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Lui & Lei

Giorni di follia #2


di Stokua
30.10.2023    |    2.024    |    5 9.2
"Chiuse quest’ultima frase con uno sguardo diretto ed inequivocabile verso Sara, che emise un leggero “Buonasera Luana”, quasi un sospiro che fece affiorare..."
I pochi giorni che io e Sara avevamo a disposizione per la nostra folle fuga trascorrevano vivi, pieni, intensi ma...trascorrevano.
Nessuno dei due ne parlava, ma sapevamo che sarebbero finiti.
Certo, avremmo trovato il modo di vederci ancora , ma non avevamo proprio nessuna voglia di tornare alla nostra vita normale.
Senza nessuna premeditazione, affamati di noi, facemmo sesso nei posti più assurdi e rischiosi.
Nel camerino di prova di un negozio...e forse là esagerammo, considerati gli sguardi delle commesse all’uscita; un misto tra riprovazione ed invidia che ci fece sbellicare dalle risate per un bel po’.
Nel bagno di un treno, suscitando proteste per l’occupazione protrattasi un po’ troppo, situazione da cui uscimmo simulando senza vergogna un ipotetico mal di treno.
Ma comunque il tempo scorreva…
Passammo la penultima notte in un bivacco tra i monti, raggiunto con una semplice camminata di un’ora, che mi costò certamente qualche ‘fanculo mentale da parte della mia Sara, non abituata alle mie uscite; non lo disse mai, non proferì parola, ma se la sua bocca sorrideva, i suoi sguardi erano eloquenti.
Quando però arrivammo al bivacco, il panorama, la solitudine e la pace fecero il loro lavoro.
Allestimmo una cenetta con quello che ci eravamo portati a spalla, ci sedemmo fuori a bere il caffè e chiacchierare mentre il sole scendeva ed infine ci accoccolammo nel sacco a pelo a due piazze.
“Sara, mi spiace di averti fatto scarpinare fino a qua, ma sai che questo è un posto speciale per me, volevo che lo vivessi anche tu”.
La risposta furono il silenzio, un sorriso, ed iniziò una danza di sesso così intensa e potente da lasciarmi sfiancato.
Più tardi, stesi nel silenzio, mi disse “È meraviglioso tesoro, una piccola oasi di pace…” poi il pizzicore dell’ennesimo schiaffo sul culo seguito da “..ma la prossima volta mi ci porti in spalla, cazzone!”
Ridemmo di gusto...la notte successiva, l’ultima, sarebbe stata di ben altro tenore.
La mattina dopo, scesi a valle e caricati gli zaini in auto ci avviammo verso quella che doveva essere l’ultima destinazione di quei giorni di follia.
Prima di partire le dissi che dovevo bendarla e, al suo sguardo interrogativo spiegai: “È solo perché voglio sia una sorpresa, mica ti voglio scopare bendata per strada…”
“Ah no? Vabbé, fa lo stesso, peccato però…” fu la sua risposta, corredata dal solito sorriso malizioso e seguita da una mano sul pacco che mise a dura prova la mia intenzione di resistere alle sue provocazioni.
Le feci sfilare la benda solo all’interno del parco dell’hotel, godendomi la sua espressione stupita.
Non era stato facile ma ero riuscito a riservare una stanza in quell’antica villa, perché volevo che l’ultima notte fosse memorabile.
“Oh cazzo…” mormorò Sara squadrando l’antico edificio; “Più tardi tesoro, più tardi, ora andiamo a sistemarci in camera.” risposi ridendo.
La giornata trascorse tra bagno, sauna, massaggio, aperitivo, pranzo; ma ogni volta che Sara si avvicinava con idee goderecce, mi allontanavo ridendo: volevo che fosse la notte l’ultimo teatro delle nostre lotte d’amore e sesso.
La cena fu deliziosa, accompagnata come sempre da un vino leggero ma persistente; forse fu questo, forse sarebbe accaduto comunque…
Avevo notato che Sara volgeva spesso lo sguardo alla sua sinistra; erano occhiate rapide, furtive ma tuttavia insistenti, che non avrei potuto non notare.
Così come, se Sara non avesse assorbito tutta la mia attenzione, avrei dovuto notare la donna che era seduta da sola poco più in là nell’ampia sala.
La salutai con un cenno del capo, a cui rispose con cortesia, ma il suo sguardo era per Sara, che lo ricambiava con un pudore quasi malizioso.
Chiamai il cameriere, ordinai di portare un calice del nostro stesso vino al tavolo della donna e chiederle se avesse piacere di terminare la cena in nostra compagnia.
Accettò con un leggero cenno del capo e si alzò per venire verso di noi, ondeggiando sui tacchi e vestita di un tubino in seta nera che le arrivava appena sotto il ginocchio evidenziando le sue forme mature ma sode, tanto da rendere inutile il reggiseno, che evidentemente comunque non portava.
“Marco, ma..ma..” balbettò Sara mentre la donna si avvicinava a passi piccoli ma decisi: “Tesoro, non ti preoccupare, un po’ di compagnia sarà piacevole” la interruppi io a bassa voce, aggiungendo subito dopo “E poi almeno non dovrai più forzare gli occhi per guardarla. Lo stai facendo da quando è entrata, pensavi non me ne fossi accorto?”
Il viso di Sara avvampò letteralmente, tanto che la donna, ormai arrivata al tavolo si sentì in dovere di chiedere se tutto era a posto; “Non si preoccupi signora, il vino è leggero ma di carattere, e lei non è abituata. Grazie per aver accolto l’invito, io sono Marco e lei è Sara.” risposi alzandomi e scostando la sedia per farla accomodare.
“Grazie a voi per avermi invitata, il mio nome è Luana” rispose; “Cenare da sola può essere seccante, e una piacevole compagnia è certamente gradita”.
Chiuse quest’ultima frase con uno sguardo diretto ed inequivocabile verso Sara, che emise un leggero “Buonasera Luana”, quasi un sospiro che fece affiorare un leggero sorriso sulle mie labbra.
Ero assolutamente sicuro che, dopo quello sguardo e quelle parole inequivocabilmente rivolte a lei, il leggero perizoma di Sara si era inumidito.
Ci raccontò di essere separata da poco da un marito gretto e prevaricatore, che l’aveva oppressa per anni, finché aveva preso il coraggio di allontanarlo, immergendosi nel lavoro per riprendersi i suoi spazi e ritrovare fiducia in sé; il contraltare era una frequente solitudine dovuta ai frequenti spostamenti.
“E allora saremo felici di alleviare la tua solitudine” dissi io alzando il calice per un brindisi alla nuova conoscenza e aggiungendo subito dopo “Ma vedo che siamo i soli rimasti...perché non finiamo la serata con un bicchiere nella nostra stanza? Potremo intrattenerci senza vincoli di orario.”
Il “Molto volentieri, se non disturbo i vostri programmi” sorridente di Luana arrivò in una frazione di secondo, mentre rivolgeva un’occhiata allusiva a Sara, che rispose con un sorriso quasi imbarazzato e un cenno di diniego.
Chiesi alla reception di far recapitare una bottiglia alla nostra camera e ci avviammo verso l’ascensore.
Entrammo in camera, i dialoghi erano leggeri, si parlava del più e del meno, Sara parlava poco in realtà.
“Signore, scusatemi ma mi metto in libertà..” dissi io sfilandomi giacca, cravatta e appoggiandole su una delle due poltrone; subito dopo occupai l’altra, e a quel punto l’unico posto disponibile per le due donne era il letto, sul cui bordo si accomodarono; lo sguardo di Luana cercò il mio, e vi lessi complicità e soddisfazione.
Dopo poco il cameriere consegnò la bottiglia e si congedò, credo con uno sguardo d’invidia.
Versai due calici di vino e li consegnai nelle mani di Sara e Luana, che dopo un leggero tocco dei cristalli lo sorseggiarono lentamente; io arretrai guardandole, ne versai un calice per me e mi accomodai sulla poltrona.
Ormai era quasi come se non ci fossi più. Stava per succedere. La fantasia più erotica di Sara stava per prendere corpo.
A Luana piacevano gli orecchini di Sara, quindi per vederli meglio le scostò i capelli con una mano.
Sara inclinò il collo, e quella mano continuò a scorrere sul lobo dell’orecchio, sul collo, sulla spalla…
Incontrò la sottile spallina del vestito e la spinse verso l’esterno facendola cadere, poco dopo cadde anche l’altra.
Dalla mia posizione potevo vedere il petto di Sara che si muoveva in un respiro più profondo, mentre i capezzoli erano ormai turgidi ed evidenti sotto la seta.
Ormai era nelle mani di Luana: fece scivolare il vestito di Sara fino a scoprire il seno che si affacciò prepotente.
Ora alle mani si erano sostituite le labbra, Luana stava baciando Sara sul collo, sulle spalle, sul petto.
Scese fino ad incontrare i capezzoli, che leccò con delicato impeto, alzando le tette verso di sé.
Poi si alzò, fece scivolare il suo vestito, rimanendo col solo perizoma e regalandomi la visione di quella esuberante femminilità che avevo intuito.
Prese tra le mani il viso di Sara, la fece alzare e anche il suo vestito finì sul pavimento; ora erano nude, una davanti all’altra in tutta la loro femminilità, con i seni che si alzavano e abbassavano nel respiro profondo dell’eccitazione.
Io in quel momento non esistevo più, fortunato e lontano spettatore di quella assoluta lussuria.
Le mani cominciarono a scorrere sui corpi, le carezze delicate diventarono mani sempre più audaci, che toccavano, stringevano, frugavano, mentre le lingue danzavano insieme nelle bocche.
Lentamente scivolarono sul letto, i corpi avvinghiati si incrociavano, si strusciavano…
Luana fece scivolare la sua bocca sempre più giù; sul seno, sui capezzoli, sul ventre di Sara che, quando sentì quelle labbra raggiungere la sua fica, divaricò ed alzò le gambe per offrirsi completamente alla sua amante, che intanto mugolava soddisfatta dal rivolo di umori che le stava bagnando labbra e viso, mentre io godevo della vista del suo magnifico culo che si dimenava nel piacere.
Cambiò posizione girandosi e portando la sua fica sopra il viso di Sara, che catturò con le mani quelle natiche tonde e sode, abbassandole e iniziando a frugare a sua volta tra le labbra di Luana, cercando e stuzzicando il clitoride e strappando altri mugolii e godendo a sua volta degli umori che le scorrevano in bocca; ogni tanto poi, le dita di ognuna andavano in aiuto alle bocche assetate infilandosi, toccando ed esplorando ogni angolo nascosto che potesse regalare ed aumentare il piacere.
L’orgasmo le colse così, in quel lussurioso 69, scosse i loro corpi, le fece rantolare di piacere estremo, le fece crollare l’una a fianco dell’altra in un quadro erotico da cui era impossibile distogliere lo sguardo.
Sapevo che Sara nutriva fantasie bisex, ma non avrei immaginato che quelle fantasie si sarebbero impadronite di lei in modo così potente, e fui felice che l’amante fosse Luana, femmina dolce ed intraprendente.
Le guardavo sorridersi, abbandonate sulle lenzuola: avevo vissuto un momento incredibile, pur non coinvolto.
Mi girai verso il tavolino; volevo versarmi un calice di vino che mi aiutasse a riprendere lucidità.
Sentii il frusci delle lenzuola e mi girai: Luana stava venendo verso di me con uno sguardo che non dava spazio ad interpretazioni; mi tolse il bicchiere di mano, mi sfilò la camicia per poi accosciarsi davanti a me e ripetere l’operazione sui pantaloni; Sara dal letto sorrideva ed ammiccava, passandosi la lingua sulle labbra.
La lingua di Luana invece la sentii poco dopo sul glande: una biscia vogliosa che mi esplorava.
Ma durò poco, solo fino alle parole di Luana “È stato bellissimo con Sara, ma mica penserai di cavartela così?
Lo spettacolo non era gratis, ora paghi, ora abbiamo voglia di cazzo!”
Così dicendo mi spinse verso il letto, dove Sara si era stesa supina a gambe aperte.
Pregai tutti gli dei di aiutarmi a soddisfare quelle due furie vogliose ed entrai in Sara; era ancora bagnata, alto sulle braccia la guardavo negli occhi, i miei colpi la facevano gemere ed inarcare mentre, stesa a fianco, Luana la baciava masturbandosi e stringendole le tette e i capezzoli.
Anche Luana volle la sua parte, quindi mi spostai su di lei, mentre Sara ricambiava le attenzioni ricevute poco prima, accendendo talmente la donna da farmi sentire le unghie sulla schiena e...cazzo se erano lunghe!
Basta! Non ne potevo più! Sentivo che sarei esploso!
Luana mi fermò, si sfilò da sotto di me, mi diede il tempo di riprendermi.
“Non a me…” mi disse sfiorandomi le labbra con un bacio.
Fece mettere Sara a pecorina e lei iniziò a far ondeggiare lentamente il culo; sapeva che mi faceva impazzire e lo stava facendo!
La presi per i fianchi, stavo per penetrarla ancora, ma la mano di Luana mi afferrò il cazzo, lo strinse e mi fermò.
“Ora fai piano porcone, deciso ma lento…” e così dicendo, con la mano guidò la punta verso la rosellina del culetto di Sara, che bagnato com’era dagli umori si aprì con dolcezza facendomi entrare in quel paradiso caldo e stretto.
Mentre mi muovevo avanti e indietro, Luana mi abbracciò da dietro aderendo a me, tenendosi sul petto e accompagnando il movimento del mio bacino col suo; come se in quel momento tutti e due stessimo possedendo Sara, che gemeva e godeva come non mai, dimenandosi e spingendo ancora di più il bacino all’indietro.
Le esplosi letteralmente dentro, inarcando la schiena nell’ultima spinta e sentendo fluire a fiotti l’orgasmo.
Fermi per qualche attimo, lasciammo che i cuori rallentassero insieme al respiro per poi, sciolti da quell’abbraccio lussurioso, addormentarci di un sonno pesante e soddisfatto.
La mattina dopo mi svegliò il basso cicaleccio delle loro voci, ma non indagai sull’argomento, dovevo snebbiarmi il cervello.
Cazzo, quelle due splendide femmine mi avevano usato come un oggetto di piacere, a loro piacere!
“Vabbé...” pensai ridendo tra me e me...”Non è male fare l’uomo oggetto…” e mi avviai verso la doccia, da cui uscii dopo un po’, fresco e profumato, con solo l’asciugamano avvolto alla vita.
“Tesoro, vuoi sapere una bella novità?” mi disse Sara scambiandosi un sorriso ed uno sguardo d’intesa con Luana.
“Dimmi Sara, dimmi la novità…” risposi ricambiando il sorriso.
“Sai che Luana è qui in città perché la sua azienda ha una filiale anche qui? E...indovina? Sta cercando una responsabile, e io ho le competenze che lei cerca!”
Sguardo mio: confuso, perso...direi ricoglionito dalla botta.
Sguardo loro: intesa, determinazione...malizia.
Vennero gattonando verso di me: due pantere pronte a spartirsi la preda: la preda ero io.
“Tesoro…” cominciò Luana “Marco..ti chiami Marco, giusto..? Marco, devi stare tranquillo, vedrai che sarà meraviglioso…”
“Si amore, sarà stupendo” rincarò Sara. “Noi tre staremo benissimo, sarà sempre meraviglioso come dice Luana, noi tre...”
Mentre parlavano le loro mani erano già su di me, sentii l’asciugamano scivolare a terra, due bocche calde che si impadronivano del mio cazzo, le mani che scivolavano sulla pelle…
L’ultimo pensiero, prima che riuscissero ancora una volta a fagocitare la mia volontà con le loro labbra, fu che da quel momento la mia vita sarebbe stata dannatamente, pericolosamente e soprattutto meravigliosamente complicata.








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