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Colpo di fulmine


di brikola
09.02.2014    |    9.172    |    1 9.8
"Completamente pazzo inizio a salire su fino all'interno delle sue cosce, mentre lei difende le sue argomentazioni con gli amici..."
Stasera è in programma un'uscita con alcuni colleghi, come facciamo abitualmente un paio di volte a settimana; ci si trova sui navigli e si va a mangiare qualcosa in uno dei tanti locali sfruttando il piacevole clima di metà settembre.
Andrea stasera si presenta con due amiche e Irene mi colpisce fin dal momento delle presentazioni: è una ragazza non tanto alta, ma ben proporzionata, con un viso dolce, i lunghi capelli neri e due labbra da far girare la testa; indossa una camicetta bianca e una gonna corta di jeans e, casualmente, ci troviamo seduti uno di fronte all'altra.
Aiutata anche dai primi bicchieri, la conversazione del gruppo comincia a decollare e ci si lascia andare anche a qualche confidenza.
In una delle discussioni, apprendo, con un po' di disappunto che Irene è in procinto di sposarsi e a quel punto sento la mia voce che inizia a raccontare di come io sia fidanzato da diversi anni con una ragazza che sento di amare, ma senza quella convinzione che ti spinge ad andare oltre e a fare progetti più concreti.
Dopo aver detto queste cose, accompagnate da una serie di aneddoti per meglio spiegare la situazione, avverto gli occhi di Irene su di me e comincio a sentire delle strane sensazioni.
Anche Irene inizia a lasciarsi andare a qualche confidenza e, non riesco a capire se è solo una mia impressione, ma sembra che quando parla si stia rivolgendo soprattutto a me.
Racconta del suo matrimonio imminente e del fatto che anche lei sente di amare il futuro marito, ma senza una passione travolgente e questo le lascia la mente piena di dubbi e di tentennamenti.
I nostri sguardi si incontrano e io vengo colto da un momento di follia: avvicino il mio piede alla sua gamba e, mentre le dico che comprendo esattamente quello che sta dicendo, inizio ad accarezzarla timidamente e lentamente.
Mi sento il viso in fiamme e il cuore che batte all'impazzata, ma lei non sfugge al mio approccio e questo mi manda letteralmente fuori di testa.
Le altre ragazze del gruppo continuano la discussione cercando giustificazioni o dando giudizi, ma io sono ormai totalmente assorbito da Irene.
Completamente pazzo inizio a salire su fino all'interno delle sue cosce, mentre lei difende le sue argomentazioni con gli amici.
Le mie carezze, sempre delicate, si fanno sempre più audaci e sono arrivato, compiendo un notevole sforzo per non farmi scoprire goffamente dagli altri, al punto di sfiorarle le mutandine dopo che Irene aveva divaricato leggermente le sue gambe: il cazzo quasi mi esplode dentro i pantaloni quando mi rendo conto che è completamente fradicia.
Continuo ad accarezzarle lentamente la fica attraverso le mutandine, mentre lei discute ancora con il resto del gruppo, ma sento di perdere il controllo quando noto che il tono della sua voce inizia tradire l'eccitazione che sta provando. Ogni tanto si interrompe mentre parla o le sfugge una sillaba leggermente più acuta, tanto che qualcuno le domanda se si sente bene.
Lei arrossisce visibilmente e si scusa dicendo che probabilmente ha bevuto un bicchiere di troppo; il mio cazzo pulsa all'impazzata, ma faccio uno sforzo tremendo di autocontrollo e mi interrompo per non mettere in difficoltà Irene.
La serata sta volgendo al termine e usciamo dal locale dirigendoci verso le auto; approfittando della brezza serale, ci fermiamo ancora un po' a chiacchierare lungo i navigli; io non riesco a staccare gli occhi da Irene e noto che anche lei ogni tanto mi lancia un'occhiata che non lascia adito a dubbi.
Arriviamo al momento dei saluti e gioco la mia carta: "Andrea, se anche Irene è d'accordo, posso accompagnarla io a casa, visto che sono di strada... tu devi già accompagnare Elisabetta".
"Per me va bene, se anche per lei non è un problema..."
Così, salutati gli altri, ci dirigiamo verso la mia automobile, senza dire una parola e senza incrociare lo sguardo.
Anche in auto, ci scambiamo solo qualche parola visibilmente imbarazzati e più che altro per guidarmi verso il suo paese.
"Siamo quasi arrivati" dice ad un certo punto con un filo di voce e deglutendo a fatica "conviene che giri in questa via e che mi lasci qua perché non vorrei che mi si vedesse arrivare a casa con un altro ragazzo... sai, Andrea è un amico di lunga data, ma tu sei praticamente uno sconosciuto...".
Io obbedisco, svolto e dopo qualche centinaio di metri, accosto in questa via decisamente isolata.
"Va bene, allora ti saluto, grazie mille della serata" le dico con un filo di voce.
"Grazie a te", mi risponde, se possibile, con ancora meno voce di me e avvicinandosi per darmi un bacio sulla guancia, ma appoggia la sua mano sul gonfiore che ho nei pantaloni.
A questo punto, senza dire nulla, inizio a baciarla sulle labbra, ad accarezzarla, a slacciarle la camicetta, a sfilarle il reggiseno blu che le avevo intravvisto nella scollatura e che mi faceva impazzire e in men che non si dica anche lei mi abbassa i pantaloni e mi libera il cazzo dalla prigione in cui era rimasto incatenato per buona parte della serata.
Non avevo mai provato tanta voglia di scoparmi una ragazza come mi stava accadendo in quel momento e, incurante del fatto che potesse passare qualcuno, le sfilo le mutandine e inizio a penetrarla quasi selvaggiamente, eccitato ancora di più dai suoi gemiti di piacere.
Dopo pochi minuti la sento venire sotto di me e, quando si rende conto che anch'io sto per venirle dentro, mi dice con la voce ancora rotta dall'eccitazione: "No, fermati, non voglio che tu mi venga dentro; voglio farti qualcosa che non ho mai fatto a nessun uomo prima d'ora: voglio bere il tuo sperma e avere il tuo cazzo dentro la mia bocca mentre ti sto dando piacere".
Io faccio giusto in tempo a interrompere il coito e ad infilare il mio cazzo tra quelle labbra sensualissime, che immediatamente le vengo dentro la bocca.
Nonostante fosse la prima volta, Irene ha ingoiato tutto fino all'ultima goccia e, ancora sopraffatta dalle emozioni e dagli avvenimenti, continuava a muovere le sue labbra sull'asta del mio pene, aderenti come delle ventose, con gli occhi ancora socchiusi come in estasi.
Stiamo uno a fianco all'altra per alcuni minuti senza dire nulla, poi lei si ricompone ed esce dall'auto.
"Stasera ho provato delle emozioni che non avevo mai provato prima e mi sono lasciata andare a fare delle cose che non avevo mai fatto e che non so se farò mai più nella mia vita, ma, anche se ti sembrerà un po' folle, ho anche capito che la decisione giusta è quella di sposarmi perché quello è l'uomo che amo anche se l'attrazione che provo per te è sconvolgente"
Poi si sfila nuovamente le mutandine e me le mette in mano: "Voglio che tu tenga queste mutandine, ti appartengono come ti sono appartenuta io totalmente questa sera. Non posso dire che quello che è successo stasera non possa succedere ancora, ma è quello che desidero, per rispetto della decisione che ho appena preso. Se ti basta il ricordo delle mie mutandine, tienile e tieni vivo il ricordo di questa notte... magari potremmo vivere sereni senza vederci più".
E dopo una breve pausa: "Ma siccome nemmeno io posso assicurare che riuscirò a contrastare questo desiderio, se vorrai, potrai restituirmele e, in quel giorno, ma solo in quel giorno, io farò ancora una volta l'amore con te".
Io ero in parte frastornato da queste parole, che sinceramente facevo fatica a comprendere, ma tutta questa situazione, il suo viso, il suo aspetto un po' scarmigliato e le sue mutandine blu tra le mani, mi avevano fatto ritornare un'erezione considerevole.
La prendo per le spalle e la appoggio alla portiera e le dico: "Ora. Ti voglio scopare ancora adesso, qui. Voglio riempire anche la tua figa."
E, presa a cavalcioni inizio nuovamente a scoparla mentre lei inarca la schiena ritornando a gemere "Dio, sì, scopami ancora".
Come due animali stiamo scopando appoggiati ad una macchina in una via seppur deserta e la cosa ci eccita ancora di più.
Questa volta lei non mi trattiene ed ho un orgasmo che mi sembra non finire mai, mentre spingo il mio cazzo il più possibile dentro di lei, che a sua volta viene urlando di piacere.
La lascio scivolare lentamente giù, facendole poggiare nuovamente i piedi a terra; siamo entrambi sfiniti.
La guardo negli occhi, ci scambiamo un bacio lunghissimo di addio. Lei si volta e si dirige verso casa.
Io la guardo, bellissima, che cammina come la donna più sexy della terra e porto alle labbra le sue mutandine blu, mandandole un ultimo bacio di addio.
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