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DI TUTTO E DI PIU' IN UNA NOTTE


di roscenko
20.12.2010    |    18.221    |    0 6.6
"“Fabio, non voglio incasinarti” disse Alice tono contrito, “Ma potresti accompagnarci a casa?Potresti dormire a casa mia, è grande e ho una stanza per gli..."
DI TUTTO E DI PIU’ IN UNA NOTTE
(di Roscenko)

E’ stato durante un aperitivo presso un locale di Milano. Avevo appuntamento con alcuni amici, ex compagni di corso all’università che non vedevo da circa un anno. Eravamo circa una dozzina e tra il Brambilla che ha cambiato lavoro, Contadori che si stava separando dal marito e Cerruti che non riusciva ormai a nascondere la sua dipendenza da cocaina, la serata si stava ammorbando. Mentre stavo già pensando a che scusa inventare per abbandonare il luogo, entra dal portone del bar Alice. Non la vedevo da diversi anni, solitamente disertava questi appuntamenti tra ex compagni. Ho sempre avuto una mezza cotta per Alice, cosa che in parte sembrava ricambiata, ma il rigore che imponeva al suo studio era totale. Non aveva tempo per storie d’amore o di sesso. Così, non successe mai niente. Non era una bellezza classica, ma era… particolare.
In pochi secondi capii che ancora mi attraeva come dieci anni prima.
Realizzata questa realtà, mi accorsi solo quando arrivò al tavolo che era accompagnata.
E quello fu il secondo colpo!
Una ragazza mora: una Dea, un’esplosione di femminilità, un tripudio di sensualità si manifestò a noi.
“Ciao giovani, come va? Mi sono permessa di invitare una mia amica, spero non sia un problema. Lei è Nerea, viene da Madrid”.
Per un attimo, interminabile, ci fu un silenzio imbarazzante. Tutti noi, uomini e donne, non potevamo che restare ammaliati da tale bellezza.
Un metro e ottanta molto ben distribuiti, fisico atletico, seno piccolo ma compatto, gambe lunghe e due occhi scuri capaci di perforare il titanio. Era una statua della bellezza mediterranea, ma fisicamente molto prestante. Vestiva con dei jeans a zampa, stivali e una camicetta verde smeraldo da dove spuntava castamente un meraviglioso decoltè.
Portava una giacca viola che le donava una certa serietà.
Nerea non sembrò accorgersi del nostro sbigottimento; salutò tutti con una voce calda e bassa e un sensualissimo accento spagnolo.
Era una persona estremamente spontanea e simpatica, si sedette al tavolo e ci raccontò che era in Italia per lavorare a una campagna pubblicitaria in quanto di lavoro faceva la fotografa. Alice ci disse che si erano conosciute perché era l’amministratore delegato dell’agenzia pubblicitaria che ha commissionato il lavoro a Nerea.
Alice era brillante, come non me la ricordavo ai tempi. Ci raccontò che si trovava molto bene con quel lavoro che aveva iniziato da tre anni, che non aveva fidanzati ma non si lamentava perché era soddisfatta comunque (e qui le battute si sprecarono), ecc.
Io, un po’ ascoltavo, un po’ mi godevo il meraviglioso spettacolo di quelle due donne insieme. Le fantasie sessuali si sprecavano e, guardando gli altri al tavolo, capii che la cosa era comune.
Ovviamente mi fermai, anzi tirai così tardi che alla fine, dopo le defezioni di tutti coloro che tenevano famiglia, rimanemmo solo io, Alice e Nerea.
Eravamo sbronzi, mica poco. Ogni tanto Alice parlava nell’orecchio di Nerea, ben attenta a non farsi sentire, e Nerea rideva a crepapelle ogni volta.
Verso l’una di notte decidemmo di uscire e le accompagnai alla macchina. Nerea faceva fatica a reggersi in piedi e quello era un problema in quanto erano arrivate con la macchina di Nerea e Alice non aveva la patente.
“Fabio, non voglio incasinarti” disse Alice tono contrito, “Ma potresti accompagnarci a casa?Potresti dormire a casa mia, è grande e ho una stanza per gli ospiti. Nerea quando viene a Milano per lavoro si ferma a dormire da me, ma c’è spazio per tutti. Abito vicina a una fermata della metropolitana, domani mattina potresti prenderla e tornare a riprendere la tua macchina”.
Il giorno dopo era sabato, non avevo nessun impegno, mi stavo divertendo e ero ben felice di poter passare ancora del tempo con loro due.
Così accettai e salii sull’auto al posto di guida.
Alice abitava a circa quaranta minuti di macchina. Il viaggio fu assurdo, con Alice che mi spiegava la strada che non si ricordava, ridendo in continuazione, accompagnata da Nerea che sul sedile posteriore era sdraiata, semi addormentata ma sempre allegra.
Alla fine arrivammo, portammo Nerea su in casa e ci sedemmo esausti.
Alice aveva un appartamento stupendo, arredato con gusto e molto colorato.
Nerea si era addormentata.
“Che serata! Che ne dici di un’ultimo drink?” disse Alice.
Era incredibile. La ragazza che conoscevo tutta studio e professione, beveva come una spugna.
“Cosa ti è successo in questi anni, Alice?”.
Lei capii subito a cosa mi riferivo.
“Le cose sono cambiate, sono cresciuta, ho avuto l’occasione di conoscere belle persone come Nerea, e ho capito la mia serenità non può ruotare solo intorno alle gioie professionali. Sono cambiata, si, ora sto bene e… vorrei chiudere tutte le situazioni che ho lasciato aperte”.
Mi passò il drink; Jack Daniel's on the rock.
“Cosa vuoi dire?” le chiesi.
“Fabio, sappiamo tutti e due che ci siamo sempre piaciuti” disse, mentre si alzava e si toglieva la giacca.
“Ora, credo di averti trattato male ai tempi dell’università e questo rimorso me lo porto dentro da anni”. Si tolse la camicetta bianca, lentamente, sempre fissandomi.
“Ho pensato che per ripagarti dei torti che ti ho fatto, dovevo offrirti una serata speciale, unica. Sono venuta all’aperitivo perché volevo portarti a casa mia”.
E la gonna del tailleur grigio scivolò per terra.
Francamente, non avevo mai capito di aver subito tali torti. Difatto di fronte a me si ergeva la mia passione giovanile in autoreggenti, perizoma e reggiseno semi trasparente, il tutto rigorosamente nero. Superai velocemente l’idea di chiedere chiarimenti.
Alice si girò di spalle, si abbassò e mi mise a venti centimetri dalla faccia un culo strepitoso, adornato a dovere dal perizoma.
“ma cosa fai? Nerea sta dormendo, se si sveglia...” dissi poco convinto, date le immagini che mi stavo facendo della situazione e dato lo stato di erezione in atto.
“A Nerea ci penseremo. Ti ho detto che sarà una serata unica, devi solo lasciarti andare”
Si accovacciò come una geisha, mi slacciò i pantaloni, mi abbassò le mutande e mi prese in mano l’attrezzo.
“Bene, vedo che sei contento di essere qui”, disse mentre abbassava il viso.
Lo leccò dalla base delle palle alla cappella, lentamente.
Non capivo più niente, tra l’alcol e la situazione non potevo fare altro che farmi guidare dove voleva lei.
Senza prendermi in bocca la cappella, che altro non aspettava, di alzò e senza dire niente si avviò in un’altra stanza, muovendosi ondeggiando sui suoi tacchi dodici.
Guardai Nerea; sembrava profondamente addormentata. Mi spoglia velocemente e seguii Alice. Entrai nella camera da letto; lei si era sfilata tutto tranne le autoreggenti. Ora stava lì sul letto, alla pecorina, mostrandomi una fichetta perfettamente depilata.
Mi avvicinai e iniziai a leccarla intorno all’ano, e poi discesi, arrivai alle grandi labbra e tornai su. Continuai così, finchè cominciai a sentirla ansimare.
“Basta leccare” disse infoiata.
“Fammelo sentire”.
La volevo arrapata, per farglielo proprio desiderarare. Afferrai il cazzo, ormai durissimo, e lo spinsi tra le sue grandi labbra, con forza.
Emise un gemito gutturale.
“dai, spingi”. era proprio infoiata, e io non avevo certo bisogno di incitamenti.
Allungò una mano verso il cassetto e ne estrasse un cuneo anale di colore viola, di grandi dimensioni.
“Infilamelo nel culo, ma non tirare fuori il tuo cazzo dalla figa”.
Era proprio cambiata. Non avrei mai pensato una tale disibinizione da parte di Alice.
Insalivai un dito e le inumidii le pareti dell’ano. Leccai il cuneo e glielo infilai.
L’urlo che emise fu lunghissimo. Per un momento pensai che avrebbe svegliato Nerea, ma non sentendo rumori dall’altra stanza, non me ne preoccupai.
Alice godeva come un’ossessa. Ogni volta che le davo un colpo, col bacino spingevo il cuneo sempre più in fondo. Lo spettacolo era meraviglioso.
Stavo per venire, lei se ne accorse e disse”no, vienimi nel culo, ti prego”.
Estrassi il cuneo, appoggiai il cazzo quasi in eiaculazione sul suo culo e spinsi. Venni appena entrato, e fu fantastico.
Alice mi mostrava ora il suo culo grondante di sperma, allargandosi le natiche con le mani.
Ero esausto, ma l’immagine di fronte a me lo stava facendo già tornare duro.
“Questo è solo l’inizio, Fabio”.
Guardò verso la porta, io mi girai e vidi Nerea sulla soglia, con solo le mutandine, che guardava la scena con un sorriso malizioso.
Portò il suo fisico statuario vicino al letto, si abbassò verso le natiche di Alice e leccò lo sperma fuoriuscito sul suo culo. Pensai per un momento che non era vero, che non poteva capitarmi una situazione così realmente.
“Pensavi che stavo veramente dormendo? Era tutto organizzato tra me e Alice”.
Nerea si sdraiò e Alice la baciò.
Continuavo a credere impossibile tutta la situazione; Alice intanto, stava succhiando le tette a Nerea che iniziava a mugulare.
“Mi fai fare tutto da sola?” disse Alice.
Mi lancia sul seno libero e cominciai a succhiare. Nerea ora stava ansimando e continuava a muovere il bacino”
Alice si abbassò col viso, sfilò le mutandine di Nerea e comparve, in tutta la sua turgidezza, un bel cazzo.
“Ma… è un uomo” dico come un imbecille.
“Ti ho detto che era una serata unica, Fabio. Te lo dovevo”.
Ero immobilizzato, estereffatto. Non riuscivo a capire cosa fare o dire.
“Guarda che meraviglia di cazzo ha Nerea. Guarda quanto glielo faccio rizzare” disse Alice mentre lo incappucciava con la bocca.
Non ero mai stato con trans. Come tutti gli uomini, checchè se ne dica, ne ero attratto, ma le donne mi hanno sempre interessato di più.
Senza che me ne accorsi, la mia mano scivolò sul suo cazzo, e un attimo dopo, lo stavo già prendendo in bocca.
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ho sempre pensato a te come a un bel porcello” disse alice alzandosi e mettendo la figa sulla bocca di Nerea.
Continuavo a succhiare; l’idea di trovarmi un cazzo duro in bocca era allo stesso tempo inquietante e eccitante.
Ora Nerea aveva il cazzo come il marmo, sempre ansimando si sfilò dalla mia bocca e si mise alla pecorina. Alice aprì un cassetto e tirò fuori uno strapon enorme! Se lo legò in vita, si portò dietro Nerea e, senza lubrificare niente, glielo infilò nel culo. Nerea emise un gemito di piacere, basso e lungo. Alice pompò lo strapon, prima lentamente, poi sempre più velocemente. Si girò verso di me, che continuavo a sentirmi l’essere più imbranato della terra, e mi disse:
“Allora? Vuoi continuare a fare la statua o me lo sbatti in culo?”
Mi mossi come un automa. Le inumidii il culo con le dita e glielo infilai di colpo.
Urlò in preda alla foia. Ora eravamo tutti infilati in quel magico trenino, io stavo fermo e Alice si muoveva avanti e indietro, ipalandosi e spingendo il dildo nel culo di Nerea.
Non resistemmo molto, in due minuti venni dentro il suo buco posteriore in contemporanea con lei che ebbe un orgasmo lunghissimo.
Stremato, mi accasciai sul letto…ma ancora non era finita.
Alice disse “ Non sarai mica stanco, vero? Ora facciamo un giochetto bondage”.
Potevano farmi di tutto ormai, ero completamente in balia di queste due troie.
Nerea tirò fuori dal comodino dei cordini da montagna, mi disse di sdraiarmi prono sul letto e mi legò le mani agli angoli del letto, poi mi legò le cosce al torace, in modo che ero obbligato alla posizione della pecora. Per finire, legò i piedi agli altri angoli del letto.
Ora ero fermo, immobile, con il culo in bella esposizione.
“Ora tocca a me godere” disse Nerea. Mi sputò sul culo e mi infilò secca!
Provai un dolore tremendo. Alice infilò una mano tra le mie coscie e cominciò a masturbarmi.
“Ah, un culo vergine. Che bella sorpresa! Ti piacerà, vedrai”
In effetti. Il dolore stava passando e l’azione combinata di Nerea e Alice mi stava portando di nuovo al piacere.
Nerea mi venne velocemente dentro. Mi sentivo il culo schizzato di caldo e la sensazione era fantastica.
Mi slegarono e Alice mi portò all’orgasmo con la bocca. Si tenne lo sperma in bocca, poi si avvicinò a Nerea e glielo passò nella sua. Ciò fatto, Alice si avvivcinò al mio culo e prese in bocca quello che mi usciva dal culo, si avvicinò a me e me lo mise in bocca.
Non avevo mai fatto niente del genere, anzi, avevo sempre pensato che fosse schifoso.
Ora, avrei bevuto da quella bocca tutto quello che fuoriusciva.
“ Ora il debito è pagato” disse Alice.
Crollammo distrutti sul letto e ci svegliammo la mattina.
Alice a colazione mi disse che aveva conosciuto Nerea tre anni prima e da allora la sua vita era cambiata. Una volta le disse di questo suo rimorso nei miei confronti e Nerea rispose che avrebbero potuto organizzare una serata particolare per me.
In una notte, la mia concezione del sesso era stata completamente ribaltata. Dopo quella notte, provai ancora a contattare Alice, ma lei non mi rispose mai più.

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