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Gay & Bisex

Incontrando Andrea - 2


di palbe
05.06.2018    |    4.283    |    5 9.6
"Succhio fino allo sfinimento e dentro la mia bocca la lingua gira intorno al cazzo, quando le dimensioni lo permettono, o semplicemente sotto, titillano il..."
La domenica mattina organizzo presto le faccende e le incombenze della giornata, alle 11 ho appuntamento con Andrea. Il nome che il mio simpatico albanese mi ha dato è Andrea, quindi lo chiamo Andrea.
Per la mia esperienza ho conosciuto un centinaio di Andrea, o sedicenti tali, pare sia un nome gettonatissimo tra i maschi che vanno a caccia di maschi.
Alle 11 del mattino puntuale sono arrivato in stazione a Mestre.
Quanti ricordi questa stazione. Vent'anni prima ai bagni pubblici ci trovavi un giro di maschi pronti a farsi succhiare che se anche non eri puttana dentro, lo diventavi per forza... l'appetito, si sa, vien mangiando, o succhiando e bevendo...
Mentre sono preso da questo porno amarcord nella mia testa, arriva questo tipo che trasuda testosterone da tutte le parti: "Ciao sono Andrea"
"Ciao Andrea, sono Alberto"
"Andiamo via di qui, e ci prendiamo un caffè al bar"
"Non mi porti subito a casa tua?" A questa mia affermazione, mi guarda e mi sorride, come a dire "che cagna che sei, appena senti odore di maschio ti inginocchi!" E come dargli torto se lo avesse pure pensato.
Seguiamo tutto l'iter "della prima volta", ci troviamo in un luogo popolare, ci riconosciamo, andiamo via da lì (quasi sempre perché l'altro è un gran frequentatore di gay dichiarati, e non vuole farsi vedere con un gay nuovo, altrimenti i suoi abituali amanti gelosi, vecchi e invidiosi, gli rompono il cazzo e lui non si può sfogare quando vuole e con chi), ci rifugiamo in un bar, manco a dirlo, gestito da cinesi e qui, sorridendomi inizia a flirtare, a tirare l'amo, e aspettare che il pesce (cioè io) abbocchi, e io abboccherò.
La nostra conversazione rimane su toni leggeri, facciamo ancora riferimento al Greco che gli ha incautamente dato il mio numero, ci ridiamo su quando io affermo: "se ne vale la pena devo ricordarmi di chiamare il Greco per ringraziarlo!".
A questo punto io ho abboccato e lui mi dice che abita in una catapecchia, che si vergogna a farmela vedere, che preferirebbe aspettare, ma io insisto dicendogli che non ho paura delle catapecchie.
Così lo convinco e ci incamminiamo, dietro la stazione, e andando per campi, ci ritroviamo davanti a un rudere abbandonato, apparentemente, ma al nostro arrivo, come quando alzi un tappeto e sotto ci sono formiche, iniziano a uscire 3 tipi che lo salutano, con molto rispetto.
Dentro di me, inizio a farmi l'idea che forse sto tentando la sorte troppo facilmente, sono con uno straniero, sconosciuto, nei pressi di una casa abbandonata e chi ci abita ha facce poco raccomandabili... Si mette male, penso dentro di me, e sembra che io lo abbia detto a voce alta, tanto che il nostro Andrea, mi guarda e mi dice: "qui sei al sicuro, non ti può succedere niente con me, niente che tu non voglia".
Sorrido e mi fa entrare in una stanza della casa abbandonata che ha una gradinata e un corridoio.
Percorriamo il corridoio e arriviamo in una stanza arredata. Proprio arredata, con un letto, una panca con tanti pacchi imbustati in plastica (si vede perfettamente il contenuto, vestiti, asciugamani e lenzuola) non ci avrei scommesso un centesimo, ma vi posso assicurare che in quella stanza c'era odore di pulito.
A questo punto mi fa sedere sul letto e inizia a chiudere la porta, per quanto potesse chiudersi una porta mezza scassata. Inizia ad avvicinarsi a me, e mi dice "e allora finalmente assaggi il mio cazzo, quanto lo desideri".
Io inizio a guaire come una cagnetta in calore, e dalla mia bocca esce un tremante "non vedo l'ora" si sbottona i pantaloni e si mette in posa in mutande invitandomi a cercarlo con la bocca.
Io passo da seduto sul letto a in ginocchio e inizio ad annusargli il pacco.
Come fare a descrivere gli odori, se siete della mia età, vi sarà capitato, proprio nei cessi della stazione di stare in ginocchio ad altezza orinatoio, e l'odore di piscio insieme al sudore estivo dei maschi eccitati, dovrebbe essere un modo facile per farvi capire quello che stavo sentendo con il mio fortunato naso.
Le mutande erano umide di sudore, e doveva aver pisciato parecchie volte senza scrollarsi l'uccello per bene, perché le mutande sapevano di piscio. A quel punto gli abbasso gli slip e non posso che adorare un signor cazzo, che salta dalle mutande e sbatte sul mio naso. Mi aiuto con la mano e tiro la pelle, un albanese non circonciso, e sotto la cappella se a prima vista sembrava pulito, l'odore di formaggio era forte, deve essersi eccitato strada facendo durante la mattinata. Dopo che il mio naso ha respirato a pieni polmoni quell'odore inebriante, e per me meraviglioso, mi guardo in alto e vedo la faccia soddisfatta di Andrea, che sorridente, con il sorriso beffardo, mi tappa il naso e quindi mi costringe ad aprire la bocca. In effetti ho aspettato tanto, ma di maschi che sanno di maschi, come usava negli anni 80, ne trovo sempre meno, oggi la cura maniacale per il corpo, ci ha resi, antisettici, se ti metti in bocca un cazzo di plastica sterilizzato senti lo steso sapore...
Inizio il mio pompino, ma non voglio che venga subito e voglio fargli vedere che prima di me lui non ha mai conosciuto nessuno più bravo, quindi apro la bocca e poggio la lingua sopra i denti dell'arcata inferiore, così l'ingresso del frenulo nella mia bocca è delicato e morbido. Per il resto spalanco la bocca più che posso e appiattendo sempre di più la lingua mentre lui fa entrare il suo cazzo, creo uno scivolo che porta la sua cappella a ostruirmi la gola, e la punta della mia lingua a far solletico alle sue palle.
La cosa lo stupisce e lo infoia moltissimo, così spinge più in giù, provocandomi dei conati, mi aggrappo con le mani alle sue gambe muscolose e resisto, evitando di sviluppare il conato (mai mangiare prima di un buon rapporto orale e sempre cagare prima di un buon rapporto anale, le basi!)
Inizio a pilotare il su e giù con la bocca e la lingua spingendo sempre più la sua cappella a contatto con la mia gola, io ai tempi lo chiamavo il golino (pompino fatto in gola!) e tutti i miei amanti lo hanno sempre apprezzato.
A quel punto si dimenticavano di avere me, che sono un tipo né bello né brutto, e immaginavano di scoparsi il mondo. Ho sentito sussurrare "dai ancora puttana, succhialo tutto, da brava pompinara" anche ai più reticenti eterosessuali o sedicenti tali. Andrea spingeva e in albanese mi diceva le peggio cose, dal tono della voce, non mi stava certo dicendo che sorriso dolce avevo... E io nel ruolo di troia mi trovavo a mio agio, davanti al cazzo di un bel maschio che si sta divertendo, non posso che essere troia per il mio e suo divertimento,
Non ho nessun riguardo per la mia gola e lavoro per evitare di rovinare l'atmosfera.
Succhio fino allo sfinimento e dentro la mia bocca la lingua gira intorno al cazzo, quando le dimensioni lo permettono, o semplicemente sotto, titillano il frenulo. Se lo tiro fuori dalla bocca è solo perché voglio stuzzicare le palle e leccare il buco del culo. Il mio Andrea non è nuovo a questo e si piega come se fosse in un bagno alla turca, per aprire meglio il buco e permettermi di leccare. Qui non amo trovare, resti indesiderati, ma se le palle sono sudate, il buco del culo è saporito al punto giusto. E Andrea non avendo peli sul buco, mi ha fatto leccare una rosellina perfetta, che dopo un paio di stimolazioni si è aperta e cercava di risucchiarsi la punta della mia lingua. Dopo qualche minuto così è Andrea a buttarsi sul letto a pancia in su e a gambe alte e divaricate, io lo prendo come un invito mi metto le sue gambe in spalla e faccio perno per leccare buco del culo, palle e poi a salire l'asta, appena arrivo in punta apro la bocca lo guardo voglioso e affondo da solo fino in gola. Questo gioco riesco a farlo un paio di volte, poi mi blocca la testa per evitare che lasci la presa in gola del suo magnifico cazzo, e mi dice che sta venendo...
Io non voglio che mi venga in gola, non sentirei il sapore, che come l'odore per me è essenziale.
Mi divincolo e faccio in modo che il suo venire sia accolto dalla mia lingua a cucchiaio.
A questo punto le sue gambe tremano e con un suono gutturale, sbuffa come un vecchio treno a vapore.
Io ho in bocca il suo sapore. Resto fermo, a ogni mio movimento anche minimo, gli fa effetto solletico e tende a uscire dalla mia bocca, quindi mentre il cazzo perde la sua forma io ingoio senza troppa agitazione e così lui non è infastidito e non vuole uscire subito.
Qualche secondo così e mi dice che deve pisciare, io non apro la bocca e gli faccio capire che se vuole pisciare dovrà farlo nella mia bocca... Andrea ha un poco di resistenza, ma io non mollo e succhio come se volessi far uscire la pipì succhiando, lui mi dice "non farne cadere una goccia, io qui sul letto ci dormo e non ho modo di cambiare le lenzuola perché tu lasci il mio piscio, se vuoi bevi fino alla fine".
Io sono immobile e con la bocca serrata con dentro il suo cazzo, certo di portare a termine la missione, inizio a sentire, il suo respiro come liberatorio e poi il suo piscio bollente inizia a sgorgare dal suo magnifico cazzo, continuo a succhiare, come se avessi io una cannuccia e decidessi io, il ritmo dell'uscita del suo piscio, bevo e mando giù. Ho dei momenti di panico, perché ha una pipì dal gusto molto forte, ma resisto fino a che non dice " Sei proprio una troia, ti sei bevuta tutta la mia piscia e la mia sborra, cosa cazzo hai in bocca?"
Io passo la lingua dappertutto per assicurarmi che all'uscita il suo cazzo sia pulito e lucido.
Lo tira fuori e lo accarezzo con la mano, come a volerlo asciugare.
Inizio a baciargli le cosce, le palle, la pancia e l'ombelico come un servo grato al suo padrone per averlo fatto partecipe delle sue delizie.
Lui non ha più il sorriso beffardo di prima, il cazzo è moscio riverso tutto sul lato destro della pancia e ha una espressione seria, con questa faccia mi dice "Non hai finito il tuo lavoro da troia".
Io che non sono venuto, in tutto questo, ho ancora voglia e la sua frase non mi spaventa, penso che si sente pronto per un secondo round per permettere anche a me di venire. Così lo guardo sempre incastrato sotto alle sue gambe e gli dico "ti senti già pronto per ripetere?"
La sua risposta mi gela il sangue: "Io no, ora tocca ai miei amici..."

Continua...
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