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Una notte da Slave


di Membro VIP di Annunci69.it MassiveAttack
22.09.2023    |    5.483    |    0 9.6
"Non ce l’avevo mai avuto duro come in quel momento..."
Monica posò la borsa della palestra sul divano senza nemmeno dirmi ciao. Aveva i capelli bagnati e profumava di vaniglia.
“Dai, prima che Francesco torni”, disse, tirando giù la zip della tuta. “Stasera cena con la sua ragazza, abbiamo tutto il tempo che vogliamo…” Afferrai Monica per la vita e spinsi il bacino contro il suo.
“Mi sembri contento di vedermi”, disse lei, sfilandosi le scarpe da ginnastica.
“È una settimana che non lo facciamo, sto per scoppiare!”
Monica si inginocchiò davanti a me e iniziò a sbottonarmi i pantaloni. Adoravo quelle mani piccole e calde. Sentii l’elastico dei boxer scostarsi dalla pelle. Chiusi gli occhi, posai le mani sulla testa di Monica. Senza smettere di fissarmi, lei abbassò i boxer con la mano sinistra e strinse il mio pene nella destra. L’attimo dopo, la sua lingua iniziò ad accarezzarmi la punta del glande. Un brivido mi percorse le cosce, i muscoli si contraevano da soli.
“Se continui così, vengo…” Monica non smise di guardarmi, né di leccarmi. Aprì la bocca fino a circondare tutto il mio pene con le labbra, e iniziò a muoversi avanti e indietro, avanti e indietro… poi d’improvviso si fermò, mi tirò su i pantaloni e si alzò in piedi. “Ma… ma…” borbottai. “Mi lasci così?”
Monica si sfilò i leggins neri e li gettò sul divano. Indossava un paio di slip bianchi con un coniglietto sul davanti.
“Un coniglietto?” sussurrai. “Un coniglietto che ha voglia di carote…” sussurrò lei, sdraiandosi sul divano.
Mi distesi accanto a lei. Le infilai la mano sotto le mutandine, e subito le mie dita divennero umide e viscose.
“Ma quanto sei bagnata?” domandai, giocando col suo clitoride.
“Spogliati e mettiti a sedere”, disse lei, afferrandomi per la maglietta.
La guardai sfilarsi le mutande e sedersi sopra di me. Mi lasciai cavalcare senza quasi muovermi per… forse trenta secondi.
“Io te l’avevo detto…” sussurrai.
Monica prese il suo vibratore rosa dalla borsa e se lo posò contro il clitoride. La vidi chiudere gli occhi e inspirare profondamente. Sentii le sue dita cercare le mie e mettermi in mano il vibratore. Le cosce di Monica si inarcavano, il suo respiro si faceva corto… sentii le sue unghie conficcarsi nell’avambraccio mentre veniva. Non smisi di muovere il vibratore avanti e indietro finché non fu lei ad allontanare la mia mano.
Monica non era la mia ragazza, ma le volevo un gran bene. Ci eravamo conosciuti due anni prima, durante il tirocinio che avevamo svolto in facoltà. Eravamo diventati amici in fretta, e una sera le proposi di uscire. Lei mi squadrò, alzò un sopracciglio e disse: “Lascia perdere i convenevoli. Non voglio un fidanzato, ma sei carino e… a me piace tanto fare sesso. Niente impegno, niente obblighi. Qualche bacio e due coccole se proprio ci tieni. Se ti basta, possiamo andare a casa mia.”
E così, da quella sera in poi, Monica diventò la mia compagna di letto. Mi fidavo di lei, ma c’era qualcosa che non avevo mai osato chiederle…
Non so bene cosa mi spinse a parlare quella sera, so solo che a un certo punto dissi: “Mi dai un calcio nelle palle?”
Monica mi guardò e sbatté le palpebre un paio di volte.
“Non… non sapevo che ti piacessero questo tipo di cose…“
“In realtà non lo so se mi piace”, ammisi. “L’ho visto in un video per caso, e mi è venuta la curiosità…”
Mentii. Avevo cercato e guardato ogni singolo video a riguardo presente in rete.
Monica fece per aprir bocca, ma tacque.
“Scusa, forse non avrei dovuto dirtelo”, sussurrai, sentendo le guance avvampare.
“No, no… hai fatto bene invece…”
“Senti, lasciamo perdere…” dissi, alzandomi in piedi. “Se vuoi, possiamo ricominciare dove eravamo rimasti, guarda!”
Monica guardò il mio pene eretto e poi guardò me.
“Vuoi davvero fare finta di niente? Adesso che lo so, magari posso accontentarti…”
“No, non serve, davvero…” dissi.
Ti prego, fallo, fallo subito, pensai.
Monica si sfilò i calzini bianchi. Aveva le unghie dipinte di verde acqua.
“Come… come vorresti che…” sussurrò.
Le feci cenno di seguirmi in camera e mi distesi sul piumone grigio.
“Mettiti in piedi sul letto”, dissi.
Monica ubbidì. Dal basso potevo vederle la vulva nuda e la curva del seno. Era bella come una statua, come una dea, come una… padrona.
“E adesso?” domandò.
Tacqui e inspirai.
“Adesso fai piano, molto piano… Prendi la rincorsa col piede e…”
Chiusi gli occhi. Stavo tremando.
Sentii la punta dell’alluce di Monica colpirmi leggermente in mezzo alle gambe.
“Così?” domandò.
“Un po’… un po’ più forte…”
Mi aggrappai alle coperte con le mani. Trattenni il fiato.
Un altro colpo. Strinsi i denti. Cavolo, se faceva male. Non ce l’avevo mai avuto duro come in quel momento.
“Ancora più forte?” sussurrò Monica.
Indugiai per qualche secondo.
“Fallo”, dissi alla fine.
Un secondo. Due secondi. Tre secondi. Poi mi colpì. Il piedino nudo di Monica dritto sui testicoli. Dapprincipio niente, poi una sensazione leggera, che cresceva, cresceva… Serrai i denti, gli occhi presero a lacrimare; mi doleva tutto quello che si trovava sotto l’ombelico e quasi mi mancava il fiato.
“Ti ho fatto male?” chiese Monica, inginocchiandosi davanti a me.
Non dissi niente. Aprii gli occhi e la guardai.
“Facciamolo”, dissi.
“Adesso?”
“Adesso.”
Monica mi salì sopra, e quello fu il sesso migliore che avessi mai fatto in vita mia.
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