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Le insufficienze


di Zibibbo2
07.04.2020    |    19.528    |    11 7.8
"Porta le mani vero il basso e fa per togliersi la maglietta, ma lo blocco..."
Quando suona la campanella, gli studenti escono dall'alta, vociando. Qualcuno lancia dei saluti generici, a me e al resto della classe. E' l'ultima ora, finalmente liberi! Inizia un weekend di primavera.
Mentre sto mettendo nella borsa alcune fotocopie che avevo usato durante la lezione e lasciato sulla cattedra, mi accorgo di una presenza. Paolo è lì, in piedi, in attesa. "Prof, posso parlarle?"
"Certo", dico, mentre chiudo la borsa.
"Io, ecco, vorrei sapere se secondo lei sarò ammesso agli esami, quest'anno."
E' preoccupato. Si guarda un po' i piedi e un po' un punto non identificato al lato della lavagna.
"Non posso risponderti, adesso, non è una mia decisione."
"Ma lei, lei cosa pensa?"
"Penso che ce la farai. La tua situazione è così grave?"
"Temo di sì", dice di lui, abbassando ancora di più la voce. E' strano sentirlo così, perché lui è un ragazzo molto determinato e sicuro di sè.
"Quante materie hai insufficienti?"
"Oltre la sua? Matematica e Inglese. Però ce la faccio, mi sto impegnando tanto."
"Bene! Allora ce la farai a recuperare."
"Non riuscirò mai a recuperare la sua materia. Mai. Troppe cose. Colpa mia, eh: potevo studiare di più e mettermi prima."
Non so bene cosa dire: è lui che si è cacciato in questa situazione, ma d'altra parte sta anche analizzando in modo lucido la situazione. Coglie la mia esitazione.
"Perciò mi chiedevo... c'è niente che io potrei fare per recuperare?"
"Sì, certo, fissiamo un'interrogazione, quando vuoi."
Si avvicina alla cattedra. Il tono di voce è cambiato, più sicuro e determinato. Gli occhi non vagano più per la stanza, ma mi fissano."Non mi sono spiegato bene. Mi chiedevo, non potrei venire a casa sua e stare un po' con lei? Magari mi aiuterebbe... no?"
La proposta è esplicita. Non faccio mistero della mia omosessualità a scuola, credo lo sappiano tutti. Quello che Paolo mi sta proponendo è contro l'etica professionale. Ma il fatto è che Paolo è il tipico ragazzo che avrei voluto scoparmi quando ero al liceo... è la mia debolezza. E lui lo sa.
"Oggi pomeriggio?" chiedo, abbassando il tono.
Sorride.
Raccoglie lo zaino da terra, infila lo spallaccio e si avvia verso l'uscita. "Domani mattina. Alle dieci sono a casa sua, l'indirizzo lo so." Mi fa l'occhiolino. "Si procuri i preservativi."

Dieci.
Dieci e cinque.
Dieci e dieci.
Non verrà. Mi ha solo preso in giro. Nella mia testa, tanti pensieri: forse ha registrato la nostra conversazione, e adesso mi vuole ricattare...
Alle dieci e dodici suona il campanello. Alzo il citofono e lo vedo: in strada, tranquillo, si guarda attorno come se niente fosse. Quando sente il clic del portone che si apre, sparisce dalla mia visuale.
Apro la porta e la lascio socchiusa.
Dopo poco, Paolo entra.
E' un bel ragazzo; non molto alto, moro, occhi piccoli e scuri. Il suo punto di forza non è il viso, ma il corpo. Ha un fisico curato e asciutto, come si può intuire da sotto i vestiti; so per certo che si ammazza di sport. Indossa una maglia chiara e un giubbino di jeans, che indosso a chiunque altro sarebbe da sfigato, ma a lui sta bene.
Mi sorride mentre entra.
"Allora", dice.
"Allora", dico, "accomodati".
Si siede su una sedia e mi guarda. "Non preferisci il divano?" gli chiedo.
"No, no. Va bene qui."
Ci guardiamo. L'imbarazzo da parte mia è molto alto: non ho mai fatto niente del genere.
"Senta, prof", dice alla fine lui, "io sono disponibile per lei. Si tratta di uno scambio... se le va."
Deglutisco. "Ma quindi tu sei gay?"
Sorride, e distoglie lo sguardo. "Sinceramente, no. Però ho un buon rapporto con il mio corpo. Se le va..."
"Possiamo fare tutto?"
"Beh, quasi tutto. Diciamo che io non lo prendo..."
"Ok"
Forse perché mi vede ancora esitare, si alza in piedi e viene verso di me. Io mi sento rigido e impacciato come non lo sono mai stato. "Posso?" mi chiede, quando è a pochi centimetri dal mio viso. Non aspetta il mio assenso e mi bacia. Prima appoggia solo le labbra, e stiamo quasi fermi. Poi socchiude la bocca e mi lascio andare... sento l'odore di sigaretta in bocca. E' un fumatore, lo so, e deve essersene fumata una prima di venire qui.
"Può toccarmi... se lo desidera." E scalcia via le scarpe. E' poco più basso di me, per questo per guardarlo negli occhi devo piegare un po' il collo. Porta le mani vero il basso e fa per togliersi la maglietta, ma lo blocco. Non potrò scoparlo da attivo, ma voglio almeno prendere in mano la situazione. "Per la prima parte, se non ti dispiace, conduco io giochi", dico. Lui sorride e annuisce.
Tenendolo per i polsi lo porto in camera e lì, mentre è in piedi, lo bacio di nuovo, questa volta con maggiore intensità. Lui si lascia fare e apre la bocca, di nuovo avverto il sentore di sigaretta che si fa strada nel mio palato. Finalmente porto le mani sul suo corpo, attraverso i vestiti avverto i muscoli tesi. Ha un sedere duro e compatto, e mi lascia fare mentre lo tocco. Risalgo con le mani lungo la schiena, e nel mio percorso gli sfilo la maglietta. Di nuovo accetta ciò che sta facendo. Lo allontano da me per vederlo: pettorali un po' sporgenti, capezzoli piccoli e scuri, addominali ben in vista (un gran fisico, non c'è che dire); i peli girano attorno ai capezzoli e poi si ritrovano lungo l'addome.
Non parliamo più. Lo spingo delicatamente verso il letto, lui si lascia andare e cade all'indietro; gli sfilo i pantaloni e i calzini, perciò rimane con gli slip neri. Con una mano gli prendo il pacco, ne cerco le forme attraverso la stoffa e sento che il pene non è ancora duro. Lo fisso con aria interrogativa.
"Non è la situazione ideale, per me", dice, sempre con il suo sorriso malizioso stampato, "spero non si offenda."
"Ma ce la fai a...?"
"Non ho mai fatto cilecca. Stia tranquillo."
Fino a questo momento sono rimasto vestito, perciò mi spoglio. Segue con lo sguardo i miei movimenti, poi anche lui si toglie gli slip; appare un cazzo non enorme ma dritto, con una bella cappella, che si sta indurendo. I coglioni sono grossi e pieni.
Io sono eccitatissimo, mi sdraio su di lui e cominciamo a baciaci e toccarci. Come aveva promesso, non ha inibizioni,continua a baciarmi e si lascia toccare ovunque, anche nel buchino. Io mi godo questo corpo giovane e tonico, i suoi muscoli tesi e gonfi: da tanto, tantissimo tempo non scopavo con un ragazzo così bello.
Appena giunge un momento di pausa, mentre entrambi rifiatiamo, mi sussurra: "Se vuole, possiamo prendere un preservativo."
Se voglio? Ma certo che sì. Mi allungo sul comodino, dove li avevo preparati. Ne apro uno; lui si è messo in ginocchio davanti a me, con il cazzo duro e svettante, come aveva promesso. Glielo infilo, sorridendo; poi mi sdraio e apro le gambe. E' lì, di fronte a me. Gli dico: "Hai mai inculato un uomo?"
"Solo la mia ragazza."
"Quindi sai che devi fare piano."
"Non si preoccupi"
Appoggia la punta, piano, e mi guarda; poichè non mi lamento comincia a scivolare dentro di me, e poi a scoparmi. E' un po' rozzo, ma ci sa fare; il cazzo entra ed esce e mi fa godere. Ha smesso di baciarmi, concentrato com'è nella penetrazione; si regge sulle braccia e vedo il suo addome che si tende, mentre il bacino bascula e il suo cazzo mi penetra. Alzo le gambe per godere di più, mi lascio andare.
Con un verso gutturale e improvviso, viene. Sento l'ultima spinta e vedo la contrazione delle sue pupille.
Poi esce, e si toglie il preservativo. Mi guarda, nudo,in mezzo alla stanza.
E' tutto.
Ci rivestiamo e torniamo di là. Gli offro un bicchiere d'acqua, che rifiuta, e lo ringrazio. Mi chiede se l'insufficienza è recuperata, e gli dico di sì.
Sulla porta mi dice: "Ci vediamo lunedì, allora."
"A lunedì."
Muove qualche passo, poi si ferma di scatto e si volta. "Anche Thomas è disposto a recuperare le sue insufficienze." E scompare alla mia vista, dietro la tromba delle scale.
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