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Lui & Lei

Two girls, One ...


di JuzaDeLeNuvole
20.05.2022    |    4.108    |    1 9.5
"Il suo cazzo entrò senza fare le presentazioni e fece subito, una trentina di colpi per lui piacevoli, ma non per lei e qualche secondo prima l’estrazione..."
Questa è la storia di Giulia e Rita. Loro due non si conoscono veramente, ma diventeranno grandi amiche intime nelle proiezioni più recondite e sporche della mente umana. Giulia ha le forme procaci, una quarta figlia di un bisturi ben riuscito e un fisico scolpito con duri esercizi in palestra, una costanza stilistica molto rara per quell’età che passa dagli enta agli anta, quando neanche te ne accorgi e la tua bellezza una mattina sfiorisce davanti allo specchio. Rita è longilinea, un seno appena pronunciato, capelli neri lunghi fino alla schiena, la classica mora di origini pugliesi e un sedere da urlo, anch’esso figlio di squat e dieta equilibrata.

Si incontrarono grazie a Pietro, bel manzo napoletano sulla trentina, attivissimo sui social con le sue foto piene di manubri, canotte e muscoli in bella vista. Aforismi e frasi pieni di conoscenze su vaccini, guerre, su cosa è giusto o sbagliato fare in questo complicato mondo. Forse non gli sarebbe neanche riuscita una O col bicchiere, ma questo scopava come un dannato, tutta gente del suo basso profilo e quoziente intellettivo. Le classiche coppiette che cercano SINGOL per intenderci.

Una mora e una bionda, il fenotipo migliore per far sborrare l’animale racchiuso dentro te.

Giulia e Rita condividono la passione per il sesso anale, quello davvero spinto, così tanto che il giorno dopo manco riuscivano a stare sedute. Giulia sapeva come prendere la sua amica, le bastava guardarla con quegli occhioni verdi e sollevare il vestitino, scoprendo quel fiore tatuato sopra il basso ventre. A comando Rita scivolava tra le sue gambe e cominciava a leccarle quello vero, passando poi subito vicino. Nella foga manco si accorgeva di tirarle fuori il plug anale, sempre compagno di mille avventure. Dopo varie leccate al pomello a forma di cuoricino, il plug saltava via e il buchino stretto cominciava ad essere lubrificato con l’enorme quantità di saliva prodotta dalla bella pugliesina.

Le serate passavano così, sempre ben agghindate, selfie davanti allo specchio di rito, esuberanti ed esibizioniste partecipavano alle più belle feste lombarde organizzate da aitanti singoli lampadati, pieni di steroidi fino al buco del culo e con quella fame di fare amicizie sempre nuove. La voglia di appiccicare la figurina nuova all’album delle fantasie li rendeva così fragili ed indifesi quando si rivolgevano alle due femmine fatali. Si trasformavano in agnellini accondiscendenti a tutto, usavano parole da libro cuore, però poi quando venivano rifiutati tutto d’un colpo veniva fuori il bonobo che c’era in loro.

Insulti, minacce, continui messaggi al limite dello stalking e giù la maschera: scimmie travestite da gentleman. Forse Rita e Giulia erano troppo per loro, forse la fantasia aveva alzato troppo l’asticella, aveva toccato davvero i più bassi istinti portandoli ad un punto di non ritorno. Belle, giovani, scostumate, dolcemente puttane col sorriso. Chi non vorrebbe incontrarle almeno una volta nella vita? Quelle occasioni che dopo puoi tranquillamente lasciare questa vita terrena, perché dopotutto ce l’hai affondato quel dannato cucchiaino nella polpa della vita, assaporandone la sua essenza. Nulla avrebbe avuto senso dopo aver brandito le loro carni ed ingoiato i loro succhi.

Le due ninfette sapevano leggere nel pensiero, erano sempre avanti dieci mosse. Neanche il tempo di provare a rispondere che ti trovavi servito lo scacco matto. Loro nel furgone a farsi scassare dalla compagnia di siciliani in un addio al celibato, quando Viola li faceva mettere a pecora e passava la lingua sul loro culo depilato e lo sposo eretto che se la inculava, irrispettoso della futura sposa già cornuta.
Vederla uscire da quel van, come se un canader di sperma le avesse svuotato tutto il suo carico, sono cose che rimangono impresse nella memoria e non vanno più via. Ci devi litigare con quei demoni, quando ti vengono a trovare nel cuore della notte e tu ti dimeni sperando che la luce di un giorno nuovo possa placare quelle fantasie e trasformare in realtà le tue voglie.

Rita aveva un doloroso passato, che molto probabilmente la fece diventare così. Quel rozzo camionista si era preso la sua verginità qualche mese prima della maggiore età, lei era in pieno bombardamento ormonale, ma lui non ebbe pietà. Nascosto dietro il tir, nella boscaglia di un autogrill, le abbassò i leggings e spostò la mutandina col suo ditone calloso. La lingua e alito cattivo sul suo collo, la mano tozza sui suoi capezzoli appena accennati e le imprecazioni di fare piano. Il lardoso pieno di peli, nel massimo dell’erezione immediata si fece largo tra le gambe divaricate di lei, che piangeva con la faccia schiacciata sul portellone. Il suo cazzo entrò senza fare le presentazioni e fece subito, una trentina di colpi per lui piacevoli, ma non per lei e qualche secondo prima l’estrazione del grosso arnese con venuta abbondante ed odorosa sui leggings.

Giulia diventò così dopo una relazione fissa di diversi anni con un ragazzo abbastanza bruttino, coi denti giallini, che era pieno di amici sfigati. Ne era presa perché non voleva abbandonare l’idea dei banchi di scuola, dove nacque il loro amore. Detestava essere diventata donna e quello che da flirt, divenne la sua storia più importante, rappresentava il suo punto fermo. Le pulsioni però non potevi tenerle sotto controllo e quando il chirurgo le disegnò la sua arma di seduzione siliconica lei prese il largo. Anni di scopate da missionario, furono sostituite da cavalcate da infarto. Quel culo vergine, mai toccato dal suo primo amore in segno di rispetto, fu luogo di infuocate inclinazioni di perversioni sodomitiche.

Squirtava parecchio grazie alla stimolazione anale, non lo avrebbe mai scoperto se Davide, quel cazzuto giovanotto, non l’avesse trapanata in maniera spietata sul sedile posteriore della sua auto. Le orbite bianche ribaltate e lui con i calzoncini abbassati, tutto sudato che la penetrava arrivandole fino allo stomaco. Le voglie nuove prendevano sempre più piede e prima conobbe tutti in fila i giocatori di una squadra di basket durante una trasferta a Berlino, che a ritmo serrato si svuotarono a turno in mezzo alle sue chiappe toniche. Poi venne la volta di quel circondario di giovani immigrati di colore che in un improvvisato car sex soddisfò fino all’ultimo goccia di sperma, prima di essere scoperta da una volante col viso grondante di seme.

Le avventure con Rita iniziarono in quel sexy shop lungo la statale valtellinese, quando ubriache fradice si presentarono con il vestitino alzato, in cerca di sexy toys da infilarsi in tutti i pertugi, per placare l’ira del rifiuto ad essere scopate da un loro conoscente. Furono fottute dal cassiere fino all’alba e tornarono in auto con i tacchi in mano e il culo rotto. Si svegliarono in una piazzola di sosta a qualche chilometro di distanza, con ancora i buchi che spurgavano liquidi.

Giulia e Rita, quante avventure, quanta profondità dietro ai loro racconti, c’è tutto un vissuto di personaggi, fatti realmente accaduti e anni di esperienze buone e cattive. Muse che hanno ispirato dediche, alzato i livelli di testosterone e pervaso le menti anche dei più insospettabili. In ogni angolo della nostra mente c’è un pezzo di loro e se qualcosa o qualcuno è riuscito a tirarlo fuori e farti vivere inebrianti speranze, dopotutto si è sempre trattato di un piacevole gioco. La mente partorisce brandelli di carne, che dai in pasto alla folla, la quale inferocita si nutre e contende quanto rimane, sbracciando e spingendo. In quei momenti capisci di aver sentito qualcosa di diverso, di aver vissuto veramente l’attesa di un incontro, dal piacere intenso e diverso dalla solita routine del rituale da celebrare, le convenevoli chiacchere che suonano come litanie.
Forse c’è qualcosa di nuovo che mi attende la fuori, il primo tempo si è appena concluso. È il momento di riposare, un thè caldo e sento già un fischio in lontananza: quello del mio secondo tempo.

Dedicato a V. e C. , due ragazze e una mente.
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