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Quel treno per casa


di apsweetlover
03.12.2021    |    13.498    |    7 9.4
"Mentre affondavo la lingua nella sua bocca gli slacciai il pantalone e lo buttai giù..."
Ogni tanto i ricordi tornano prepotenti in mente e allora….
Avevo perso il rapido per tornare a casa e mi toccó attendere quello delle 23.15 con santa pazienza. Eravamo in pochissimi e salimmo sui vagoni praticamente occupandone un paio di noi ogni carrozza.
Il treno si mosse ovvio in ritardo e se no che Italia era?
All’ultimo istante un tizio si scapicollò al volo per salire a bordo.
Entró trafelato e il rompicoglioni invece di sedersi nelle altre 25 file vuote si mise accanto a me.
Boh pensai fra un po’ se ne andrà a sedere altrove.
Lo guardai un attimo: classico ragazzo arabo due baffetti appena accennati pantaloni beige larghissimi e camicia bianca un pelo stropicciata. Occhi scuri e labbra sottili ben delineate.
Ci toccavano due ore e mezza di viaggio e questo decise che doveva parlare con me per la monotonia.
Cavolo parlava un italiano da schifo così gli parlai in francese.
Si rilassò e cominciò a sorridere un po’ scemo ma simpatico.
Passò il controllore e a malapena ci chiese il biglietto.
Brahim, si alzò per prenderlo dalla tasca posteriore e non potei non notare un volume strano nella coscia sinistra.
Cazzo pensai questo si porta il panetto di hashish nastrato nella gamba.
Ero in allarme, e pensavo a come uscirne in caso di un controllo.
Invece lui si rese conto che avevo guardato la gamba e risedutosi mi sorrise e cominciò a pulsare il suo cazzo che nella gamba cominciò a sollevarsi ritmato….
Porco giuda altro che panetto quello era un cazzo da cavallo.
Lui sorrideva e pulsava il cazzo ed io ero sorpreso e senza parole.
Da seduto gli arrivava ad almeno due terzi di gamba dall’inguine.
Lo guardai e lui sorridendo mi fece l’occhiolino. Mi guardai in giro alzandomi e risedutomi mi venne voglia di vederglielo quel coso enorme.
Lentamente gli misi la mano sulla coscia opposta e pian piano scivolai verso il pube. Smise di sorridere e mi guardò con gli occhi di chi vuole dolcezza inattesa. Spostai la mano verso il suo cazzo e lo sentii scattare verso l’alto pur nella gamba del pantalone.
Oh madonna che bestia di cazzo deve essere pensai.
Sentivo improvvisa la saliva formarsi in bocca e i freni inibitori azzerati.
Aprii la lampo per vederlo ma non potei tirarlo fuori, era troppo lungo e indurito nella gamba del pantalone.
Al tocco del mio dito sulla base del cazzo mi strinse il braccio e cercò la mia bocca. Mi ritrassi. Non qui gli dissi, vieni con me.
Nell’ultimo vagone dove portavano i sacchi della posta un tempo, avevo messo la bicicletta e sapevo che era vuoto, c’era solo il sedile a parete del postino di un tempo.
Il tempo di chiudere la porta e di spingerlo contro la parete e mi ritrovai la sua lingua calda e umida in bocca. Roteava impazzito e cercava la mia lingua con forza. Risposi al bacio con sapienza mentre mi abbracciava e accarezzava le natiche forsennato. Mentre affondavo la lingua nella sua bocca gli slacciai il pantalone e lo buttai giù. Non aveva gli slip e quel cazzo lunghissimo liberato dalla prigione si inturgidì alzandosi mentre lo stringevo delicatamente. Era bellissimo e grandissimo. Mai visto una cosa così. Almeno tre palmi pieni e non riuscivo a prenderne la circonferenza con una mano sola.
Cominciai a menarglielo lentamente senza stringere troppo e lui continuó a baciarmi avido. Le sue mani impazzavano sul mio culetto. Mi tirò giù il pantalone e infilò le mani sotto lo slip.
Strizzava le natiche e passava il dito sul buco ma non sapeva se osare altro.
Tirai giù il sediolino, mi accomodai e gli presi il cazzo in mano con forza. Me lo misi in bocca. Sentii la sua cappella fremere e il suo sapore. Gli giravo con la lingua intorno alla cappella e stringevo con le labbra voglioso. Andavo veloce su e giù e cazzo di colpo dopo appena un paio di minuti uno schizzo di sborra enorme mi riempí la gola. Provai a ritirarmi ma mi tenne per la testa finché non finì di venire.
Cazzo che delusione pensai era durato troppo poco.
Mi tolsi il cazzo di bocca ma ormai avevo ingoiato tutto. Mi rialzai e lui di forza mi fece risedere. Il cazzo in tiro come se nulla fosse, come se non avesse appena infilato nella mia gola una sborrata enorme,
Mi cacciò il cazzo in bocca e rantolò in francese “ancora”. Ripresi contento a segare e succhiare quella mazza infinita. Stavolta stava durando ed ormai eravamo vicini ad una stazione intermedia. Mi fermai e gli dissi di aspettare. Ci rimettemmo i pantaloni e ci sedemmo io sul sedile e lui fuori dallo scompartimento.
Alla ripartenza rientrò. Senza dire nulla mi bacio con forza di nuovo e mi tirò giù i pantaloni mentre io riprendevo in mano il suo cazzo favoloso. Mi chinai per succhiarlo ancora voglioso di quel bastone durissimo. Neanche due colpi di lingua che mi sborró di nuovo in gola mentre mi sbatteva la bocca.
Appena mi staccai dal suo cazzo neanche il tempo di pensare che mi tirò su mi girò mettendomi a 90 gradi e mi infilò la lingua nel buchino.
La infilava dentro pieno di saliva e prima ancora che potessi dire fai piano mi puntò il cazzo contro il buco e spinse senza complimenti.
La cappella entrò di colpo e sentii il bruciore della dilatazione improvvisa e poi sentii il suo cazzo sfondarmi senza delicatezza. Misi la mano verso le sue gambe per tenerlo a distanza sopportabile ma questo lo fece infoiare ancora oltre. Spingeva come un pazzo trapanandomi il culo e tenendomi per i fianchi. Cercai di rialzarmi ma mi spinse contro la parete del treno in piedi e cominciò ad incularmi da sotto. Mi scopó senza fermarsi per oltre mezz’ora per infine sborrarmi dentro ancora una volta.
Si calmò e mentre ci rivestivamo mi disse, tu mio. Tu mio fidanzato da oggi.
Siamo stati insieme tre anni. Belli e intensi. Poi tornò in Marocco. Quanta nostalgia di quel cazzo instancabile…
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