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Il fortino


di SardusPriapus
19.06.2020    |    8.791    |    1 9.7
"Venerdì notte, sempre verso mezzanotte, Maria si ripresentò..."
Maria mi mandò un messaggio alle 19:00, erano appena sbarcati dal traghetto e in circa 30 minuti sarebbero arrivati a destinazione.
Era il secondo anno consecutivo che lei, Antonio e i suoi due figli soggiornavano nella mia casa vacanze, immersa nella campagna ma non distante dal mare.
Entrambi avevano circa 40 anni, vivevano nel nord Italia e amavano passare le vacanze sull’isola, che conoscevano ormai bene, essendo degli habitué.
Maria era una bella donna con capelli castani lunghi, occhi celesti ipnotizzanti, alta 1 metro e settanta circa, un bel culo e due tette non grandissime ma sode.
Si era instaurato tra noi un bel rapporto: avevo suggerito loro alcuni luoghi da non perdere e dei ristoranti imperdibili, dove mangiare le vere prelibatezze del luogo.
Al loro arrivo ci salutammo calorosamente, mentre i bimbi iniziarono subito a giocare nel giardino davanti casa.
Era ormai ora di cena, bevemmo insieme un aperitivo e poi andai via, cosi che Maria e Antonio potessero sistemare i bagagli e riposarsi dal lungo viaggio diurno in nave.
Tornai a casa e dopo cena mi misi in terrazzo a leggere un libro. Era mezzanotte, la luna illuminava il cielo, mentre una leggera brezza dava un po’ di sollievo dal caldo torrido giornaliero.
Sul telefono arrivò la notifica di un messaggio su whatsapp: era Maria. Pensai che nella casa vacanze ci fosse qualche problema, qualcosa che non funzionava.
Il testo del messaggio però mi lasciò di stucco: “Christian mi fai impazzire, sei troppo bello. Quando ti ho rivisto cosi abbronzato, con la barba incolta e gli occhi verdi, ho fatto strani pensieri”.
Per tre volte guardai il messaggio, e poi risposi: “ Maria ma che dici, grazie del complimento, ma il tuo messaggio mi ha spiazzato. Tu sei sposata con Antonio, ma che pensieri fai?”
“Con Antonio non va per niente bene” rispose Maria, “il nostro rapporto è in una situazione difficile, lui è veramente distante in questo periodo, anche a letto, ed io ne sto risentendo troppo. Non ho rapporti da mesi e non ce la faccio più”.
Salutai Maria e andai a dormire, ripensando a quel messaggio totalmente inaspettato e destabilizzante.
I giorni successivi non ci furono contatti né con Maria né con Antonio. Pensai che la follia di quel messaggio fosse svanita, ma evidentemente mi sbagliavo.
Venerdì notte, sempre verso mezzanotte, Maria si ripresentò. “Domani sera con Antonio e i bimbi andremo a cena con una mia cara amica e il compagno a Baia Sant’Anna. Io dirò ad Antonio che mi riaccompagnerà a casa la mia amica, ma in realtà verrai tu a prendermi. Dove andremo lo deciderai tu”.
Non risposi al messaggio, l’intraprendenza di Maria mi spiazzava ma evidentemente mi intrigava particolarmente. Quella notte dormii male, e mi risvegliai con un’erezione poderosa, pensando alla situazione.
Alle 23:00 Maria mi inviò un messaggio: “ tra mezz’ora aspettami con la macchina nel parcheggio vicino al molo, io saluto Chiara la mia amica, che sa tutto, e vengo da te”.
Mi presentai all’ora stabilita, profumato, camicia di lino e bermuda, barba incolta di tre giorni.
Maria arrivò poco dopo, neanche il tempo di sedersi e mi baciò, ficcandomi la lingua in bocca con voracità. Poi mi guardò con aria sfidante, e mi disse: “andiamo”.
Uscimmo fuori dal centro urbano, e dopo aver attraversato il lungomare, deviai in una strada sterrata che iniziò a salire prima dolcemente, poi in maniera più ripida.
Maria rimase in silenzio, finché dopo pochi minuti non arrivammo in cima ad un colle, dove svettava e dominava la baia un vecchio fortino militare.
Entrammo nel fortino, una vedetta della prima guerra mondiale, con la luna che si specchiava nel mare e illuminava davanti a noi l’isola di Santa Chiara.
I nostri corpi vennero a contatto vorticosamente, le mani iniziarono a esplorare e scoprire freneticamente il corpo dell’altro.
Maria indossava un vestitino leggero: abbassai le spalline e iniziai a leccare e a succhiare i suoi capezzoli, sfiorando con una mano la figa che era già bagnata. Era totalmente depilata, gonfia e impaziente di esplodere. Mi inginocchiai per dedicarmi totalmente a lei. La mia lingua andò a cercare il clitoride, mentre le gambe di Maria iniziarono a tremare.
“ Vengo, vengo, vengo…si,si, aaah, aaah”: la mia faccia fu invasa da uno squirt incredibile, mentre lei appoggiò le braccia alle pareti della torretta, sopraffatta dal piacere. La misi a 90 gradi e la mia lingua cercò il suo buchetto, stretto e rosa. Maria però mi bloccò e volle dedicarsi lei a me. Lo prese in bocca, leccando e roteando la lingua sulla cappella, andando poi giù fino alla base del cazzo. Mi fece sdraiare su una base di pietra e ricambiò il piacere, leccando le palle fino al buco del culo. Il mio membro non poteva resistere ancora a lungo, cosi la fermai e la guardai negli occhi.
“Scopami dai, non voglio aspettare di più” mi disse. Una feritoia dominava sul mare della notte, una notte stellata illuminata dalla luna. Il culo di Maria era favoloso, abbondante e sodo. Il cazzo iniziò a pompare, le mie mani stimolarono i capezzoli, mentre il ritmo cresceva di intensità. I nostri corpi erano sudati, il respiro si fece più affannoso, il culmine dell’eccitazione imminente.
Venni copiosamente sul culo e sulla schiena di Maria, che si girò poi per ripulire il cazzo ancora eretto delle ultime gocce di sperma.
Ci guardammo, il sorriso soddisfatto dell’uno si specchiò nello sguardo stravolto e pieno di goduria dell’altro.
Fermai la macchina cinquanta metri prima del parcheggio di casa, se fossi arrivato fino al parcheggio e Antonio ci avesse sentito avrebbe scoperto tutto.
Maria mi fece cenno di spegnere la macchina e di seguirla. In silenzio arrivammo sul retro di casa, dove una roccia di granito assumeva la forma di una piccola grotta.
Inaspettatamente Maria mi abbassò i pantaloni per farmi un pompino. Tutto il membro arrivò fino in gola, facendo su e giù, ben lubrificato dalla sua saliva. Il mio respiro si fece affannoso, Maria capì, sprì gli occhi e la sborrata le arrivò in faccia e sui capelli.
“Adesso puoi andare”, cosi mi rimarrà il tuo gusto stanotte.
“Queste sono per te”; si tolse le mutandine bagnate di umori e me le lanciò.
Si tolse quindi anche il vestito ed andò verso il portone di casa nuda, con lo sperma che colava sul collo.
Ammirai per un’ultima volta il suo culo, e ritornai alla macchina.
Alzai gli occhi al cielo e fissai la luna.
Lei aveva visto tutto.




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