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Gay & Bisex

Secondo trattamento


di sloppy62
04.04.2024    |    6.480    |    13 9.8
"Mi fece girare e inginocchiare e mi premette la faccia contro la patta..."
Qualche giorno dopo come mi aveva promesso, il signor Carlo si fece di nuovo vivo.
Mi inviò un messaggio su whzapp molto perentorio, dove la parola più “dolce “ era “troia!
Con la minaccia di non chiamarmi mai più, se mi fossi rifiutato di andare da lui, mi attendeva nel suo ufficio dopo le 19.00 dello stesso giorno.
Ovviamente accettai e dopo essermi beccato un acquazzone potente, nonostante l’ombrello, ero gocciolante e poco dopo le 19.00 citofonai.
Il portone si aprì con uno scatto.
Nessuno aveva risposto, entrai e salii in ascensore fino al settimo piano e percorso un breve tratto di corridoio, vidi una porta di ingresso socchiusa.
La spinsi ed entrai.
C’era una luce debole che rischiarava l’ingresso giusto il necessario.
Posai l’ombrello in un’ anfora, posta lì vicino ed entrai.
Il signor Carlo venne verso di me: “Togliti le scarpe e seguimi!”
Mezzo fradicio, mi tolsi le scarpe e rimasi con i calzini. Il silenzio era assordante.
Lo seguii scalzo e mi fece entrare in una stanza; lì, mi disse di spogliarmi lentamente, rimanendo in piedi.
Il signor Carlo si sedette su una poltrona, con accanto una piantana che illuminava la stanza.
Un tavolino in vetro era proprio nel centro della stanza e lui era proprio davanti a me che mi stava fissando.
Mi tolsi il giubbotto e mi sfilai il maglione; mi tolsi la camicia, mi slacciai la cintura, mi sbottonai i blue jeans.
Mi girai dandogli le spalle e mi chinai in avanti, abbassandomi i jeans.
Sotto non indossavo niente e l’avevo fatto apposta.
La vista delle mie chiappe eccitò il signor Carlo, che si alzò.
Mi fece girare e inginocchiare e mi premette la faccia contro la patta.
Voleva sentire il mio viso strusciare sul suo uccello e voleva che mi accorgessi di quanto era duro, ancora prima che lo tirasse fuori dai pantaloni.
Poi mi fece alzare, dandogli le spalle.
“Non girarti e appoggiati con le mani sul tavolino!".
Lo feci rapidamente e mi afferrò per le chiappe, allargandomele, mettendo in mostra il mio ano; poi me le schiaffeggiò e continuò a farlo fino a che lui vide che erano diventate rosse con i segni delle sue manate ed io me ne accorsi perché,oltre al dolore bruciante, le sentii calde.
"La prossima volta metti gli slip, troia, perchè te li voglio strappare di dosso!!!"
Poi non sentii più le sue mani sul culo, ma sentii che stava “armeggiando” dietro di me. Nel silenzio udii distintamente il rumore della cerniera lampo dei suoi pantaloni che si era abbassata. Mi mise una mano sulla bocca, mentre con l’altra mano si era afferrato il cazzo duro. Il signor Carlo era un amante del rough sex e gli piaceva quasi violentare, senza usare lubrificante e senza dolcezza ( cose per me, tutte molto gradite). Avvertii il suo uccello caldo e durissimo appoggiarsi sul mio buco e il glande spingere con forza, per entrarci dentro.
Mugolai, con la bocca tappata.
“Allargati le chiappe, troia!”
Tolsi le mani dal ripiano di vetro del tavolino e feci come mi aveva detto.
Eravamo in piedi entrambi.
Lui mezzo vestito e con i pantaloni abbassati; io nudo.
La cappella che era già un po' penetrata, non trovò più nessuna resistenza quando mi allargai le chiappe e, di conseguenza, lo sfintere; il suo cazzo sprofondò interamente nel mio retto.
Tolse la mano dalla mia bocca e con entrambe le braccia muscolose mi cinse la vita, stringendomi a sè. Cominciò a dare colpi di reni, svangandomi dentro la sua nerchia, dietro e dentro di me.
Lo sentivo sospirare ed ansimare e la sua testa era vicina al mio collo.
Sentii il suo alito caldo e l’odore del suo dopobarba; mi leccò il collo e me lo baciò, poi smise di stringermi e appoggiò entrambe le mani sul torace stringendomi e torcendomi i capezzoli con le dita, provocandomi un piacevole dolore. Sempre tenendo il suo cazzo dentro il mio fodero di carne, sentii che arretrava, fino a lasciarsi cadere, sedendosi sulla ampia poltrona, trascinandomi con lui. Mi trovai così sopra di lui, a cosce spalancate, seduto sopra e “avvitato” sul suo uccello. Lui si muoveva lentamente sotto di me. Non mi pareva vero, mai nessuno mi aveva posseduto in un modo così passionale e selvaggio. Le sue dita che continuavano a strapazzarmi i capezzoli, aumentavano il mio piacere, già alle stelle per la cavalcata. Mi alzavo ed abbassavo sul suo cazzone, mentre lui mi afferrava le chiappe stringendole e sollevandole. Strinsi lo sfintere per gustarmi il suo palo di carne ancora di più.
Puntai i piedi su braccioli della poltrona e sollevai il bacino.
Il cazzo scivolò duro e bagnato fuori e allora presi il suo cazzo in mano, puntando la cappella contro il buco che era aperto, largo e bagnato, come se fosse stato una fica.
Cominciai a muovermi sopra, dopo averlo riaccolto nel retto, fino ai coglioni. Non aveva perso la sua durezza, anzi lo sentivo pulsare e scorrere dentro, con gran piacere di entrambi.
Ero appoggiato con la schiena al suo torace.
Il cazzo del signor Carlo aveva la lunghezza e la grossezza giuste, giuste, per il mio buchetto; mi alzavo ed abbassavo e ad ogni movimento ed il suo poderoso uccello non fuoriusciva dal mio budello.
Improvvisamente mi ordinò di sollevarmi e di mettermi a quattro zampe sulla moquette. La nerchia si sfilò dal mio buco fradicio. Mi voltai a guardarlo, mentre si alzava dalla poltrona e si levava i pantaloni, poi si accovacciò dietro di me.
L’uomo mi appoggiò le mani sulle spalle; il mio buco era ancora aperto e umido e quasi non mi accorsi che l’aveva infilato di nuovo dentro, con un solo colpo di reni.
Solo quando lo sentii affondare internamente e lo sentii quasi in gola, emisi un gridolino soffocato.
Il signor Carlo aveva un gran cazzo ed era una vera goduria sentirlo così intimamente.
Mi gustai ogni centimetro della sua nerchia.
Sentivo i suoi coglioni che sbattevano contro le chiappe e che mi montava virilmente. Poi si sfilò dal mio sfintere e poco dopo lo rificcò dentro, senza problemi. Avevo il buco spalancato ed ero tanto eccitato, al punto che mi sembrava di avere tra le chiappe, una seconda bocca pronta a succhiargli il membro eretto.
Mi gustavo lo sfregamento del suo uccello durissimo dentro il mio retto, godendo come una vacca.
Tenevo gli occhi chiusi e le labbra semi aperte.
Poi mi massaggiò lo sfintere con il glande, senza affondare dentro il retto, ma solo per qualche centimetro, solleticandomelo e facendolo oscillare dentro: ci sapeva proprio fare!
Era già da un po’ di tempo che ero in quella posizione animalesca e che il signor Carlo mi stava montando, stantuffandomi la sua nerchia nel culo. Avevo le ginocchia doloranti perché l’impercettibile sfregamento delle rotule, cominciava a farsi “sentire”, ma essere montato come una lurida vacca, era troppo godurioso, per non poter sopportare la scomoda e dolorosa posizione.
Sollevò le mani dalle mie spalle e si puntò con le braccia sulla moquette, mentre nel contempo si lasciò andare sopra di me, costringendomi a sdraiarmi, prono sotto il suo peso.
Mi inchiodò a terra, restando dentro di me. Io stesi le braccia in avanti e lo sentii respirare vicino al mio orecchio; sentivo il suo corpo contro il mio ed il suo pube, incollato alle mie chiappe. Muoveva solo il bacino e ad ogni movimento il suo uccello, ballonzolava nel mio retto. Ero sopraffatto, un po’ dolorante, totalmente sottomesso di fronte all’energumeno che mi stava possedendo in modo così carnale e profondo.
Restai in silenzio, ma ogni tanto ansimavo, sia per il suo peso, sia perché la goduria era irresistibile.
“Adesso voglio godere dentro di te, troia!”
Si sollevò e mi fece mettere supino, quindi mi prese le caviglie e dopo avermi fatto alzare le cosce, me le allargò. Il suo uccello incredibilmente era ancora turgido e ancora una volta, trovò da solo la strada. Mi trovai bloccato a terra, con lui sopra che mi scopava il culo, lentamente.
Mi afferrò la testa con le mani e avvicinò la sua bocca al mio viso, vidi la sua lingua, leccare le mie labbra ed io le schiusi. La sua lingua entrò nella mia bocca alla ricerca della mia. Sentii il suo cazzo irrigidirsi, lui stesso si irrigidì, man mano che agitava la sua lingua nel mio palato e poi mi accorsi che stava per godere. Sollevò la sua bocca e si lascio scappare un urlo di godimento, mentre menava colpi sempre più forti nel mio culo, quasi volesse farci entrare anche le palle, fino a quando, finalmente, esplose dentro di me e lo sentii fremere e tremare di piacere tre o quattro volte, quasi volesse "spararmi" dentro tutta la sborra che aveva nei coglioni, fino all’ultima goccia.
Il suo cazzo ancora turgido lasciò il mio buchetto aperto ed immaginai la sua sborra, che da lì colava.
Si rialzò e si sedette sudato, ma soddisfatto, sulla poltrona, accedendosi una sigaretta.
Io mi rialzai, ma pensai che ero in debito e mi inginocchiai tra le sue gambe.
Il suo membro gocciolante era ancora abbastanza duro.
Glielo leccai iniziando dalla cappella e poi a scendere, lungo il fusto, sino alle palle bagnate.
Si stava godendo il mio lavoro di lingua.
Poi presi in bocca la cappella e gliela succhiai con molto gusto, gli presi il cazzo in bocca. Lui mi bloccò la testa con una mano e la abbassò, fino a che tutto il suo uccello fu dentro la mia gola.
Lo guardai.
Ogni tanto tirava qualche boccata dalla sigaretta e lasciò il suo cazzo nella mia gola, fino a quando lentamente perse il turgore. Mossi la testa un po’ verso l’alto e dopo ancora qualche movimento su e giù lungo la nerchia, la presi in mano, guardando la cappella con una ultima goccia di sborra, sulla punta, che leccai.
“Brava, troia! Però per oggi basta...mi hai svuotato!
Mi rialzai e mi rivestii, un pò indolenzito, ma contento, erano le 21.00 passate...
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