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Oasi lodigiana


di grunt
22.03.2012    |    9.914    |    0 9.6
"L'abitudine di portarsi il pranzo è una cosa che mi è sempre piaciuta, oltre che a risparmiare, magari si evitano schifezze varie e fregature..."
E' una bella mattina di Giugno della metà degli anni ottanta. Esco di casa, con animo leggero, ho con me nella borsa il pranzo per mezzogiorno, due panini con il salame nostrano del mio paese, nell'oltrepò. L'abitudine di portarsi il pranzo è una cosa che mi è sempre piaciuta, oltre che a risparmiare, magari si evitano schifezze varie e fregature. Prendo i mezzi per andare al lavoro, ieri la macchina che il capo mi ha
assegnato era carica di materiali elettrici e così ho preferito lasciarla in ditta, al coperto. Quando arrivo, il mio garzone sta già scaricandola, oggi è giornata di piccoli interventi, riparazioni, rogne varie, ecc. sono ancora giovane, ma ho cominciato a fare questo lavoro da ragazzino, con i miei, poi, dopo il diploma, ho preferito prendere la mia strada, e ho fatto carriera velocemente, ieri il capo mi aveva già annunciato il
programma. Vado in ufficio e il capo mi da la lista delle "cazzatine" da sistemare, non serve proprio che mi tiri dietro l'assistente, lo dico al capo e esco. Sulla macchina, una vecchia 131 Panorama, metto lo stretto necessario e parto. Il programma prevede, subito una visita a due anziane signore che hanno un negozio in zona Vittoria. Vedendole nessuno lo direbbe mai, ma hanno un linguaggio che farebbe impallidire un camallo genovese!
Fortunatamente la cosa è veloce, in un paio d'ore, sistemo il problema e via! Adesso è previsto un giretto nel lodigiano. Tempo fa ci siamo occupati dell'illuminazione del viale principale del paese, a quanto pare ci sono problemi e ho un'appuntamento con il vice sindaco in tarda mattinata. L'orologio mi dice che sono già le 10 e mezza, così decido di "tirare un po' il collo" alla vecchia Fiat. In una mezz'oretta abbondante arrivo a
destinazione. Entro negli uffici ma del vice non c'è traccia! Chiedo alla vecchia impiegata che mi dice "è appena uscito, aveva fretta!". Così vado nel posto dove, in un paese, si sa tutto di tutti, il bar. Conosco la barista è carina! Entro e le dico "un caffè" e poi "hai mica visto l'Antonio?" (uso il nome di battesimo) e lei "si, era qui un minuto fa con il fratello, hanno preso la macchina e se ne sono andati". Vabbè, inutile correr loro appresso, è quasi ora di pranzo, faccio pausa e ritento dopo.
Allora vado con la memoria al periodo del cantiere, ricordo un posticino che durante i lavori utilizzavo, con gli altri operai, per la pausa, oggi non mi andava di stare nel rumore di quel bar, e poi avevo i panini. Chiedo alla ragazza una bottiglia di acqua fresca, pago, risalgo in auto e mi ci dirgo.
Posto ombroso, tranquillo, molto tranquillo! Si tratta praticamente del parcheggio del cimitero! Solo che è dall'altra parte della strada rispetto a quest'ultimo. C'è già una macchina, una vecchia Mercedes con dentro un tipo che fuma e legge la Gazza. Io mi metto dall'altra parte. E' già mezzogiorno, accendo l'autoradio, reclino un po' il sedile e tiro fuori il necessario, Corriere della Sera compreso. Poco tempo dopo, arriva un furgone azzurro, credo un Renault, e parcheggia dall'altra parte della stretta aiuola, noto che dentro c'è una coppia, i due chiaccherano animatamente. Finisco il primo panino e dopo qualche sorso d'acqua, scarto il secondo. La radio però adesso, mi ha scocciato, la spengo e dal finestrino abbassato sento solo il rumore della natura, bellissimo! I due tacciono e se vedo bene si baciano, la Mercedes è sparita e io attacco il panino! Il giornale, non so, perchè lo compro tutti i giorni, non dice nulla di nuovo. Ma ad un tratto, la mia attenzione viene attirata da una voce! Sembra un grido. Dò un'altra occhiata al furgone e dei due non c'è traccia. Poi, ecco, ancora! Sono indeciso e preoccupato, che faccio? Frugo nel cassetto portaoggetti, trovo un vecchio cacciavite spuntato e così "armato" scendo. Ancora quella voce... viene dal furgone. Scendendo ho notato che la porta laterale semi aperta, è provvista di un piccolo vetro semi verniciato. Mi avvicino e sbircio dal vetro. Altro che pericolo i due trombano! E sono quasi nudi sui cartoni che ricoprono parte del
pavimento del furgone. Lui le sta dietro e la prende alla pecorina e lei sembra gradire. I due non sembrano fare caso a me, io mi sto eccitando, mi guardo in giro e mi infilo la mano nei pantaloni. Il mio uccello è già duro e questa parte da guardone non l'avevo mai avuta. Quando sono già molto eccitato mi accorgo che i due sanno bene della mia presenza e fanno di tutto per mettersi meglio in mostra! Fino a quando lui si volta e mi strizza l'occhio. "Che pirla!" Penso, avevano fatto tutto apposta. (Con il senno di poi penso che non fosse facile "accalappiare" un ragazzone come me, abbronzato e muscoloso, ma allora non me ne rendevo conto) L'occasione comunque era ghiotta, la tipa, una morettina sui trenta, aveva belle tette grandi, anche se non mi avessero lasciato partecipare, mi sarei divertito comunque. Apro la porta tenedo l'uccello in mano, (il cacciavite forse l'avevo messo nella tasca posteriore) la tipa si gira e dice "meno male che ti sei deciso, avevo paura che mi sentissero dal paese!" All'epoca avevo circa 27/28 anni ed ero sicuramente più giovane di tutti e due, non sono mai stato tanto scaltro, però chi se lo aspettava? Salgo e la tipa allunga subito una mano, guardo lui, che non aveva smesso di pomparla, non fa una piega. Mi inginocchio lei lo prende e comincia a menarlo, poi con la mano mi fa cenno di sedermi, lo faccio e nel contempo mi levo i jeans e gli slip insieme. In un attimo comincia a succhiarmelo; io me la godo, per stare più comodo mi distendo e dalla nuova posizione posso vedere l'uccello dell'altro che entra e esce dalla figa. Un uccello non molto lungo, ma con un grosso diametro e una cappella carnosa. Allungo la mano per solleticare la figa della ragazza, allora lui smette, lo tira fuori e immediatamente lo punta deciso verso il culo della tipa. Il cazzo entra subito e la tipa emette versi di vario genere, un po' di piacere e un po' di dolore sicuramente. Così io prendo la palla al balzo, mi infilo sotto di lei e comincio a leccarle la patata, sono veramente eccitato. Davanti ai miei occhi vedo la figa che sto leccando e il cazzone del tipo che le entra e esce dal culo.
Lei ormai sta facendomi un pompino tale che in breve le riempie la bocca della mia sborra calda. Mi rilasso, e appoggio la testa sui cartoni. Anche l'altro è arrivato alla fine e mi fa gesto di spostarmi, "fossi matto"
penso io "chi se la perde questa sborrata". Allora lui toglie il cazzo dal culo della tipa e glielo reinfila nela figa sopra di me, due colpi e poi la riempie. Lo spettacolo è fantastico, la sborra gocciola fuori dalla figa e mi cade in faccia, resisto all'idea di leccarla, ma vorrei farlo. Lui in principio è sorpreso da questo mio atteggiamento, poi lo prende e me lo sfrega sulla faccia, io non posso trattenermi da una leccatina! Lei, nel frattempo, decide di spostarsi di fianco e di mettersi seduta. Cerco il fazzoletto nei calzoni che non so più dove sono e mi pulisco il viso, al mio uccello ci aveva pensato lei! Lindo e pulito, non ha lasciato neanche una goccia. Ci guardiamo tutti e tre e lui rompe il silenzio per primo dicendo "allora anche a te piace divertirti in tutti i modi!" Allora la parola bisex probailmente non esisteva neanche, uno o era etero o era gay, era difficile trovarsi, internet non se l'immaginava ancora nessuno.
Intanto si puliva il pisellone. Mi accorgo che la ragazza è dietro di me (io ero disteso con le braccia piegate sui gomiti) e sfiorando la mia testa con le tettone mi dice "sei stanco?" e io "prova un po' a ravanare li sotto se per vedere se sono stanco!", ma non ne ebbe il tempo, il ragazzo me l'aveva già preso in mano e si era disteso al mio fianco.
Allora lei decide di prendere il cazzo del suo tipo, il quale comincia, prima a leccarlo e poi a succhiarmelo.
Qui io e lei cominciamo a contenderci ed a alternarci sulla grossa cappella che avevamo alla portata. Le nostre lingue si incontrano e si intrecciano su quel bel cazzo. Lo volevo quel cazzo! Ma non c'è tempo, lei si alza scosta il compagno e si siede con decisione sul mio uccello, il quale non chiedeva di meglio. Ora comincia a salire e scendere accovacciata su di me e per un po mantiene il ritmo, io la aiuto usando le sue tette come appiglio, poi l'altro le va ancora dietro, lei si distende su di me, sento le sue tettone sul mio petto, che meraviglia! Alzo le ginocchia per favorire la posizione, lui vorrebbe penetrarla da dietro ma non riesce. Allora vedo che cerca qualcosa, poi prende due cartoni e li ripiega, e piano piano li infila sotto il mio sedere. Adesso ce la fa! Lei gode, penetrata da 2 uccelli, è bellissimo, il mio pene è sollecitato dal movimento che l'altro provoca inculandola. Posso sentire chiaramente lo scorrere avanti e indietro dell'uccello dell'altro attraverso il culo di lei. Tengo duro, è una mia specialità, al contrario della maggior parte degli uomini, ho sempre avuto difficoltà a venire velocemente, se poi mi ci metto... Lui viene ancora e le riempie il culo, io sento sgocciolare lo sperma caldo sui miei testicoli e allora decido che è venuto il momento. Con un cenno la sollevo e mi prendo in mano l'attrezzo. Sono al punto di non ritorno, socchiudo gli occhi, sento una bocca calda circondarmi la cappella, è troppo! Quando finisco mi accorgo di aver sborrato in bocca a lui, il quale, soddisfatto mi sta ancora accarezzando le palle. A questo punto sono distrutto, tutti e tre cerchiamo i vestiti e lentamente ce li infiliamo. Mi alzo e sbircio fuori dal vetro, sembra non esserci nessuno, faccio per aprire la porta ma lei mi dice "dai aspetta, parliamo un po'". Dovrò inventare una bella scusa al mio capo, sono circa due ore che sono qui! Allora dico "dai sediamoci nella mia macchina che stiamo comodi", uscendo notano il mio cacciavite e mi dicono "che volevi fare con quello?" e io "scusate ma non avevo proprio capito!" Ridiamo tutti. In macchina stiamo una mezz'oretta e tra una parola e l'altra ci accordiamo sul come fare per incontrarci di nuovo. Poi spiego che devo andare e perchè "sapete devo trovare il vice sindaco del paese", "chi Antonio?" dice lei, "ma è mio zio!"

I nomi e i luoghi citati sono frutto di fantasia e non possono in alcun modo essere collegati alla realtà.
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