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Dino il macedone


di Marmarpe
29.03.2017    |    3.813    |    2 8.7
"Adesso io ero ancora lì, a pecora, con la sborra di Francesco che mi usciva dalla bocca, la faccia di Dino sprofondata nel mio culo e Franco che mi chiedeva..."
Da diversi mesi lavoravo in un bar della mia città. Mi trovavo bene, gli orari mi piacevano e il lavoro non era un granché faticoso. La clientela poi, quasi tutta maschile, mi piaceva e non mi aveva mai dato problemi. Dopo un paio di settimane dall'inizio del mio lavoro lì, cominciò a frequentare il bar un uomo sulla cinquantina. Era il classico tipo che, se lo avessi incontrato per strada, probabilmente non l'avrei nemmeno degnato di uno sguardo: alto non più di 1,70, capelli brizzolati, barbetta bianca incolta, pancia prominente e con una bottiglia di birra sempre in mano. Insomma, il classico tipo un po' trasandato. Dopo un po' di tempo che frequentava il bar, cominciammo ad entrare un po' in confidenza, dato che lui passava interi pomeriggi a scolare birre e a giocare alle slot machines. Seppi così che si faceva chiamare Dino, che era originario della macedonia è che era separato dalla moglie che lo aveva lasciato appena arrivati in Italia, preferendogli un signore italiano più giovane e sicuramente più ricco di lui. Seppi anche che aveva due figli della mia età che erano rimasti con la madre e che vedeva di rado. Ecco, se l'avessi incontrato per strada probabilmente non l'avrei degnato di uno sguardo, eppure lì, quel suo modo di fare, il suo modo di parlare e di raccontarsi me lo faceva apparire così uomo che cominciai a rimanerne affascinato. Lui sembrava avere una predilezione per me: i miei colleghi ed il mio titolare mi raccontavano che chiedeva sempre di me e che si informava sui miei turni per poter essere al bar quando c'ero io a lavorare. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Anch'io speravo ogni giorno di vederlo entrare e non vedevo l'ora di sentire la sua voce, di ascoltarlo parlare e di sentire l'odore del suo dopobarba. E così una sera in cui ero particolarmente eccitato, a casa mi sorpresi a fantasticare su di lui. In un attimo mi presi il cazzo in mano e cominciai a masturbarmi pensando alle sue mani grosse e forti che mi esploravano il corpo, alla sua lingua che mi lavorava il buchetto e al suo uccello che violava la mia bocca. In pochissimo tempo esplosi in una sborrata memorabile. Questo episodio mi turbo parecchio; mai mi sarei aspettato di poter avere delle fantasie su di lui. Il giorno dopo lo vidi di nuovo al bar e stavolta lo vedevo davvero con occhi diversi. Continuavo ad avere davanti agli occhi le immagini che tanto mi avevano eccitato la sera prima ed ero imbarazzato anche solo a guardarlo negli occhi. Una cosa però adesso mi era chiara: lo desiderano, ormai non c'erano più dubbi! Passarono alcuni giorni finché arrivò una sera in cui io avevo il turno serale. Quella sera Dino era lì e aveva già scolato diverse birre. Era particolarmente alticcio, tanto che non l'avevo mai visto in quelle condizioni. Mentre lavoravo i nostri sguardi continuavano ad incrociarsi e ogni volta io sentivo il fuoco salirmi fino alla testa. Finalmente finii il mio turno, non vedevo l'ora di correre a casa a segarmi pensando a lui, stava diventando una vera e propria ossessione. Chiuso il bar, mi incamminai velocemente verso la mia auto che avevo parcheggiato in un vicolo vicino. Mentre camminavo vidi Dino fermo sul marciapiede con la sua bottiglia di birra in mano. Lo salutai e feci per proseguire. Ma lui aveva voglia di parlare e così si offrì di accompagnarmi alla macchina. Continuammo a parlare fino a quando giunsi a destinazione. "Ok, sono arrivato, ci vediamo domani", gli dissi. Lui mi guardò senza dire una parola e io non riuscii a sostenere il suo sguardo. Avevo paura che potesse accorgersi di quanto lo desideravo. Aprii la macchina e feci per entrare ma lui mi bloccò per un braccio. Io mi voltai di scatto e lui mi baciò. Cercai di oppormi ma non ci riuscii, forse perché lo volevo troppo. La sua lingua si fece spazio nella mia bocca e la esplorò in maniera violenta. La sua bocca sapeva di birra ma la cosa mi eccitò ancora di più e così ricambiai il suo bacio. Dopo un po' però tornai in me e mi resi conto che eravamo in mezzo alla strada:" fermati, può vederci qualcuno", protestai. Lui mi guardò e rispose:" ti aspetto tra un'ora al circolo, vieni e non te ne pentirai"! Detto questo estrasse dalla tasca un pacchetto e me lo porse: "metti questo prima di venire!" E se ne andò. Il circolo era un piccolo locale vicino al bar dove si ritrovavano uomini di tutte le età per chiacchierare, giocare a carte o guardare le partite. Non capivo perché mi avesse dato appuntamento proprio lì. Tornai a casa, feci una doccia e aprii il pacchetto che Dino mi aveva dato: era un perizoma nero di pizzo. Allora tutto mi fu chiaro e la paura cominciò a farsi strada in me. Non sapevo chi e quale situazione avrei trovato al circolo, ma avevo così voglia di lui che alla fine, dopo essermi depilato completamente e aver indossato il perizoma decisi di andare. Arrivato sul posto vidi Dino fuori dal circolo ad aspettarmi:" allora, sei pronta?" Mi chiese con quel suo accento dell'est che tanto mi eccitava. ""Sono pronta!" Risposi. Mi prese per mano e mi condusse all'interno. C'erano due sole persone all'Interno, entrambi clienti del bar, che quindi conoscevo bene. Uno era Franco, gestore del circolo: un uomo di 45 anni separato e con 3 figli. Anche lui spesso aveva alimentato le mie fantasie: aveva tatuaggi ovunque, due splendidi occhi azzurri e un torace villoso che spesso metteva in evidenza indossando delle t shirt molto scollate. L'altro era Francesco, un ragazzo sulla trentina che conoscevo meno: capelli rasati, barba incolta e atteggiamenti da spalvaldo.
Non feci in tempo a pensare a quello che sarebbe successo, perché Dino, in un attimo cominciò a spogliarmi, lasciandomi in perizoma. Gli altri due si avvicinarono subito a me, spogliandosi in un attimo. Fu Dino però ad aprire le danze. Mi fece inginocchiare e, dopo essersi spogliato, mi mise il cazzo in bocca. Il suo cazzo era proprio come lo avevo sognato: molto largo e venoso, emanava un odore di uomo da far perdere la testa. Mi abbandonai completamente a lui e cominciai un pompino magistrale. Per troppo tempo avevo desiderato quell'uomo e cominciai a succhiargli il cazzo come se avessi voluto prosciugarlo. Dino cominciò ad ansimare forte e io cominciai a massaggiargli le palle, anch'esse gonfie e pelose. Lo guardavo negli occhi mentre lo succhiavo e riuscivo a leggere tutta la sua eccitazione. Dopo un po' però, anche gli altri due cominciarono a reclamare le mie attenzioni e così mi staccai a malincuore dal cazzo di Dino e presi in bocca quello di Franco. Un cazzo non molto lungo ma comunque di notevoli dimensioni. Lui fu più brutale di Dino: mi afferrò per le orecchie e mi scopò la gola con una tale forza che mi costrinse a fermarmi più volte per poter respirare. Dino nel frattempo si era spostato dietro di me, mi aveva sollevato il culetto mettendomi a pecorina. Scostò il perizoma con le dita e affondò la sua lingua sul mio bucherei. Non riuscii a trattenere più i miei gemiti: stava pomiciando col mio culo, ci salve fare davvero, sembrava volesse succhiare ogni parte di me. L'altro ragazzo, Francesco, approfittò del momento e mi tappò la bocca col suo uccello: il suo era il più grande dei 3 ma sicuramente non era il più esperto. Infatti dopo solo alcuni minuti di pompino mi sborrò in bocca, mi fece ingoiare tutto e corse a sedersi sul divano per gustarsi il resto della scena. Adesso io ero ancora lì, a pecora, con la sborra di Francesco che mi usciva dalla bocca, la faccia di Dino sprofondata nel mio culo e Franco che mi chiedeva di leccargli le palle. Dopo alcuni minuti Dino si staccò dal mio buchetto, ormai completamente bagnato e puntò il suo uccello pronto a deflorarmi. In un attimo mi fu dentro e cominciò a scoparmi in un modo animalesco. Si appoggiò col suo corpo alla mia schiena e sentii i peli sudati del suo petto contro di me. Le sue palle sbattevano contro le mie natiche e quel rumore accresceva ancora di più la mia eccitazione. Avevo ancora il perizoma e Dino mi stava scopando così, mentre Franco aveva ripreso a fottermi la bocca. Anche lui non resse più e mi riempì la bocca del suo caldo nettare, raggiungendo Francesco sul divano. Dino invece non mollava la presa: continuava a scoparmi il culo da dietro tenendomi per le spalle, sembrava indemoniato. Si fermò solo un attimo per condurmi vicino ad un tavolo. Mi fece sdraiare a pancia in sù, mi allargò le gambe ed entrò di nuovo in me, ricominciando a stantuffarmi per bene. Finalmente potevo ammirare quell'uomo che tanto avevo desiderato. Era completamente sudato ed eccitato come un maiale. Gli accarezzai il petto villoso e lo pregai di farmi suo. Lui continuava a scoparmi e a ripetermi:" sei la mia cagna!", fino a quando lo sentii aumentare il ritmo ancora di più. Ebbi la percezione del suo cazzo che si gonfiava dentro di me fino ad esplodere in una sborrata memorabile che mi farcì completamente. Si accasciò su di me e io mi inebriai ancora del suo odore di uomo. Poi si rialzò, scese dal tavolo e mi sollevò le gambe mettendo in mostra il mio culetto grondante della sua sborra. Gli altri due si erano avvicinati per ammirarlo. Dino affindò ancora la faccia tra le mie natiche e leccò la sua stessa sborra. Si avvicinò poi alla mia bocca e lentamente la fece colare sulla mia lingua. Adesso ero realmente appagato: volevo sentire anche il suo sapore. Un sapore che non avrei più dimenticato.
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