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The Red King


di roberto69mara
26.08.2021    |    584    |    5 9.3
"Le infila nella fica e comincia a masturbarmi, dapprima lentamente e poi sempre con maggiore intensità fino a farmi esplodere in un orgasmo, questa volta del..."
Sono i suoi dolci baci a suggello dei nostri incontri, in netto contrasto con il nostro modo perverso di stare assieme, che mi fanno tornare ogni volta da Lui.

E così mi ritrovo nuovamente davanti alla porta di casa sua. Appena entrata mi costringe in ginocchio per alcuni minuti a succhiargli il cazzo già duro e con la cappella lucida. Mi fa spogliare di tutto tranne che le scarpe. Poi, con una dolcezza disarmante, mi bacia, mi accarezza il viso e mi sistema i capelli dietro le orecchie, sono la sua principessa e Lui il mio Re. I visi, uno contro l'altro, respirano della stessa aria, mi abbracciata e cominciamo a muovere i nostri corpi in un lento e armonioso movimento. Tutto è nella Sua mente, so perfettamente che da lì a poco tutto cambierà, attendo sempre timorosa ma anche impaziente quel momento.

D'improvviso si stacca mi guarda dritto negli occhi, dritto nell'anima e un'altra persona si manifesta in Lui. Il suo portamento si erge, sembra più forte, più grande, più autoritario, il Suo viso si trasforma e negli occhi una luce di inspiegabile potenza mi seduce. Mi lega le mani sul davanti, molto strette, i palmi uno contro l'altro rivolti verso l'alto come se fossi in preghiera e li posiziona sopra il ventre in modo da fare "uscire" i seni che restano separati dalle mani giunte. Dal cassetto delle sorprese prende due pinzette unite da una catenella che attacca ai miei capezzoli. Le sento schiacciarmi prima la pelle e poi la carne, una fitta arriva dritta al cervello. Lui sempre attentissimo a leggere ogni mia emozione ed ogni mio dolore. Quando finalmente i capezzoli hanno accettato questa costrizione, prende la catenella e tirandola verso di Lui la usa come un guinzaglio per portarmi a passeggio intorno alla stanza. Un passo di seguito all'altro cerco di farmi tirare il meno possibile ma lui sa dosare la sua forza e vedo i seni e capezzoli davanti a me allungarsi sempre più. Un piccolo attimo di sollievo quando una delle due pinzette si stacca e si libera un capezzolo. "Meriti una punizione, fuori la lingua" il Suo tono di voce è deciso e non ammette alcuna disobbedienza. La pinzetta libera viene attaccata alla lingua. Lui mi guarda, mi osserva, "annusa" l'aria e percepisce il grado di eccitazione misto a dolore. D'improvviso uno schiaffo sul seno libero, un altro e un altro ancora. Io mugugno, la pinzetta sulla lingua fa male e con la lingua costretta di fuori comincio a sbavare. Raccoglie la saliva e me la spalma sul seno con la pinzetta ancora al suo posto facendo sì che muovendola dal suo stato originario mi provochi una fitta di dolore. La Sua espressione è di puro godimento, ancora qualche schiaffo sul seno e mi ripristina la pinzetta sul capezzolo libero, si siede sulla poltroncina e mi fa segno di camminare avanti e indietro.

Lo faccio come piace a Lui, lentamente e sinuosamente. Amo poter muovermi in modo provocante per Lui, mi fa sentire femmina e pronta per ogni Sua (nostra) perversione. Stranamente questa volta non mi benda e ne rimango in po' sorpresa ma è Lui che decide il gioco e ogni gioco non è mai uguale alla volta precedente. Si posiziona dietro di me, con una mano mi prende per il collo tirandomi verso l'alto mentre con l'altra prende la catenella e la spinge verso il basso, alcuni secondi e poi lascia la presa, sa sempre quando è il momento di fermarsi, sa sempre quando il dolore che provo non è irreversibile ma solo il germogliare di brividi che percorrono la mia pelle ed emozioni dissolute che esplodono nella mia mente. Un'altra volta trazione in altro dal collo e trazione in basso della catenella e poi ancora rilascia la presa. Lui sa leggere perfettamente il mio corpo (la mia mente) e un'altra volta pratica la stessa tortura allungandone i tempi per ammirare le mie reazioni.

La Sua mano calda parte dal collo e scende lungo la schiena fino ad arrivare al culo, il suono di una sculacciata riempie la stanza, “Sporgilo”. Non mi è permesso parlare, non ancora. Cerco stabilità sulle scarpe nere con i tacchi a spillo che indosso solo per Lui e mi piego in avanti con il busto sporgendo in dietro il sedere. “Schiena diritta!”. Mi aggiusto immediatamente.

Non lo sento. Sono certa che si sia seduto nella poltroncina di pelle nera che spesso usiamo per i Suoi (nostri) giochi, nudo con il cazzo turgido e gocciolante mentre annusa le mutandine che prima indossavo e che poi sono servite ad asciugarmi la fica. L'odore del mio corpo, del mio posto più intimo, respirato a piccole dosi in modo da apprezzarne ogni sfumatura. Sento il Suo sguardo bruciarmi la pelle.
Un fruscio ed eccolo dietro di me, mi benda.
Quella benda nera dalla trama fitta è il simbolo della nostra appartenenza l’un l'altra, come la fede nuziale per due sposi. Il nostro "matrimonio" non è stato scelto, sì è compiuto istintivamente.

Mi accompagna al lettino, mi fa stendere solo il busto, le gambe dritte sui tacchi e ovviamente aperte, questa è la regola. Ancora fruscii confusi che non riesco a decifrare poi silenzio.
"La riconosci questa? Lo percepisci l'odore della tua fica mescolato al tuo sudore?" Sotto il naso mi ha messo la frusta, la Mia frusta, usata esclusivamente per me e su di me, la frusta che Lui tiene come un feticcio quando non siamo insieme. Il Suo secondo dono dopo la benda.

D'un tratto una sferzata di frusta sul fianco, la prima di una lunga serie, la prima ... la più odiata. Si la prima frustata mi porta ad odiarlo a volerlo colpite a mia volta, a volermi ribellare da quella situazione di sottomissione. Un'altra frustata, questa volta sulla schiena, mi fa incazzare ma subito ne arriva un'altra sul sedere. Tento di alzare il busto per andarmene "Non ti muovere puttana" le sue parole mi riportano all'ordine. Comincia una serie di tre frustate alla volta, ogni serie in un posto diverso. Lentamente sto entrando in un'altra dimensione. La mia pelle ne brama sempre di più, ogni serie mi sembra sempre più inadeguata, ne ho bisogno come l'aria. Nella mia mente urla un'unica parola ANCORA ma ho il divieto di parlare e così devo soffocarla dentro di me soffrendo di un dolore astratto. Sulla schiena, sul sedere, sulle gambe, sulle spalle, sulla fica … ogni posto viene colpito con la giusta forza per farmene desiderare ancora. Il mio corpo brucia mentre si ricopre di perle di sudore, la fica gocciola e ad ogni passaggio la frusta si impregna dei miei odori.

Nel lasso di tempo in cui Lui esercita il suo potere, mentale e fisico, il resto del mondo non esiste, il resto delle persone non esiste e soprattutto, il resto di me non esiste.
Ho oltrepassato il limite della mia razionalità e mi trovo dentro una bolla senza dimensioni, senza tempo, senza logica, qui incontro la mia vera IO. Non è un’esperienza che possono capire in tanti e ancor meno sono quelli hanno il coraggio di affrontarla perché il vero IO fa paura.

La benda nera che mi copre gli occhi sta raccogliendo quasi tutte le lacrime. Ormai è zuppa ma qualcuna riesce a scappare e a solcarmi il viso. Solo Lui puoi capire come quel pianto isterico e affannato sia in realtà un orgasmo dell'anima piuttosto che la conseguenza di una libera espressione del dolore provato dopo tutte quelle sevizie. Non è certamente comprensibile per chiunque sia spettatore. La luce soffusa, la musica rilassante, il dolcissimo bacio di benvenuta sono la copertina di un libro scritto a tinte nere e rosse che ci porta oltre i moralismi, oltre i confini della stessa trasgressione. Ma tutto questo non potrebbe esistere senza la più totale fiducia.

Si ferma ad ammirare la Sua nuova opera compiuta con tanta fatica e con tanto dolore. Il mio sedere, solitamente generoso e di un bianco candido, ora è rosso con dei segni violacei. Mi sento in esposizione, le gambe divaricate, il busto piegato in avanti, le natiche separate e le labbra della fica aperte. Sento anche l'odore del suo sesso sul mio viso, più volte durante la seduta si è avvicinato per farmi leccare o spalmarmi sulla bocca le gocce di nettare che sgorgavano dal suo cazzo.

Sento la sua mano posarsi sulla coppa del collo per poi stringere molto forte, non provoca dolore vuole solo mettere la firma della Sua autorità. Poi d'improvviso lascia la presa. Due dita cominciano a scendere lungo la spina dorsale, lente e delicate, fra le gocce di sudore ed alcune piccole zone doloranti. Scendono sempre più giù fino ad arrivare al culo, percorrono, sempre delicatamente, il solco fino ad arrivare alle labbra. Le infila nella fica e comincia a masturbarmi, dapprima lentamente e poi sempre con maggiore intensità fino a farmi esplodere in un orgasmo, questa volta del tutto fisico e il cervello si stacca di nuovo. "Non ti muovere finché mi asciugo la mano".

Dopo che si è allontanato di qualche passo decido di mettere io la firma al mio ruolo (consapevole) di sottomessa prendendo l'iniziativa e disubbidendo palesemente, restando ancora immobile nella mia posizione piscio a terra bagnando qualsia cosa, pavimento, gambe del lettino, le mie cosce e le mie splendide scarpe.
Quando finisco da in fondo la stanza sento solo un commento … "Cagna, ti sei guadagnata una punizione speciale".


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