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Gay & Bisex

Cap 7. Come sono diventato il suo schiavetto


di Cows64
18.02.2022    |    8.463    |    0 8.6
"“Cosa è successo al mio ragazzo?” chiese mia mamma “Signora, crediamo che sia stato prelevato da dei camionisti lungo la strada, e poi sia stato da loro..."
Questa volta ho voluto scrivere un capitolo un po’ diverso, ovviamente tutto inventato, e credo non sia proprio il classico racconto erotico, ma avrei piacere a ricevere i vostri commenti.
Buona lettura
Cap 7
Flavia ed io eravamo in uno stato di continua eccitazione all’idea di incontrare Mike con i suoi cugini.
Flavia non smetteva mai di baciarmi e ringraziarmi di essere il suo dolce amore, ed io la amavo ancora di più.
In quei giorni che ci separavano dall’incontro facemmo sesso sfrenato anche due o tre volte al giorno, Flavia aveva casa libera tutto il giorno quindi potevamo giocare in sicurezza. La amavo, davvero! Mille volte mi chiese se quello che facevamo non mi faceva essere geloso, se essere umiliato andava bene perché per lei era solo un gioco e se avessi dovuto soffrire lei avrebbe mollato tutto immediatamente.
Questo è quello che considero un rapporto sano e rispettoso, io sono il suo amore ed il suo uomo, lei mi ama e l’umiliazione fa parte del gioco ma solo se da entrambi voluta, e sempre bisogna stare attenti ai segnali del partner, se si avverte indecisione o malessere bisogna interrompere subito. Fortunatamente tra me e Flavia c’era grande intesa, e tutto filava a meraviglia.
Mike chiamo la mattina del giorno dell’incontro:” Ciao Marco, oggi è il giorno speciale che aspettavamo, voi siete ancora sicuri di volerlo fare?” “Certo, con Flavia non abbiamo parlato di altro questi giorni, e siamo impazienti di conoscere i tuoi cugini”
“Ottimo, allora ci vediamo qui a casa mia alle 4 del pomeriggio. Volevo chiederti una cosa però, e se non vuoi dimmelo senza problemi”
“Dimmi dai, sai che possiamo dirci tutto tra noi, non farti problemi”
“Ok... ecco vedi, ho parlato ai miei cugini di voi, ed ho detto loro anche di quello che è successo quando siamo andati a casa da Gianni, e loro mi hanno chiesto se fosse possibile vederti in intimo femminile....vorrebbero che tu lo indossassi subito e quando arriverete qui vorrebbero che Flavia ti presentasse a loro spogliandoti per loro, dopo che io avrò presentato Flavia a loro ovviamente!”
“Tranquillo, lo farò, sarà divertente, e poi Flavia adora farmi indossare il suo intimo sexy” “Grande, allora a stasera, un bacio”
Dissi a Flavia della richiesta di Mike e lei subito corse in camera felice a scegliere la biancheria più da puttana che aveva (e ne aveva, le avevo regalato tante belle cosine)
Siamo arrivati da Mike, la sua casa è tranquilla ed isolata, stiamo per suonare ed un nodo di eccitazione mi blocca la gola e milioni di farfalle si agitano nel mio stomaco. Flavia nota la mia espressione subito”
“Amore mio, lo so che sei eccitato e spaventato allo stesso tempo, e vale anche per me. Ma siamo insieme e non importa chi ci sarò li dentro o cosa ci faranno, siamo sempre tu ed io, il resto del mondo non conta. E ricorda, se senti il bisogno di fermare tutto fallo in qualunque momento, io sono tua voglio solo la tua felicità.”

Ditemi, come non si può non amare una donna del genere e darle tutte le attenzioni di questo mondo?
Il sorriso di Mike è radioso, ci fa accomodare in salotto e ci presenta ai suoi cugini, una prima presentazione formale è d’obbligo
I suoi 4 cugini erano tutti sorridenti, due di loro erano ben piazzati come Mike, uno era piccolino ed uno invece un po’ panciuto ma nel complesso erano tutti di gradevole aspetto. I nomi erano complicati, e nemmeno li ricordo più, ma per comodità li chiamerò Jo, Jim, Bill e Bob, fico no? Bah, torniamo a noi☺
Fatte le presentazioni, Mike abbraccia Flavia e la bacia con passione, infilandole tutta la lingua in bocca. Vedo i quattro ragazzi che cominciano ad agitarsi sul divano, ma restano fermi perché credo che Mike li abbia ben istruiti, la disciplina è importante, specie in questo gioco.
Mike si stacca finalmente da Flavia e le dice di spogliare il fidanzato cornuto, informando i suoi cugini che il fidanzato è una bella puttana così come la ragazza, ma che ha capito che lei ha bisogno di grandi cazzi potenti e pieni di sborra e quindi la fa chiavare da altri e si sottomette da bravo schiavo!
“Ricordatevi”, dice Mike, “ Flavia va scopata in ogni buco ed a lungo, potete farle quello che volete, ma dovete anche scopare il suo fidanzato cornuto, lei adora vederlo usato come una troia. Flavia, spogliati ora e poi spoglia quel cornuto, e fai vedere ai miei cugini quanto cagna sei!”
Flavia era tutta rossa in volto, sapevo per certo che la sua vagina ormai era un lago che non aspettava altro che di essere sfondata. Si spoglio lentamente per mostrare ai cugini tutto quello che avrebbe avuto a momenti, e poi si dedicò a me.
“Amore, mi scoperanno tutti e mi riempiranno di sborra, sei contento? E poi ti scoperanno quel tuo bel culetto ed anche tu sarai pieno di sborra, piccolo mio. Mi farò scopare in ogni buco, e mi sentirai godere come una puttana, sarò solo per loro stasera, tu non mi scoperai, pulirai solo la mia fighetta, le tette e la mia faccia, sarai più cornuto del solito ed io sarò fiera di te”
Nel mentre mi diceva tutto queste cose mi aveva completamente spogliato e mi stava segando il cazzo, ormai duro come una roccia. Sapevo cosa stava per fare ...sapeva bene che se venivo subito, poi sarei stato geloso nel vedere lei scopare con altri, così come non avrei provato grande eccitazione se mi avessero inculato subito. Mi preoccupava la cosa, volevo si darle tutto quello che voleva, ma avevo paura che poi non avrei potuto gestire la gelosia, io amavo Flavia e sebbene avessimo già fatto cose turche ero comunque teso e preoccupato, perché vedevo che Flavia era davvero eccitata.
“Ragazzi, guardate quanto è eccitato il mio cornuto. Ora cornuto rimani fermo mentre ti faccio godere, e ringrazia che lo faccio io e non ti mando in ginocchio all’angolo a farlo da solo. Apri le gambe e stai fermo!”
Mi guardavano tutti rapiti da Flavia, che con fare esperto smanettava il mio cazzo ormai pronto ad esplodere.
“Così bravo, dai che stai per godere cornuto, e quando vieni voglio che dici a tutti che sei un cornuto di merda e che vuoi che si fottano la tua ragazza come fosse loro, forza cornuto godi cazzo, non ho tutto il giorno, ho voglia di farmi una bella doppia con questi bei tori, voglio un cazzo in figa ed uno in culo e sentirai come godo!”

Nel dire questo esplosi come una diga, sborrai sulla sua mano e quasi mi si piegarono le ginocchia. Lei mi mise la sua mano sul viso e mi obbligò a leccare il mio sperma, poi mi portò per mano in camera insieme ai ragazzi, che la seguirono come in trance. Io non riuscivo nemmeno a parlare, ero in uno stato di vergogna e gelosia come mai mi era accaduto prima, sentivo come se stessi piano piano morendo dentro!
Flavia mi fece mettere in ginocchio davanti al letto, avevo ancora il cazzo che gocciolava le ultime gocce di sborra sul pavimento e lei se ne accorse: “Guarda cosa combini, cornuto del cazzo, pulisci subito!”
Con il piede mi spinse la testa sul pavimento e obbediente raccolsi con la lingua le poche gocce di sperma che erano cadute, provavo una profonda vergogna sapendo che tutti mi stavano guardando e giudicando, pensando a quanto fossi inutile come uomo. Avrei voluto dire loro che ero io il primo amante di Flavia e che godevamo benissimo insieme, ma non riuscii a parlare
Mentre ero con la testa sul pavimento, Bob, con un fisico da paura, si avvicinò a Flavia e le baciò prima una guancia e poi catturò le sue labbra e la scopò in bocca con la lingua, mentre lei aveva preso con la mano il suo cazzo che era grande da fare impressione.
Vederla concedersi così mi provoco una vergogna ed una gelosia che non avevo mai provato prima, il suo piede non aveva lasciato la mia testa e la sentivo eccitata sempre di più. Sempre in quella posizione, Jo si avvicinò da dietro e senza tanti complimenti affondò il suo cazzo nella figa. Flavia ebbe un sussulto e mi schiacciò la testa fino a farmi male. Dalla mia posizione vedevo il suo cazzo entrare ed uscire dalla vagina di Flavia, che era un lago di umori, e vedevo Bob che continuava a baciarla e toccarla mentre lei lo segava con la mano.
E’ vero che volevo che lei si divertisse e si lasciasse andare, ma la vergogna e la gelosia che stavo provando erano davvero troppo. Sapevo di averla creata io la situazione, e certo non potevo chiedere a Flavia di fermarsi, ma non riuscivo a sopportare tutto questo, stavo davvero male.
Bob la sollevò e la mise sul letto, sempre con il cazzo piantato nella figa, e Jo ne approfittò per finalmente farsi fare un bel pompino. Anche gli altri due e Mike si erano messi intorno al letto e la toccavano e massaggiavano chiamandola troia o puttana, mentre io ero dimenticato sul pavimento. Flavia godeva a ripetizione, sentivo i suoi gemiti e quelli degli altri che a turno la scopavano, Bob le aveva già inondato la figa e Jo aveva preso il suo posto mentre gli altri due si litigavano la lingua di Flavia sulle loro cappelle.
Nessuno sembrava accorgersi che io fossi li con loro, ero davvero inutile e così senza fare rumore me ne andai dalla stanza. Tornai in salone, ripresi i miei vestiti e con il cuore a pezzi uscii di casa. A cento metri dalla villetta di Mike c’era un parco, così mi addentrai e trovai una panchina, mi sedetti li e le lacrime mi salirono agli occhi senza ritegno, come una femminuccia. Avevo creato io tutto questo, certo la colpa non era di Flavia, anche se in cuor mio avevo sperato che lei non si dimenticasse di me completamente, e fosse meno umiliante, ma forse lei era davvero così, e la colpa era solo mia.
In casa, nel frattempo, Jo continuava a martellare Flavia ma causa la grande eccitazione non riuscì a trattenersi molto e venne anche lui copiosamente dentro Flavia. Flavia si districò dai cazzi che aveva intorno per asciugarsi un po’ e fu allora che si accorse che non ero lì.
“Mike, ma Marco dov’è? Oddio, ero talmente presa che non ho pensato a lui nemmeno un momento. No, no, no, ti prego, dimmi che è andato in bagno, che non è andato via!” Flavia sapeva che la speranza che io fossi in bagno era davvero pari a zero, aveva capito cosa fosse successo e sentiva la disperazione salire dentro di lei.

Mike era anche lui costernato, aveva giurato al suo amico, cioè io, che mai lo avrebbe fatto soffrire ed invece era proprio quello che era successo. Nessuno ha mai nemmeno un secondo pensato che ci fossi anche io nella stanza, immaginiamo a pensare di giocare anche con me, visto cosa avevano a disposizione.
I suoi cugini invece non erano per nulla preoccupati, anzi cercavano di prendere Flavia e ricominciare a giocare, ma lei era troppo disperata per riprendere dove avevano interrotto.
Bill si spazientì un po’ nel vedere che Flavia non voleva riprendere a giocare “Dai Flavia, cosa te ne importa di quel cornuto! Meglio che stia fuori cosi ti facciamo vedere bene come noi come si fa godere una donna, anche se non abbiamo esperienza vedrai che saremo cento volte meglio di quel frocetto dal cazzetto moscio! “
Flavia scoppiò a piangere e Mike la abbracciò tentando di consolarla, ma lei era davvero distrutta. “Cazzo Mike, facci giocare con la puttanella, abbiamo aspettato tanto ed ora vogliamo divertirci come si deve, ed è anche meglio che quel cornuto si sia tolto dalle palle, tanto non ci piaceva nemmeno!”
Mike si alzò di scatto e diede un cazzotto in faccia a Bill così forte che Bill volò steso per terra e rimase li svenuto. Gli altri andarono a soccorrere Bill ma si vedeva che erano spaventati, ed avevano capito di essere nei guai! Si rivestirono rapidamente, tirarono in piedi Bill e senza parole uscirono dalla casa con la coda tra le gambe.
“Mike, cosa farò adesso! Ho ferito Marco come mai avrei pensato” disse Flavia tra i singhiozzi, “lui è la persona più buona del mondo ed io l’ho trattato come una merda, gli ho schiacciato la faccia sul pavimento, l’ho insultato e non ho nemmeno pensato di capire se andava bene o no. Ho paura Mike, non voglio perdere Marco, non so cosa fare”.
Flavia piangeva a dirotto e Mike non sapeva più cosa afre per confortarla, era veramente doloroso quello che era successo ed anche lui era colpevole quanto Flavia.
Distese Flavia sul letto, la copri con il lenzuolo e si rivestì, voleva cercare il suo amico, o forse meglio dire ex amico, perché era sicuro che non poteva fare più nulla ormai, il giocattolo si era rotto.
Dopo essere stato per un po’ sulla panchina mi incamminai per il bosco, era tranquillo e camminare tra gli alberi mi aiutava a somatizzare il dolore ed a non pensare a quello che era successo, anche se era un’impresa titanica. Camminai per ore, alla fine arrivai sul bordo di una strada e cercai un passaggio per tornare a casa.
Mike dopo più di un’ora era rientrato a casa, e come entrò Flavia si precipitò da lui sperando che ci fossi anche io, ma quando lo vide da solo la speranza lasciò il posto alla disperazione, e pianse di nuovo.
“Mi dispiace Flavia, ho cercato ovunque, ma non sono riuscito a trovarlo. Sono davvero mortificato e distrutto, mai avrei voluto che succedesse una cosa del genere, Marco è mio amico e lo amo anche io”
“Lo so Mike, ma abbiamo fatto una cosa che non si può perdonare, lo abbiamo fatto soffrire quando lui ha sempre cercato di farci stare bene e darci tutto quello che volevamo. E’ stato ingiusto, e mi vergogno per come mi sono lasciata trasportare dalla situazione, per come lo ho umiliato davanti a tutti! Io lo amo, e guarda cosa ho fatto, mi faccio schifo!” “Montiamo in macchina ed andiamo a cercare Marco, e spero di ritrovarlo. Ma se non lo troviamo cosa dirò ai suoi genitori? Dio, fa che stia andando a casa ti prego!”

Mike la prese tra le braccia per tentare di consolarla, altro in quel momento non poteva fare. Dopo che Flavia si riprese un po’, salirono in macchina e cominciano a vagare per il circondario nella speranza di ritrovarmi, ma io avevo tagliato per il bosco e quindi ero tutto da un’altra parte, e non mi avrebbero mai trovato. Meglio così, ero incazzato e deluso, non volevo essere trovato.
Mi girava anche la testa da quanto ero incazzato, così non mi accorsi del paletto sul ciglio e con il piede lo urtai cadendo malamente, strappandomi il jeans sulla coscia, fortunatamente solo il jeans e non la pelle, ci mancava anche di ferirmi fisicamente! Bastava la ferita psicologica!
Mentre mi tiravo su, un tir di quelli grandi si accosta e il camionista mi chiede se va tutto bene.
“Si grazie, tutto ok, sono inciampato sul paletto ma sto bene” “Anzi, potrei chiederle un passaggio? Devo tornare a roma ed a piedi ci arriverei domani” dissi con fare scherzoso, sperando in un po’ di pietà da parte del camionista.
“Sali dai, devo fare una sosta tra un po’ perché ho guidato troppe ore, ma se non hai fretta io poi riparto dopo un’ora”
“Scherza?? Va benissimo, tanto deve essere a casa per le 20.00, e sono appena le 17.00” Che botta di culo! Pensavo che avrei dovuto camminare per tutta la notte, invece viaggerò bello comodo su questo bel tir.
Durante il tragitto vedevo che Mario, il camionista, mi guardava spesso e non diceva una parola. Stavo per chiedergli se per caso avesse visto dei marziani verdi sulla mia faccia quando mi cadde l’occhio sulla gamba con il jeans strappato. Si vedeva chiaramente che indossavo le autoreggenti, dallo strappo si vedeva il pizzo ricamato delle calze, era impossibile non capire cosa fossero.
Mi feci rosso in viso dalla vergogna all’istante.
Mario si fece invece più intraprendente, mi posò la mano sulla gamba e mi disse “Dai, non ti vergognare, sei davvero un bel ragazzo, e quelle calze ti donano davvero! Quando arriviamo all’area di sosta, ti va di fami vedere altro?
Ero come in trance, era un uomo grosso e con un viso duro, sapevo che non avrebbe mai accettato un no come risposta, ed avevo il terrore che mi avrebbe massacrato di botte. Così dissi di si, sperando che si sarebbe limitato a guardarmi in intimo, magari gli avrei fatto una sega, e poi mi avrebbe riportato a casa.
Arrivammo alla piazzola di sosta, c’erano anche altri tir e Mario si parcheggio tra due di loro. Spense il motore e mi disse con fare autoritario di spogliarmi e di fargli vedere per bene. Avevo paura, ma ormai non potevo fare altro, così mi spogliai rimanendo con calze e mutandine. Mario cominciò a toccarmi e quando gli dissi che non volevo mi tirò una sberla che mi fece sbattere la testa contro il finestrino!
“Senti troia, tu ora stai qui con me e fai quello che voglio, e se sarai brava poi ti porterò anche a casa, ma se rompi il cazzo ti massacro di botte, è chiaro?”
Annuii mestamente, conscio che ero in balia di quest’uomo.
Mi fece spostare nella cabina dietro ai sedili di guida, lui si spoglio e vidi che aveva un cazzo enorme, persino più grande di quello di Mike! Mi avrebbe aperto in due!
“Vieni troietta, succhiami bene il cazzo che poi voglio scoparti la tua bella fighetta”

Altro non potevo fare, cosi cominciai a leccare quel cazzone meglio che potevo, ma era davvero grosso, e più di metà in bocca non riuscivo a farlo entrare, ma vedevo che a Mario non dispiaceva. Sapevo che mi avrebbe inculato dopo, cosi cercai di lubrificare quel palo al meglio che potevo, e con la mano raccoglievo la saliva e la spalmavo sul mio buchetto cercando anche di farla entrare dentro, cosi mi avrebbe fatto meno male!
Ad un certo punto Mario si stancò di essere succhiato, mi fece mettere a pecorina e mi puntò il cazzo sul buchetto
“Ti prego Mario fai piano, non ho mai avuto uno così grande come il tuo, non farmi male ti prego!”
In risposta Mario mi diede uno schiaffone violento sulla chiappa e mi disse di stare zitto, che sapeva cosa doveva fare e che se avessi aperto bocca mi avrebbe sfondato davvero!
Sentii la sua cappella forzare il mio buchetto, fortunatamente lo avevo lubrificato per bene, e con un po’ di sforzo la cappella entrò. Mario si fermò un attimo per assaporare il momento, e poi in modo inesorabile cominciò ad infilarlo tutto dentro. Avanzava di qualche centimetro, lo sfilava e lo rimetteva dentro più a fondo. Sentivo il buchetto che si dilatava da paura, avvertivo un dolore tremendo ma Mario non aveva intenzione di fermarsi e spinse finche tutto il suo bastone fu piantato bene dentro il mio culo. Avevo paura che mi lacerasse il buchetto, cercai di rilassare la muscolatura più che potevo e lui iniziò a pompare come un martello!
“Cazzo che culo che hai, meglio di una figa, bello stretto e caldo” Ci farai divertire puttanella”
Capii che forse Mario quel pomeriggio non sarebbe stato l’unico a scoparmi! Infatti, mentre lui mi scopava da dietro sentii la porta del passeggero aprirsi ed un altro omone affacciarsi. “Cazzo Mario, ti scopi questa puttana e non ci chiami? Aspetta che chiamo Luca e Vittorio, sono in giro da una settimana ed hanno come me una voglia di svuotare le palle che non immagini!”
Dopo nemmeno due minuti Valerio si ripresenta in cabina con i suoi amici, Luca e Vittorio, e visto che la cabina del camion è davvero enorme, si spostano tutti dentro e in meno di due secondi erano tutti nudi con ni cazzi in tiro.
“Troietta, ora tu farai godere per bene tutti i miei amici, e se sarai stata brava, ti porteremo a casa”
Erano tutti molto dotati, non come Mario ma erano tutti grossi, e speravo di non farmi troppo male. Vittorio mi prese la testa e mi schiaffò il suo cazzo in gola senza troppe cerimonie, mentre Luca e Valerio mi accarezzavano toccandosi i cazzi.
Sentivo un dolore tremendo, Mario mi martella va il culo con il suo mostruoso cazzone e speravo solo che finisse presto. Dopo un tempo che mi parve un’eternità Mario scarico nel mio culo mezzo litro di sborra e finalmente uscì dal mio culetto, dandomi un po’ di sollievo.
Luca si sdraiò e mi disse di salire sopra, voleva scoparmi a smorzacandela. Ubbidii, non che potessi fare nulla di diverso. Mi calai sul suo cazzo lentamente, ma tanto mi aveva aperto Mario che Luca scivolò dentro di me come se il mio culo fosse davvero una figa. Il fatto che entrò dentro così mi provocò eccitazione, nonostante la delicata situazione, ed il mio cazzo si indurì.
“Cazzo Valerio, guarda, alla puttana piace davvero il cazzo! Su forza troia, fammi vedere come mi scopi”

Cominciai un deciso sali e scendi, sperando di riuscire a farlo venire in poco tempo, ma era molto resistente e non veniva mai.
“Cazzo Mario, gli hai sfondato il culo a questa troia, quasi quasi nemmeno lo sento il suo culo intorno al mio cazzo!” Tutti si misero a ridere ed io mi sentivo umiliato come non mai
“Beh puttana, visto che sei sfondata ed io quasi non sento nulla, adesso ci penso io! Valerio, mettiti dietro a questa troia e mettilo nel culo anche tu!”
“No vi prego, siete troppo grossi, mi spaccate in due così, lasciatemi andare vi supplico” dissi tra le lacrime.
Invece ricevetti una serie di schiaffoni che mi ruppero un labbro, sentii il sapore del sangue in bocca e capii che l’unica cosa che potessi fare era di lasciarli fare e resistere, che prima o poi sarebbe finita.
Sentii Valerio che si sistemava dietro di me, Luca sfilò il cazzo dal mio culo e poi insieme puntarono le loro cappelle sul buchetto, e senza nessuna pietà infilarono i loro cazzoni dentro. Sentii un dolore tremendo Luca mi mise la mano sulla bocca per impedirmi di urlare ma non si fermò. Continuò a scoparmi in doppia con Valerio, sentivo i loro cazzoni sfondarmi senza pietà, l’unica cosa che volevo era che finissero presto.
Ma non sarei stato così fortunato....
Luca e Valerio mi riempirono di sborra uno dopo l’altro, quando sfilarono i loro cazzi sentii come se mi stessero svuotando con un aspirapolvere, sentii il loro sperma uscire dal mio culo sfondato e speravo che fosse solo quello.
Non ebbi nemmeno il tempo di asciugarmi che Mario si sdraiò al mio fianco e mi prese e mi calò sul suo cazzone, che entrò senza problemi visto che ormai ero dilatato come non mai. Ma il dolore era sempre tanto, ed il suo cazzo era comunque enorme. Purtroppo non era finita li, infatti Vittorio si posizionò dietro di me e senza pausa spinse anche il suo cazzo dentro. Era troppo, sentii un dolore atroce e mentre loro pompavano come matti persi letteralmente i sensi.
Non so quanto tempo rimasi svenuto, ma credo un bel po’. I miei aguzzini, dopo avermi violentato per paura di essere denunciati mi sdraiarono su una panchina del parcheggio mezzo nudo, visto che ormai erano rimasti solo i loro di camion e non c’era video sorveglianza in quel parcheggio. Mi avevano tolto le calze e la mutandina sicuramente per tenerle come trofeo, ma almeno mi avevano rimesso i jeans.
Vengo all’improvviso svegliato da una mano che mi carezza la guancia e da una voce femminile.
“Ehi piccolo, tranquillo, abbiamo chiamato un’ambulanza, presto starai bene”
Era una coppia che si era fermata per una breve sosta ed aveva visto che ero mezzo nudo sulla panchina, cosi si erano avvicinati ed avevano notato che i miei jeans erano pieni di sangue ed avevano capito subito che ero stato violentato.
Quando arrivò l’ambulanza ricordo che venni tirato su ma come fui dentro feci solo in tempo a dare l’indirizzo di casa mia che svenni di nuovo.
Nel frattempo, Flavia era arrivata a casa mia e con le lacrime aveva avvisato mia madre che avevamo litigato e che io me ne ero andato da solo e che lei mi aveva cercato a lungo ma non mi aveva trovato, ed era preoccupata. Mia mamma la abbracciò e le disse di stare tranquilla che tutto si sarebbe risolto, Marco è

in gamba e vedrai che presto tornerà a casa. Flavia era distrutta e mia mamma era sempre dolce come al solito, e la coccolò con carezze dolci parole.
Quando suonò il campanello mia mamma si alzò e disse a Flavia “Visto? Te l’avevo detto che era tutto a posto e che Marco sarebbe arrivato presto”
Anche Flavia si alzò per andare alla porta ma quando mia mamma la aprì, invece di vedere me videro un poliziotto, e capirono che le cose non andavano bene.
“Buonasera signora, mi spiace doverle portare questa notizia, ma dovrebbe seguirci in ospedale, suo figlio è stato ricoverato”
Mia mamma quasi svenne e Flavia con lei, il poliziotto entrò e fece sedere mia mamma e Flavia sul divano. “Cosa è successo al mio ragazzo?” chiese mia mamma
“Signora, crediamo che sia stato prelevato da dei camionisti lungo la strada, e poi sia stato da loro violentato e picchiato. Mi dispiace signora, ma il medico ha detto che si riprenderà, ha solo perso molto sangue ed è molto debole, ma si riprenderà”
Flavia si sentì morire, sapeva che quanto era successo era solo colpa sua, e non sapeva darsi pace ne poteva perdonarsi.
Andò con mia mamma in ospedale, io ero in uno stato di incoscienza per i farmaci che mi avevano dato e sentivo solo delle voci confuse intorno a me, e sentivo mani che mi accarezzavano e gocce di lacrime che mi colpivano sulle guance.
Ad un certo punto aprii gli occhi e vidi che mia mamma era addormentata sulla poltrona in fondo al letto e Flavia invece era con la testa sul mio braccio e mi stringeva la mano. Le strinsi piano la mano me lei si destò subito, gli occhi erano gonfi di lacrime e mi guardò con un’espressione ferita. Odiavo vederla così, le accarezzai la guancia e le dissi “Scusami Flavia, perdonami se sono scappato”
Con quelle parole vidi che gli occhi di Flavia si riempivano di lacrime e sentii le sue labbra posarsi sulle mie
“Amore mio, tu non hai nulla di cui scusarti, sono io la stronza e se vorrai sparirò dalla tua vita, cosi non potrò più farti del male”
“No amore mio, non voglio perderti, ma sono io che ti ho portato a quello stadio, è solo colpa mia, non sono un vero uomo, forse staresti meglio senza di me, ti metterei solo in imbarazzo”
“Tesoro mio, tu sei l’unico uomo che voglio, e non ci sarà più nessuno al di fuori di te, se mi vorrai ancora” “Ti amo principessa, certo che ti voglio ancora”
Flavia ormai piangeva come un fiume in piena, ma ora erano lacrime di felicità, e non di dolore.
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