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Il bianco e il nero (Parte 1) – Storia vera


di lamenteilcorpo
28.06.2021    |    237    |    0 9.2
"Da quel momento si scoperchia il vaso di Pandora..."
E’ ormai notoriamente risaputo che i social forniscono idee, sensazioni e giudizi che spesso si discostano molto da quello che poi la realtà ti presenta.
Avevo contattato Antonella, nome ovviamente di fantasia, una noiosa domenica d’estate in cui non avevo di meglio da fare che sfogliare l’elenco delle persone che mi venivano proposte…
E ad un certo punto eccola, compare lei, sguardo distante, in quella foto, quasi fosse assorta in chissà quali pensieri.
Scorrendo il suo profilo mi accorgo che proprio in quel giorno compiva 38 anni… Ecco l’occasione per attaccare argomento e, in cuor mio, conoscerla.
Le mando allora un messaggio privato augurandole buon compleanno, sperando in una risposta che invece non arriva.
Passano alcuni giorni ed ormai Antonella era diventata solo un ricordo, deludente, di una noiosa domenica estiva; quando all’improvviso il mio telefono emette il suono tipico della ricezione di un messaggio.
Quasi svogliatamente apro l’applicazione e… Toh, Antonella, che mi risponde ringraziandomi per gli auguri e scusandosi per non averlo fatto prima.
LEI) GRAZIE PER IL PENSIERO GRADITO. ERO IN VACANZA CON MIO MARITO, LUI E' MOLTO GELOSO E SAI COM'E'... HO PREFERITO EVITARE SITUAZIONI COMPROMETTENTI, RIPROMETTENDOMI DI CONTATTARTI APPENA NE AVESSI AVUTO LA POSSIBILITA' E LA TRANQUILLITA'...
Ah, allora sei sposata, penso…
E rileggendo bene il suo messaggio, prima di abbozzare una risposta, mi salta agli occhi la parola da lei usata… Situazione compromettente.
Ma come, puoi mai considerare la risposta ad un messaggio di auguri come tale?
Pur se ricevuta da un perfetto sconosciuto?
Decido allora di non rispondere, chissà in quali casini vado a cacciarmi, mi dico, e continuo nelle mie solite faccende, relegando il pensiero di Antonella nell’angolo più recondito della mia mente.
Questo fino alla sera, quando, mentre sul divano guardavo la tv con mia moglie, sento il telefono emettere di nuovo il classico segnale di arrivo di un messaggino.
Il programma in televisione era molto interessante per cui decido di non aprire il messaggio; cosa che faccio il giorno successivo, appena uscito di casa per recarmi al lavoro.
Di nuovo Antonella...
LEI) MICA TE LA SEI PRESA PERCHE' NON TI HO RISPOSTO SUBITO? GUARDA CHE L'HO FATTO SOLO PER EVITARE CASINI CON MIO MARITO.
Ancora questa cosa? Allora non l’hai detta casualmente, c’è un motivo per cui ti senti in difficoltà anche in una circostanza così banale…
Decido di replicare di getto, senza pensare, e le dico:
IO) NON ME LA SONO PRESA AFFATTO MA NON CAPISCO QUALE PROBLEMA POTEVA CREARE PER TE E PER TUO MARITO SE TU AVESSI RISPOSTO SUBITO AD UN SEMPLICE MESSAGGIO DI AUGURI.
Da quel momento si scoperchia il vaso di Pandora.
Antonella diventa un fiume in piena, mi confida che suo marito la controlla, vuol sapere con chi e per cosa chatta sui social, la condiziona in tutte le sue scelte…
Insomma, una confessione in piena regola, che mi lascia basito al punto che non so nemmeno più cosa poterle dire; del resto non la conosco affatto e temo che ogni mia parola possa diventare inopportuna.
Per cui, nei messaggi succeditisi nei giorni successivi, cerco di andare sul vago, argomentando su profili bassi ma comunque efficaci tipo lavoro, famiglia, hobbies.
In questo modo le nostre conversazioni diventano ogni giorno più frequenti, spaziando dai tipici ragionamenti di vita quotidiana a espressioni molto più intime e personali.
In me inizia a consolidarsi l’idea che Antonella sia una donna, moglie e madre insoddisfatta e timorosa persino della propria ombra, tanto è suggestionata dal giudizio di suo marito per ogni cosa che fa o dice; una donna con la paura fissa di confrontarsi con il mondo per quanto condizionata da quell’uomo.
Per lui era una donna che o non sapeva fare, o non voleva fare o faceva in maniera esagerata… Insomma, uno sbaglio dietro l’altro…
In un momento un po’ più particolare addirittura mi confidò che anche a letto evitava situazioni poco normali per paura del suo comportamento e del suo giudizio.
La nostra conoscenza va avanti così per qualche settimana fino a quando un giorno, casualmente, lei mi dice che deve accompagnare il figlio in palestra e che, dovendolo aspettare fino alla fine dell’allenamento, sarebbe rimasta da sola in macchina… Colgo l’occasione e, visto che la palestra dove il figlio si allena per me è di strada, le chiedo se vuole incontrarmi e prendere un caffè insieme (lo so, è banale…).
Non mi aspettavo affatto il suo si immediato, ma oggi, col senno del poi, mi rendo conto che forse lei aveva progettato tutto di proposito.
Per cui, all’ora stabilita, passo davanti al piazzale dove è ubicata la palestra.
Lei è lì, in macchina, intenta a controllare il suo telefonino, e appena mi vede inforca un paio di occhiali scuri, mette su il cappuccio della felpa, esce dalla sua macchina e si accomoda nella mia.
LEI) HO APPENA VISTO UN MIO CLIENTE, PER FAVORE TIGLIAMOCI DA QUESTO PIAZZALE PRIMA CHE MI VEDA CON TE, PERCHE' PUO' SUCCEDERE CHE LO RIFERISCA A MIO MARITO.
IO) CIAO ANTONELLA, PIACERE DI VEDERTI. NELL'AZIENDA PER CUI LAVORO C'E' UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO POCO DISTANTE DA QUI, DOVE C'E' UN LOCALE DI CUI HO LE CHIAVI. E' UNA SPECIE DI UFFICO CON UNA SCRIVANIA E DELLE SEDIE, MA SE NON ALTRO NON CORRIAMO IL RISCHIO DI ESSERE VISTI.
LEI) VA BENE.
Questa cosa mi scombussola, una donna di 38 anni che accetta di infilarsi in un ufficio con un uomo di 58, visto per la prima volta…
Inizio a pensare a come devo comportarmi, al perché lei si fidi così di me.. Mille domande senza soluzione ma la sola risposta arriva quando, intento alla guida, sento la sua mano sinistra appoggiarsi sulla mia mano destra, posta sulla leva del cambio.
Mi giro per guardarla, lei sostiene il mio sguardo e mi sorride. Poi silenzio assoluto per i successivi 5 minuti fino all’arrivo nell’impianto.
Scendo, faccio per aprirle la porta ma lei abbassa il vetro e mi dice di aprire l’ufficio che lei sarebbe entrata immediatamente dentro.
Faccio così, lei entra e senza girarsi, aspetta che io chiuda la porta alle mie spalle.
Appena sentito lo scatto della serratura, si gira verso di me, si avvicina e mi getta le braccia al collo in un lungo e disperato abbraccio che culmina con un bacio sulle labbra.
Io rispondo al suo bacio e la stringo a me, mentre la sua lingua si intrufola nella mia bocca e le sue mani mi accarezzano i capelli e, dopo, dietro le orecchie…
Conosce già i miei punti deboli, mi dico, e evidentemente deve essersene accorta anche lei perché immediatamente avverto un’imbarazzante erezione che invade lo spazio limitatissimo tra il mio ed il suo bacino.
Faccio per tirarmi leggermente indietro e mi accorgo che lei invece quel contatto lo cerca e si spinge con il suo bacino verso il mio…
Inizio a toglierle il giaccone che aveva ancora addosso, le sfilo gli aocchiali e le tolgo il cappuccio della felpa…
LEI) FACCIO IO, POSSO? LUI NON ME L'HA MAI PERMESSO.
IO) SI, VA BENE.
E nella mente il bisogno di farle mille domande, ma non adesso, mi dico…
Inizia a spogliarsi lentamente ed io non faccio altro che ammirare la sinuosità del suo corpo, pur se con qualche rotondità molto ma molto sensuale.
Pensavo si limitasse a togliere il giaccone e, al massimo la felpa, e invece ad un certo punto si gira e toglie via prima il reggiseno e poi il fuseaux nero, rimanendo solo con un perizoma, anch’esso nero, che metteva in risalto un culo a dir poco perfetto.
Si gira lentamente e coprendosi con le mani il seno mi fa
LEI) IN QUESTE SETTIMANE MI HAI SCOPATO LA MENTE, ORA VOGLIO CHE ANCHE IL MIO CORPO SIA TUO...
E così facendo si avvicina a me e mostrandomi finalmente un seno piccolo ma veramente ben fatto, mi toglie il giaccone e, inginocchiandosi, mi apre la lampo e mi slaccia la cintura dei jeans.
La vedo impacciata, molto, per cui l’aiuto abbassandomi i jeans e rimanendo così, in piedi davanti a lei, solo con lo slip addosso.
Antonella non ci mette nulla, lo tira giù permettendo al mio cazzo, già duro da un po’, di svettare fuori in tutta la sua irruenza.
E’ un attimo, dopo averlo accarezzato con la mano destra, saggiando con la sinistra la compattezza delle mie palle, Antonella si avvicina con la bocca alla mia mazza ed aprendola leggermente, bacia prima la cappella rossa e gonfia, per poi infilarselo completamente in gola, rischiando quasi di soffocare.
Porca paletta, mi sta facendo un pompino, mi dico…
E chi se lo sarebbe mai aspettato al primo incontro…
La sento succhiarmi il cazzo con avidità, quasi con violenza, la sua bocca è calda e morbida quasi come una fica, le sue labbra una ventosa che quando succhiano tirano a se anche la mia anima…
Le prendo la testa tra le mani ed inizio a pomparla in bocca, con movimenti ritmati ma costanti…
E quando affondo la mia mazza, tenendole bloccata la testa, la sento ansimare quasi come se le mancasse il respiro mentre con i suoi occhioni da cerbiatta quasi impaurita mi guarda dal basso verso l’alto con un tono implorante…
Non ci metto molto a venire e ad inondarle la bocca di sborra calda e densa che, credevo, avesse immediatamente sputato via; e infatti avevo preso un kleenex proprio per agevolarla quando lei, dopo pochi secondi, apre la bocca mostrandomi che era completamente vuota…
Oh cazzo, ha ingoiato tutto, fino all’ultima goccia…
* La continuazione al prossimo racconto *
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