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Moglie confessa......continua la nostra perversione.


di deriva1968
05.03.2015    |    75.056    |    6 9.5
"Poi ci fu un periodo di “carinerie”, regalini e gentilezze reciproche..."
Dopo che mi raccontò ciò che era accaduto a Padova io rimasi sotto schock. Rientrammo a casa quasi senza parlarci. Inizio la vita di tutti i giorni, lavoro, figli , problemi….
Dopo una decina di giorni, trovai il coraggio di tornare sull'argomento. Eravamo a letto e le dissi che quello che era successo era per me un grossa ferita e che facevo fatica ad avere ancora fiducia in lei. Lei mi rispose apparentemente pentita che non avrebbe mai dovuto farlo, che era stato un errore e che non sarebbe mai più successo. Ma ripensando al suo racconto con lei vicina, sentii che mi stavo eccitando. Non volevo che lei se ne accorgesse, mi girai e feci finta di dormire. Non resistendo più, dopo una decina di minuti andai in bagno e mi masturbai.
Passarono ancora un po’ di giorni. Io continuavo a pensare a ciò che era accaduto, una parte di me non accettava il tradimento l’altra invece si esaltava all'idea.
Tornammo sull'argomento, fu lei ad iniziare. Mi disse che i nostri giochi di fantasia, quel continuo mio desiderio di farsi raccontare delle sue esperienze di sesso coni suoi ex, oppure di apprezzare gli sguardi di altri uomini sul suo corpo potevano essere in parte in motivo di ciò che era accaduto. Dopo tutto si erano solo masturbati, lei non aveva “ceduto”. Mi disse anche che mi amava tantissimo e che non si immaginava una vita senza di me al suo fianco. Ci avvicinammo, ci abbracciammo e facemmo l’amore. Però senza intensità, il mio fu’ un orgasmo molto forzato (e comunque nella mia testa c’era il suo racconto), il suo forse addirittura simulato. Poi ci fu un periodo di “carinerie”, regalini e gentilezze reciproche. Ma il sesso non decollava più come prima.
E’ così una sera dopo una cena con amici, complice sempre qualche bicchiere di vino bianco, appena arrivati a casa lei si butto sul letto ancora vestita. Io la vidi sul letto con la sua camicia bianca scollata, le sue lunghe e tornite gambe che spuntavano dalla sua gonna nera e mi scattò qualcosa dentro. Mi sedetti al suo fianco e iniziai a toccarle le gambe e gli dissi quanto fosse bella e quanto quella sera fosse stata al centro degli sguardi dei due uomini presenti alla serata. Lei si irrigidì e mi disse di smetterla, ma io continuai. Le dissi che la moglie di Roberto mi aveva anche detto di quanto tu fossi bella e quanto suo marito ti mangiasse con gli occhi e che lei non lo biasimava poiché tu, al suo confronto, emanavi una sensualità stupefacente per la tua età e che era nell'ordine delle cose che un uomo fosse attratto da una donna come te, purchè. Lei continuava a dirmi di smetterla ma la mia mano saliva. Allora le chiesi a bruciapelo “sei eccitata zoccola?” Lei ebbe un sussulto e si mise sul fianco, io mi coricai dietro di lei e l’abbracciai appoggiandole il mio cazzo al suo culo. Iniziai a toccarla ancora in mezzo alle gambe e iniziai a sussurrarle nelle orecchie “lo so che ti piace essere al centro dell’attenzione, in fondo ti piacciono gli uomini, ti piace il loro cazzo…”. Forse non ero mai stato così volgare.
Gli misi una mano nelle mutande, era fradicia!!
Lei si girò di scatto e mi disse “se è così che tu mi vuoi, così sarò”, mi slaccio in pantaloni ed estrasse il mio pene, lo prese in mano e continuò “si mi piacciono gli uomini e mi piace il cazzo”, io le dissi di continuare, “non ti ancora detto che Remo aveva un pisello enorme e che me lo sogno tutte le notti”. A quel punto la mia eccitazione era al massimo, la spogliali strappandole i collant.
Le penetrai con una violenza mai vista, prima nella posizione del missionario poi da dietro, lei venne urlando. Lo tirai fuori, le allargai i glutei e iniziai a infilarlo nell'ano. Lei si ritrasse, io la bloccai le dissi i tono perentorio di stare ferma. Lubrificai il passaggio con un po’ di saliva e lo infilai, lei urlò. Stetti fermo qualche secondo, poi iniziai a muovermi, prima piano , poi iniziò la cavalcata. Fu stupendo!! Venni distrutto e anche a lei piacque. Ci abbracciammo commossi, ci amavamo ancora. Forse, anzi sicuramente più di prima.
Iniziammo a vivere come neo fidanzati. Mi sentivo benissimo e praticamente quasi tutte le notti facevamo sesso. Ovviamente sempre arricchito dai suoi racconti. Spesso quelli relativi alla sua vita sessuale prima di incontrare ma soprattutto quello relativo alla sua trasferta Padovana aggiungendo dettagli “sull’arnese” di Remo: non lungo ma grosso e particolarmente “rugoso”. Non vi dico questi dettagli che eccitazione mi portavano. Arrivammo anche a portare il notebook sul comodino per vedere le foto di Remo sulla sua pagina Facebook. Inoltre non mancava mai di raccontarmi di situazioni in cui riceveva sguardi o apprezzamenti, in particolare durante le sedute con un suo paziente trentenne.
Passarono circa sei mesi e pensavo che ormai “il nostro modo di piacerci” fosse collaudato e definitivo. Poi successe che mi raccontò che un suo paziente durante una seduta, mentre lei si era alzata per ricevere una telefonata inderogabile, le aveva fatto una foto. Lei era in piedi di fronte alla finestra e dava le spalle al paziente, ma dal riflesso del vetro l’aveva visto.
Ovviamente io mi eccitai, le dissi che sicuramente il tipo si sarà eccitato “in privato” riguardandosi il suo culetto e le sua gambe. La sua patatina grondava, era veramente una super porca. Per diversi giorni fantasticammo su questo fatto. Lo rivide diverse volte, non successe nulla di particolare ma vidi che lei era un po’ tesa. Una sera mi disse che non poteva andare avanti così. Durante le sedute con questo paziente lei aveva la testa altrove, non riusciva più a seguire il filo logico della terapia perché, pensando alle nostre fantasie si eccitava. Si eccitava talmente tanto che quando il paziente usciva doveva cambiarsi le mutandine da tanto erano bagnate. Mi disse che non poteva andare avanti così. Io pensai fosse uno sfogo momentaneo, allungai le mani sulle sue cosce ma lei mi disse che quella sera non aveva voglia. Pensai di lasciare passare qualche giorno convinto che tutto sarebbe rientrato.
Invece la settimana successiva mi disse che aveva dimesso quel paziente e che dovevamo “guarire” dalle nostre perversioni. Io le dissi che fino ad oggi no mi sembrava di aver fatto del male a nessuno e che se la nostra complicità si fermava nel nostro letto matrimoniale, era assolutamente gestibile e soprattutto positiva per la nostra vita di coppia.
Lei mi rispose “forse perchè la tua vita e il tuo lavoro non vengono turbati da questi “giochini” ma ti assicuro che io non riesco più a lavorare e tu lo sia quanto io ami il io lavoro.”
Continuò “ ho deciso, che andrò da un collega per cercare di uscire da questa situazione e sarebbe meglio ci andassi anche tu” . Io le disse che non me la sentivo di andare a raccontare le nostre fantasie a uno sconosciuto!
Qualche giorno dopo disse che aveva individuato un collega molto bravo, specializzato il problematiche legate al sesso, e che lo avrebbe visto il giorno successivo. Mi disse anche che avrebbe preferito una donna ma non aveva dubbi sulla professionalità di questo terapeuta.
Le mie emozioni erano un misto di tra paura, costernazione e come sempre eccitazione. Non osavo dirlo a lei ma l’idea che lei raccontasse le nostre fantasie ad un uomo mi eccitava e sicuramente lei lo sapeva. La sera successiva le chiesi com’era andata e lei mi rispose “bene, mi ha messo subito a mio agio. Ha uno studio molto bello e accogliente, tiene le luci molto basse e questo ti permette di rilassarti. Non gli raccontato molto ma lui dice di avermi capito e di stare tranquilla .” Io le chiese subito cosa le aveva detto e se le aveva raccontato di Remo. Lei “No, le parlato soprattutto di me, della mia educazione, delle mie prime esperienze , e poi scusa se non te l’avevo detto che è un collega di Remo, si conoscono molto bene, hanno studiato insieme a Padova.” Io mi arrabbiai moltissimo, le dissi che me lo doveva dire subito e che ci aravamo cacciati in una situazioni paradossale e che io ci facevo proprio la figura del poveretto. Lei mi disse che non era vero, che stavamo parlando di uno dei migliori terapeuti in circolazione e inoltre è tutto sotto segreto professionale e non aveva intenzione di raccontargli di Remo. Intanto era passato più di un mese senza sesso. La sera nel letto l’abbraccia e iniziammo strusciarci. Facemmo l’amore, venni ma senza intensità. Dopo essermi lavato tornai nel letto un po’ arrabbiato e le feci notare di quanto era stato triste quell’amplesso. Mi avvicinai di nuovo a lei, iniziai toccarle di nuove le gambe e le dissi: “ Adesso proviamo a farlo a modo nostro?” . Lei si oppose ma io quando parto sono difficile da fermare: “ Dai, lo so che ti piace perché sei una bella porcellina, e scommetto che anche il terapeuta lo ha percepito”.
“Sei uno stronzo, smettila”, mi rispose lei, ma la sua voce era già cambiata. Io me ne accorsi e iniziai : “Ti piacerebbe fartelo, te lo sai già immaginato all’opera”, intanto la stavo già masturbando. La zoccola gemeva, era partita: “ Certo, non sono certo guarita in una seduta, è proprio un bell’uomo , pensa che fa le gare di triathlon”. Facemmo di tutto e io venni nella sua bocca. Lei, credo, venne almeno tre volte!
Il giorno della seconda seduta la salutai al mattina con una battutaccia: “Cerca di farlo eccitare”. Lei come al solito rispose secca: “Stronzo”. Io le dissi: “ Non voglio che tu te lo faccia, inteso? E solo che mi piace fare l’amore con te al modo nostro”.
La sera a cena vidi che era un po’ strana, non vedevo l’ora che rimanessimo soli per farmi raccontare.
Quando finalmente fummo soli vidi che lei aveva le lacrime agli occhi: “Amore cos’è successo? Ti ha fatto rielaborare qualche vissuto doloroso?” Lei praticamente piangendo: “ Sono una zoccola, questa è la verità. Amore tu non mi meriti”. Io basito: “ In che senso?
“Nel vero senso della parola!” disse lei. “Raccontami cos’è successo?” risposi preoccupato.
“Dopo la seduta nella quale avevo affrontato in profondità i nostri problemi, si è offerto di offrirmi un caffe’ , in quanto colleghi, al bar sotto il suo studio. Dopo averlo bevuto mi sono accorta di essermi dimenticata in studio la sciarpa a siamo risaliti. Li ha iniziato a parlarmi di Remo, di quanto fossero amici e che lo aveva visto il giorno prima.”. Fece una pausa e io dissi: “ Oddio cosa mi stai raccontando. Nooo.”
Ma la mia mano era già in contatto con il mio uccello. Sospirando continuò: “ Entrati nello studio salutammo la segretaria che stava andandosene lascandoci completamente soli. Lui mi disse se poteva andare in bagno a mettersi la tuta per andare poi a fare una corsetta e poi sarebbe ridisceso con me. Io rimasi da sola in studio. Vidi i suoi appunti e non riuscì a trattenermi, apri il fascicolo e inizia a leggere. Il bastardo mi chiamava la “puttana borghese” e in un angolino c’era scritto e sottolineato il nome REMO. Ebbi un sussulto, ero incazzattissima e provavo vergogna. Evidentemente Remo si era confidato con il collega amico. Chiusi il fascicolo a mi sedetti sul divano. Lui rientrò e ti devo dire che la tuta metteva in evidenza un grosso volume in mezzo alle sue gambe.” Io vedevo nero, con un filo di voce le dissi “ vai avanti” .
Lei riprese “ Mi accorsi di essere anche diventata rossa in viso. Lui si sedette di fianco a me e mi chiese se andava tutto bene. Io le dissi che avevo letto i suoi appunti….. . Lui tranquillo mi disse che aveva già capito tutto di me, di non dare importanza alla terminologia volgare dei suoi appunti tanto li leggeva solo lui; io avevo una particolare patologia simile alla ninfomania: se venivo approcciata con decisone la mia volontà veniva sopraffatta dal desiderio e che il mio atteggiamento “staccato” era un autodifesa inconscia che mi ero creata apposta. Io le risposi che non era affatto vero” .
Il mio pisello era di marmo, le sfilai il pigiama e le mutande, le infilai un dito e gli misi il cazzo in mano e dissi “non so come andrà a finire il tuo racconto ma almeno voglio godere, continua.”
Lei gemendo inizio e menarmelo e riprese il racconto “ Lui disse che la seduta era finita ma dato che eravamo colleghi poteva concedermi altro tempo. Io ringraziai e lui presa la mia mano, la tenne qualche secondo tra le sue. Io rimasi stupita e immobile. Allora lui la guidò sopra il suo cazzo, io cercai di ritrarla ma lui nel frattempo aveva già una mano sulle mie cosce e le sue labbra sul mio collo. Cercai di alzarmi ma non ci riuscivo, tu mi capisci ero già eccitata. Anche la sua voce era cambiata, era la classica voce di un uomo eccitato, quella a cui io forse non so resistere. Mi disse che quella era la dimostrazione della sua diagnosi. In attimo si abbasso la tuta ed estrasse il suo cazzo già duro confermando i miei sospetti. Amore sicuramente più di venti centimetri, mi prese per i capelli e me lo ritrovai in bocca. Nel mentre iniziò a dirmi che ero una puttana…. . Ho perso completamente qualsiasi freno. Negli altri episodi simili ero riuscita, diciamo, a contenere i danni .
Mentre lo spompinavo lui ormai mi sditalinava. Poi mi ha spogliato e ha iniziato e leccarmela, un vero porco un vero professionista” .
Le dissi “Sei una grande zoccola”, le allargai le gambe e glielo infilai. Lei continuò “ Dai amore scopami, dai. Lo sai che questa volta mi sono fatta fare il servizio completo. Dopo avermi fatto godere come una troia con la sua lingua ha iniziato a scoparmi, amore era grosso e lo sentivo. Scusami amore, ma la differenza con il tuo l’ho sentita. Eccome l’ho sentita. Soprattutto quando ha iniziato a sbattermi alla pecorina, io ero appoggiata al divanetto, una posizione fantastica”.
Non so descrivermi le mie emozioni ma il mio cazzo era di marmo e continuavo a pomparla..
Lei continuò “ ho avuto un orgasmo strepitoso, erano anni che non mi capitava”. A quelle parole non riuscì più a trattenermi, venni urlando di piacere e rabbia!!!!!
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