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Storia di un ragazzo Cap.1 - Fabrizio


di Marmarpe
19.01.2016    |    9.598    |    4 9.3
"Ciao a tutti, faccio una piccola premessa..."
Ciao a tutti, faccio una piccola premessa. Questa è una storia a puntate, la storia di un ragazzo innamorato, la storia di un ragazzo di provincia.

Marco era un ragazzo come tanti, 26 anni tutti passati nelle provincia abruzzese. La sua vita era sempre stata il giusto equilibrio tra alti e bassi. Tanti momenti in cui credeva di poter conquistare il mondo, ma anche tanti momenti di disillusione, in cui tutto sembrava perduto, in cui aveva dovuto ricominciare da zero. Era sempre stato bravissimo a scuola, una persona molto colta che sapeva sempre tutto di ogni argomento. Eppure aveva lasciato quasi subito l'università e, dopo diverse esperienze lavorative più o meno fallimentari, era riuscito a diventare il geometra di un'impresa di costruzioni del suo paese e questo lavoro lo appagava e lo faceva sentire bene. Anche la sua vita sentimentale era stata in costante bilico tra il nulla e la serenità. Sapeva di essere gay da moltissimo tempo, forse già dai tempi delle medie, quando aveva cominciato a masturbarsi in bagno pensando ai suoi compagni di classe in mutande negli spogliatoi durante le ore di educazione fisica. Eppure non aveva mai vissuto a pieno la sua vita gay. Nessuno aveva mai saputo di lui e quei pochi incontri che aveva avuto erano avvenuti grazie alle chat o grazie a quei weekend nei locali romani che ogni tanto si concedeva in solitaria. In fondo non aveva mai sentito l'esigenza o la necessità di un coming out. Stava bene così. Anche se spesso era preso da certe voglie di fare sesso che gli sembrava di impazzire. Era un bel ragazzo. Non più alto di 1,70, magro ma non magrissimo, con i muscoli al punto giusto, capelli biondi e due occhi verdi che avevano fatto innamorare tante ragazze. Sapeva di piacere e questo lo faceva stare bene, lo faceva sentire sicuro.
Quell'estate del 2013 Marco la stava passando come al solito al lavoro, in attesa delle tanto agognate due settimane di ferie e, tra un cantiere e l'altro, finalmente arrivarono. Non sarebbe andato da nessuna parte, nessuna vacanza, eppure si sentiva felice. Forse perché aveva il presentimento che quella sarebbe stata un'estate che non avrebbe dimenticato facilmente.
Quella sera aveva deciso di dedicarsi al relax, qualche sigaretta, una birra, un bel film e niente di più. Viveva solo da quasi un anno, quindi poteva starsene in santa pace senza nessuna rottura. Però mancavano le sigarette, quindi, dopo qualche imprecazione, decise di scendere al bar sotto casa per comprarle. Un piccolo bar di periferia, frequentato quasi solo da vecchi ubriaconi o dai soliti patiti e malati di slot machines. Entrò, chiese un pacchetto di marlboro light, pagò ed uscì. Uscendo però, mentre stava per prendere la strada di casa, sentì una voce che lo chiamava:" Marco!". Si voltò e lo vide lì, seduto ad un tavolino con un bicchiere di birra tra le mani, la testa bassa e gli occhi persi nel vuoto. Era Fabrizio, un suo vecchio conoscente, un uomo di quasi 45 anni, nato e cresciuto nel suo quartiere. Era stato il titolare di un'impresa edile molto importante, andata fallita a causa della crisi. Marco lo conosceva bene, era cresciuto con i suoi fratelli. Lo aveva sempre visto come un uomo forte e spavaldo e vederlo così, ubriaco e depresso, gli fece un certo effetto. Fabrizio era sposato, aveva 3 figli e Marco non lo aveva mai trovato particolarmente attraente. Alto all'incirca 1,75, robusto, barba incolta, un po' rozzo. Molto lontano da lui e dal suo giro di frequentazioni. Rispose subito alla sua chiamata:" Ohi, Fabri, che ci fai qui tutto solo?" "Mah, bevo un paio di birre. Anzi forse ne ho bevute già una decina. E non ho nemmeno i soldi per pagarle", rispose Fabrizio, tradendo nella voce l'ormai altissimo livello di alcool nel sangue. "Lascia perdere", gli disse Marco, ci penso io. Entrò di nuovo nel bar, si avvicinò alla cassa e pagò tutte le consumazioni di Fabrizio. Uscì e Fabrizio era in piedi lì davanti al bar. Barcollava e aveva gli occhi lucidi. Vestito in maniera improbabile, con un paio di pantaloncini ed una canottiera. "Grazie, non dovevi", disse a Marco. "Ma figurati, consideralo un prestito. Anzi, dato che non ti vedo molto in forma, vuoi che ti accompagni a casa?". "No, dai", disse Fabrizio, "faccio quattro passi". "Ok, dai, faccio quattro passi con te allora", fece Marco. Camminarono per un po' fino a quando Fabrizio non si buttò su una panchin, ormai completamente ubriaco. Marco si sedette vicino a lui e Fabrizio cominciò a raccontargli tutto suoi problemi, appoggiando la sua testa sulla spalla di Marco. Ci fu un attimo di silenzio è un po' di imbarazzo. Marco si scostò un po' ma Fabrizio si attaccò di nuovo a lui. Quella zona era deserta, non c'era anima viva. Fabrizio guardò Marco negli occhi e lo baciò sulle labbra. Marco si ritrasse imbarazzato "Fabri che fai, sei ubriaco". Ma a Fabrizio le parole di Marco non importavano. Afferrò Marco e lo portò a sé lo baciò di nuovo con una tale forza che a Marco mancò il respiro. Gli esplorava la bocca con la lingua, sembrava impazzito. Marco sentiva il suo odore, un mix di alcool, di sudore e di maschio e si sentiva svenire. Si baciarono per 10 minuti, in un modo in cui Marco non era mai stato baciato. Fabrizio aveva voglia di scopare, questo Marco lo aveva capito, perché continuava a toccargli il culo e a toccarsi il pacco. E così Marco si divincolò. Cercò di scappare ma Fabrizio lo afferrò per un braccio, lo portò dietro alla panchina e gli tirò giù i pantaloni. In un attimo si liberò il cazzo dai pantaloncini, non indossava nemmeno le mutande. Pierò Marco contro la panchina e lo penetrò con una forza tale che a Marco sembrò di essere aperto in due. Fabrizio ansimava come un animale e urlava contro Marco:" troia, dammi il culo. Voglio solo il tuo culo. Ho bisogno del tuo culo." Il tutto durò solo pochi minuti. Fino a quando un mare di sborra inondò il culo di Marco. In un attimo Fabrizio tirò fuori l'uccello, si ricompose e se ne andò. Marco rimase lì, con le gambe che gli tremavano. Trovò la forza di ricomporsi e di tornare a casa. Fece una doccia e si mise a letto. Si sentiva in colpa, non per esser stato lui a seguire Fabrizio. Si sentiva in colpa perché tutto quello che era successo gli era piaciuto. Gli era piaciuto essere baciato da Fabrizio. Gli era piaciuto essere scopato così da lui. E fu costretto a maaturbarsi. Quando stava per prendere sonno il suo telefono vibrò. Un sms. Era di un numero che non aveva in rubrica. "Scusami, non ho potuto farne a meno, ne avevo troppa voglia. Hai un culo fantastico. Ti posso rivedere? Fabrizio".
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