Racconti Erotici > bdsm > Lezioni private
bdsm

Lezioni private


di laJessika
08.02.2024    |    287    |    1 8.7
"Arrivata nel suo studio, a casa sua, ho trovato un portatile sulla scrivania..."
Riguardò svogliato lo schermo del suo portatile poi si lasciò andare all’indietro sulla sedia. Quel pomeriggio non riusciva a concentrarsi, tormentato dal senso di insoddisfazione. Più si distraeva e meno riusciva a lavorare; meno lavorava, più la sua insoddisfazione cresceva e con essa il tormento. Si alzò in piedi e andò alla finestra a guardare cosa succedeva in strada, in cerca di ispirazione.
Si sorprese a pensare a Jessika, a quanto avrebbe voluto vederla arrivare in quel momento. Col suo passo incerto avrebbe attraversato il marciapiede e sarebbe arrivata davanti al portone di casa. La sua voce timida l’avrebbe annunciata al citofono, poi il suo entusiasmo avrebbe riempito la stanza, la sua passione per quello che scrivevano insieme gli avrebbe fatto tornare quella voglia di vivere che in questo momento gli mancava.
Ripensò al culo di Jessika, alla punizione che aveva sopportato durante il loro ultimo incontro e a come aveva goduto deliziosamente, mentre la penetrava con un fallo di plastica. Sentì il cazzo gonfiarsi nei pantaloni man mano che il ricordo gli si disegnava in mente. Pensò di masturbarsi.
Poi però capì che avrebbe voluto di più, si chiese se Jessika sarebbe stata libera quel giorno, se sarebbe potuta venire da lui.
Tornò al computer e mi scrisse un messaggio:
"Cara Jessika,
ho avuto un’idea per una nuova esercitazione che vorrei tu svolgessi qui nel mio ufficio. È un’idea che mi piace molto e vorrei metterla in pratica il prima possibile, credi di riuscire a venire già oggi? Perdonami lo scarso preavviso.
Inviò il messaggio e iniziò ad attendere la risposta con eccitazione. Pensò che il rapporto con me si stava facendo pericolosamente intenso, che si stava affezionando teneramente , come un professore non avrebbe dovuto fare con un’allieva. Allontanò il pensiero e rimase ad aspettare, elaborando i dettagli dell’esercitazione nella sua fantasia."

In una stanza le mani salde sui glutei, le unghie laccate di porpora affondano appena nella pelle. Lo trattengo e il suo capo si avvicina e si allontana dal mio pube con un moto leggermente ondulatorio; faccio affondare il cazzo in gola con un ritmo crescente, lui trattiene appena i gemiti, appoggiato al muro, il capo abbandonato indietro, gli occhi chiusi, completamente conquistato dai movimenti della mia bocca.
“Hey… io… sto per venire… cazzo… sei fantastica…” succhio con più vigore, due colpi e poi afferro la base del cazzo con la mano, poso il glande sulla lingua e inizio a masturbarlo. Ci guardiamo per qualche istante poi tre fiotti in sequenza si posano sulla mia lingua, rallento il ritmo, lo accarezzo piano, lo spremo, richiudo le labbra e poi passo la lingua leggera sulla cappella. Norman mi afferra il viso fra le mani e si china a baciami. Un trillo di campanella irrompe nel silenzio dello stanzino. Mi alzo di scatto.
“È il mio cellulare! Dove l’ho messo?” Si guardo in giro in agitazione.
“Dai… ma lascia perdere… adesso tocca a me, sono bravo pure io… ” Norman cerca di abbracciami ma mi divincolo pur nell’angusto spazio.
“No, senti, ora non posso, era un messaggio importante, devo trovare subito il cellulare, dammi una mano, veloce dai!” ho riconosciuto la notifica delle mail del professore – Non avevamo in previsione di sentirci in questi giorni, se mi sta scrivendo deve essere una cosa importante… cazzo ma dove l’ho messo??!! – rovescio tutto il contenuto della sua enorme borsa per terra. Alla fine afferro il cellulare con sollievo.
“Va beh… mi sa che il momento è andato eh Jessika?” Norman può solo guardarmi scorrere freneticamente le righe sullo schermo. Scorro col dito sullo schermo per inviare la risposta.
“Gentile professore, sono nei pressi del suo studio, posso passare anche subito se non disturbo.”
Invio il messaggio e inizio a buttare alla rinfusa dentro la borsa tutto il contenuto sparso sul pavimento. Mi rialzo e mi riassetto il meglio possibile: con il Professore di letteratura con cui dovrei dare la tesi... Sistemo la lunga tracolla della borsa di traverso sul mio petto. Mi sistemo i corti ciuffi di capelli dietro le orecchie.
“Jessika? Ma ti va di passare a casa? Ci facciamo un tè, due coccole…”
“No, mi spiace, ora non posso proprio, un contrattempo… ma ci sentiamo stasera, ok? Magari ci prendiamo una pizza da te? Non c’è il tuo coinquilino rompicoglioni?”
“Carlo? No è tornato al suo paese, sono solo solissimo…”
“Allora prometto che vengo a farvi compagnia… non abbiamo orario… mi fai uno spazietto nel vostro letto?” (era fidanzato con Silvia mia amica di furibonde battaglie nei letti), sorrido maliziosa.
“Ci conto…” mi bacia prima che schizzi fuori dallo stanzino.
Mi affretto a percorrere la lunga scalinata, il cuore mi scoppia in gola. Arrivata al terzo piano mi fermo un attimo nell’ampio corridoio, mi siedo su uno scalino per recuperare il fiato – Chissà cosa sarà questa esercitazione… – la curiosità si mischia alla preoccupazione e alla paura di non riuscire. Prima di ogni consegna sono quelle le sensazioni che si avvicendano nel mio animo. Sento di aver ripreso a respirare regolarmente. Il cuore però ancora batte forte. Busso.
“Avanti Jessika” la voce del professore mi fa fermare per un secondo il cuore. Apro la porta ed entro.
Il professore mi guardò che varcavo la soglia di casa con passo cauto, il mio sguardo vispo tradiva curiosità ma era percorso da un’ombra di timore. Mi accolse con un “Buongiorno Jessika” detto con voce pacata, che nascondeva il tumulto che il professore avvertiva all’altezza del mio stomaco.
“Seguimi” mi disse poi facendomi strada verso lo studio. Lo seguii chiedendo “Cosa succede, professore?”. Il professore rispose con un enigmatico silenzio.
Nello studio, una scena molto semplice si parò davanti a me. Sulla scrivania del professore c’era un computer portatile acceso con un programma di scrittura e una sedia era stata preparata lì davanti, evidentemente perché Jmi ci si sedessi.
“Vuole che scriva qualcosa?” chiesi timidamente.
“No, voglio che ti spogli” rispose calmo il professore.
Lo guardai a bocca aperta per un attimo, senza parlare, immobile. Per levarsi dall’imbarazzo il professore aggiunse subito con tono calmo “L’esercizio di oggi è questo: tu sarai qui, a mia disposizione, io potrò fare quello che voglio col tuo corpo. Nel frattempo tu scriverai in diretta un racconto su quello che sta succedendo”. Il professore lo disse tutto d’un fiato, leggermente più veloce di quanto avrebbe voluto.
Lo guardai con aria interrogativa, ma il professore la incalzò “Ora, per favore, togliti tutti i vestiti e siediti al computer”.
Iniziai a spogliarmi con cautela, quando fui nuda mi avviai con passo guardingo fino alla scrivania e mi sedetti. Il professore, premurosamente, raccolse e ripiegò i miei vestiti dicendomi “Ti do un paio di minuti per scrivere l’introduzione, racconta cos’è successo da quando sei entrata fino a ora. Torno subito”.
Andò in camera, raccolse degli oggetti che aveva preparato per l’esercitazione poi si fermò un minuto per lasciarmi il tempo di scrivere la prima parte del racconto. Si sentiva decisamente eccitato, in presenza della sua allieva aveva dovuto esercitare un notevole autocontrollo per mostrarsi calmo e autorevole. Il sesso eretto nei pantaloni gli doleva, avrebbe voluto liberarlo e metterlo a disposizione, ma non ci volle pensare, fece un respiro profondo e tornò nello studio.
Ero lì, tutta presa nella scrittura, i seni che tremavano leggermente, mentre le dita ticchettavano frenetiche sulla tastiera.
“Brava Jessika” disse il professore, vedendo quanto procedessi spedita, e appoggiò sulla scrivania di fronte a me ciò che aveva in mano. Vidi un plug, un vibratore e lubrificante che il professore aveva lasciato di fronte a me. Non notai invece la sottile bacchetta di legno che il professore teneva in mano.
“Non fermarti Jessika, continua a scrivere”.
Con la bacchetta, gentilmente, l’uomo iniziò a tracciare delle linee sulla mia schiena Partì dalla base del collo e scese lungo la colonna vertebrale fino a raggiungerne il fondo, poi girò su uno dei fianchi, ne disegnò il contorno e salì fino al seno dove indugiò su uno dei capezzoli per un po’. Vide la pelle d’oca apparire sul mio corpo, seguire l’andamento della sua bacchetta. Giocò a lungo con la bacchetta sui seni, sulle braccia, sul collo, sulle cosce e sulla schiena, infine scivolò lentamente lungo la pancia e si fermò al limitare del mio sesso.
Appoggiò la bacchetta sulla scrivania e prese in mano il plug, con un gesto lento ci mise sopra del lubrificante e disse “Perdonami Jessika, riesci a sollevare un po’ il fondo-schiena per favore?”. Oobbedii ipnotizzata, sollevandomi sulle gambe, le mani ancora sulla tastiera. Usando il giocattolo il professore lubrificò accuratamente l’ano poi, con un gesto fermo ma gentile, mi penetrò. Emisi un gemito ma, devota, continuai a scrivere. Il professore notò con compiacimento che il mio sesso era umido e gonfio, splendido da guardare.
“Risiediti Jessika, arriva con la scrittura fino a questo momento e poi leggimi quello che hai scritto fino ad ora”
Continuo a scrivere. Il professore si appoggia al bordo della scrivania con le braccia conserte e mi osserva dall’alto. Tengo lo sguardo fisso al monitor continuando a battere sui tasti. Sollevo le mani dalla tastiera e lo guardo.
“Ho finito”
“Bene… Allora adesso lo puoi leggere a voce alta” il professore prende il portatile e lo posa su un settimino.
“Vieni Jessika, alzati e avvicinati, da qui potrai leggere meglio… stando in piedi”
Lo seguo e mi posiziono di fronte al portatile.
“Mantieni la concentrazione Jessika. Leggi a voce alta e ferma. Apri un po’ le gambe per favore…”
Mi schiarisco la voce e inizio a leggere.
“Sono stata contattata dal professore per una richiesta improvvisa. Ho fatto il prima possibile per recarmi da lui. Arrivata nel suo studio, a casa sua, ho trovato un portatile sulla scrivania. Mi ha chiesto di spogliarmi e di mettermi a sua disposizione. La richiesta mi ha turbata ma mi ha anche molto eccitata.” il professore si posiziona dietro di me, il suo corpo aderisce al mio corpo nudo, il respiro lento dell’uomo mi solletica l’orecchio, la sua mano si posa su un capezzolo, stringendolo appena fra due dita. Mentre leggo, il professore aumenta la pressione sul capezzolo per testare la mia concentrazione. Non sembro tentennare e continuo a leggere con sicurezza.
“Mi ha chiesto di scrivere un racconto in presa diretta dei fatti, nel momento stesso in cui si stanno svolgendo. Mi sono messa a scrivere mentre lui è andato in un’altra stanza. È tornato e ha posato sulla scrivania un plug, del lubrificante e un vibratore. Ho proseguito a scrivere e ho sentito un qualcosa percorrermi la schiena, come una bacchetta.” il professore si sposta leggermente di lato, sempre tenendo il contatto, la mano dal capezzolo scende piano sul ventre arrivando al sesso. Si insinua lenta nella mia fessura, scosta le grandi labbra e si infila sicura. Non riesco a mantenere una lettura fluida, il tocco delle sue dita mi fa ansimare appena, quando lo sento scivolare dentro di me, chiudo gli occhi e inspiro. Le sue labbra sono sul mio orecchio, mi soffia dentro parole calde ma dure: “Jessika… non distrarti… altrimenti dovrò punirti… con la bacchetta questa volta…” le sue dita ora hanno preso possesso di me. Entrano ed escono, umide, grondanti. Riprendeo a leggere.
“Ha tracciato dei segni sulla mia schiena facendomi… rabbrividire, l’ho sentito stuzzicarmi il capezzolo… mmmh… e non ho potuto fare a meno di… sentirlo inturgidirsi sotto quel tocco. Mi ha torturato… a lungo facendo scorrere sulla… pelle la bacchetta, ho sentito… aahmm… chiaramente il mio sesso inumidirsi… e reagire a quelle insistenti carezze… sul seno, sul collo, sulle… mmmmhh… braccia. Poi è… sceso sul… oohh… mio ventre…” Mi fermo, la bocca aperta, il corpo è percorso da un lungo fremito, il professore sta spingendo a fondo le dita, senza pietà, dentro di me, mi sente venire attorno ad esse, continua a penetrarmi finché mi sente rilassarmi e placarmi. Tira fuori la mano, la osserva soddisfatto e infila le dita tra le mie labbra. Accolgo, le lecco, le succhio, lo guardo negli occhi. Lui sente il calore della mia bocca avvolgerlo. Rimane qualche istante dentro le mie labbra, dentro i miei occhi, prima di tirare via la mano. “Ricomincia a leggere Jessika”
“Poi è sceso sul mio ventre, lento, fino ad arrivare al mio monte di venere. Si è fermato e ha posato la bacchetta. Ha afferrato il plug e lo ha ricoperto di gel lubrificante. Mi ha chiesto di alzarmi dalla sedia.” il professore è fermo al suo fianco, slaccia la cintura e apre la patta, libera il suo cazzo, prende la mia mano e la posa su di esso.
“Continua a leggere… e masturbami” Obbedisco. Lo sento pulsare fra le dita, ci scivolo sopra leggera, con il pollice solletico il glande umido e caldo.
“Ho sentito il freddo gel sul mio buchetto, lo ha sparso piano e subito dopo ho sentito il plug entrare in un solo colpo. Ho emesso un gemito incontrollabile ma non ho smesso di scrivere. Ho sentito i suoi occhi sul mio sesso. Ho sentito l’eccitazione pervadermi“.
Il professore afferra il plug per la base, inizia a farlo entrare ed uscire, facendomi ansimare e gemere. Lo sento scivolare con facilità dentro e fuori, segue il ritmo della mia mano sul suo cazzo fino a quando non decide di toglierlo. Lo lascia cadere a terra e subito dopo infila due dita dentro facendomi gemere più forte.
“Jessika, mia splendida Jessika…” pensò il professore mentre con le dita mi penetrava nel modo più proibito. Avrebbe voluto mantenere il contegno necessario per esercitare il suo ruolo, ma non c’era niente da fare, la sensualità innocente e perversa allo stesso tempo della sua allieva gli faceva perdere la testa.
Mentre leggevo aveva notato un dettaglio importante nel suo testo, un appiglio per il prossimo passo nel loro gioco.
“Jessika rileggi la seconda frase del tuo scritto per favore.”
Ansimando, eseguii: “Mi sono messa a scrivere mentre lui è andato in un altra… Oh no…”. Il professore avvertì una stretta intorno alle dita che stavano continuando a penetrarmi, “Professore mi è sfuggito l’accento, mi scusi tanto”.
“Jessika… è un apostrofo, non un accento. Questi errori, come sai, vanno puniti. Quando te lo dico io inizia a ripetere – Professore mi perdoni per la mia distrazione – per dieci volte.”
Il professore estrasse le dita dal mio corpo e iniziò a cospargersi il sesso di lubrificante. Reggendolo saldamente con una mano, appoggiò quindi la punta del pene sull’ano, mentre con l’altra mano mi reggeva con decisione un fianco.
“Puoi cominciare.”
“Professore mi perdoni per la mia distrazione. “
L’uomo iniziò a spingersi all’interno, il mio corpo che offriva una blanda resistenza.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
La punta del pene ormai era dentro .
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
L’asta lentamente scivolava nel culo e ansimo docilmente.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il pene fu tutto dentro.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il professore iniziò lentamente a scoparmi il culo, avanti e indietro dentro.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il ritmo aumentava, facevo fatica a mantenere la concentrazione.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Uno schiaffo colpì il culo.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il ritmo aumentava, assestò un altro schiaffo sui miei glutei.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il professore mi venne dentro, lasciandomi dentro un fiotto abbondante di sperma caldo.
“Professore mi perdoni per la mia distrazione.”
Il professore uscì, “Brava Jessika, basta così.”
Rimasi ansimante, appoggiata, praticamente appesa, al settimino. La fronte sudata, lo sconquasso del piacere che ancora mi pervade, gli occhi chiusi, il seme caldo che cola sulle mie gambe. Sento il professore avvicinarsi, con un fazzoletto ripulisce l’inguine dai rivoli del suo sperma, ripulisce piano anche la rosellina che ancora pulsa per il recentissimo orgasmo. Passa una mano sulla figa umida e con un altro fazzoletto la ripulisce.
“Jessika, puoi rivestirti. Sei stata stupenda.”
“Grazie professore” mi tiro su, cerco di recuperare l’equilibrio, mi sento ancora sconvolta dall’accaduto. Il professore mi porge i vestiti uno ad uno e mi parla con voce calda e calma.
“Vorrei che proseguissi il tuo scritto Jessika. Descrivi tutto quello che è accaduto e soprattutto descrivi le tue sensazioni, voglio un testo estremamente personale e intimo.” Lo ascolta e annuisco mentre continuo a rivestirmi davanti a lui.
“Non voglio meno di tremila parole Jessika e me lo consegnerai entro domattina” sbuco fuori dalla maglia e lo guardo con occhi sbarrati.
“Tremila parole? Domattina? Professore, io…”.
Mi interrompe con voce ferma: “Entro domattina Jessika. Gli scritti migliori nascono durante la notte. Questo in particolare merita tutta la tua attenzione. Voglio che scrivendolo ti masturbi… sarebbe splendido se volessi aggiungere nella nostra cartella di lavoro un video in presa diretta … ma non è obbligatorio…”
“Va bene professore…” non riesco a trovare il coraggio per chiedere una deroga. Mi allaccio le scarpe inginocchiata davanti a lui che mi osserva con sguardo amorevole.
Mi alzo e rimango ferma per qualche istante davanti al professore. Lui solleva una mano e Mi accarezza il volto. Afferra la sua mano e socchiudo gli occhi.
“Grazie professore… a domani”
“Buonanotte Jessika, a domani” mi accompagna alla porta.
Appena fuori, sulle scale, recupero il cellulare dalla borsa. Digito velocemente:
Mi spiace, cambio di programma, ho da studiare per tutta la notte… Scusami davvero, mi farò perdonare come sapete, appena possibile. Buonanotte a te e Silvia.

Fu solo un sogno, nella realtà con Norman Silvia e Carlo convivevo e scopavo, come pure scopavo con il Professore che vi sarete immaginati vecchio bavoso invece era un quarantacinquenne figo della madonna.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Lezioni private:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni