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Prime Esperienze

La visita urologica


di Steve_Bukowski
21.03.2024    |    12.443    |    6 9.0
"Allo stesso tempo però provai un sensazione di estasi mai provata prima tanto che, quando finì l'ispezione e mi girai, mi accorsi di avere il cazzo duro..."
Passata la boa dei quaranta, nei miei buoni propositi per io mio personalissimo anno nuovo, avevo inserito quello di fare la mia prima visita urologica, iniziando così l'iter di prevenzione di malattie non desiderate.
Fatte tutte le mie impegnative, prenotai la visita e, in un bel giorno di sole che però in pianura risultava coperto, me ne andai ai poliambulatori del Policlinico.
L'appuntamento era per le nove e trenta e, causa parcheggio introvabile, arrivai con dieci minuti di ritardo.
Il poliambulatorio era un labirinto e arrivai nella sala d'attesa col fiatone. Mi sedetti in prossimità dell'ufficio del medico che mi avrebbe visitato e, mentre aspettavo tirai fuori dalla tasca del giubbotto le mie prenotazioni e le mie analisi.
Attesi ancora qualche minuto quando la porta si aprì e vidi uscire il paziente prima di me, un uomo probabilmente sulla settantina. Mentre si congedava uscì anche una donna, pensai che fosse l'assistente del medico, chiese chi fosse di turno e, essendoci da solo nella sala d'attesa, dissi che probabilmente toccava a me, anche se ero arrivato in ritardo. Le porsi le mie carte al che mi invitò ad accomodarmi. Lì per lì non feci caso al suo aspetto, sul viso aveva la mascherina e indossava il tipico camice bianco dei medici in servizio.
Quando entrai, con mio grande stupore vidi che non c'era nessun altro e controllai che non ci fossero altre porte da cui un medico potesse entrare o uscire. Ergo, l'urologo era un'urologa e io, in quel momento, fui preso da un profondo imbarazzo.
Cominciò a farmi domande ed io, seduto in punta di sedia, cominciai a dirle a mezza voce i motivi per cui ero lì: «ho compiuto quarant'anni, dicono che si deve fare prevenzione, qui ci sono le mie analisi ma a parte questi valori per i quali il medico di base ha detto che non c'è da preoccuparsi, non ho problemi di nessun tipo".
La dottoressa guardò i referti e nel mentre prendeva appunti, per poi spiegarmi gli accertamenti, anche questi non urgenti, che avrei dovuto fare. In quel momento si abbassò la mascherina, il viso era grazioso con un mento appuntito e delle labbra sottili, le sopracciglia curate nascoste da un paio d'occhiali con la montatura sottile, i capelli biondi raccolti in uno chignon fermato con una matita. Il camice era ben abbottonato, mi soffermai a guardarle le mani ed erano piccole con dita sottili e affusolate. Controllai bene il particolare perché amici che mi avevano raccontato delle loro visite urologiche, narravano di medici con mani grandi e dita grosse e nodose.
Non avendo mai sperimentato l'ingresso passivo ero un po' preoccupato tanto che, quando mi disse che era arrivato il momento dell'ispezione, io ero perso a immaginare l'ingresso di quelle dita nel mio orifizio, e a come sarebbe stato.
Rientrato in me, sempre più imbarazzato appoggiai la giacca all'attaccapanni e, come ordinatomi, abbassai i pantaloni, anche se dovetti farmi ripetere due volte che dovevo mettermi sul lettino a pancia in su.
Non avevo idea di quello che mi sarebbe aspettato, mi sdraiai coprendomi le parti intime. La dottoressa si avvicinò, chiedendomi di scoprire e cominciò a maneggiare il pene e a palpare i testicoli. L'imbarazzo era enorme, tanto che guardavo il soffitto e cercavo di pensare ad altro, senza però accorgermi dell'effetto che quei tocchi avevano sulla mia libido.
Mi chiese di girarmi su un fianco e di piegare le gambe dopo di che, ben lubrificato, inserì il fatidico dito nel culo. Tutto sommato fu delicata, mi sentii violato, premette più volte sulla prostata e provai l'istinto di voler fare pipì. Allo stesso tempo però provai un sensazione di estasi mai provata prima tanto che, quando finì l'ispezione e mi girai, mi accorsi di avere il cazzo duro.
Incrociai il suo sguardo cercando di nascondere l'imbarazzo, mentre lei, dal canto suo, abbozzò un sorriso inarcando un sopracciglio in segno di approvazione.
In quel momento, precedendo ogni mia reazione, prese a scappellarmi lentamente e, col palmo dell'altra mano mi accarezzava il glande. La tensione si allentava, tanto che distesi le gambe mentre lei, senza togliermi gli occhi di dosso, iniziava a prenderlo in bocca, lentamente, giocando con la lingua e facendo su e giù con la testa. Nel mentre col ditino santo con cui prima aveva ispezionato il mio sfintere, riprese a titillarmi l'ano e a inserirlo facendo avanti e indietro dolcemente, premendo sempre sul punto che mi spediva in orbita ad ogni contatto.
Il mio respiro si era ingrossato e mi ero aggrappato al lettino mentre lei, con affondi sempre più forti e con stimolazioni sempre più veloci mi fece raggiungere il culmine del piacere di lì a poco. Le esplosi in bocca come un'eruzione vulcanica e lei raccolse tutto senza nemmeno far uscire una goccia.
Senza parlare mi allungò della carta per finirmi di pulire sia il pene dallo sperma, che il sedere dal gel, nel mentre lei in un altro sputava quanto raccolto, per poi sciacquarsi la bocca nel lavandino di servizio.
In silenzio mi sistemai i pantaloni, dopo di che mi avvicinai alla scrivania.
«Queste sono le prescrizioni che deve fornire al suo medico di base. Se poi ci saranno problemi faremo i dovuti accertamenti» mi disse e mi congedò. «Lasci pure la porta aperta» mi disse salutandomi. Ricambiai il saluto.
Il ritorno all'auto fu piuttosto confuso. Ero ancora in estasi per il meraviglioso pompino ricevuto e contemporaneamente mi chiedevo se fosse stato tutto vero, o se mi ero immaginato tutto per non pensare al dito nel culo.
Anche perché mi sorse una domanda, mentre chiudevo la portiera e mi allacciavo la cintura: cosa avrei raccontato a mia moglie relativamente alla mia prima visita urologica?
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