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ELSA Capitolo 5


di lecap
07.01.2022    |    7.650    |    5 9.8
"Era evidente che tale posizione servisse principalmente a lasciare qualche tempo la propria vagina tranquilla e protetta da mani, lingue e cazzi..."
….Giorgio la riportò da dove erano partiti la sera prima verso le quattro. Dopo essere entrata nella stanza che le era stata destinata, sprofondò nel sonno esausta da quelle prime ore da sottomessa.

SECONDO GIORNO CON VERMEER

...(omissis)
….
...Usciti dal negozio, si diressero nuovamente all'auto e da lì, dopo circa un quarto d’ora, entrarono nel parcheggio riservato di un ristorante elegante.
Il locale era molto chic ed Elsa fu lieta che l’unico abito che possedeva in quel frangente, ben si adattasse a luogo e abbigliamento delle commensali presenti.
Durante la cena, la donna non poté non osservare che il parcheggio fosse sovradimensionato, rispetto alla capacità dei tavoli presenti.
Jan le spiegò che il parcheggio era destinato anche agli ospiti di un locale notturno, situato nella parte seminterrata della costruzione. Infatti più tardi altre automobili arrivarono e gli occupanti, quasi sempre uomini, raramente accedevano al ristorante.
Terminata una cena leggera, stavano attendendo il caffè quando da un tavolo occupato da alcune persone, uno degli uomini si diresse verso di loro.
“Ciao Jan, scenderai di sotto?”
“Ne vale la pena, stasera?” chiese con sufficienza.
Dopo aver osservato Elsa, con un sorriso rispose indirizzandole un sottinteso complimento:
“Se fossi al tuo posto, per me, senza dubbio” quindi, dopo una pausa, riprese:
“Sempre che alla signora presente, piacciano certe serate. Oggi, tra l’altro, ci si occuperà anche di beneficenza. ”
“A lei piacciono sempre le sorprese e anche la generosità, perciò non sussiste il problema”
Elsa era a disagio nell'ascoltare quelle parole che, di fatto, non le rendevano comprensibile nulla.
La proposta improvvisa che le arrivò, la fece quasi trasalire:
“Tu vuoi scendere, mia cara?”
Essendo in presenza di altri, Elsa si conformò nel rispondere ben sapendo che la sua domanda prevedeva solo consenso :
“Come preferisce lei.”
“Wow. Avevo visto giusto sulla tua splendida ospite, quando ti ho visto entrare” commentò compiaciuto l’altro.
Rimasti soli, Elsa rimase in silenzio, preoccupata da ciò che le avrebbe riservato la serata. Come se le avesse letto nel pensiero, Vermeer si divertì sollecitandola.
“Cosa pensi ci sia di sotto?”
“In situazioni diverse, azzarderei per una discoteca. Dato quel che mi è accaduto ieri sera e oggi, penso si tratti di un club privé”
Pagato il conto, Vermeer dopo esser uscito dal ristorante, si incamminò di lato fino a raggiungere una porticina, sorvegliata due uomini in giacca e cravatta. L’entrata era anonima, totalmente priva di alcuna insegna e cosa ancora più strana, i due uomini si scostarono senza chiedere nulla, quasi che la loro presenza fosse inutile.
“Strano locale senza insegna e ancora più curioso, che la sorveglianza eviti di controllare” pensò a voce alta Elsa, mentre iniziavano a scendere una scala.
“Non è un locale pubblico così come non lo è neppure il ristorante. Possono accedervi solo i soci e affiliarsi non è molto semplice” le rispose.
“Pare una setta”
“Chiamala come vuoi. Ci sono persone troppo conosciute per rischiare indiscrezioni pubbliche. Qui vengono politici o sportivi conosciuti. Per essere ammessi bisogna essere presentati da un numero considerevole di soci oltre che a pagare una quota annua considerevole. Difficile che un estraneo a certi ambienti, possa permettersela, ammesso e non concesso riesca a trovare soci che lo presentino”
“Ignoravo esistessero luoghi tanto esclusivi”
“Esistono dappertutto. Il fatto che tu, come la stragrande maggioranza delle persone lo ignoriate, conferma che simili regolamentazioni paghino in materia di privacy” le confermò Vermeer che subito dopo, cambiò discorso:
“Vediamo come te la caverai con questa serata di beneficenza”
Elsa si pentì subito dopo, della sua successiva domanda:
“Un’altra prova attitudinale?”
“Questa volta dubito ti imbatterai in qualcosa di simulato”
Ultimate le scale, si ritrovarono in un piccolo vestibolo dove Vermeer accreditò entrambi. Una solerte addetta, mostrò a Elsa una porta. Era un locale di cortesia le cui pareti escluso uno specchio, erano totalmente occupati da armadi metallici, dotati di sportelli.
All'interno c’erano quattro donne intente a spogliarsi. Due erano vicine tra loro; una bruna giunonica di mezza età, assieme a una ragazza molto più giovane, dai capelli biondi e lunghi. La prima era di corporatura robusta. Aveva enormi seni con cosce e gambe molto muscolose; il busto massiccio, ostentava un addome pronunciato anche se la donna non poteva definirsi grassa. Poteva far ipotizzare una ex atleta di qualche disciplina che necessita muscolature importanti. Forse era stata una ginnasta del lancio del disco o getto del peso; forse un’atleta di sollevamento pesi. La biondina dimostrava vent'anni o poco più. La sua corporatura, al contrario, era molto esile con seni appena accennati e fianchi stretti. In ogni caso, una graziosissima ragazza.
Le altre due donne erano più scostate tra loro anche se davano anch'esse l’impressione di conoscersi. Una bionda, molto alta e dall'aspetto tipicamente nordico. Aveva due gambe lunghissime e nonostante dimostrasse un’età matura, possedeva un corpo ancora molto tonico. L’altra , di tipo più mediterraneo, era alta più o meno come Elsa; i fianchi più pronunciati e un seno molto abbondante quasi come l’italiana, poteva essere definita come la classica donna ormai avanti con gli anni, capace di attirare ancora lo sguardo di ammirazione, a chi la dovesse incontrare. Sicuramente due donne fascinose pur se con peculiarità diverse.
Appena la videro apparire, la salutarono cordialmente in olandese.
Elsa ricambiò il sorriso ma non parlando olandese, alzando leggermente le spalle e aprendo le braccia come per scusarsi, rispose nelle lingue che conosceva:
“Buonasera, bonsoir, good evening”
Le due, divertite, le risposero in inglese mentre la giunonica e la biondina, ormai completamente nude, dopo aver riposto gli abiti in due armadietti, presi uno degli asciugamani al loro interno, uscirono senza salutare.
Una, guardando nella loro direzione, fece una smorfia mimando una espressione truce prima di ridacchiare divertita.
A Elsa, che come al solito perdonava tutto, scappò un commento:
“Forse erano timide o in imbarazzo”
“Quella giovane, forse. Helga, invece, non starebbe in imbarazzo neppure se la coprissero di merda. Cosa che, comunque, mi soddisferebbe molto se succedesse.”
Ormai nude, le due, riposti anch'esse gli abiti, presero uno dei teli di spugna a disposizione e li annodarono in vita. Anche Elsa, ormai totalmente spogliata, fece lo stesso. Essendoci due teli, uno bianco e uno nero, scegliendo a caso, dispiegò il nero.
Le altre due, entrambe col telo bianco, la osservarono quasi con meraviglia.
Elsa non capendo, chiese:
“C’è qualcosa che non va?”
“Nulla. Assolutamente nulla. Non conoscendoti, a prima vista davi l’impressione di essere da telo bianco”
“Vedendo le altre due appena uscite, che ne avevano indossato uno nero e uno bianco, pensavo fosse indifferente”
“Sai dove siamo?”
“In un club privè suppongo, anche se è la prima volta che entro in un locale simile”
Dopo aver ridacchiato divertita, una di quelle le rispose sempre in inglese:
“Non solo club privè. Questo è anche a carattere dom/sub, anche se non proprio sadomaso super specializzato, come molti in Amsterdam.”
L’altra, subito dopo, precisò:
“Chi indossa il telo nero è senz'altro un dominante. Chi, quello bianco, se non sottomesso è estraneo a ogni profilo”
“Ecco perché l’antipatica ha scelto il telo nero” mormorò pensierosa Elsa, mentre, riposto il telo nero, si annodò alla vita quello bianco.
Prima di uscire dallo spogliatoio si presentarono, comunicandosi i propri nomi.
Percorso un corridoio si separarono appena entrate in una vastissima sala dove, tra divanetti e poltroncine, molte persone erano già presenti. Luci basse intramezzate da fasci colorati luminosi, ricreavano la tipica ambientazione da discoteca. Su un lato un piccolo seggio ospitava il diskjockey, mentre un’altra parete era formata da una spessa lastra di vetro; questa mostrava una parte sommersa di una piscina, dove altri clienti erano intenti a nuotare o a scambiarsi effusioni.
Individuato Jan, lei si diresse verso di lui. Era seduto su una grande poltrona con addosso un asciugamano nero; senza bisogno di parlarle, battendo la mano su uno degli imponenti braccioli, la invitò a sedervici sopra.
Elsa avrebbe voluto chiedergli maggiori informazioni su quel luogo e soprattutto su ciò che sarebbe potuto accaderle ma, per timidezza o più probabilmente per evitarsi maggior inquietudine, preferì tacere guardandosi intorno.
Per il momento, benché seminuda e tra altre persone altrettanto svestite, gradiva l’attuale situazione di tranquillità osservando i presenti.
Qualcuno parlottava a bassa voce, altri gruppi ridevano tra loro mentre alcune coppie si abbandonavano ad affettuosità reciproche, noncuranti di essere in pubblico.
L’uomo che li aveva avvicinati precedentemente al ristorante, con la pelle bagnata, ritornò verso di loro:
“Ho fatto una piccola sauna e poi una nuotata con gli altri. Vedo però che i più tanti si sono radunati qui, in attesa dell’inizio per la raccolta fondi”
“Nessuno nella parte delle stanze?” chiese Vermeer.
Dopo aver alzato le spalle, l’altro rispose:
“I soliti quattro o cinque scemi che giocano con le croci di Sant'Andrea o con le gogne. Niente di che e nulla di interessante”.
Elsa pensò subito alla bruna antipatica col telo nero e alla ragazza che era con lei, quando le vide arrivare nel salone. La giunonica si sedette su un’altra poltrona, mentre la biondina si sedette a terra accanto alle sue gambe.
A un tratto la musica di sottofondo sparì e un uomo, dal palco del diskjockey, preso il microfono, attirò l’attenzione dei presenti.
Dopo aver ringraziato tutti per la loro presenza, spiegò il tema della serata e come si sarebbe svolta.
Mentre altri addetti consegnavano una lavagnetta e un pennarello a ognuno dei presenti col telo nero, proseguì a spiegare che ognuno avrebbe dovuto scrivere il nome di una associazione benefica a cui devolvere l’eventuale denaro raccolto. In più, specificando anche il settore erotico offerto.
“Hai capito come funziona?” le chiese Vermeer.
“Non molto” rispose lei, azzardando a indovinare: “Dovrai scrivere quanto offri e quale specializzazione erotica preferisci?”
Dopo una risatina divertita, lui rispose:
“No. Ma andiamo per gradi” quindi, dopo una pausa:
“A quale associazione benefica vorresti andassero gli eventuali introiti?”
“Non conosco le associazioni benefiche olandesi. Sceglila tu”
“Ok. Attenderò di conoscere quelle scelte dagli altri e poi ne metterò una non contemplata da nessuno”
“Poi che succede?” domandò lei
“Questo dipende da te” le rispose.
“Cosa dipende da me?”
“Se vuoi raccogliere denaro oppure no”
“Devo passare da ognuno con un piatto in mano, come oggi durante il pranzo?”
Dopo un sorriso divertito, lui la portò brutalmente alla realtà di quel posto e del motivo della serata:
“Dovrai soddisfare chiunque offrirà una donazione all'ente che eventualmente sceglierò”
Preoccupata, domandò:
“Nella zona sadomaso di cui parlava il tuo amico?”
“Se vuoi si, ma non è indispensabile. Puoi scegliere tra sadomaso o sesso”
“Quindi o mi torturano o mi scopano?”
“O non ti fanno nulla, se non indico alcuna associazione”
“Se eviti di farlo, preferisco. Ma temo che, in questo caso, disattenderei il patto che ho accettato”
Sempre più divertito, Jan rispose:
“Questa è una eventuale sentenza di condanna per aver violato l’impegno, che stavolta non ho paventato. Tu scegli liberamente se sottrarti o meno all'opportunità di ottenere donazioni”,
Elsa si rendeva conto che Vermeer si stava divertendo a giocare come il gatto col topo e questa situazione, la stava angosciando più ancora delle prove finora sostenute.
Nel frattempo alcune persone, uomini o donne che fossero, ma tutte col telo nero, alzavano la loro lavagnetta dove moltissimi interessati, andavano a leggere cosa proponessero.
La scena successiva, invece, la fece arrabbiare terribilmente.
La giunonica, alzatasi e trascinando crudelmente la sua giovane accompagnatrice per i capelli, dopo essersi fatta dare il microfono, comunicò pubblicamente la sua richiesta mostrando il cartello:
“Cedo la mia schiava a colui che offrirà più denaro all'associazione per la liberazione dei nani da giardino. Potrà frustarla, punirla, farla soffrire, umiliarla e possederla nei modi che preferirà”
Dopo essersi fatta tradurre da Jan le sue parole, a Elsa venne in mente una battuta ligure che aveva esclamato una volta un suo amico di Genova: - facile fare il finocchio con il culo degli altri -
Quella stronza, infatti, offriva la giovane ragazza impaurita e in lacrime, per giunta a favore di un gruppo di dementi che rubava i nanetti di terracotta dai giardini, per portarli nei boschi quasi fossero dei veri fauni in carne e ossa.
La collera le salì ancora di più vedendo la ridda di offerte che si susseguivano per riuscire ad avere a disposizione la giovane ragazza terrorizzata.
L’ultima offerta vincente si era fermata a tremila euro. Nessuno degli altri competitori pareva voler rilanciare.
“Scrivi sesso” ordinò a Jan, con un’inconsueta voce ferma e risoluta.
Quindi, senza preoccuparsi di chiedergli alcun permesso e impossessatasi della lavagnetta, si recò decisa dall'uomo col microfono che stava facendo il banditore di quell'asta incivile.
Strappatogli il microfono in malo modo, dopo aver alzato la lavagnetta che indicava sesso, esclamò in inglese:
“Ignoro se tutti i presenti capiscono l’inglese. Se non lo sanno, sicuramente qualcuno vicino potrà tradurre.” dopo una pausa e aver preso un lungo respiro, proseguì:
“L’asta per la ragazza si sta fermando a tremila euro. C’è qualcuno disposto a offrire qualcosa per possedere sessualmente me? Voglio superare questa offerta, vincerla e evitare alla ragazza di subire qualcosa che secondo me, non merita.”
La giunonica, offesa per l’interruzione, si avvicinò irritata ma Elsa, quasi non possedesse il suo carattere accondiscendente e timido, con una manata l’allontanò in modo così deciso che l’altra, sorpresa, si fermò.
Il conoscente di Jan, divertito e alzando una mano, gridò:
“Io offro duecento euro”
Purtroppo, anche per l’abbondanza di donne, nessun altro provò a rilanciare. Allora Elsa, senza riflettere, gli domandò:
“Se potessi portare un altro tuo amico, offriresti di più?”
Dopo una risata da parte di molti, intrigati più che divertiti, un’altra voce maschile si levò:
“Se posso unirmi, verso duecento euro anch'io”
La voce di un uomo riecheggiò nella stanza:
“Vuoi vedere se riesci a ricevere offerte maggiori di quelle della biondina? Sei una bella donna indiscutibilmente, ma lei oltre a essere più giovane, si offre incondizionatamente a ogni pratica sadomaso e qui, certamente, ci sono molti estimatori di tale disciplina”
“Non voglio superare lei, voglio superare tremila euro per evitarle di passare dalla stronza che la possiede attualmente, a un altro” rispose tranquilla.
Divertiti e tutto sommato d’accordo con le ultime opinioni di Elsa, altri uomini offrirono duecento euro.
La giunonica sempre più inviperita, urlò:
“Ho quattromila euro nella borsa. Mi ricompro la schiava!”
A quel punto, per Elsa era evidente che per superare tale cifra, avrebbe dovuto soddisfare più di venti uomini contemporaneamente.
Improvvisamente, due donne dopo aver parlottato con i propri uomini, si alzarono e la raggiunsero.
Erano Cindy e Tessi, le due donne conosciute nello spogliatoio poco prima. Una di loro, preso il microfono, rilanciò:
“Ci sono solo due uomini che si sono offerti. Bisogna superare quattromila euro dato che chi li ha offerti, ha ammesso di non averne altri. Quattromiladuecento diviso duecento fa ventuno. Esistono qui dentro dei coraggiosi che non temono di perdere, giocando in ventuno contro tre? Tessi e io, ci offriamo assieme a Elsa, per riscattare la ragazza.
Dopo un applauso dei presenti, uno degli uomini delle due olandesi si curarono della raccolta dei nomi degli offerenti non senza parlottare con ognuno di loro.
Alla fine, raggiunte le donne, egli annunciò:
“Abbiamo i ventuno partecipanti. Non solo è stata raggiunta la cifra per riscattare la ragazza ma tutti hanno accettato di aumentare la propria offerta di cento euro, consentendo così di avere altri duemilacento euro da dividere tra le associazioni scelte dalle ragazze e donare di conseguenza.”
Mentre la giunonica infuriata e sconfitta si allontanava verso lo spogliatoio, Elsa condusse la giovane verso Vermeer, dandogli del lei come da accordi:
“Posso lasciarla in sua custodia, signore?”
Riguadagnato il centro del salone, fu quasi sospinta assieme alle sue compagne dell’inconsueta asta, in direzione delle stanze. Arrivarono in quella che presumibilmente si prestava alla loro prestazione; era infatti quasi totalmente occupata da un gigantesco fouton quadrato, verosimilmente usato per le orge. Infatti aveva i lati lunghi oltre cinque metri. Le tre donne furono fatte salire sull'enorme giaciglio, dove molti dei vincenti le raggiunsero. Altri rimasero in prossimità, iniziando a masturbarsi lentamente, in attesa di riscuotere la loro vincita.
Nella ridda di turbamento e preoccupazione per ciò che, di lì a poco, avrebbe dovuto affrontare, Elsa notò che dai partecipanti e neppure tra i numerosi spettatori sopraggiunti per assistere alla performance, non si levava alcun commento o incitazione. Erano tutti in rigoroso silenzio come nelle tribune gremite, mentre si svolge una partita di tennis.
Presto le tre donne furono obbligate ad allontanarsi le une dalle altre, per i numerosi uomini accanto a loro. Un uomo grasso e ben poco piacevole, si parò in piedi davanti a Elsa, seduta di fianco sul materassone.
“Vediamo cosa sai fare”
Sotto al suo pancione, il membro dell’uomo era appena rigonfio. Vincendo la ripugnanza, Elsa, rispettando la propria offerta, si mise in ginocchio. Portata una mano sui testicoli dell’obeso, iniziò a massaggiarli mentre, dischiuse le labbra, iniziò un pompino.
Decise di estraniarsi da quella situazione quasi che non fosse lei a compiere quell'azione, ma altri corpi maschili la riportarono immediatamente alla realtà. Aveva mani curiose che le palpavano le turgide tette mentre, altre, esploravano il suo sedere e la patata. Ben presto, mente il modesto cazzo si induriva nella sua bocca, fu fatta stendere supina. Col ciccione ora a cavalcioni del suo petto, che proseguiva a godere della sua bocca, una lingua iniziò a esplorare la sua intimità mentre altre mani serrate sulle caviglie, la costringevano a mantenere le gambe spalancate.
Elsa, sperava che il ciccione si accontentasse della fellatio e si allontanasse soddisfatto e invece, indietreggiando, si pose tra le sue due cosce allontanando con le flaccide natiche, la testa di quello che le stava leccando la fica. Dischiuso uno strano astuccio fissato al polso, ne estrasse una bustina che, aperta velocemente aiutandosi coi denti, rivelò un profilattico. Due secondi dopo averlo calzato sul suo cazzetto, l’obeso si adagiò sul corpo di Elsa e dopo aver trafficato tra le sue cosce dischiudendo le grandi labbra, la penetrò.
Il peso del corpo dell’uomo, quasi non le consentiva di respirare; trascorsi alcuni minuti, disillusa che il coito durasse poco, lei decise di simulare un orgasmo e approfittando della tonicità dei suoi muscoli pelvici, iniziò a contrarre ritmicamente le pareti della vagina. Il suo non voluto amante, dopo esser diventato ancora più rubicondo, finalmente eiaculò dentro il preservativo, afflosciandosi ancora più pesantemente sopra di lei. Per fortuna, altri partecipanti, impazienti di goderla, lo spostarono dal suo corpo.
Immediatamente fu quasi sollevata di peso da molte mani, ritrovandosi sospesa a pancia in giù. Mentre alcuni la reggevano, un altro, posizionatosi tra le sue gambe, ancora una volta, mantenute allargate da altri, la penetrò stando in piedi. Ulteriori mani le carezzavano la schiena, la pancia e le voluminose mammelle rivolte verso il basso. Mentre qualcuno ferrandole i polsi, indirizzava le sue mani verso il proprio membro affinché lo masturbasse, un ulteriore partecipante si collocò davanti al suo viso.
Il cazzo eretto dell’uomo, dopo essere stato appoggiato sulle sue labbra, ben presto si ritrovò nel tepore della sua bocca, godendo la delicatezza della sua lingua. Elsa non riuscì a percepire per quanto tempo rimase sospesa in quella sorta di amaca formata da braccia e mani. Sentiva solo l’ansimare dei due uomini che la stavano possedendo e poco distante, i gemiti provenire dagli altri due gruppi di persone che si stavano occupando di Tessi e Cindy. Non riuscendo a scorgerle, circondata com’era da molti corpi, sperava non penassero per quegli ammassi di uomini eccitati.
L’urlo improvviso di una delle due che iniziava a godere spasmodicamente, la riportò alla realtà contingente e cioè che si trovava in un luogo deputato alle trasgressioni sessuali. Evidentemente per le due donne, non era una novità trovarsi al centro di una gang.
Rinfrancata che le sue compagne d’avventura si stessero tutto sommato divertendo, si rilassò anch'essa tanto che iniziò a avvertire ciò che i suoi sensi stavano provando.
Percezioni di piacere iniziarono ad arrivarle al cervello mentre la sua fica iniziava a bagnarsi. Avvertì il proprio respiro farsi più affannoso e contemporaneamente al cazzo che le schizzò in viso, il suo basso ventre iniziò a provocarle una serie ininterrotta di orgasmi. Elsa sentiva la sua voce gemere, ansimare e urlare mentre il cazzo che la stava penetrando, non resistendo oltre, si ingrossò ulteriormente prima di eiaculare.
Si ritrovò finalmente sdraiata supina ma non tranquilla. Vero che a questo punto, tre uomini avevano ottenuto il proprio orgasmo, ma usciti di scena questi, altri avevano preso il loro posto. Le pareva di essere l’obiettivo indifeso di una carica di cavalleria napoleonica.
In effetti, tutti quei falli eretti intorno a lei, potevano ricordare le sciabole sguainate nell'impeto dell’assalto.
Immediatamente un altro partecipante si allungò sopra di lei e tra le sue cosce. Per sua fortuna, stavolta, si trattava di un giovane uomo col fisico tonico. Avrebbe potuto essere un atleta o comunque un amante dell’attività fisica. Gli addominali tonici, facevano il paio con la muscolatura guizzante del resto del corpo. Il suo volto dai tratti decisamente virili, completavano l’aspetto del tipico uomo seducente. Mentre un diverso partecipante pose il proprio uccello sulla sua mano affinché lei lo masturbasse, la verga del fico, inguainata nella protezione di lattice, penetrò facilmente dentro di lei, facilitata dalla vagina umida per i precedenti orgasmi.
Sempre circondata dagli ansimi che arrivavano dalle altre due donne e quasi senza rendersene conto, Elsa sollevò le cosce e il bacino per meglio accogliere il giovane atleta dentro si se.
Se la sua mano, quasi inconsciamente, stava provvedendo ad accontentare con una sega l’altro, il suo bacino iniziò, ben consapevolmente, a inarcarsi ritmicamente danzando con quello dell’uomo.
Ora non si stava concedendo. Adesso stava scopando con soddisfazione. Venne, urlando il suo piacere mentre il giovane, sicuramente esperto, resisteva godendosi il proprio su e giù. Elsa non riusciva più a trattenere i propri gemiti e i sussulti ripetuti, provocati dall’estasi provocata dal punto G e clitoride, incessantemente stimolati dal coito.
Entusiasmato dalla scena, l’uomo che stava masturbando venne spostandosi contemporaneamente in avanti, sopra il suo seno.
Densi fiotti si riversarono sul suo petto ansimante, iniziando subito dopo a percorrere la pelle setosa delle tette mentre il giovane, decisamente esperto, uscì per prolungare oltre il momento del proprio orgasmo. Si inginocchiò rimanendo sempre tra le sue gambe e portata una mano al proprio membro marmoreo, iniziò a batterlo sulla fessura dischiusa e sul clitoride di Elsa che, istantaneamente, riprese a godere.
Quella pratica, fino ad ora a lei sconosciuta, le provocò nuovamente degli orgasmi clitoridei e un altro evento altrettanto sconosciuto, la sconcertò. Dalla sua fica ormai rigonfia, iniziarono a fuoriuscire spruzzi di liquido trasparente. I colpi decisi e ripetuti dell’asta e della cappella che si abbattevano sulle grani labbra dischiuse, provocarono innumerevoli schizzi che le arrivarono sino al volto.
Più Elsa si sentiva in imbarazzo per tali fiotti, maggiormente il ragazzo percuoteva la vulva con la verga soda. Lei parò le mani in avanti a proteggersi da quella sorta di pioggia che usciva prepotentemente dalla propria intimità e appena riaperti gli occhi, si accorse che tale scena stava eccitando intensamente gli altri uomini inginocchiati attorno a lei, che si masturbavano per essere pronti a possederla, dopo il ragazzo. Due di loro non resistettero osservandola con le cosce spalancate mentre urlava godendo e squirtando. Pressoché istantaneamente dai loro due cazzi, altri schizzi di sperma le raggiunsero la pancia, inondandole l’ombelico.
Finalmente il giovane muscoloso entrò nuovamente dentro di lei, soddisfatto di esser riuscito a stravolgerla fino a tal punto. Elsa, ormai preda dei propri spasmi di piacere, ascoltava, quasi fosse una terza persona, le sue urla mentre le pareti della sua vulva sembravano ormai impazzite, scosse com'erano da continue contrazioni . Il grido del nerboruto ragazzo che accompagnava il proprio orgasmo, fu il preludio a una calma apparente.
Dopo esser andato ancora a lungo ritmicamente dentro il suo ventre, si accasciò esausto accanto a lei, non prima di averle dato un tenero bacio sulle labbra, sorridendole grato.
Elsa si rannicchiò su un fianco, sperando che in tale posizione i sussulti che proseguivano a scuoterla, cessassero. Tra un corpo e l’altro degli uomini che ancora la circondavano, ansiosi di riscuotere il premio della propria donazione, riuscì a scorgere una delle sue nuove amiche.
Cindy, quella alta e bionda, era messa a carponi con il cazzo di un uomo maturo in bocca mentre alle sue terga, un altro più giovane la possedeva con colpi vigorosi del proprio bacino. Il rumore delle sue chiappe scontrate dal corpo del suo temporaneo amante, si diffondevano nell'aria quasi scandendo il ritmo della penetrazione.
Elsa si godette quei pochi minuti di tranquillità, cercando di recuperare forze mentre le terminazioni nervose dell’inguine, seppur lentamente parevano normalizzarsi.
Sapeva benissimo di trovarsi nell'occhio del ciclone; la zona di calma assoluta dopo lo sconquasso del ciclone che presto, si scatenerà nuovamente con uguale impeto e veemenza.
Infatti, di lì a poco, un altro dei numerosi aventi diritto, dopo essersi steso accanto a lei, in posizione contraria, la indusse seppur con gentilezza, a distendere il corpo e successivamente a porsi sopra di lui.
Mentre l’uomo iniziava a baciarle e leccarle il clitoride, lei si ritrovò il suo membro eretto sotto il viso che attendeva la ovvia performance dalla sua bocca. Messa così, a carponi, ben presto le sue cosce e le rotondità dei suoi glutei, impudica cornice della sua vulva esposta, attirò l’ennesimo pretendente al piacere. A carponi e mentre faceva la pompa a quello che, aggrappato ai suoi fianchi, leccava e beveva il nettare della sua fica ancora zuppa, il cazzo di un altro sconosciuto, si fece strada nella sua carne. Nuovamente stava dando piacere a due uomini contemporaneamente, quando i suoi occhi videro anche Tessi. La scena la inquietò; non perché fosse violenta, per fortuna, ma per la lussuria che emanava.
La donna era tenuta sollevata da due uomini ai suoi fianchi, che la sorreggevano contemporaneamente tenendola per le ascelle e per le cosce. Tenuta in quel modo e con le gambe divaricate, veniva fatta discendere e salire alternativamente sul membro di un altro uomo steso sotto di lei. Praticamente il ritmo e la profondità della penetrazione erano decisi dai due che la sorreggevano.
La sua amica aveva il seno generoso e turgido come il suo e le sue tette che sobbalzavano al ritmo delle discese e risalite, stavano rallegrando gli occhi di tutti i presenti, giocatori o spettatori che fossero.
Elsa cercò di estraniarsi da quella situazione in cui stava dando piacere a due uomini contemporaneamente per evitare di affrontare altri orgasmi. Pensò quindi a quanti uomini, loro tre, avrebbero ancora dovuto concedersi. In effetti ignorava quanti avevano già goduto delle due olandesi. Lei forse ne aveva appagati cinque. O forse erano sei? Il glande che stava succhiando e che iniziava a ingrossarsi prima dell’orgasmo e la sua patatina che, ostinatamente le disubbidiva iniziando a inviarle nuovi brividi, la distoglievano dal conteggio.
Madida di sudore e cercando di ansimare il meno possibile,riuscì dopo un tempo che le parve eterno a far venire anche quei due ma, subito dopo, i suoi timori si dimostrarono fondati: eccitati dal corpo e dalle tette prosperose di Tessi, anche lei fu sollevata e quindi alternativamente fatta scendere a inglobare un ennesimo cazzo nella propria fica. Sentiva le tette andare su è giù seguendo il ritmo che le era imposto e gli occhi degli astanti fissargliele estasiati.
L’inconveniente, solo per lei purtroppo, era che il ritmo del coito deciso da chi non la stava scopando, avrebbe reso interminabile il tempo prima di arrivare all'orgasmo di chi la stava penetrando . A questo punto, ignorando quanti avrebbero dovuto ancora godere del suo corpo o di quelli delle sue amiche, decise di prendere l’iniziativa. Con la scusa che le facevano male le ascelle, si fece lasciare e seduta a cavalcioni dell’uomo, poggiando le mani sul suo petto, iniziò a muoversi su di lui scegliendo il ritmo. Uno di coloro che la sorreggevano per le ascelle, si posizionò di fronte a lei esibendo il suo arnese eretto.
Aveva le mandibole doloranti per tutta l’attività orale e improvvisamente, le venne in mente una confidenza intima di qualche anno fa da parte di una sua amica sposata.
Quella, quando non poteva o non voleva scopare suo marito e neppure prenderglielo in bocca, riusciva a farlo felice masturbandolo, ponendo abbondante saliva nel palmo della mano. In questo modo la cappella scivolava più dolcemente nella sua mano e il piacere del marito arrivava prima, ma con più soddisfazione del medesimo.
Elsa allora, dopo aver aperto la bocca, insalivò il più possibile il glande gonfio e quindi dopo aver bagnato abbondantemente anche il palmo della mano, iniziò una specie di massaggio tutto attorno alla cappella.
Mentre quello sotto di lui, finalmente iniziò a godere, anche l’asta turgida nella sua mano iniziò a dimostrarle che la tecnica della sua amica era portentosa. Dopo qualche sussulto, quel membro insalivato e reso scivoloso, iniziò a eruttare bianchi e densi schizzi sulle sue incantevoli labbra.

Finalmente, riuscì a contare quanti uomini erano rimasti sul vasto fouton. Tessi stava facendo un pompino a un energumeno, stando accuratamente in ginocchio con il sedere poggiato sui propri talloni. Era evidente che tale posizione servisse principalmente a lasciare qualche tempo la propria vagina tranquilla e protetta da mani, lingue e cazzi.
Cindy, supina, mentre qualcuno la scopava, un altro inginocchiato dietro la sua testa, le offriva il suo glande da succhiare mentre con una mano si masturbava l’asta.
Il problema erano quelli ancora in attesa del proprio turno. Lei ne aveva solo uno mentre le altre, rispettivamente tre e quattro.
Qualche minuto dopo che il pompino di Tessi soddisfò l’orgasmo dell’uomo steso supino, finalmente anche l’uomo steso sopra Cindy venne e poco dopo, anche quello posizionato quasi a cavalcioni della sua testa, iniziò a goderle sul viso.
Il problema erano quelli ancora in attesa del proprio turno.
Accidenti, a conti fatti, ne rimanevano ancora otto!
La proposta di uno del gruppo che ancora attendeva di poterle godere, la lasciò meravigliata:
“Ragazze volete fare una doccia e rilassarvi un po’? Possiamo andare di là a mangiucchiare qualcosa al buffet e bere qualcosa”
Lo strano, per Elsa, che ovviamente che non aveva mai frequentato luoghi e persone simili, fu che anche gli altri furono d’accordo.

Si ritrovarono a chiacchierare nudi come se ciò che era successo poco prima e presumibilmente sarebbe accaduto anche più tardi, fosse estraneo alla loro convivialità.
Anche il ciccione che l’aveva presa per primo e presente assieme ad altri, si dimostrò una persona cortese oltre che indubbiamente colta.
Le disse, tra qualche scambio di parole, di essere un avvocato e dopo averle chiesto dove vivesse, dimostrò non solo di conoscere l'Italia ma commentò entusiasticamente non solo luoghi tipici, ma più specificamente alcuni capolavori architettonici e artistici che si trovano in musei, cattedrali e dimore storiche, poco conosciuti dalla massa.
Anche il tizio che avevano incontrato al ristorante prima e dopo il loro ingresso poi, pur essendo tra i vincitori della strana asta e non ancora compensato, le parlò senza minimamente accennare al prosieguo della serata.
La voce di Vermeer alle sue spalle, che appena giunto nei pressi, parlava tranquillamente con un paio di coppie, le fece considerare che durante il tourbillon di coiti, carezze e altro, non aveva fatto caso se lui fosse tra gli spettatori.
Quando le si avvicinò, e non vedendolo con la biondina che gli aveva pregato di vigilare, pensò che si fosse appartato con lei.
Dimenticando per un attimo il proprio status di sottomessa, arrischiò una critica:
“Badare a una persona non è gironzolare senza di lei. Che ne hai fatto?”
Invece che risentirsi di quelle parole, Vermeer rispose affabilmente:
“Parli di Celine? Tranquilla. E’ andata a casa sua, accompagnata da un paio di coppie che avevano terminato la loro serata qui”
Quindi, dopo una pausa, riprese:
“Tu come stai? Ti sei avventurata in una sfida, assieme a Cindy e Tessi, piuttosto ardua”
“L’ho fatto per mortificare quella orribile persona. L’unica cosa che mi dispiace è che probabilmente sarà stata tutto il tempo a gustarsi lo spettacolo di tutti quelli che ci prendevano” rispose, riferendosi alla donna che voleva mettere all'asta la ragazza, trattandola come un oggetto qualunque.
Dopo aver accennato un sorriso, l’altro rispose dimostrando di conoscere tutti in quell'ambiente oltre che Cindy e Tessi:
“Helga? No, non ha visto nulla perché è stata accompagnata fuori”
Elsa rimase interdetta. Non capiva il motivo. Forse perché era andata in escandescenze o perché, umiliata, era caduta in una crisi di pianto.
La voce di uno degli otto uomini che ancora non le avevano avute, le tolse ogni dubbio:
“E’ stata espulsa dal circolo e non potrà più entrarvi”
Vermeer, proseguì la spiegazione:
“Le attività sadomaso sono contemplate qui dentro. Ma nessuno può permettersi di schiavizzare come ha fatto e come pretendeva di continuare a fare”
Elsa, pur se contenta di quella conclusione, considerò il ruolo della giovane:
“Forse la ragazza era consenziente”
“Celine le era riconoscente e debitrice perché Helga l’aveva assunta in uno dei suoi negozi e le aveva concesso un monolocale di sua proprietà dove vivere. E’ venuta ad Amsterdam per lavorare e aiutare la sua famiglia che, per un susseguirsi di guai, non se la passa economicamente bene”
“Povera. Temo che adesso perderà impiego e abitazione” sospirò Elsa.
“Chi? Un accreditato a questa associazione?” rispose ridendo l’amico di Vermeer che, sorridendo, precisò:
“Cosa credi abbiano fatto le due coppie che l’hanno accompagnata a casa, se non proteggerla da eventuali incontri e aiutarla a fare i bagagli per portarla altrove?”
L’arrivo di Cindy che, messo amichevolmente un braccio attorno alle sue spalle, salutò i suoi due interlocutori, sviò l’argomento.
Elsa avrebbe voluto domandare altro, ma non voleva apparire curiosa o pedante anche perché, forse, avrebbe trovato il pretesto di tornare su quel tema, quando nuovamente sola con Jan.
Un’ora abbondante più tardi, le tre donne si diressero nuovamente nella sala dell’enorme fouton per terminare il loro impegno.
Altre sorprese attendevano Elsa.
La prima fu la comparsa di uno degli otto superstiti che le raggiunse completamente vestito:
“Purtroppo per me, ho perso tempo con la vicenda dell’espulsione di Helga e poi, non son riuscito a farmi strada nella ressa che vi circondava” esordì ridendo. Quindi proseguì:
“Domani ho un volo prestissimo e mi è impossibile trattenermi. Posso sperare di recuperare il mio credito in un’altra occasione?”
“Hurrà, si. E’ una vita che attendo di scopare a diecimila metri di altezza accanto alla cloche di Boeing” ridacchiò Tessi, dimostrando che l’uomo non sarebbe stato un passeggero sull'aereo, ma il pilota stesso.
Elsa, un pochino imbarazzata ma tutto sommato lieta che il numero degli uomini ancora da soddisfare scemasse, lo informò che tra pochi giorni sarebbe rientrata in Italia.
Di contro Cindy, dopo averlo baciato teneramente sulla bocca, le promise:
“Sono certa che Elsa, se ti dovesse incontrare nuovamente in occasioni come questa, onorerà il debito. Quanto a me e Tessi, ti promettiamo che saremo entrambe a tua completa disposizione la prossima volta che ci vedremo qui e stai pur certo che sarai ripagato con abbondanti interessi.
Dopo una risata collettiva e averle nuovamente baciate, l’uomo salutando amichevolmente anche tutti i presenti, si allontanò.
Ora sul fouton erano in dieci. Molte meno persone, ma pur sempre sbilanciate: tre donne e sette uomini.
In breve si formarono nuovamente tre gruppetti, ognuno per ogni donna. Il fatto che accanto a Cindy e Tessi ci fossero due uomini ciascuna e accanto a lei, invece tre, non la meravigliò più di tanto. Essendo la prima volta che vedevano Elsa, era comprensibile la maggior curiosità e desiderio di provare il suo corpo. Anche gli spettatori sopraggiunti nuovamente, era convinta fossero giunti per vedere lei piuttosto che le altre due che, seppur carine, presumibilmente conoscevano, probabilmente anche carnalmente.
Ora i tempi erano più rilassati, per la minor quantità di uomini e probabilmente anche come riguardo alle tre donne, esauste e provate per le ammucchiate precedenti.
Si ritrovò stesa su un fianco in mezzo a due uomini, allungati anch'essi contro di lei. Quella situazione, al di là degli innumerevoli amplessi immediatamente precedenti, l’aveva già vissuta a Mentone quando si ritrovò tra Gaston e Mauro.
Con quei due, però, aveva interagito anche al di fuori del mero sesso mentre, escludendo Adam incontrato al ristorante precedentemente e conversato al buffet poco prima, gli altri due le erano praticamente sconosciuti.
Mentre quello steso alle sue spalle le carezzava i glutei mentre le baciava collo e schiena, Adam, di fronte a lei, carezzandole dolcemente il viso e le spalle le domandò:
“Avevi già provato a essere al centro dell’attenzione di più uomini?”
“Non più di due” rispose lei senza specificare che si era trattato comunque di una primissima e unica volta.
“Ho avuto modo di osservarti e direi che te la sei cavata egregiamente”
“Dovevo e l’ho fatto”
“Dovevi?” ripeté lui, meravigliato.
“Mi sono offerta volontariamente per liberare la ragazza da quell'odiosa donna” rispose, proseguendo poi con un filo di voce:
“Avete donato affinché la liberassi e anche per le varie iniziative benefiche”
“Credi che se a un certo punto avessi dichiarato di non farcela più, qualcuno avrebbe protestato oppure richiesto indietro il proprio denaro?”
“Non lo avrebbero fatto?” domandò sorpresa.
“Dove credi di essere? In un mercato di schiave? Ci mancherebbe altro! Questo è un circolo erotico anche se esclusivo. La proposta di donare e ovviamente quella conseguenziale di offrirsi, era solo un pretesto per dare un’originalità per eventuali successivi giochi sessuali”
“Mi stai dicendo che potrei andarmene anche adesso, senza che voi contestiate?”
Le rispose la voce che era contro la sua schiena, sospendendo i baci:
“Ovviamente, cara. Se ti va, rimani e se, invece, non te la senti più, si torna tutti nel salone dei divani”
Anche il terzo uomo, che le stava carezzando piedi e caviglie, le sorrise annuendo e concordando a quelle parole.
“O mamma mia. E io che credevo di essere una vostra cosa acquistata e sulla quale avevate ogni diritto” esclamò Elsa.
Dopo una risata collettiva, Adam riprese:
“Sii sincera. Se ti senti stanca e non te la senti, sospendiamo immediatamente”
Quelle assicurazioni cortesi la rilassarono. Sapere che simili luoghi sono votati al sesso più libertino ma con una componente di rispetto e autodeterminazione assolute, la rinfrancarono e rasserenarono.
Alzata la testa, Elsa osservò le sue compagne di avventura che stavano dando e ricevendo piacere, ai loro due rispettivi amanti occasionali.
Contrariamente a ciò che solo una decina di giorni, le pareva impossibile potesse accettare, chiusi gli occhi e abbandonandosi a quelle coccole, ora gradite, sorridendo maliziosa disse:
“Andarmene adesso che sono in vantaggio rispetto a Tessi e Cindy con tre uomini? Non ci penso nemmeno. Come potrei, dopo, vantarmi con loro e prenderle in giro?”
I tre uomini, a quelle parole e perciò tranquillizzati che Elsa era concorde a proseguire quella sorta di baccanale, iniziarono a essere più audaci con le loro carezze.
Presto Elsa si ritrovò supina con i tre uomini attorno che la baciavano alternativamente in bocca, sulle tette, lungo le cosce tornite e naturalmente anche nella intimità del suo inguine.
A poco a poco anche il suo intero corpo iniziò a eccitarsi e portate le mani poco di fianco, presto si ritrovò a impugnare due dei tre cazzi che la bramavano.
Leccò e succhiò e fu leccata e succhiata a sua volta. Questa volta non si preoccupò di far venire qualcuno il più presto possibile e anzi, anche se gli altri due non erano piacevoli di aspetto come Adam, si dedicò a loro con dedizione.
A un certo punto si ritrovò a cavalcioni sul basso ventre di quello che le aveva massaggiato piedi e polpacci, sentendo il suo cazzo ormai duro contro il perineo. Davanti al suo volto, l’uccello di colui che era steso alle sua spalle, stava godendo della sua bocca.
Adam, steso su un fianco, osservava la scena soddisfatto della visuale ravvicinata.
“Posso entrare?” le chiese a un certo punto l’uomo steso sotto di lei, mostrandole la bustina contenente il preservativo.
Come muta e affermativa risposta, Elsa alzò il bacino sollevandosi sulle ginocchia per consentirgli di indossare la protezione.
Subito dopo, con dolcezza, scese nuovamente col bacino verso la verga e scostate delicatamente le grandi labbra della fica con la mano, agevolò la penetrazione.
Ora andava su e giù lentamente come se fosse stata in sella a un cavallo che procede lentamente al passo. Non si rese conto di quanto tempo trascorse in tale rapporto sessuale e solo quando l’uomo davanti al suo volto non riuscì più a trattenersi, contrariamente alle sue abitudini di sempre, lo trattenne dentro la sua bocca afferrandolo per i fianchi, finché non ebbe terminato di eiaculare completamente.
Sentiva gli spruzzi sul palato e sulla lingua e anche il gusto, fino ad allora per nulla gradevole, ora le pareva piacevole al gusto.
Adesso aveva solo l’uomo sotto di lei che la stava godendo, poiché Adam continuava a osservarla lì accanto.
Mentre sentiva il proprio respiro farsi più ansimante per il piacere della penetrazione, si rivolse all'uomo che la osservava sorridente:
“Vuoi proprio essere l’ultimo?”
La sua risposta la sconcertò:
“Sarebbe senz'altro un immeritato onore. Ma se proprio dovessi scegliere, preferirei essere il contemporaneo.”
“Non capisco” rispose Elsa.
L’uomo sotto di lei, anch'egli ormai in affanno per il piacere, senza bisogno di parlare, le fece comprendere ciò che Adam le aveva confessato.
Dopo essersi bagnato una mano con gli abbondanti umori che le uscivano dalla fica riempita dal suo cazzo, le passò le dita lungo il solco del sedere, soffermandosi sul suo ano inumidendolo.
Dopo un brivido lungo la schiena, Elsa pronunciò:
“Mio marito è entrato raramente lì dietro. Inoltre temo che due contemporaneamente, mi facciano male”
Incurante che lei avesse ricevuto lo sperma in bocca, Adam le si avvicinò e dopo averla limonata a lungo mentre continuava a cavalcare l’altro, le sussurrò:
“Finché non provi, non lo saprai mai”
Quindi, issatosi in piedi davanti al suo volto, le porse un preservativo, invitandola silenziosamente a provvedere lei stessa a infilarlo sul suo uccello turgido.
Appena Adam si pose alle sue spalle, l’altro che la stava scopando sotto di lei, pressando leggermente le sue mani dietro alle spalle, la invitò silenziosamente a piegare il suo busto contro di lui.
Dopo essersi fermato immobile dentro di lei, le accarezzò la schiena e scendendo lentamente, posò le mani sui suoi meravigliosi glutei, sussurrandole in un orecchio:
“Stai tranquilla e rilassati. Nessuno pretende che tu lo faccia. Se sentirai dolore, lui si fermerà”
Anche se per nulla tranquillizzata da quelle parole, anche Elsa cessò i propri movimenti fermandosi come l’uomo che la stava penetrando.
Immobile, a cavalcioni, con le mammelle schiacciate contro il petto dell’uomo che continuava ad aver il suo cazzo dentro di lei, avvertì Adam che lentamente si posizionava dietro di lei, ponendo le sue gambe tra quelle dell’uomo supino, che a loro volta erano all'interno delle sue cosce.
Passò un tempo che le parve infinito, prima di sentire anche le mani di Adam percorrerle la schiena. Elsa aveva il respiro affannato ma non solo per il piacere del cazzo che la stava scopando poco prima.
Quando anche le mani dell’uomo dietro di lei raggiunsero i suoi lombi e di seguito l’inizio del solco del sedere, le mani dell’altro sui suoi glutei, lentamente glieli scostarono in modo da mettere completamente in evidenza il suo buchino rosa.
In quei momenti a Elsa pareva che ci fosse un silenzio assoluto e anzi, non aveva neppure percezione che ci fosse qualcosa attorno a loro tre. Avvertì un denso liquido caldo cadere proprio sul suo ano, rendendosi conto che Adam le aveva fatto cadere della saliva per inumidire ulteriormente ciò che desiderava profanare.
Prima un dito iniziò a massaggiarle il buchino, quindi entrò con delicatezza. Poco alla volta, rinfrancata dalla dolcezza di quei movimenti, i suoi muscoli rettali iniziarono a rilassarsi.
La voce dell’uomo rimbombò nelle sue orecchie nonostante stesse sussurrando:
“Ora provo ad appoggiare la cappella. Stai tranquilla, non compierò alcun movimento brusco”
Il contatto del cazzo contro l’ano le provocò un intenso brivido lungo la schiena e le sembrò di premere il busto ancor più contro l’altro uomo sotto di lei.
Come se fosse un’altra persona, Elsa riusciva a vedere se stessa a cavalcioni di un uomo in posizione simile a quella di un motociclista. Le sua chiappe poste oscenamente in fuori e dilatate dai palmi delle mani di un uomo mentre, dietro di lei, un altro stava indirizzando il proprio cazzo verso l’ingresso del suo culo.
Improvvisamente sentì una pressione dietro. Mordendosi un labbro, si impose di rilassarsi mentre poco a poco, il suo ano iniziò a essere dilatato dalla cappella.
Avvertì un dolore che le parve insopportabile. Anzi no, solo intenso. Cercando di normalizzare il respiro, cercò di allentare ulteriormente i muscoli dello sfintere.
Ora percepì perfettamente il totale ingresso del glande perché la parte più esterna dell’ano si strinse leggermente. Il cazzo di Adam, infatti, aveva la cappella più voluminosa in larghezza del corpo del pene.
Mentre le voci dei due uomini le sussurravano dolci complimenti, l’asta dopo essere rimasta immobile, riprese ad affondare per qualche centimetro prima di fermarsi nuovamente.
Questa strategia consentiva alle pareti dello sfintere di prendere consapevolezza del corpo estraneo che si stava lentamente insinuando all’interno.
Quando l'uccello fu più o meno per metà all'interno del suo culo, Adam iniziò un lentissimo su e giù finché non avvertì la quasi completa distensione della muscolatura interna. Quindi, sempre con delicatezza, a ogni movimento, iniziò ad affondare sempre di più, fermandosi nuovamente quando il suo cazzo fu interamente all'interno del retto di Elsa.
“Brava piccola, ci hai accolti entrambi. Tutto bene?”
Il cuore di Elsa le batteva nel petto a velocità esorbitante ma tutto sommato più che profanata, si stava assurdamente sentendo protetta.
“Cosa devo fare, adesso?” domandò con un filo di voce.
“Nulla. Solo godere se ti piacerà oppure fermarci, se avrai fastidio o dolore” la tranquillizzò l’uomo sotto di lei.
Adam iniziò un lento su e giù nel suo culo, seguito poco dopo dai movimenti pelvici dell’altro che la penetrava nella fica. A Elsa pareva che la sottile parete tra i due canali, quasi non esistesse.
Poco alla volta i due cazzi iniziarono a darle piacere invece che timore e ansia.
Un’ondata improvvisa di un qualcosa di indefinito, iniziò ad avvolgerla donandole brividi di godimento. Contemporaneamente, un liquido caldo e incontenibile cominciò a sgorgare copioso dalla sua passera rigonfia, inondando l’inguine di quello sotto di lei. Ben presto un orgasmo travolse tutto il suo corpo uscendo poi dalla sua gola, trasformato in un urlo di piacere.
Godeva dalla fica, godeva dal culo. Godeva come mai le era capitato.
In mezzo a quei due corpi maschili che la stavano penetrando contemporaneamente, in uno sprazzo di lucidità, comprese una fino ad allora sconosciuta consapevolezza.
Nel suo inconscio, una nuova Elsa stava furiosamente strappando tutti quei veli di modestia, timidezza e soprattutto scarsa considerazione di se stessa.
In quei momenti di orgasmi sconvolgenti e continui, ebbe la assoluta certezza che non era un corpo utilizzato per l’altrui piacere ma, al contrario, era lei a servirsi di quei due peni per il proprio esclusivo ed egoistico piacere.
Non le interessava se e quando i suoi occasionali amanti avrebbero goduto. Aveva importanza solo il suo corpo e la propria soddisfazione.
Amazzone orgogliosa, sovrana indiscussa dei propri gregari.
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