Racconti Erotici > Lui & Lei > Festa alla festa
Lui & Lei

Festa alla festa


di 2porcellini2
27.07.2013    |    2.689    |    0 5.0
"Il movimento delle dita iniziò a farsi ritimico e suadente, il piacere saliva piano dal basso ventre, sentiva il calore aumentare, ed al contempo sentiva il..."
Arrivarono al parcheggio, fermarono l'auto spensero la radio, e iniziarono ad arrivare ovattati i bassi della musica da discoteca provenire dal casolare. Scesero dall'auto, la musica cominciò a farsi più forte a mano a mano che si avvicinavano, un sorriso e si presero per mano dirigendosi all'ingresso.
Lui era in jeans, maglietta attillata grigia con una bella stampa vivace colori caldi, giallo, rosso, arancione, scarpe sportive, braccialetti e anelli insieme all'orologio, pashmina ed un filo di profumo completavano il quadro. Lei gli sbirciò il didietro, compiaciuta di ciò che vedeva nel jeans stretto.
Lei era vestita estiva, canotta bianca scollata che faceva risaltare il seno, foulard rosso per il vedo non vedo, gonna corta non aderente blu, pochette rossa in tinta, piedi fasciati nel sandalo con tacco importante. Lui le guardava i piedi con lo smalto blu brillante compiaciuto dell'effetto che il suo tocco sapeva avere su di loro.
Come sempre li accolse il banchetto di benvenuto, dove si registrarono e gustarono il primo chupito, rum per scaldare lo stomaco e succo di pera per addolcire il tutto. Il piacevole effetto dell'alcool a stomaco vuoto pervase il loro corpo.
Si scambiarono uno sguardo e si baciarono appassionatamente quindi si avviarono.
Dietro all'angolo la musica li colpì, forte, pulsante di vita ed energia. La festa era già avviata verso il suo culmine.
Si diressero al bar, districandosi tra corpi sudati in movimento convulso, impegnati nel ballo liberatorio del fine settimana, odore di alcolici, corpi e profumi diversi ad ogni passo.
Al solito il loro amico li accolse calorosamente da dietro il bancone, non dovettero neanche aprire bocca, non che si sarebbe sentito qualcosa in quella bolgia, e già due mojito spuntarono tra le loro mani.
Salutarono con un occhiolino ed un gesto, brindarono e bevvero il primo dei molti sorsi della serata, avviandosi nella zona più tranquilla ai bordi della pista dove una piccola folla chiacchierava fumava beveva o semplicemente prendeva aria e riposava.
Chiacchieravano con diverse persone, amici, conoscenti, sconosciuti, sgranocchiavano salatini e sorseggiavano il loro cocktail, gustandosi l'effetto inebriante che iniziava a farsi strada nei loro corpi aumentando l'eccitazione.
Non tardarono a vederla.
Si stava dimenando insieme agli amici quasi all'angolo opposto a dove si trovavano loro.
Rideva e scherzava.
Si muoveva, ballava a volte sensualmente altre scatenata avvinghiandosi o strusciandosi addosso agli amici ed alle amiche intorno a lei, ridendo come una pazza.
Scuoteva i lunghi capelli e a volte sorrideva maliziosamente, madida di sudore nel tubino di jeans smanicato che indossava e che era costretta ad abbassare con le mani di tanto in tanto, perché l'esuberanza del ballo non facesse mostrare più di quanto era lecito.
Indossava il tubino di jeans aderente.
Come le era stato ordinato.
Dopo qualche secondo, sentendosi osservata, alzò lo sguardo cercando nella sala, fino a che incrociò i loro sguardi.
Gli regalò un sorriso solare, che divenne timido fino a costringerla ad abbassare lo sguardo e arrossire.
Anche da quella distanza e nonostante l'abbronzatura sapevano che era arrossita...
Si guardarono e si sorrisero, un altro bacio appassionato e si lanciarono in pista.
Ballarono a lungo, presero altri cocktail, sorrisero, sudarono anche loro in mezzo a tutta la gente che affollava la pista, la musica era bella e loro spensierati.
Ogni tanto si cercavano e ottenevano sempre la stessa risposta, lei sorrideva e abbassava lo sguardo.
Passò tra loro insieme alle amiche dirette al bar, si soffermò a salutare, due baci sulla guancia per lui, due baci sulla guancia per lei. Lei la cinse un attimo per tentare di dirle qualcosa all'orecchio.
Questo è quello che avrebbe detto chiunque sulla pista avesse osservato casualmente la scena.
Lui sapeva che le aveva baciato teneramente il collo, e palpato delicatamente il sedere, prima di lasciarla continuare verso il bar con le amiche. In quell'istante la guardò meglio, apprezzando la zeppa intrecciata in jeans, che metteva in mostra un bel piedino con lo smalto rosso brillante, intonato a quello delle mani.
Continuarono a ballare, la sbirciarono ripassare con un nuovo cocktail, trascinata per mano da un ragazzo che non conoscevano.
Bevvero e ballarono ancora.
L'ambiente era ormai surriscaldato, era il momento di una pausa.
La cercarono con lo sguardo e le fecero un cenno, breve invisibile perentorio. Uscirono e senza farsi notare si diressero alla macchina, al centro del prato adibito a parcheggio, circondata da molte altre.
La videro avvicinarsi da lontano, barcollando leggermente, guardandosi intorno spaesata. Con un rumore si fecero individuare e lei li raggiunse.
Arrivò inciampando e rovesciandosi un po' del mojito su un piede, rise poi si ricompose intimidita, testa in basso guardandosi la punta dei piedi, muovendo le dita bagnate che sentiva appicicaticcie.
La salutarono, con un caloroso bacio, con la lingua, entrambi.
"Finisci il mojito ora"
"ma.. ma è tanto" balbettò lei.
"FINISCI IL MOJITO ORA" ordinò lui con tono perentorio, lei eseguì senza indugiare oltre.
Le prese il bicchiere e lo buttò a terra lontano.
"Sai perché sei qui vero?" proseguì, "Certo padroncini" rispose. "Bene", finalmente anche la sua compagna parlò.
Non si accontentò di parlarle, la baciò ancora, la palpò, le sollevò poco delicatamente il tubino di jeans e prese ad accarezzarla. Non indossava nulla sotto come le era stato ordinato, "brava, brava, senza mutandine come una troietta, la troietta che sei" le sibilò nell'orecchio mordicchiandolo.
Le parole erano seguite a breve dalle dita che percorsero tutto il sedere, soffermandosi sul buco. Quando ritrasse le dita le annusò e poi le fece annusare anche a lei "senti cagnetta, senti come profumi di sesso".
Nel frattempo lui aprì il bagagliaio, la luce che lo illuminava era stata coperta, non si poteva notare da lontano.
Lei vide il contenuto. Non lo riconobbe. Era un frustino nuovo, con il terminale a forma di cuore.
"Adesso metti entrambe le mani appoggiate al bordo del bagagliaio, e porta il culetto un pò in fuori".
Ubbidì a stento, un po’ intontita dall'alcool e da quello che stava accadendo, sapeva sarebbe successo qualcosa dato che aveva ricevuto istruzioni per come vestirsi e per seguirli al momento prestabilito, ma non immaginava questo.
Intanto che parlava lui la aiutò a mettersi nella posizione che desiderava, le fece piegare di più la schiena, e mentre si appoggiava vide la mano di lei tirare fuori il frustino.
"Bene ora stai ferma così".
Lei si mise sulla sua sinistra, mentre lui le tirò su il vestito lasciando il culetto in vista e lasciandola completamente indifesa.
"E' pronta" sentenziò, e si mise dall'altro lato.
Il primo colpo arrivò, e subito una chiazza rossa dalla forma imprecisa di cuore comparve sulla natica destra a seguire una leggera linea rosata a testimonianza del manico che l'aveva colpita apparve sull'altra.
Non fece né smorfie né rumori, non diede a vedere se aveva accusato il colpo, solo chiuse gli occhi.
Lui le guardava entrambe, osservatore privilegiato, vittima e carnefice.
Lei alzò di nuovo la frusta.
Altri quattro colpi scesero in rapida successione, una natica rossastra e l'altra con segni di righe meno definite. Alzò la testa al cielo, i capelli sulla schiena, ma ancora non emise un fiato.
Altri cinque colpi caddero, inferti con forza, a colpire circa la stessa zona che era ora di un rosso vivido, così come l'altra natica che iniziava a mostrare molte righe sempre più riconoscibili. Quest'ultima salva di colpi la fece fremere, le dita contorsero la plastica cui erano aggrappate, una smorfia della bocca un attimo si girò verso di lui, occhi imploranti e indifesi.
Non ottenne pietà, lo sapeva, si rilassò riprendendo la posizione iniziale.
"Siamo solo a dieci tesoro mio, non ti vorrai mica lamentare di già ?" lei la punzecchiò.
Si girò dall'altro lato e si scambiarono uno sguardo, sfidandola riprese la posizione di attesa, stavolta a mento alto.
Un lampo negli occhi lui poté scorgerlo, prima fece scivolare il frustino sulle natiche, poi iniziò a farlo rimbalzare a colpi leggeri e ritmici, ogni tanto colpendo forte come i primi, e tenendo mentalmente conto.
Arrivata a 15 si fermò, le passò dietro sfiorandole con la mano le natiche, quella rossa e quella vagamente rigata, le prese i capelli per tirarle indietro la testa e baciarla dietro l'orecchio, e strisciò un pò le unghie nell'ultima carezza al suo culetto lasciando strisce bianche sul rosso.
Cambiò lato, e riprese in mano il frustino. Anche lui cambiò lato e si mise a sinistra.
Lei riprese a colpirla, stavolta il cuore andava sulle righe dei precedenti colpi sulla natica sinistra, mentre la macchia sempre più rossa era martoriata dal manico del frustino.
Cominciò a vacillare mentre i colpi "veri" arrivarono in totale a 26. Anche se aveva ancora gli occhi chiusi una lacrima scese da un lato. Lui le si avvicinò, si stava mordendo il labbro, le prese il mento lei aprì gli occhi lucidi, impauriti come un cerbiatto, lui le asciugò il viso con la mano, leccò la lacrima che aveva raccolto, le diede un bacio leggero "Resisti, goditi il privilegio che ti viene concesso..".
Si allontanò di nuovo lasciando libero il campo. Un vociare si avvicinò, tre ragazzi stavano abbandonando la festa tra molti schiamazzi e risa, si dirigevano verso la loro auto barcollando, facendo commenti dandosi pacche sulle spalle, facendosi sgambetti, lo strano trio dietro al baule aperto di una macchina nera nel parcheggio li osservava estraniandosi da quanto era in atto. Lei non perse l'occasione, prese il ritmo della musica con il frustino e scandendo le battute colpì altre quattro volte più forte che poté, cogliendo la vittima di sorpresa, tanto che fu costretta a mordersi il labbro fortemente per non fiatare.
I tre continuavano nella loro direzione, solo uno dei ragazzi forse aveva udito un suono differente, e alzò la testa guardando verso di loro, non li videro e proseguirono, salirono su un auto e si diressero chissà dove.
Posò il frustino dentro il baule, le accarezzo nuovamente il sedere, caldo per le vergate ricevute, le baciò di nuovo il collo, le diede un bacio appassionato con la lingua, staccò la mano dal sedere per metterne una dentro il collo e una dentro il decolté, strizzandole un capezzolo. Sempre baciandola la mano scese fino a toccarle il sesso, e a sentire una goccia di piacere che le stava scendendo tra le gambe piano.
La assaporò e le sussurrò "Buon trentesimo compleanno tesoro mio".
Andò a baciare anche lui, appassionatamente, non mancò di fargli annusare le dita impregnate del sesso della loro schiavetta.
Qualche attimo di pausa, li osservava baciarsi, si morse di nuovo il labbro.
"Lo sai che ora avrai anche i miei di auguri vero?" le disse lui.
"Certo padrone" esitò a rispondere, "sarei rimasta delusa se non fosse stato così" aggiunse quasi subito, abbassando il capo ed arrossendo.
Ripresero le posizioni che avevano all'inizio, lei al centro con le mani sul bordo sedere all'infuori, la schiena leggermente incurvata, lui alla sua sinistra lei dall'altro lato non più carnefice ma spettatrice privilegiata.
Incominciò a colpirla, con le mani nude, con colpi non troppo veloci ma forti e determinati, sulle natiche già provate dalle 30 vergate inflitte dalla sua compagna.
Lei si stupì, grata che non avesse preso il frustino, già lei era stata pesante, nelle sue mani sarebbe stato insopportabile.
Contava mentalmente i colpi che le scendevano addosso. Facevano male certo, ravvivavano il dolore delle vergate, facevano incupire il rosso vivace del suo culetto e mettevano a dura prova la sua tempra, ma sapeva che poteva resistere, in fondo 30 sculacciate per quanto forti le aveva già sopportate. A volte alternava le natiche, a volte insisteva su una amplificandole il dolore percepito.
"Quindici, sedici" i colpi continuavano senza sosta "ventuno, ventidue" la sua mente contava "venticinque, ventisei" strinse i denti conscia che stava per finire la sofferenza, questo gesto non mancò di essere notato da lui, lei non lo notò dato che aveva gli occhi chiusi "ventinove trenta", inconsapevolmente sorrise, vittoriosa, ma lui fece una breve pausa un secondo non di più. Quindi riprese. Con maggior vigore.
Spalancò gli occhi e aprì la bocca sorpresa, si girò a guardarlo, lo vide sorridere divertito mentre continuava a colpirla.
Si girò dall'altro lato, gli occhi imploranti, "trentatré, trentaquattro", rimase di stucco, la vide rossa in volto, gonna alzata, mutande scostate, si stava toccando con due dita della mano destra, e altre due le aveva infilate nella figa.
"Trentanove, quaranta".
Pochi secondi e la vide venire, la sentì gemere, le vide contrarsi i muscoli della pancia mentre stringeva le ginocchia ed il ventre in un esplosione di piacere.
I colpi intanto continuavano, più lenti e meno forti, la confusione le regnava in mente.
Si girò di nuovo in avanti perlustrando l'interno del baule, intanto pensava cosa stava succedendo. "Sicuro, certo" si disse. "Certamente come ho fatto a non pensarci prima" un segno di distensione sul suo volto. "Userà di certo la scusa che sono trenta sculacciate per natica, per farmi gli auguri, certamente sarà così".
"Quarantatré, quarantaquattro".
Fu bruscamente risvegliata dai suoi pensieri, lei le si era avvicinata e le stava facendo odorare le dita, che sapevano del suo sesso. Dopo qualche secondo le infilò le dita in bocca, avanti e indietro, mimando il ritmo di un pompino, facendosele leccare e pulire, questo e il gusto del sesso di lei la distrassero non poco.
"Quarantotto, quarantanove".
I colpi proseguivano, non appena le tolsero le dita di bocca alzò la testa al cielo, occhi chiusi, ed iniziò a scuotere il sedere nel vano tentativo di lenire il dolore.
Questo movimento provocò in lui solo una eccitazione maggiore.
Sentì le dita di lei sul suo clitoride, e subito dopo dentro di lei "sei molto bagnata, stai forse godendo della tua sofferenza tesoro?", non rispose.
Il movimento delle dita iniziò a farsi ritimico e suadente, il piacere saliva piano dal basso ventre, sentiva il calore aumentare, ed al contempo sentiva il calore delle natiche anch'esso aumentare, la sua eccitazione arrivò alle stelle in un attimo.
"cinquantacinque, cinquantasei"
Iniziò ad ansimare rumorosamente, a sudare e a bagnarsi sempre di più.
"cinquantanove, sessanta, sessantuno, sessantadue..."
Spalancò di nuovo gli occhi, troppe sollecitazioni contemporaneamente la stavano facendo andare in tilt, il dolore stava diventato insopportabile, una parte di lei capiva che nemmeno a sessanta lui si era fermato, nelle narici e in bocca odore e sapore del suo sesso che lei non lesinava a farle provare di tanto in tanto, ed il calore del basso ventre che stava per esplodere,
"settanta, settantuno".
Lanciò un grido e, disperata, venne.
Le ginocchia le si piegarono, ma non lasciò la posizione impostale, meccanicamente leccò le dita dolci e salate del suo piacere, mentre inesorabili i colpi continuavano a percuoterla.
"ottantasei, ottantasette".
L'effetto del piacere si affievolì rapidamente, sostituito dal dolore ormai straripante dal suo sedere, ormai flagellato e rosso rubino.
In maniera incontrollata in un misto di dolore e piacere iniziò a piangere, senza far rumore con singhiozzi leggeri, le lacrime le rigarono il viso.
Lui quasi impazzì di piacere a questa vista.
"novantatré, novantaquattro"
Proseguiva.
"novantasette, novantotto".
"novantanove"
"Un ultimo colpo la sferzò, più forte di tutti gli altri", poi tutto finì.
Le si avvicinò, le posò l'altra mano sul sedere per apprezzare il calore che il suo culetto rosso emanava, anche la sua mano era provata dai colpi che le aveva inferto.
"Cento di questi giorni cara" le sussurrò all'orecchio.
Le prese il volto con la mano, le leccò le lacrime sul viso e la baciò, facendole sentire il salato del suo dolore.
Le prese quindi le mani ancora appoggiate al baule, e la cinse abbracciandola teneramente.
Anche lei arrivò, e l'abbraccio diventò a tre, intimo.
Rimasero qualche momento, forse minuti, una leggera brezza rinfrescava l'aria, la musica continuava a roborare in lontananza, il cielo terso mostrava le stelle e una mezza luna illuminava le loro vite.
Lentamente il suo respiro si regolarizzò, si scossero e si guardarono negli occhi vicini com'erano. Si baciarono, a tre, senza malizia.
"Bene, ora che ti abbiamo fatto gli auguri, eccoti il regalo" disse lei recuperando un pacchetto, prima celato da un telo, dal baule aperto.
"Auguri" glielo consegnò la baciò leggera con un sorriso.
La scatola era piccola, non minuscola, una bella carta rosa e fiocco in tinta. Strappò la carta rivelandone il contenuto. "Ti piace?" chiesero quasi in coro.
"Certamente, grazie padroncini non dovevate" disse quasi meccanicamente, "gli auguri erano più che sufficienti.." azzardò con un filo di sarcasmo.
Le scritte sulla scatola non lasciavano dubbio sul contenuto, a lei familiare, solo la foto non rappresentava qualcosa che avesse mai visto.
"Dai aprilo".
Ubbidì, e aprì la scatola.
La scritta recitava "Jewel Butt Plug / Ruby".
Aprì la scatola e ne estrasse il contenitore interno. In una plastica sagomata era presente un oggetto di una certa bellezza ed eleganza, anche se lei sapeva bene a cosa serviva, non ne aveva mai visto uno fatto così.
Lo prese in mano, il freddo del metallo la fece rabbrividire, era anche discretamente pesante.
La forma non la riconosceva, pur sapendo a cosa serviva e dove andava utilizzato... Mentre osservava era a sua volta osservata dalla coppia che intanto si era abbracciata.
La parte iniziale era conica, non troppo lunga si allargava velocemente, arrivando ad un diametro non eccessivo ma neanche piccolo, quindi una parte conica di orientazione opposta, molto più corta, arrivava allo stelo. Quest'ultimo era di una decina di centimetri, abbastanza spesso e ricurvo, terminava in una parte piatta decisamente più larga che aveva incastonata una pietra sfaccettata rosso rubino.
"Vuoi provarlo?" le chiese lei.
"Certo padrona" rispose arrossendo un poco. Sapeva che non aveva altre risposte a disposizione.
Lei le si avvicinò e lo prese dalle sue mani, lo soppesò quindi glielo fece scorrere prima sulle natiche, dove il metallo freddo a contatto con la pelle rossa ed infuocata con una piacevole sensazione di fresco, quindi tra le natiche, provocandole un brivido. Lo spinse un po’ più giù, facendolo passare avanti ed indietro sul buco che avrebbe dovuto accoglierlo, facendolo mettere in guardia, ed anche sfiorandole le labbra ancora bagnate e recettive dato che era appena venuta.
Lo ritrasse "adesso devi bagnarlo per benino non ti deve far male" e lo appoggio alla bocca, quindi sulla sua. Lei lo leccò e infine aprì la bocca mano a mano che le veniva spinto, iniziando a leccalo avidamente.
Il sapore metallico le pervase la bocca.
Improvvisamente lo ritrasse "preparala un poco" disse al suo compagno.
Lui sorrise e le si avvicinò, infilò a sua volta due dita nella sua bocca, che lei leccò e bagnò, quindi le portò direttamente sul buco del culo, strofinò delicatamente le due dita in modo circolare, e mentre l'eccitazione di tutti stava aumentando infilò alternativamente un dito poi l'altro nel buco, avendo cura di carezzarle e a volte graffiarle il sedere infiammato.
Nel frattempo la sua compagna stava continuando a farle succhiare il piccolo fallo metallico, mentre l'eccitazione della schiava stava aumentando di nuovo.
Lui sentì dopo qualche minutò che si era rilassata e le infilò entrambe le dita contemporaneamente e mentre lei mugolava di piacere disse "è pronta mia signora".
Lei allora le tolse il plug dalla bocca e andò a mettersi dietro di lei. Lo fece scivolare avanti e indietro qualche volta sull'buco già lubrificato e predisposto ad accoglierlo, poi iniziò a infilarlo facendo un po’ di forza.
Non sembrava voler entrare facilmente e quindi aumentò la forza, in un attimo fu come risucchiato dal buco, la punta sparì, e il solo stelo le usciva dal culo.
Sentendolo entrare capì la forma incava che serviva ad impedirne l'uscita involontaria, senza essere dolorosa nell'estrazione.
Lei ci giocò un po’, dentro fuori dentro fuori "ti piace ?" osservando il buco del culo restringersi dopo che lo aveva tolto. "Molto padroncina" ansimò senza rendersene conto.
Ancora qualche momento di gioco poi lo lasciò andare al suo destino. Venne come risucchiato, per poi essere bloccato dall'allargamento finale, che lasciava agli spettatori la vista della pietra gioiello, il rubino.
Sentì una sensazione nuova, come se avesse preso una supposta, però, pesante e grande, la sentiva che era rimasta lì. Sorrise.
Dopo avergli infilato il gioiello lei le passò avanti, le prese il viso tra le mani e la baciò appassionatamente.
"Ora è il mio turno immagino" interruppe lui.
Loro si girarono e lo guardarono, la sua erezione era molto evidente, i pantaloni risultavano bagnati all'altezza del pene. Scoppiarono a ridere entrambe.
"Ma certo amore mio vieni qui".
"Tu mettiti pure seduta sul bordo del baule e guarda in silenzio" disse in tono tagliente a lei.
Lui si avvicinò e le si mise di fianco, lei gli abbassò i pantaloni e glielo prese in mano, carezzandolo alternativamente alle palle.
Era già duro e molto bagnato, lo sfiorà con le dita poi assaggiò, iniziò quindi a menarglielo ritmicamente, dapprima piano poi aumentando il ritmo.
"Guarda troietta" le disse, ma non ce ne era bisogno, i suoi occhi erano incollati al pisello e l'attenzione era tale da non fare caso al freddo del baule che le carezzava le natiche ne al plug anale che era dentro di lei.
"Come vuoi che la finiamo tesoro mio?"
"Non saprei cara tu che dici?" rispose a fatica.
Improvvisamente, senza smettere di menarlo, le prese i capelli e facendole male le avvicinò la faccia al pisello del compagno.
"Ti piacerebbe ti sborrasse in faccia eh ammettilo. O magari preferiresti succhiarglielo un pò e sentirlo venire in bocca, per assaggiare il suo nettare"
"..s sì padrona" tremò la risposta.
Con un gesto la respinse.
"Non sei ancora degna di queste cose" le rispose sprezzante.
"Dai non essere così rigida" sussurrò mentre il piacere stava raggiungendo l'apice.
"Decidi in fretta perché sto per venire !" riuscì a stento a dire.
"Avvicinati e metti le mani a coppa" le ordinò. Lei obbedì, si piegò a chinino per avvicinarsi quando lei le prese i capelli con la mano libera "succhiaglielo un poco dai, ma guai se ti fai sborrare in bocca".
Sorpresa da questo gesto gli arrivò quasi in gola, trattenne il colpo di tosse, era caldo salato e grande, guidata dalla mano di lei iniziò ad andare avanti e indietro dalla punta alla base, muovendo vorticosamente la lingua. Non fece neanche in tempo ad abituarsi che nello stesso modo violento con cui era stata costretta a succhiare fù costretta a smettere "Basta ora, mani a coppa"
Ubbidì, mani a coppa davanti al pene, sempre a chinino, un rivoletto di saliva e umori di lui a lato della bocca.
"Vengo, vengo VENGO" quasi urlò nel parcheggio per fortuna deserto.
Il primo fiotto, più potente, le colpì l'avambraccio nell'incavo, gli altri sempre meno potenti mano a mano che aumentavano, andarono a depositare lo sperma lungo le mani tenute a coppa davanti a lui, creando una piccola pozza bianca.
"Anche se non ne sei degna ora bevi il suo nettare", "anzi lappa fanno i cani, come la cagna che sei" quasi posseduta le ringhiò contro.
Ubbidì e come un cagnolino iniziò a leccare lo sperma dalle sue mani, assaporandolo e ingoiandolo.
Era la prima volta in vita sua che lo faceva.
Quando ebbe finito fu costretta a leccarsi le dita. "E quella ? non vorrai lasciarla" le disse, e con un dito raccolse il primo schizzo dal suo avambraccio, per poi portarglielo in bocca. "Brava il nostro cagnolino lecca la sborra, vedrai che se sarai brava ne berrai ancora tanta".
"Ora in piedi".
Si ripulirono con qualche fazzoletto, la tensione era scemata, era chiaramente tutto finito.
Lei era un po’ stordita, le guance rosse, le natiche in fiamme, un oggetto di metallo che le navigava nel sedere. Lui le tirò giù il vestito, lei le diete due baci dolci sulle guance.
"Ora puoi tornare alla festa a divertirti, e ancora auguri per il tuo trentesimo compleanno" le dissero sorridendo affabili.
Lei riabbassò lo sguardo ed arrossì ancora di più "Grazie per tutti gli splendidi regali di questa sera padroncini" diede un timido e leggero bacio sulla bocca a entrambi, e si allontanò con le scarpe in mano, i piedi dolcemente rinfrescati dal contatto con l'erba.
Mentre si stava riavvicinando alla festa e alla musica, arrivata al marciapiede si fermò appoggiandosi alla parete per rimettersi le scarpe, sorrise scuotendo la testa, quei pochi metri le avevano fatto capire il perché le avessero fatto scegliere quel vestito, non tra i più belli ne tra i più recenti tanto da essere poco morbido. E su questo loro avevano fatto conto, ad ogni passo era bombardata di sensazioni, la tela ruvida del jeans sfregava sulle natiche infiammate dagli "auguri" inferti, il dolore le faceva mordere il labbro, ogni passo era una piccola agonia e un dolce piacere.
Il plug in metallo lo sentiva dentro di lei, sensazione strana, diversa da un "semplice" dito simile a un dildo ma privo di movimento. La parte larga e pesante assecondava i suoi movimenti imponendone altri allo stelo, che non era in grado di spostarsi.
La sensazione era diversa e in parte la eccitava, ma non la sentiva arrivare ad un piacere degno di questo nome, era come arrivare vicino al momento di venire, consapevole di non poterci arrivare.
Finì di infilarsi le scarpe e trottò verso il bar, dove ordinò un altro mojito, andò verso la sala da ballo, venne presa per mano dai suoi amici che facevano il trenino sulle note di Maracaibo.
Anche loro stavano rientrando, tutto quello che aveva scoperto loro già lo sapevano, e ne godevano, si avvicinarono alla sala, la videro sculettare tra la gente e per e per il trenino, si mordeva il labbro.
Li vide.
Arrossì consapevole di essere stata colta sul fatto, il fatto che stava godendo molto di tutte le sensazioni e sollecitazioni che provava in quel misto di dolore e piacere.
Irrispettosamente fece loro la linguaccia, scoppiò a ridere e sparì nella calca danzante.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 5.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Festa alla festa:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni