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Gay & Bisex

Il nuovo personal trainer


di DannyNapo
15.03.2021    |    18.386    |    28 9.7
"Ai lati dell’addome muscoloso ha due tatuaggi speculari, due aquile in volo..."
Per me la palestra è sempre stata una valvola di sfogo. Allenarmi con i pesi, con la musica a palla nelle cuffiette mi ha sempre rilassato. E mi sono sempre “autospronato” a fare di più, a superare i miei limiti.
La palestra dove vado non è molto grande. C’è una sala centrale con gli attrezzi ed i pesi ed una saletta vicino dove organizzano i corsi di zumba, fitness e simili. Non nascondo che più volte, durante le sedute in sala, mi sono soffermato ad osservare le ragazze che seguono questi corsi. Vederle muoversi e fare determinate posizioni è sempre un piacere per gli occhi.
Ci sono poi, ovviamente gli spogliatoi per ragazzi e ragazze, debitamente separati.
In sala le ragazze sono poche, ma quando eseguono gli squat sono sempre uno spettacolo. Il mio solito orario di allenamento è in prima serata, attorno le 19:30. È l’orario più affollato. Ci sono molti ragazzini che spesso perdono tempo col cellulare occupando le attrezzature, e siamo in pochi che prendiamo seriamente l’allenamento.
A quell’orario, in sala c’è un istruttore che ha più o meno quarant’anni; segue i ragazzi per tutto il pomeriggio fino alla chiusura.
Quel giorno decido di andare la mattina. Avrei fatto sala, mentre di pomeriggio sarei ritornato per un po' di attività cardio. La mattina è un paradiso, in confronto al delirio della sera. Il massimo che si può trovare è qualche anziano che fa esercizi per un neanche un’oretta e va via.
Di mattina c’è un istruttore più giovane. Un ragazzo sulla trentina, con capelli corti e barba; fisico ben piazzato ma non esageratamente scolpito. Si chiama Roberto, è un bel ragazzo, ma non mi ha mai attratto.
Salutata la ragazza alla reception, raggiungo lo spogliatoio e metto il completino: pantaloncini corti, maglia a giro maniche larga, per consentirmi ampi movimenti, calzettoni alti dell’Adidas e scarpe da ginnastica.
Mentre mi sto vestendo, entra Roberto insieme ad un altro ragazzo. Ha i capelli neri abbastanza lunghi, tanto da tenerli legati con un elastico. i lineamenti del viso sono molto delicati, quasi femminili.
“Ciao Rob. Mi dai una mano come sempre per la panca?”.
“Hey Dan. No oggi ti faccio seguire da Carlo. È in “fase di osservazione” quindi ti lascio a lui, così si ambienta un po'. Io devo seguire un signore che ieri mi ha chiesto di aiutarlo”.
“Ok va bene.”, allungo la mano verso Carlo, “Piacere io sono Dan”.
“Piacere mio, Carlo”. È, all’apparenza, molto timido.
Mi sto allacciando le scarpe, quando Carlo si spoglia. Ha un fisico pazzesco, ben definito. Ai lati dell’addome muscoloso ha due tatuaggi speculari, due aquile in volo.
Resto per qualche secondo a guardarlo e per un breve momento i nostri sguardi si incrociano.
Velocemente mi ricompongo, prendo l’asciugamano e la borraccia ed anticipo i due in sala.
Oltre a me c’è solo il signore di cui mi aveva parlato Roberto, in attesa proprio di quest’ultimo.
Io vado in fondo alla sala a fare un po' di riscaldamento e di stretching. Ho ormai finito le mie consuete pratiche di riscaldamento, quando Carlo si avvicina e mi dice “Ti serve una mano?”.
“Si grazie. Mi occorre un aiuto alla panca nella risalita”.
“Va bene. Andiamo allora”.
Alla panca riesco da solo ad alzare anche molto, ho però bisogno di un occhio nella risalita in quanto, nelle ultime ripetizioni delle ultime serie, tendo ad avere un po' di fatica.
Insieme prepariamo i pesi. Come sempre la mia prima serie è di riscaldamento, quindi metto pesi piuttosto bassi.
Senza nessun problema, finisco la serie. Inizio ad aumentare il peso.
Carlo è dietro di me. Le mani poggiate sul porta-asta, in attesa di un mio cenno per darmi una mano.
Ho praticamente la testa al di sotto del suo inguine. La posizione in cui ci troviamo è piuttosto normale, già altre volte mi sono ritrovato con Roberto o l’istruttore serale così.
Ma questa volta è diverso. Carlo è un po' piegato sulle ginocchia, in modo da avvicinarsi al mio viso col suo pacco. Noto che la protuberanza è molto definita, il pantaloncino corto aderente aiuta a volumizzare maggiormente il tutto.
Tra una serie e l’altra, io e Carlo chiacchieriamo un po'. Ha 32 anni e fa il personal trainer da quattro/cinque anni. In realtà lavora in un’altra palestra della mia città, ma viene qui con Roberto quando lui è impegnato a seguire una sola persona.
Quando inizia a darmi una mano, si abbassa sempre di più.
Il suo cazzo, che sembra crescere pian piano, è a pochi centimetri dalla mia faccia.
Spudoratamente nelle ripetizioni dell’ultima serie, si abbassa talmente da strofinarmi il cazzo in faccia. Senza poter fare nulla, il mio cazzo si arrapa ed inizia a crescere. La protuberanza dai miei pantaloncini è evidente e, posata l’asta con i pesi, noto che Carlo la sta fissando.
Mi alzo dalla panca ed inizio a scaricare i pesi, Carlo mi dà una mano. Quando ci avviciniamo al porta-pesi, sfiora con la mano il mio pacco e guardandomi mi fa l’occhiolino.
Non ci faccio molto caso e torno a seguire la scheda di allenamento. Carlo, non dovendo seguire nessun altro, mi segue. Continuiamo a chiacchierare tra un esercizio ed un altro, fino a quando non è arrivato il momento di allenare la fascia addominale.
Come sempre prende un materassino e vado verso la parte di sala dove di solito mi metto.
Carlo mi blocca e dice “Andiamo di là di fronte gli specchi. Non fanno nessun corso e puoi allenarti meglio”.
Lo seguo e ci mettiamo in una zona un po' più appartata, che difficilmente si vede se non si entra in sala, coperti da una colonna e da alcuni step che utilizzano durante i vari corsi. Io inizio a fare gli esercizi mentre lui si siede di fianco a me, con le mani poggiate per terra e le gambe incrociate. Con la coda dell’occhio noto che il pacco è sempre evidente tra le sue gambe.
Lui nota ciò e mi dice “Che c’è? Ti dà fastidio che ti guardi? Sei un bel ragazzo e mi fai arrapare”.
Io mi fermo e rispondo “No figurati. Nessun problema. Che ti arrapa vedermi è un complimento per me”.
“Vuoi solo che ti guardi? Non preferisci altro?”.
Lo guardo dubbioso, non sapendo come interpretare quella domanda. Capisce la mia perplessità ed inizia a toccarsi la protuberanza nei pantaloni dicendo “Intendevo questo”.
Io resto a guardarlo mentre si tocca e la risposta del mio cazzo non si fa attendere. Inizia a gonfiarsi e ad indurirsi. Meccanicamente inizio a toccarmi continuando a guardarlo.
Poco dopo, Carlo libera il cazzo ed inizia a segarselo lentamente. Nella sala non c’è molta luce, ma riesco a vederlo senza difficoltà: è abbastanza doppio, con venature evidenti ed una cappella molto larga. Io mi giro verso di lui, sedendomi di fronte, cacciando anche il mio cazzo che ormai è durissimo.
Inizio a segarmi.
La situazione mi eccita tantissimo. Stiamo nella sala dove di solito fanno i corsi, di fianco alla sala pesi. Basta che qualcuno entri o si affacci per vederci e capire cosa stiamo facendo. Ma queste preoccupazioni spariscono e lasciano il posto ad una goduria pazzesca. Una goduria provata solo in poche altre occasioni.
Inizio ad ansimare, mentre mi sego sempre più velocemente. Anche Carlo ha aumentato la velocità lungo la sua asta.
Ci mettiamo entrambi in ginocchio. Le nostre cappelle si toccano. Continuiamo a segarci guardandoci negli occhi.
Carlo si avvicina al mio collo ed inizia a baciarlo. Sento la sua mano toccarmi il culo da sopra i pantaloncini. Mi stringe forte le natiche e con le dita gioca nello spazio tra le due. In un attimo la sua mano li abbassa scoprendomi il culo. Le sue agili dita raggiungono subito il mio ano e lo violano. Inizia a scoparmi prima con uno e poi con due dita.
Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra “Girati. Voglio farti godere per bene”.
Senza interrompere il movimento lungo la mia asta, rispondo “Ma siamo sicuri qui? Può venire qualcuno”.
Carlo non sente ragioni. Inizia a baciarmi con foga. Mi morde e poi lecca le labbra. Mi ficca la lingua in gola e nel frattempo entrambe le sue mani sono sul mio culo. Le sue dita cercano di raggiungere e penetrare il mio buco.
Mentre, con forza, Carlo inizia a farmi girare, sentiamo la voce di Roberto che chiama entrambi. Velocemente ci ricomponiamo ed io mi stendo sul materassino a ricominciare gli addominali. Carlo si alza in piedi e, a braccia conserte, si metta di lato a me e dice “Tre, quattro, cinque..”.
Roberto entra nella saletta e dice “Ah state qua. Io esco fuori per andare a fare un po' di corsa. Ci vediamo tra una mezz’oretta. Tu hai finito Dan?”.
“Si ho finito”, mi alzo dal materassino e, stiracchiandomi, continuo dicendo “adesso vado in doccia. Se non riusciamo a vederci, ti saluto ora Rob”.
“Ok va bene, alla prossima. Carlo nel frattempo che non ci sono, sistema magari tutti gli attrezzi. Poi se vuoi raggiungimi al campo qua vicino”.
“Si ok. A dopo”.
Roberto va via e Carlo, girandomi verso di me con voce provocatoria, dice “Dove eravamo bello?”.
“Carlo qua non è sicuro. Va a finire che ci beccano”.
“Ma Roberto è uscito. Sarà andato via anche il signore che stava aiutando. Siamo solo noi in sala”, a quella parole si avvicina mi tocca il cazzo. Io mi allontano leggermente e dico “No davvero, qui è meglio di no. Vado a fare la doccia adesso, se vuoi..”, faccio un occhiolino ed esco dalla sala in direzione dello spogliatoio.
Raggiunto lo spogliatoio, tolgo gli indumenti tutti sudati e le scarpe. Resto per un po' nudo, con i soli calzettoni ai piedi. Mi siedo sulla panca a rispondere ad alcuni messaggi che avevo nel frattempo ricevuto a cui non avevo risposto, poiché “impegnato” con Carlo. In realtà quella mia attesa ha un secondo fine. Spero proprio che Carlo mi raggiunga per poter continuare ciò che avevamo iniziato.
Passano alcuni minuti ma Carlo non arriva. Decido quindi di andare in doccia.
Mi alzo dalla panca e mi giro a posare il cellulare nella tasca del jeans, quando sento una mano tastami il culo mentre una seconda mi prende i capelli e mi tira all’indietro.
“Allora? Dove eravamo?”, sussurra Carlo al mio orecchio sinistro.
Sento il suo cazzo premuto contro il mio culo. È durissimo. Di marmo. Le sue mani iniziano a toccare il mio corpo nudo e sudato. Arrivano al cazzo, anch’esso duro e pronto, ed iniziano a segarlo con foga.
Mi poggio con le mani sul muro, mentre Carlo mi bacia e lecca il collo.
“Voglio che me lo succhi”, ordina Carlo girandomi prepotentemente verso di lui. Mi spinge per le spalle verso il basso. Io mi siedo ed ho di fronte quel pezzo di carne, che riesco meglio ad ammirare ora. È davvero un bellissimo cazzo. Non troppo grande, ma doppio, con molte venature pulsanti. La cappella, rossa ed umida, attende solo di essere gustata.
Con la mano sinistra gli massaggio le palle, mentre la destra stringe quell’asta durissima. Do una prima leccata alla cappella, soffermandomi sul frenulo. Carlo tira la testa all’indietro mordendosi una mano chiusa a pugno. Sta godendo.
Chiudo le labbra attorno alla cappella ed inizio a scendere lentamente fino a trovarmi alla base di quel magnifico cazzo. La mano libera di Carlo mi stringe la nuca. Pochi secondi dopo mi lascia andare. Libero quel cazzo dalla mia bocca, e sputo a terra molta saliva. Inizio quindi a pomparlo, sempre più velocemente. Lascio le sue palle ed inizio a segarmi.
Lo pompo sempre più veloce, fin quando mi prende la testa e, fermandola, inizia a scoparmi la bocca. Mi dà, inizialmente, colpi lenti per poi sostituirli con colpi sempre più veloci e diretti.
Lo sento ansimare ed anche io, comincio ad emettere rumori di piacere.
Siamo entrambi pronti. Ma lui vuole di più.
Si ferma e mi fa alzare. Inizia a baciarmi, con foga. Le nostre lingue roteano nelle nostre bocche.
Senza parlare, Carlo mi afferra per le braccia e mi porta verso l’altra parte dello spogliatoio, dove ci sono le docce. Queste sono dei gabbiotti chiusi, piccoli spazi dove, in ciascuno, c’è una doccia singola. Entriamo nella doccia in fondo.
Entriamo in quello spazio ristretto e Carlo apre l’acqua, che inizia a bagnarci. Riprendiamo a baciarci, intensamente. Entrambi ci seghiamo e, come prima in sala, i nostri cazzi si toccano.
“Girati. Non voglio sborrare prima di aver provato il tuo bel culo”.
Faccio come mi dice. Poggio le mani sul muro dove c’è il doccino. Inarco leggermente la schiena, mostrando il culo, con l’acqua che scorre su di me.
Carlo punta il cazzo, sento la sua cappella spingere piano. Non fa molta fatica ad entrare, nonostante ciò il dolore iniziale si fa sentire e, perciò, inizio a mordermi la mano per evitare di gridare. È dentro.
Con molta leggerezza inizia a dare i primi colpi. Ma tale leggerezza in un attimo svanisce. I colpi diventano sempre più forti, sempre più intensi.
Sento quel cazzo durissimo penetrarmi ed ogni colpo fa vibrare le mie viscere. La goduria è altissima. Carlo si poggia su di ed inizia a baciarmi il collo mentre con la mano destra mi sega con veemenza e sempre più vigore. Riesce a creare un ritmo tra i colpi che dà al mio culo e quelli che dà al mio cazzo.
Ormai sono al limite. Sento il cazzo esplodermi e dico “Carlo sto venendo, continua. Continua”.
Improvvisamente la sua sega si ferma e mi dice “No concentrati. Non devi venire ancora”. Non riesco a capire questo comportamento. Mi dà tre colpi violenti e veloci, poi toglie il cazzo dal mio culo dicendo “Aaaah vengo siiiii, aaahhh”. Sento sul culo la sua caldissima sborra che, sotto il getto dell’acqua, cola via in pochissimo tempo.
Mi gira verso di sé e, inginocchiatasi davanti al mio cazzo, dice “Ora tocca a te”. Inizia a pomparmi il cazzo con veemenza. Mi pompa e mi guarda dritto negli occhi. degli occhi neri profondissimi, carichi di erotismo. Alla pompa di è aggiunto un fantastico massaggio alle palle.
Ho raggiunto il limite e Carlo lo ha capito. Serra le labbra sulla mia cappella e mi sega con sempre più vigore. Emetto un gemito di piacere ed inondo la calda bocca di Carlo del mio seme. Lui ingoia tutta. Fino all’ultima goccia.
Si alza e restiamo a fissarci e sorridere sotto la doccia per un paio di minuti. Solo allora noto per la prima volta che ha delle labbra stupende. Grosse e carnose, proprio come piacciono a me. Ammaliato da quella visione, le bacio e le mordo. Lui mi stringe il cazzo poi, staccandosi, dice “Vado a prendere bagnoschiuma e shampoo. Almeno non sprechiamo altra acqua”.
Una volta tornato ci facciamo una lunga doccia assieme, insaponandoci l’uno l’altro. Usciamo dalla doccia e raggiungiamo le nostre borse, ed iniziamo a vestirci. Mentre siamo ancora in mutande, entra Roberto completamente sudato e, rivolgendosi a Carlo, dice “Ti aspettavo al campo”.
“Ho sistemato gli attrezzi e mi sono fatto la doccia. Non mi andava di correre”.
Ci rivestiamo e ci dirigiamo verso l’uscita dove saluto Roberto e Carlo, il quale mi dice “Alla prossima Dan. Tieni ti lascio il bigliettino dove sta il mio numero. Così quando vuoi venire di mattina e ti serve una mano mi scrivi e ti raggiungo, ok?”.
“Va benissimo Carlo. A presto allora”.
Mi rimetto in macchina e lascio i due personal trainer fuori alla palestra a chiacchierare.
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