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La doppia personalità di Annamaria


di Membro VIP di Annunci69.it Fantasieinracconti
21.04.2024    |    125    |    2 9.0
"Ancora aveva il sapore del mio sperma in bocca e la cosa non mi dispiacque per niente..."
Io e mia moglie eravamo ancora fidanzati quando mio cognato più giovane ci presentò quella che poi diventò sua moglie.
Una gran bella ragazza lucana di 19 anni che viveva in Emilia da sola.
Tra noi fu subito empatia tantè che uscivamo spesso assieme e presto diventammo inseparabili.
Fù durante una delle prime uscite in sua compagnia che ebbi modo di conoscere Annamaria, la migliore amica della mia futura cognata.
Una gran bella ragazza anch’essa della Basilicata che si trovava in Emilia perché stava studiando dottorato all’Università della città.
Con lei non fu subito empatia, anzi a mia cognata disse che “me la tiravo”.
Di me dicevano che ero un ragazzo carino e la cosa mi faceva piacere, ma dire che me la tiravo proprio no.
Nonostante questa prima fase in cui non le andavo a genio, col tempo mi ha conosciuto meglio e penso abbia cambiato idea.

L’amicizia tra mia cognata ed Annamaria restò immutata nel tempo anche dopo i loro matrimoni ed i numerosi figli, finché una sera nostra cognata ci telefonò riferendo che tra lei ed Annamaria si era incrinato il rapporto perché era venuta a sapere che le sparlava alle spalle ed inoltre girava voce che avesse un rapporto extraconiugale con il marito di una collega di mia cognata.

Per mia cognata fu un duro colpo perdere un’amicizia così importante, ma per fortuna le loro due figlie rimasero amiche e fu proprio questo il motivo per cui dopo alcuni anni si chiarirono e tornarono a frequentarsi.


Per suggellare questa rappacificazione una sera mia cognata invitò a cena sia noi che loro.
Erano anni che non vedevo Annamaria. Aveva messo su almeno sei o sette chili e direi che le giovavano piacevolmente.
Suo marito al contrario sembrava segnato dal tempo. Si diceva in giro che avesse il vizio di bere e che tra i due ci fosse in atto una separazione di fatto.

Non ricordo perché, ma quella sera mi ritrovai seduto con mia moglie di fronte ed Annamaria di fianco.
Ben presto ritrovammo gli argomenti giusti per cancellare il tempo che avevamo perso.

Le cene di mia cognata paiono dei pranzi nunziali.
Come inizio una profumatissima sangria accompagnava varie stuzzicherie provenienti dalla sua amata regione.
Proseguimmo con un tagliere di culaccia e formaggi vari. A scelta potevamo bere prosecco o una fortana dell’oltre Po Pavese.
Poi fu la volta dei primi e dei secondi tutti a base di pesce e per finire dolci frutta caffè ed ammazzacaffè.

Era quindi logico che il tasso alcolemico del sangue durante la cena salisse notevolmente.
Fu così che io ed il marito di Annamaria facevamo a gara a chi era più imbecille.
Inscenammo anche uno sketch in cui dovevamo inventare mestieri improbabili ed inutili.
Le nostre mogli ridevano a crepapelle.
Annamaria, anch’essa in preda ai fumi dell’alcol, mentre rideva mi metteva le mani addosso per enfatizzare il momento.
Poi ci fu un attimo in cui la conversazione toccò argomenti più tranquilli e gli animi si calmarono.
Annamaria continuava però a tenere una mano sulla mia gamba facendola scorrere avanti ed indietro carezzandomi e salendo fino al pube.
Non credo lo facesse con malizia, ma il mio pene iniziò a gonfiarsi.
Andai più avanti con la sedia in modo da nascondere la mano di Annamaria sotto il tavolo.
Non appena si accorse che nessuno poteva osservarla Annamaria portò la mano proprio sul mio membro.
Annamaria mi stava massaggiando l’uccello da sopra i jeans e se non fosse per la paura di essere scoperti credo che me lo avrebbe tirato fuori.

Purtroppo la serata si concluse senza altri colpi di scena se non per il fatto che quando ci salutammo baciandoci sulla guancia Annamaria infilò nella mia tasca qualcosa.
Non appena ebbi la possibilità di non essere visto estrassi il foglietto che mi aveva messo in tasca.
Era un pezzo di tovagliolo di carta con scritto @Annamaria_C74.
Capii immediatamente che si trattava del suo username di Telegram.

Aspettai fino a metà mattinata di lunedì per mandarle un messaggio.
A quell’ora ero sufficientemente sicuro che lei fosse a lavorare lontano da marito e figli che avrebbero potuto leggere il contenuto del messaggio.

“Ciao. Ho trovato un foglietto nella mia tasca. Ne sai qualcosa?”
La risposta fu quasi immediata e fu davvero spiazzante.
“Oggi pomeriggio ore 15 piazzale centro commerciale, Io parcheggerò l’auto ed entro all’ingresso 1, tu passami a prendere all’ingresso 3. Sarò senza cellulare per non essere rintracciabile, quindi occhi aperti. Scegli tu il posto dove portarmi.”

Neanche mi aveva chiesto se ero d’accordo. Aveva già deciso lei.

Fortunatamente ho sempre posseduto una piccola casetta in campagna con ingresso separato e con campi adiacenti all’abitazione.
Fu così semplice trovare il luogo e potevo usare la scusa della manutenzione al giardino con con moglie.
Era primavera ed il prato cresceva a vista d’occhio, era quindi logico che io mi recassi nella casetta di campagna più spesso del solito.

Come d’accordo ci trovammo al centro commerciale.
Lei aveva raggiunto l’ingresso principale, parcheggiato l’auto in quella zona, ed una volta percorso molto velocemente il corridoio centrale, era uscita dall’ingresso 3.
Il centro commerciale si distribuiva in diversi altri stabili con quasi 100 negozi, era quindi praticamente impossibile rintracciare qualcuno senza cellulare.

Puntualissima la vidi uscire dall’ingresso 3 e camminare verso il parcheggio. La raggiunsi, le passai accanto facendomi vedere e parcheggiai l’auto poco distante per permetterle di vederla.
Spensi l’auto e scesi. Mi allontanai in modo da rendere molto normale il mio arrivo.
Entrai per pochi metri all’interno del centro commerciale. Nel frattempo lei aveva finto di cercare la sua auto camminando avanti ed indietro per il parcheggio ed era poi entrata nella mia auto che avevo volutamente lasciato aperta.
Io dopo alcuni minuti uscii dal centro commerciale dallo stesso ingresso, salii sulla mia auto con lei a bordo e partii.
Ci eravamo messi d’accordo così per evitare che qualcuno la vedesse salire in auto.
Li per li pensai che fosse stupido fare questa cosa, ma aveva deciso lei e poi me ne spiegò il motivo.

Indossava un paio di grossi occhiali da sole per non essere riconosciuta.
Era bellissima con quella giacchetta finta pelle blu chiara e la gonna svasata a fiori.
A dire il vero non l’avrei riconosciuta nemmeno io.

La distanza tra il centro commerciale e la mia casetta in campagna era di circa 30km.
Una distanza abbastanza breve, ma mi sarei fermato volentieri prima per appagare la mia sete.
Era difficile trovare un argomento di conversazione che non apparisse banale.
Fortunatamente lei non aveva voglia di parlare ed iniziò presto ad agire.
Non appena lasciammo la città si avvicinò a me e mi volle baciare.
La sua mano scese sui miei jeans e dopo aver iniziato a massaggiare dall’esterno il mio membro facendolo indurire, lo liberò sganciando la cintura aprendo il bottone e facendo scendere la lampo.

Era difficile guidare in quelle condizioni, ma fortunatamente la strada era una strada secondaria con assenza quasi totale di altri veicoli da poter essere perciò percorsa a velocità molto bassa.

Nel frattempo lei si era aperta il giubbottino, sbottonata la camicetta ed aveva messo in mostra il suo decolte in uno straordinario pizzo color carne.
Probabilmente indossava un babyoll, ma non ne ero sicuro.
Di certo c’era invece il suo prosperoso seno che oltre alle gambe era sicuramente il suo lato migliore.
La sua mano intanto aveva cominciato a muoversi facendo uscire il glande. Invece di far scorrere su è giù il prepuzio faceva scorrere la mano direttamente sul glande provocandomi un dolore eccitante.
Mi baciò di nuovo mantenendo il movimento con la mano.
Con la coda dell’occhio vidi di nuovo il suo decoltè e ne rimasi ammaliato.
Poi lei scese verso il basso avvicinandosi molto al mio membro.
Mentre cercavo di mantenere la concentrazione alla guida speravo che si delineasse ciò che pensavo.

Ormai avevamo raggiunto le prime colline e cominciavano ad apparire i primi vigneti.
Le giornate primaverili avevano infiorato completamente gli argini di stupendi topinambur.
Era piacevole vedere le colline completamente verdi e piene di fiori.La bella stagione era tutta davanti a noi e a me dava l’idea di libertà.

Finalmente le labbra di Annamaria si spalancarono per lasciare entrare il mio membro.
Sentivo il calore della sua bocca che avvolgeva il mio pene e provavo una sensazione incredibile tutte le volte che saliva e scendeva lasciando sempre scoperto il glande.
Ben presto sentii che ero sul punto di venire e se ne accorse anche lei ed invece di fermarsi iniziò a succhiare e tintinnare con la lingua sul mio orifizio.
Presi la sua testa cercando di sollevarla per non inondarla di sperma.
Lei si oppose e continuò nel suo incredibile lavoro fino a quando i primi fluttui di sperma raggiunsero la sua bocca.
Non si staccò fino a quando l’ultima goccia non venne ingoiata.
Era il preludio ad una giornata che si prospettava meravigliosa.

Dopo pochi minuti lasciammo la strada comunale per una strada sterrata lunga circa un chilometro che portava alla mia abitazione di campagna.
Percorsi alcune centinaia di metri la strada attraversava in pieno un piccolo bosco.
Fu proprio durante quel tratto che fummo sorpresi da due esemplari di capriolo che ci attraversarono la strada.
Anche se ad un passo dalla città, quel posto mantiene tutta la sua natura selvaggia e le persone che ci vengono restano ammagliate da tale bellezza.
Raccontai a lei di quante volte mi capita di vedere scoiattoli lepri fagiani e talvolta mi è capitato di vedere il tasso la volpe e persino un lupo.
Lei ovviamente non mi credette ed io la buttai sul ridere dicendo: ”te lo giuro! Ed una volta ho visto anche Cappuccetto Rosso”.
Scoppiò a ridere facendomi la moca con la lingua che poco prima leccava il mio cazzo.
Passato la boscaglia apparvero i primi ruderi di quello che prima era un vecchio villaggio.
Poche decine di metri ed eravamo davanti all’ingresso della casetta di campagna.
Aprii il cancello ed entrammo con l’auto senza essere visti da nessuno.
Già, perché nel caso qualcuno ci avesse visto sarebbe stato difficile spiegare la presenza di Annamaria.
Scesi e le aprii la portiera.
Quando la ebbi davanti non resistetti alla tentazione di baciarla.
Ancora aveva il sapore del mio sperma in bocca e la cosa non mi dispiacque per niente.
Non appena si guardò attorno lei mi riempi di complimenti per come avevo abbellito quel posto dall’ultima volta che lo aveva visto.

Già! Mi è costato tempo e denaro, ma effettivamente il rudere che ho ereditato anni fa adesso sembra un paradiso:
La casa in pietra antica, il bel giardino con la cinta fiorita, i prati adiacenti puliti e verdi, uno splendido gazebo, una vasca idromassaggio in legno a vista e poi ancora un campetto per giocare con la serra polivalente ed il barbecue accanto.

Non riuscii nemmeno a farla entrare in casa che già le ero addosso.
La spinsi contro la parete lontano da occhi indiscreti e le mise una mano tra le coscie.
Fui sorpreso nel vedere che indossava le mutandine. Mi aspettavo di penetrarla subito, ma lei mi disse: “Non avere fretta. Un po’ di romanticismo in questi casi non guasta”.
La baciai con sentimento, ma pensavo al paradosso tra il romanticismo che mi stava chiedendo ed il pompino che mi aveva fatto poc’anzi.

Entrammo in casa e salimmo al piano superiore dove vi era una grande mansarda adibita a camere senza pareti divisorie con soffitto in legno parete in sassi ed una grande vetrata che dava sul giardino.
Senz’altro una stanza molto romantica.

Restammo in piedi e ci baciammo a lungo. Poi iniziai piano piano a spogliarla.
Rimasi incantato quando la vidi con indosso quel bellissimo baby doll che prima avevo solo intravisto dalla scollatura della camicetta.
Era una bambola. Quasi mi dispiaceva liberarla da quell’indumento.
Passai le mani sul seno prosperoso continuando a baciarla.
Le nostre lingue si avvinghiavano in una danza di corteggiamento.
Sfilai delicatamente il baby doll dal basso verso l’alto e mi ritrovai davanti il corpo quasi nudo di Annamaria, indossava un completo intimo rosa che la rendeva meravigliosamente seducente.

La sollevai di peso e la portai sul letto ove la posai delicatamente.
La feci sdraiare e le salii sopra baciandola appassionatamente.
Scesi sul collo senza staccare le labbra. Quanto avrei voluto lasciarle il segno con un bel succhiotto di quelli che si facevano da ragazzini.
Lei mentre scendevo si liberò del reggiseno mettendo in mostra quelle meravigliose tette che avevo sempre bramato.
Scesi a sfiorare quasi con la paura di romperli i suoi capezzoli, ne gustai il sapore. La sua morbida pelle era come un dolce da assaporare e leccare.
Sentivo che si stava scaldando e mentre le succhiavo i capezzoli raggiunsi le sue mutandine con la mano.
Le scostai ed affondai un dito nella sua parte più intima che era già bagnata.
Feci scivolare la mia bocca verso il basso mentre le sfilavo le mutandine.
Mi apprestai ad andare a leccargliela, ma lei mi chiese di non farlo.
Non capivo il perché, ma lei insistette che era meglio così.
Mi disse:” lo so che ti sembrerà strano, ma quando vengo poi cambio d’umore. Non farci troppo caso, ma preferisco che me lo infili”
Lo trovai effettivamente molto strano, ma in preda all’eccitazione presi la mia verga durissima e lo appoggiai sulle labbra della figa.
Scivolò dentro in un attimo.
Iniziai un movimento delicato avanti ed indietro.
Le sue lunghe gambe si cinsero attorno al mio corpo.
Era piacevole vederla e sentirla mugolare di piacere.
Iniziai ad aumentare il ritmo facendo sentire con veemenza tutto il peso del mio corpo quando affondavo.
Salivo e scendevo sbattendola e facendola sobbalzare.
Le presi le mani tirandola a me per non farla spostare indietro quando affondavo.
Quando era quasi sul punto di venire lei mi strinse le gambe impedendomi di muovermi così da evitare l’orgasmo.
Poi allentò la presa incitandomi a sbettere sempre di più.
Fece così alcune volte fino a quando lei capì che anche io ero sul punto di venire. Mi invitò allora a sbatterla più forte ed io accelerai il ritmo sbattendola sempre più forte tenendo le sue mani per raddoppiare la forza.
“Siiiii sbatti sbatti porco sbatti, fammi venire!! Sborrami dentro! Sborrami dentro! Dai! Dai! Di più! Di più! Di più! Vengo, vengo, veeeeengoooo!!!”
In quel momento anch’io esplosi tutta la mia sborra dentro di lei.
Capii solo allora quello che mi aveva detto poco prima sul cambiamento di umore.
I piedi che un attimo prima mi cingevano adesso erano diventato un arma che lei usava per picchiare sbattendoli sul mio corpo nudo per allontanarmi.
“ Bastardoo!! Che cazzo hai fattooo! Vattene! Vattene!”
Rimasi attonito. Tentai di accennare qualche parola, ma lei subito mi ricacciò in bocca tutte le sillabe con insulti veri.
“Stai zitto stronzo! Hai anche il coraggio di parlare!” Urlò.
“Portami a casa subito!”
Non ci fu nemmeno il tempo di lavarsi e vestirsi che già eravamo in auto per il ritorno.
Sbattè la portiera mentre si allontanava imprecando.
Stavo guidando verso casa ancora con l’angoscia di quanto appena accaduto che arrivò un messaggio da parte sua su Telegram:”Scusa. Non farci troppo caso. La prossima volta voglio essere legata.
Settimana prossima stesso giorno stesso posto stessa ora. Un bacio. Ciao.”
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