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Lui & Lei

Odi et amo. Il nuovo professore. Pt.2


di Naoko
30.12.2019    |    4.817    |    2 6.9
"“Sto bene adesso grazie” rispose, anche se non era del tutto vero, e si coprì col lenzuolo prima che le amiche si accorgessero di come era vestita..."
Daniele uscì dalla camera, bastò qualche attimo perché il suo sorriso da bastardo si tramutasse e mostrasse l’esplosione di sentimenti che si stavano impossessando della sua mente. E ora? Di certo non poteva fare finta non fosse successo niente, una cieca ossessione per una ragazzina lo aveva portato a violentare una appena maggiorenne, oltretutto sua studentessa. E ora? Si sarebbe dovuto licenziare? Avrebbe dovuto supplicarla di non sporgere denuncia?
Stava camminando senza una meta tra i corridoi dell’hotel, furioso, sconvolto, con la testa in fiamme e le mani tra i capelli. Si fermò di scatto, alzò lo sguardo verso l’alto. E lei? Non era riuscito a controllarsi, a controllare le sue pulsioni, la sua rabbia, il suo desiderio. Ogni barriera di autocontrollo crollava davanti ai suoi occhi, ogni forma di resistenza veniva abbattuta all’istante e veniva travolto da emozioni forti, violente, incontrollabili. Cosa avrebbe dovuto fare con lei? Con che coraggio le avrebbe rivolto nuovamente la parola? Cosa avrebbe potuto fare per rimediare, per averla ferita in quel modo? In che modo avrebbe potuto spiegarle? Che poi, spiegarle cosa? Tutto era così confuso, nulla era mai stato semplice nella sua vita, nulla era mai stato sano, bilanciato, normale. E nemmeno questa volta. “Cazzo!”. Un grido di rabbia uscì dalla sua bocca accompagnato da un violento pugno sul muro.

Per quella mattina era prevista un’escursione in uno dei più bei parchi naturali di Amsterdam, ma a causa di un fortissimo temporale che si era abbattuto sulla città fu necessario rimandare la visita, per permettere anche a studenti ed insegnanti di riprendersi dalla serata precedente alla quale avevano fatto notte fonda.
Debora si era addormentata nuovamente nella camera di Daniele, crollata dalla stanchezza nuda in mezzo al suo letto. Si svegliò verso le 10.30 del mattino, aveva ancora male alla testa a causa dell’alcol ma ora si ricordava benissimo tutto quello che era successo. Si guardò intorno, la stanza era assolutamente silenziosa e non si percepiva nessuna presenza nei dintorni. “ Probabilmente stanno ancora dormendo tutti” pensò. Tentò di scendere dal letto ma le cedettero le gambe, si appoggio così al tavolo di fronte e raggiunse il bagno. Doveva lavarsi, aveva ancora il suo… sperma… sulla schiena. Entrò in doccia, si puntò il getto di acqua fredda addosso e rimase così per un bel po’ di tempo. Era come dopo aver avuto uno shock: non riusciva a pensare a niente, a concentrarsi su sulla, le percezioni sensoriali erano come annullate, l’unica cosa che riusciva a focalizzare era il ricordo di qualche ora prima, del suo volto spietato e crudele, del suo sguardo possessivo ed intimidatorio. Passò forse un’ora, finì la doccia e si avvolse con gli asciugamani puliti dell’hotel. Uno per i lunghissimi capelli, l’altro per l’esile corpo. Si fermò davanti allo specchio e si guardò: aveva perso sangue dal labbro, probabilmente a causa di un suo morso; sul collo e petto pallidi spiccavano i segni violacei dei suoi baci; le braccia mostravano ancora i segni delle sue strette e delle sue mani. Non capiva, quello era stato uno stupro in piena regola, ma allora perché non era terrorizzata? Perché non era disgustata da quello che era successo? Perché non riusciva ad odiarlo, a detestarlo con tutto il suo cuore dopo tutto quello che le aveva fatto? Cosa era realmente successo quella mattina? Forse doveva ancora metabolizzare l’accaduto, o forse.. forse le era piaciuto?
Non trovava risposte né conferme e i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dal rumore della porta della camera che venne aperta e successivamente chiusa. Sobbalzò, il suo cuore mancò un colpo, non fece in tempo ad indietreggiare di un passo che Daniele entrò nel bagno. Quell’attimo di silenzio sembrò interminabile, si guardarono negli occhi senza sapere cosa dire. Debora aveva lo sguardo perso ed il volto stanco, Daniele la guardò con stupore, non si aspettava fosse rimasta nella sua camera ma allo stesso tempo si sentiva rassicurato che non fosse uscita da nessuna parte. Abbassò lo sguardo sul suo corpo, Debora aprì la bocca per dire qualcosa ma venne interrotta da un suo balzo in avanti.
“Stai tremando!” le urlò Daniele ormai a pochi centimetri da lei, con le mani pronte a prenderle le spalle. Debora urlò “No!” , chiuse gli occhi e si ritirò in se stessa. Voleva allontanarsi da lui. Aveva paura. Daniele si fermò immediatamente, la sua reazione fu come una pugnalata al petto. Si calmò , appoggiò delicatamente le sue mani sulle spalle di Debora e avvicinandola leggermente a se con un tono basso le disse “Ti prego. Sei congelata, devi vestirti”.
“ Non ho vestiti” gli rispose, senza alzare gli occhi da terra e con voce fioca.
Non poteva di certo andare a chiedere alle sue compagne di stanza dei vestiti di Debora, sarebbe stato altamente sospetto. Ma non poteva nemmeno mandare lei in quella condizione a prendersi dei vestiti. Uscì dal bagno e rientrò poco dopo con una sua maglia in mano. Era talmente alto e robusto che le avrebbe coperto gran parte del corpo.
“Mettiti questa.. per il momento” le disse, appoggiando la magia sul bordo del lavandino e uscendo chiudendosi la porta alle spalle. Debora si vestì lentamente, quella situazione era talmente assurda che non aveva senso progettare o pensare a cosa fare, avrebbe semplicemente lasciato le cose scorrere per così come stavano. Uscì dal bagno, la maglia di Daniele le copriva fino a metà coscia, e i capelli bagnati le scivolavano sulle spalle lasciando delle piccole macchie d’acqua.
Lui era seduto su una poltrona ai piedi del letto, il braccio appoggiato sul tavolo e teneva in mano un bicchiere di cognac.
“Hai fame?” le chiese, finché lei si avvicinava al letto per sedersi. “No” rispose. “Hai freddo?” le chiese, guardandola negli occhi finché lei cercava di distogliere lo sguardo in qualsiasi modo. “No” rispose. “Stai male?” “No”
“Mi odi?” ... “Si”
Danile appoggio il bicchiere sul tavolo, si alzo lentamente e si avvicinò, “smettila di mentire” le disse chinandosi sopra di lei.
“Debora, mi dispiace...”
“Lasciami stare “
“Ho perso il controllo...”
“Vattene stronzo!”
“Non volevo farti del male!”
“Sei un bugiardo! “ replicò Debora, spingendolo via da sé e dirigendosi verso la porta. “Ti prego, non andare “ esclamò Daniele, afferrandole il braccio e trattenendola a sé. Non sapeva dove appoggiare le mani, sembrava così fragile che non sapeva come toccarla. Le sue dita scivolavano quasi tremanti, dalle sue braccia alle sue spalle al suo volto. Ma nonostante il tentativo di dolcezza le immagini della sera prima erano ancora troppo forti in lei, non era in grado di ignorare così facilmente ciò che aveva fatto e la tormentava non capire i suoi stessi sentimenti.
Daniele le sfiorò la fronte, bollente. “Stai male” la guardò preoccupato. Non ricevette risposta, Debora si sottrasse alla sua presa e uscì dalla camera.
Sgattaiolò fino alla sua camera d’albergo, alquanto incazzata. “Prima mi tratta di merda e poi fa il finto premuroso, quel bastardo egocentrico permaloso presuntuoso megalomane..!” La sua lista di insulti venne interrotta da Riccardo, che sbucato da dietro l’angolo, la guardò perplesso mentre Debora fece finta di non vederlo ed entro frettolosamente in camera, che per sua fortuna trovo vuota. “Probabilmente Roby e Ana sono andate a fare colazione” pensò. Si buttò nel letto, faccia sprofondata nel cuscino. “Perché tutte a me capitano? E ora che faccio? Questa situazione è talmente assurda che non posso raccontarla a nessuno… Mi prenderebbero per pazza, o ancora peggio per una vittima. E io non lo sono… giusto?” Borbottava in silenzio girandosi a pancia in sù. “Insomma… “
“...ra?..bora?..Debora? Debora insomma svegliati!”

Con un balzo aprì gli occhi e si mise seduta, le volle qualche istante per realizzare dove fosse. “Mi sono addormentata di nuovo?” pensò.
“Che ore sono?” chiese alle due amiche che l’avevano appena svegliata e che la osservavano con sguardi interrogativi e confusi.
“E’ l’una Debby, ci stanno chiamando per il pranzo” rispose Roby.
Ana continuò “Abbiamo incontrato il professor Bragantini sta mattina. Ci ha detto che hai avuto la febbre tutta la notte e che per questo ti ha fatto dormire nella sua camera. Come ti senti ora?”
“Ah è pure un bravo bugiardo” pensò. “Sto bene adesso grazie” rispose, anche se non era del tutto vero, e si coprì col lenzuolo prima che le amiche si accorgessero di come era vestita.
“Ma cosa è successo ieri sera Debby?! Il professore sembrava furioso! Non siamo riuscite a raggiungerti ne a parlarti in tutto questo tempo, Riccardo stava morendo dalla preoccupazione” continuò Roby, con un velo di entusiasmo nella voce finché si sedeva sul letto ed interrogava l’amica.
“Lo sapete che mi odia, voleva solamente rovinarmi la serata” sbuffò Debora “Tanto per cambiare…Ma non vi preoccupate, dopo che siamo arrivati in hotel non l’ho più visto, non ho idea di dove abbia dormito quell’idiota sinceramente hahaha” tentò di sdrammatizzare ridendo con le amiche. “Ragazze voi siete già pronte, scendete giù intanto. Io mi preparo in velocità e vi raggiungo nella hall” continuò Debora, fingendo spontaneità e disinvoltura.
“Va bene, però non scomparire di nuovo eh!” “A tra poco!” la salutarono Ana e Roby uscendo dalla stanza.
“L’arma migliore è l’indifferenza giusto? Farò finta non sia successo niente, lo ignorerò e tornerò a quella che doveva essere la gita scolastica più bella di sempre!” esclamò anche se poco convinta e cominciò a prepararsi, nascose la maglia di Daniele nella valigia e raggiunse il resto della classe. Dopo la doccia di sta mattina i capelli erano tutti arruffati, così puntó ad una coda alta, jeans, stivaletti ed un maglioncino che le lasciava una spalla scoperta. Appena scesa nella hall Riccardo le corse incontro abbracciandola “Dio, Debby! non sai quanto mi hai fatto preoccupare ieri sera! Stai bene?!” Debora ricambiò il suo abbraccio e cercando con gli occhi Daniele si accorse che stranamente non era con gli insegnati. “Si sto bene Ricky, mi dispiace avervi messi in pensiero” gli rispose accennando un sorriso e prendendolo sottobraccio.

La classe si fermò in un tipico ristorante della città situato vicino ad uno dei canali, e con l’uscita del sole dopo la tempesta mattutina decise di pranzare all’aperto. Seduta a tavola con i suoi amici cercò di distrarsi e divertirsi, anche se nella sua testa uno solo era il pensiero fisso e continuava a tormentarla. “Chissà dov’è… Perché non è venuto a pranzo con noi? Che stia cercando di evitarmi?”
“Debora, ma insomma!” I suoi pensieri vennero interrotti dall’esclamazione di Ana che la guardava contrariata. “Hai avuto la febbre tutta la notte ma sei comunque uscita con i capelli umidi e vestita così poco!”
Effettivamente stava sentendo freddo ma non ci aveva fatto tanto caso, la sua mente era occupata in altro.
“Hai avuto la febbre? Non lo sapevo, perché non mi hai avvisato Debby? Sei sparita dopo ieri sera..” Le disse Riccardo porgendole il suo impermeabile. “Mi dispiace..” Rispose lei, odiava dover mentire ai suoi amici ma d’altronde aveva altre possibilità?
Fu in quel momento che alzando gli occhi vide Daniele avvicinarsi al ristorante e sedersi al tavolo col resto dei insegnati e qualche alunno. I loro sguardi si incrociarono, il suo era così impenetrabile ed enigmatico, Debora non riuscì a scorgete alcun sentimento guardandolo. Mangiò poco, non aveva molto appetito e con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere si alzò e si diresse dentro il ristorante, aveva bisogno di muoversi un po’. Dentro era molto carino come posto, pieno di fiori ed ornamenti, proprio come piace a lei, era un peccato fosse praticamente deserto ma visto il bel tempo era normale fossero seduti tutti fuori. Prese una bottiglietta di acqua dal frigo e girandosi vero l’uscita vide Daniele avvicinarsi. Lei abbassò gli occhi, lui le si fermò davanti. “Dovresti mangiare un po’ di più visto che sei stata male” le disse con tono severo scrutandola.
“Non dirmi quello che devo fare” rispose seccata lei e cercò di oltrepassarlo per uscire dal ristorante. Daniele si spostò e le bloccò il passaggio con il corpo, non la toccò in nessun modo ma sembrava imprigionarla tra mille catene.
“Debora, ti devo parlare per favore” la sua voce sembrava ammorbidirsi un po’.
“Io invece non ti voglio parlare, e non c’è nulla di cui parlare” rispose sempre con lo sguardo basso.
“Non puoi semplicemente ignorare quello che è successo!”esclamò Daniele, visivamente infastidito dalla sua risposta.
Anche Debora iniziava ad incazzarsi, alzò gli occhi e lo guardò intensamente “Invece è proprio quello che ho intenzione di fare! Farò finta non sia successo nulla, dimenticherò ogni cosa di te e riprenderò ad ignorarti come è sempre stato!” gli urlò in faccia e spingendolo si fece spazio per passare.
“Ah si?! Vuoi fare finta non sia successo niente?!” Iniziò ad urlare Daniele, la bloccò per un braccio, la spinse contro un tavolo ed afferrandola per la testa iniziò a baciarla.
Debora non riuscì ad opporsi e a resistergli, si fece travolgere da lui, finché all’improvviso non si fermò, la guardò spietato negli occhi e le disse “eppure mi sembrava che ti fosse piaciuto ieri” accennando un sorriso compiaciuto. Era tornato lo stronzo della notte precedente, apatico e privo di compassione. “Figlio di puttana” sussurrò Debora cercando di allontanarlo da se con tutte le sue forze “Lasciami andare immediatamente”. Era di nuovo incazzata con lui, lo odiava così profondamente in quel momento.
“Prova a dimenticare anche questo allora” le sussurrò all’orecchio e senza fermarsi iniziò a toglierle il giubbotto, con una smorfia dopo essersi accorto fosse di un uomo.
“Daniele, per favore, ci vedrà qualcuno” iniziò a singhiozzare lei, era terrorizzata potesse entrare qualcuno, il ristorante non sarebbe rimasto deserto ancora per molto.
“E quindi? Ignora pure questo” rispose lui, continuando a baciarle il collo, abbassarle la maglietta e pressarla contro il tavolo. Debora doveva tenersi su con entrambe le mani appoggiate per non cadere sdraiata, non riusciva letteralmente a fare nulla per fermarlo.
Cadde indietro con i gomiti appoggiati al tavolo non riuscendo più a reggere il suo peso, nel mentre Daniele iniziò a baciarla e a sbottonarle i jeans. Provenivano voci e rumori da fuori, qualcuno sarebbe venuto a cercarla a breve. Da troppo tempo era sparita. E come avrebbe spiegato tutto ciò? Con che coraggio sarebbe tornata a scuola?
“Daniele, ti prego..” lo supplicò Debora, ed in quell’esatto istante si sentì il cigolio della porta d’ingresso che si apriva. Lei sbarrò gli occhi terrorizzata, a lui bastò un istante per indirizzare lo sguardo verso la porta e spostare Debora di peso per chiudersi nel bagno.
La bloccò contro la porta, le tappó la bocca con una mano e dopo un paio di secondi di attesa le infilò l’altra mano nei jeans. Lei lo guardò sconvolta, certo non si aspettava una cosa del genere. Con una mano cercava di liberarsi la bocca, con l’altra di allontanare il suo braccio ma nel mentre non riusciva a trattenere i gemiti di piacere, il suo stesso ansimare la stava contraddicendo e confondendo.
“Dovresti vederti” disse con un ghigno Daniele. “Ed è questo che tu vorresti ignorare o dimenticare? Ma non prendermi in giro” e dicendo questo girò Debora verso lo specchio del bagno, la fece appoggiare con le braccia al lavandino e senza mai staccarsi da lei le rimase dietro, spostando la mano dentro il suo intimo.
“Guardati” le disse finché le infilava due dita dentro ed i suoi gemiti spezzati dalle lacrime aumentavano, e con l’altra mano le sollevo il mento per indirizzare il suo sguardo allo specchio. Era così bella: il volto umido, gli occhi lucidi, le labbra arrossate ed un’espressione di piacere che traboccava da tutto il suo corpo. Daniele si arrotolò i suoi lunghi capelli neri intorno al braccio e prendendola per la coda le sollevo la testa assicurandosi che continuasse a stare in piedi e guardare verso la sua deliziosa immagine riflessa, finché lui continuava a muovere ininterrottamente le sue dita dentro di lei.
“Debora sei in bagno??” bussò violentemente Riccardo alla porta.
Senza fermasi, tirandola per i capelli Daniele le sussurrò all’orecchio “Rispondigli. Digli che stavi poco bene e che li raggiungi in due minuti”
“Ah…” “Hm…” “Fermati ti prego” rispose lei singhiozzando senza fiato e cercando di raccogliere le energie.
“Rispondigli. Subito” controbatté Daniele.
Con grande fatica a controllare la voce ed il tremolio nelle sue parole Debora rispose “Si, sono in bagno… Stavo… poco bene”
“Noi stiamo per andare via, hai bisogno di una mano? Vedo che hai lasciato il giubbotto sul tavolo…”
Daniele iniziò a morderle il collo ed a infilare la mano libera sotto la sua maglia.
“Ahh..” Debora inizio a piegarsi su se stessa “No no grazie, aspettatemi pure fuori vi raggiungo in… 2 minuti”
“Sei sicura? Se vuoi ti aspetto qui?” Replicò Riccardo perplesso
E più la discussione si faceva lunga e più Daniele la torturava di piacere, voleva vederla impazzire, perdere il controllo, farle capire come si sente lui ogni volta che la vede.
Dopo un’attimo di esitazione da parte di Debora, Daniele aumentò la velocità e la forza della sua mano “Rispondigli” la sollecitò.
“No no vai pure Ricky… Nhh… Sto bene vi raggiungo subito”
Dopo un silenzioso “Ok” si sentirono i suoi passi allontanarsi.
“Non pronunciare più il suo nome in quel modo. Sono stato chiaro?” la minacciò Daniele.
Debora non rispondeva più, la stava portando talmente al limite che non riusciva a pensare ad altro se non al suo piacere. Il movimento di Daniele si intensificò, lei era sul punto di avere un’orgasmo quando improvvisamente lui la lasciò ed indietreggiò di due passi.
Debora aveva il respiro pesante, quasi il fiatone, con le mani si appoggiava al lavandino guardando verso il basso, le sue gambe tremavano ed il suo corpo ribolliva.
“Vestiti prima di uscire” le disse Daniele rompendo il silenzio ed aprendo con la chiave la porta.
“Aspetta..!” Esclamò Debora girandosi verso di lui e protraendogli un braccio “Non puoi lasciarmi così..”
“Perchè no?” rispose sorridendo lui “Non volevi ignorare la mia presenza?” E dopo qualche secondo di esitazione continuò “Ora sai cosa provo io ogni volta che ti vedo” uscendo dal bagno e chiudendosi la porta alle spalle.
“Irrazionalità, confusione, sentirsi al limite e senza controllo su se stessi?” Pensò Debora.
Ha di nuovo abusato di lei, senza curarsi della sua opinione o della sua volontà, e l’ha nuovamente abbandonata da sola, scappando dopo quello che ha fatto. Ma che razza di uomo è? Perché si comporta così? Pensieri disparati le occuparono la mente per qualche minutò, fece fatica a calmarsi dopo essere stata portata e lasciata così al limite in modo crudele. Si guardò allo specchio, si sistemò i vestiti ed i capelli e dopo essersi lavata il volto uscì dal bagno.
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