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trio

La vedova


di reveur
10.11.2010    |    31.703    |    0 7.7
"Le nostre frequentazioni erano sempre state alquanto superficiali e limitate all’ambiente di lavoro..."
Questo racconto è assolutamente autentico, anche se alcune circostanze, poche a dire il vero, sono state leggermente modificate per garantire in assoluto l’incognito dei protagonisti.

Il sole pomeridiano a metà di settembre è particolarmente gradevole, lo senti che ti riscalda piacevolmente il corpo, ti illanguidisce, risveglia pruriti e fantasie inconfessabili; lo è ancor di più se si passeggia in riva al mare, lungo una spiaggia infinita dalla fine sabbia dorata che accarezza voluttuosamente i tuoi piedi e se la stessa spiaggia è costeggiata da una fitta ed ombrosa pineta che emana un forte odore di resina, che esalta ancor di più i sensi.
Quel pomeriggio di quattro anni fa, fermo l’auto nel parcheggio antistante il campeggio dove ho sistemato per l’estate la mia roulotte; mi fermo qualche minuto al bar per consumare il mio solito caffè e mentre sto affacciato alla balaustra del terrazzo del bar, prospiciente la spiaggia, vedo in lontananza un operaio della mia ditta con una donna, probabilmente la moglie, in tenuta da mare, che si avviano verso la spiaggia libera.
Più tardi, sistemate alcune cose nella caravan, mi concedo una tranquilla e rilassata passeggiata lungo la spiaggia.
“Ci vorrebbe una donna con cui condividere questo magico e pruriginoso pomeriggio” mi dico, ma non si può aver sempre tutto dalla vita. Superata la serie di stabilimenti balneari e campeggi, mi inoltro per la lunga e semideserta spiaggia libera dove, tra le dune sinuose, s’intravedono diverse coppie, alcuni singoli e qualche nudista. I corpi dorati delle donne languidamente adagiate sul loro telo da mare risvegliano la mia fantasia, riacutizzano i sensi già piacevolmente stimolati da calore del sole e dall’odore erotizzante della resina di pino.
Al pari di Ulisse con le sue sirene, non essendo sensibile al loro fascino, evito intenzionalmente i richiami delle giovani sirene in versione maschile che ostentano impudiche il loro corpo. Mentre mi vien fatto di chiedermi, non avendolo ancora scorto, che fine abbia fatto il mio collega di lavoro. Sono curioso di osservare da vicino sua moglie.
Dopo un po’ il sole fa sentire gli effetti sulla testa nuda, per cui faccio una deviazione al mio percorso e mi inoltro nelle fitta vegetazione, che mi accoglie con la sua fresca ombra. Ad un certo punto scorgo tra gli alberi delle figure immobili, distanti alcuni metri l’uno dall’altra e disposti in modo da formare un cerchio: sono tutti uomini, di diverse età, ma tutti con il pene fuori dalla patta dei pantaloni nell’atto di masturbarsi. Guardano tutti qualcosa verso il centro del cerchio, qualcosa che io non ancora riesco a scorgere per via degli alberi.
Percepisco che qualcosa di strano sta avvenendo per cui mi metto in allerta. Una scena simile l’avevo vista nella Pineta di Lido di Classe, qualche anno prima, mentre ero in vacanza nella zona di Cervia. Stesso circolo di uomini con il pene in mano, nell’atto di masturbarsi mentre guardavano un giovane che in quel mentre stava facendo un pompino ad uno di loro.
Avvicinatomi ancora un poco il quadro della situazione muta radicalmente, prospettandomi una scena mai vista prima in vita mia, di quelle che ti lasciano senza fiato. Basta poco però per dare un senso a ciò che vedono i miei occhi e per riprendermi dallo stupore iniziale: al centro della scena il mio collega di lavoro che cinge, standole dietro, la vita della donna, mentre le accarezza impudicamente il seno, la pancia, le cosce che scopre intenzionalmente; la donna da parte sua impugna con la destra la verga del marito, masturbandolo lentamente.
C’è nell’aria un’atmosfera carica di eros; la tensione è palpabile, ma gli uomini che li circondano, pur desiderosi ed in attesa, non si avvicinano, quasi per una tacita intesa.
Cosa fare? Far finta di niente e tirar diritto senza dar segno di averli visti? Ero combattuto, anche perché il mio collega mi aveva a sua volta individuato tra gli alberi, ma i miei sensi elettrizzati dalla scena hanno la meglio e mi spingono verso la coppia senza ulteriori indugi ed incurante degli altri.
- Ciao, Nicola – saluto, sicuro che il collega starà al gioco.
- Ciao Marco – mi risponde lui senza eccessivo imbarazzo.
- La signora è tua moglie? - Continuo io.
- No – risponde Nicola - è la mia fidanzata.-
Non conoscevo la donna e non sapevo che Nicola fosse scapolo. Le nostre frequentazioni erano sempre state alquanto superficiali e limitate all’ambiente di lavoro. Nicola è un uomo alto, di bell’aspetto, poco meno di 50 anni, ma, conoscendolo poco, non avrei mai immaginato che avesse abitudini così singolari. La donna (come ho scoperto successivamente) si chiama Anna ed è vedova; ha 57 ed è magra e di corporatura minuta. Il viso non è granchè, anzi denota qualche ruga in più del normale; il corpo invece alla prima occhiata ha un aspetto tonico, con le curve che traspaiono dal sottile vestitino estivo della giusta consistenza.
- Posso partecipare anch’io? – domando con tono sfrontato a Nicola.
- Perché no! – risponde lui e poi rivolto alla donna dice: - E’ un mio collega, sai. Stai tranquilla, puoi fidarti e fare con lui tutto quello che fai con me -.
La mia eccitazione nel frattempo era salita al massimo e tranquillizzato dallo scambio di battute tra i due tiro fuori il mio pene e mi avvicino alla donna. Gli sfrego il glande sulla coscia sinistra che nel frattempo Nicola aveva ripreso a scoprire. Sento il calore del suo corpo e un brivido violento mi sale lungo la schiena, fino a penetrami il cervello.
Confesso che non mi era mai capitato una situazione così scabrosa e allo stesso tempo così trasgressiva e sconvolgente; come non mi era mai capitato di mostrare il pene davanti a tanta gente, e se qualcuno mi avesse predetto ciò che mi stava capitando, gli avrei risposto che “per l’imbarazzo non mi si sarebbe neanche rizzato”. Così però non è stato, il mio pene, evidentemente più spregiudicato di me, non soffriva di alcun disagio e si prendeva bellamente gioco delle mie ritrosie mentali, dei miei tentennamenti, del mio pudore.
Prendo la mano della donna è gli metto il pene in mano. Lei lo stringe e comincia un su e giù lento e prolungato, mentre le mia dita si insinuano tra le sue cosce, arrivano all’inguine, scavalcano il lembo delle mutandine e conquistano il frutto della sua femminilità grondante di umori al pari di una fonte di acqua fresca e cristallina. Mi sento scoppiare, ho voglia di eruttare, lì davanti a tutti, la lava incandescente che sento ribollire nei miei testicoli infuocati. Chiedo alla donna mi abbassarsi di prendermelo in bocca, di farmi un pompino, ma lei tentenna, si sente a disagio. Nicola cerca di invogliarla, ma la donna si ritrae ancor più poiché non è disposta ad andare oltre, in quella situazione.
La prospettiva di una rinuncia è un’evenienza dolorosa per il mio pene. Sono troppo eccitato e fuori di me per cui propongo immediato di andare nella mia roulotte, dove saremo al riparo da occhi indiscreti. La donna si dichiara subito d’accordo, mentre Nicola – a cui evidentemente premeva l’aspetto esibizionistico-voyeuristico della circostanza – era un po’ deluso e contrariato, ma lo intrigava anche la prospettiva di veder la sua compagna scopata da me. Ci allontaniamo in fretta dalla nostra ribalta, lasciando il nostro pubblico deluso ed insoddisfatto.
Quando poi arriviamo alla caravan parcheggiata nel camping hanno inizio le scopate più fantasmagoriche della mia vita.
Anna inizia a spogliarsi lentamente, mentre io e Nicola la divoriamo con gli occhi e nel contempo ci togliamo frettolosamente i vestiti di dosso. Come avevo indovinato prima Anna ha un corpicino tonico e ben fatto, ma la grande sorpresa arriva quando è interamente nuda e mostra il corpo di una ragazzina di 20 anni: sodo, senza una smagliatura, senza un fili di grasso superfluo, la pelle liscia vellutata; i glutei bel modellati e sodi, i seni piccoli che reggono il loro peso senza la minima flessione.
Non credo ai miei occhi!
Non immaginavo che sotto quel vestitino potesse nascondersi un gioiello di simile caratura e, soprattutto, non immaginavo che quel viso piuttosto rugoso potesse conciliarsi con un corpo simile.
Mai giudicare dalle apparenze….
- Non hai il preservativo – Mi chiede Anna allarmata.
- Nnnno, ma non preoccuparti, non ho frequentazioni strane. Stai tranquilla - Rispondo io impacciato.
Anna si ritrae incerta, ma Nicola ancora una volta la tranquillizza dicendole che può fidarsi, di star tranquilla e che non ci sono problemi, mentre aderisce con il proprio corpo alla parte posteriore della donna, lasciando a me la visione spettacolare della parte anteriore.
Ancora una volta mi avvicino alla donna, non senza il timore di essere respinto. Allungo la mia mano, le sfioro con dolcezza il viso, quasi a volerla tranquillizzare del fatto che non avessi un preservativo. Lei reclina la testa sulla mia mano in segno di accettazione. I nostri corpi nudi aderiscono l’uno all’altro, la bacio delicatamente sulle labbra che lei dischiude, lasciandomi agio di cercare la sua lingua, di prenderla, di succhiarla avidamente ed iniziare così un appassionato e parossistico intreccio che ci porta ad un esaltazione preorgasmica.
Anche Nicola le bacia il collo, le spalle, la schiena, le struscia il pene turgido sulle natiche, stuzzicandole l’ano, sfiorandole la vagina, provocandole brividi che si propano su tutto il corpo e che percepisco anche io.
Le mie labbra intanto scendono sui seni da fanciulla in fiore, candidi e superbi; catturo i suoi capezzoli ormai turgidi che svettano prepotenti, glieli succhio con voracità, provocandole i primi gemiti che stimolano ancor più la voglia che ho di lei. La bocca assetata cerca requie sulla pancia, sull’ombelico, sui fianchi, mentre le mie mano stringono ancora i seni, per poi scendere sui fianchi ed infine sulle natiche. Arrivo al monte di venere, con la punta del naso sfioro le grandi labbra dischiuse e grondanti di umori. Mi inebrio al profumo di donna che ne promana, la penetro con la lingua, bevo avidamente i suoi umori al pari di un viandante assetato, catturo il suo clitoride che stringo forte tra le labbra e succhio con passione.
Sento Anna contorcersi, sempre più esaltata nei sensi, come del resto lo siamo anche noi.
A questo punto Nicola gli pone un mano sul capo, invitandola ad abbassarsi, così da offrire a lui le belle natiche tornite e portare il viso di Anna all’altezza del mio pene; poi l’attira a se penetrandola col suo pene turgido, mentre il mio pene paonazzo le svetta davanti agli occhi. Lei non ha più tentennamenti, il ghiaccio si è definitivamente sciolto, ed accetta senza indugio il mio invito a prenderlo in bocca. Lecca prima il glande, poi con la lingua scende giù fino a trovare i miei testicoli gonfi; poi risale lentamente, umetta ancora il glande e poi con decisione lo ingoia tutto per poi iniziare un su e giù voluttuoso e dannatamente arrapante.
I lamenti di tutti e tre si fondono in un’unica sinfonia, un unico canto d’amore, un unico delirio di possesso, di abbandono, di osmosi reciproca per ricevere e dare all’altro il massimo possibile.
Poi si cambia, Nicola vuole la sua bocca. Anna si gira e gli prende in bocca il cazzo, mentre offre a me il suo culo magnificamente scolpito. La visione è delle più erotizzante ed il mio pene ne risente tant’è che gli scivola dentro prepotentemente per non perdere neanche un attimo, mentre le mie mani artigliano i suo fianchi. Sento la sua vagina avvolgere il mio pene come un guanto, i suoi muscoli vaginali hanno delle contrazioni simili a delle labbra nell’atto di succhiartelo spasmodicamente. Mi meraviglia molto constatare che Anna conosca questa tecnica in uso nelle donne Circasse del Caucaso, che si esercitavano sin da bambine a contrarre i muscoli vaginali in modo da dare al proprio uomo il massimo del godimento.
Anna ci riesce perfettamente, probabilmente è autodidatta e i risultati sono indescrivibili, infatti sono prossimo al delirio.
Nicola accelera i suoi movimenti pelvici segno che sta venire. Io per non essere da meno la chiavo selvaggiamente e dopo poco, un dopo l’altro, eruttiamo il contenuto dei nostri testicoli dentro di lei che, riconoscente, ricambia con un fragoroso orgasmo.
La nostra storia è durata diversi mesi, fino a quando Anna si è trasferita con i figli in un’altra città, con grande rammarico mio e di Nicola.
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