!
- Palle. Insomma Ti vengo in faccia o no?
- Certo che sì.
- Ottimo – dissi, certamente spiazzato.
- Prima dimmi una cosa. – Aggiunse mia moglie facendosi seria.
- Son qua.
- Con chi è che mi hai tradita?
Cazzo, era quello che volevo chiederle io quando sono stato interrotto dal servizio in camera. E adesso invece dovevo rispondere prima io.
- Non ti ho tradita.
- Non mentire. Se vuoi che torni tutto come prima, devi dirmi tutto.
Dal tono, stavolta faceva sul serio.
- Te lo dico se prometti di dirmi tutto anche tu.
- Io non ti ho tradito.
- E neanche io.
Seguì un brevissimo silenzio glaciale.
- Dai, diciamocelo. – Disse poi. - OK? Dopo ricominceremo daccapo. Promesso.
- Beh, in effetti oggi è la giornata della verità…
- Allora dimmi dai, con chi sei stato?
Dal tono poteva essere solo un furbetta che voleva farmi parlare. Ma l’idea di chiudere il passato e ricominciare alla grande mi spinse a parlare.
- Ho poco da dire. Una volta non ho saputo dire di no a un pompino…
- Ma guarda… - E chi sarebbe la fortunata?
- Dai…
- Forza, sputa il rospo.
- Le tre grazie… Clarabella, Nadia e Pina.
- Cosa? Te l’hanno fatto in tre? Bastardo…
- No, ferma. Una sola. Un giorno al mio compleanno sono venute in ufficio da me e mi hanno sedotto…
- Tutte tre, dunque!
- No. Dicevo che sono venute in ufficio il giorno del mio compleanno. Mi hanno detto che il regalo consisteva nel fatto che non portavano le mutandine. Io potevo verificare con mano e scegliere quella che mi avrebbe fatto il pompino, mentre le altre due si sarebbero messe di lato per farsi accarezzare sotto le gonne…
- E chi hai scelto?
- Clara…
- E le altre le hai solo… palpate, eh?
- Sì…
Sciaaack! Mi aveva cacciato un altro sberlone e stava per darmene un altro quando la fermai di brutto.
- Cazzo, scimunita! – Mi hai fatto parlare e ho parlato. Adesso confessa tu.
- E se non ti avessi tradito, maiale?
- Tu mi hai tradito. Quando non sapevi di chattare con me eri stata chiarissima.
Rimase in silenzio incazzata nera, poi guardò l’infinito e mi disse.
- Anch’io…
- Ah, la signora… E con chi?
- Anch’io ho fatto un pompino…
Mi sentii salire il sangue alla testa.
- Che cosa? Hai fatto un pompino? – Mi venne voglia di menarla. – Sei una lurida troia! Un pompino…!
- Perché, - disse sarcastica. - Potevi fartelo fare solo tu?
- No, ma farlo o farselo fare è completamente diverso! Troia…!
- Senti senti… E perché?
- Perché una cosa è versare lo sperma in bocca a una e un’altra è ricevere lo sperma di un altro in bocca! E io ti ho anche baciata…
Mi passai la mano sulla bocca.
Lei scoppiò a ridere.
- Queste sarebbero le pari opportunità? Ha ha! Ti faccio notare che anche quando chiavi riversi sperma in una donna.
- E chi è l’imbecille?
- Il fortunato, vuoi dire…
- Chi è? – Insistei, - Il nome!
- Paolo. Paolo Gelmetti.
Non sapevo se sentirmi male o sollevato. Paolo era un notaio, carino sì, ma non da considerare pericoloso per le nostre mogli. Pareva asessuato.
- Questa me la devi raccontare, - le dissi duro. – Come è successo?
- Ero andata da lui per la pratica del Comune. – Rispose, dopo aver soppesato le parole.
- E’ sempre stato un gentiluomo… - Sussurrai tra me e me.
- Infatti, - convenne mia moglie. – Ma quella volta, quando stavo uscendo dall’ufficio e gli davo di schiena, fece un commento: “Ti ha mai detto nessuno che hai un bel culo?”
Restai di sasso e mi girai dalla sua, - continuò mia moglie. - Frenai lo stupore per la battuta e gli risposi: “Tutti, tranne te.” Mi avvicinai a lui, così ben vestito elegante che pareva un manichino. E lì per lì mi venne voglia di fare una cosa. Mi inginocchiai davanti a lui, gli slacciai la cintura e lui si sbottonò i calzoni lasciandoli cadere. Io gli abbassai le mutande e poi gli accarezzai le natiche. Erano stupende. Gli feci sentire le unghie.
Io la ascoltavo stando fermo come se mi trovassi su uova fresche.
- Prova a pensare, - continuò mi moglie. – Immaginalo con giacca camicia e cravatta, ma con pantaloni e mutande in terra.
- Non mi riesce proprio di pensarlo…
- Mi tenevo alle sue natiche, - continuò mia moglie. – Era bellissimo palpargliele e fingere di graffiargliele. In breve vidi sbucare da sotto la camicia il suo uccello sano e robusto. Non ci ho pensato due volte, gli ho preso in mano le palle e l’uccello e ho cominciato a succhiarglielo. Rimisi ne mani al culo e tenendomi lì me lo lavorai. Venne prestissimo. Fiotti di sperma che ricordo ancora con gratitudine.
Mia moglie, una troia… - Pensai.
- Quando venne – continuò - gli cedettero le gambe e andò a sedersi sulla sua poltrona. Lo baciai sulla guancia e uscii dal suo ufficio soddisfatta.
- E… ed è finita lì? – Chiesi titubante.
- Certo. Lui da allora ha cominciato a farmi la corte, ma per me era finita lì, come fate voi maschi. Una botta e via.

Eravamo a un punto morto, quando mi chiese di mettermi la giacca.
Non le domandai perché, ma tolsi l’accappatoio e la indossai.
Venne davanti a me, si inginocchiò e mi accarezzò le natiche. Il cazzo aveva capito prima di me e balzò subito in su. Mi palpava il culo in un modo irresistibile, con le unghie accarezzava la pelle come se da un momento all’altro volesse affondarle. Una sensazione unica. Poi mise una mano ai coglioni e una all’uccello per far scorrere il prepuzio in basso. Una volta libero il glande, lo baciò e, prima che me ne accorgessi, si fece scivolare in gola il pene.
Io sapevo che lo faceva per tranquillizzarmi del pompino che aveva fatto al notaio, ma il cazzo non volle sentire regioni e si lasciò trastullare nella sua bocca.
Sul più bello portò nuovamente le mani alle natiche e palesò le sue unghie, guidandomi così. Quando sentì che stavo per venire aumentò la pressione per cacciarselo in gola. Adorai quelle unghie e le venni in gola a getti.
Alla fine, pian piano ci portammo al letto.
Lei si avvicinò all’orecchio e mi parlò con la bocca deliziosamente impastata di sperma.
- E così le tue eiaculazioni di oggi sono tre. – Disse. – Quando pensi di fare le altre due?
Mi addormentai così, con lei tra le mie braccia.

Mi svegliai che erano le 6.35. Avevamo dormito insieme così tutta la notte e se ricordo bene avevamo anche giocato nel sonno. Pensai all’assurdo della situazione, ma tutto mi portava ad essere positivo. Compreso il fatto che avevamo passato una notte facendo sesso. Provai a pensare alle implicazioni delle nostre ammissioni, ma lo spirito di sopravvivenza me le scacciava dalla mente.
Così arrivarono le 7 e la cucina era aperta. Mi alzai, presi il telefono e ordinai la colazione per due. Dopo dieci minuti suonarono alla porta. Coprii mia moglie e aprii. Portarono il carrello in camera e misero sulla tavola il tutto, coperto dagli scalda vivande. Diedi la mancia, se ne andarono e svegliai mia moglie.
- Cos’è questo profumino? – Chiese. – Siamo in America?
- No, a Verona, ma ho ordinato per entrambi la colazione all’americana e all’italiana. Ti ho fatto preparare uova strapazzate, bacon e patate saltate. Alla fine ci sono il caffelatte e la brioche.
- Ehi, avevi fame, sì?
- Dai, vieni, che dopo vengo per la quinta e ultima volta.

Scendemmo di camera verso le 11. Salutai il personale e uscimmo. Il conto l’avevo già pagato in anticipo.
- Dove è la tua auto? – Domandai.
- A casa. Sono venuta in taxi.
- Vieni con me allora.
Dopo un po’ lei mi chiese cosa avevo intenzione di fare.
- Non so te, - le risposi. – Ma io tornerei qui ogni primo venerdì al mese.
- Non sei incazzato per la storia con il notaio?
- No. Che ne dici di farci una nottata ogni tanto così? – Insistei.
- Col notaio?
- Dai, non fare la stronza.
- L’idea mi piace, - rispose avvicinandosi al mio braccio. – Purché non sia una scusa per scopare solo una volta al mese…!
- Puoi scordartelo. Anzi, d’ora in po’ comunicherò con te chattando tutte le sere prima di andare a letto.
L’auto ci stava riportando a casa, felici per una serie fortunata di circostanze.
- Ancora una cosa, - aggiunsi allora. – Pensi di vedere ancora il notaio?
- Dipende.
- Dipende? E da cosa?
- Dipende da come ti gestirai i regali di compleanno.

FINE
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