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Gay & Bisex

Tommaso, Luca & Nicola - 9


di Marcus95
27.03.2022    |    4.353    |    12 8.7
"Ma non tira fuori nessuna corda..."
Capitolo 9: Visione



Ecco la verità. Io mi blocco sul posto e mi rimetto seduto dopo aver posizionato la giacca sulla sedia. Come fa a conoscermi da mesi? Io ho iniziato la palestra da una sola settimana, non può conoscermi da mesi, è impossibile. Lo guardo con un’aria interrogativa. Lui non è contento di parlare di ciò e gli si legge in faccia. In qualche modo sono riuscito ad ottenere la verità anche se sarà dura da reggere.

«Io ti conosco da mesi» ripete come se non avessi sentito.

«In che senso?» Chiedo cercando di capire il maggior numero di cose possibili.

«Io ormai ti conosco da sei mesi» dice calmo. Non mi guarda in faccia ma guarda il drink che ha davanti. «Per la prima volta ti ho visto alla partita del tuo caro amico Federico. Io ero sugli spalti non molto lontano da te. Avevo un amico che giocava nella stessa squadra di Federico che conosco e non gli sono mai andato a genio»

«Come?» Chiedo interrompendolo. «Tu conosci Federico?»

«Ci siamo parlati qualche giorno solo perché avevamo un amico in comune nulla di che, ma lasciami finire e non interrompere» dice duro. Per lui non deve essere facile raccontare la storia. Io rimango fermo ed in silenzio e aspetto il seguito della storia. «Come dicevo prima, ti ho visto sugli spalti e qualcosa in me è scattato. Un sentimento profondo nei tuoi confronti. Non so neanche io il perché. È solo una cotta passeggera, mi dicevo, ma non è andata come speravo. Non era solo una cotta, era puro amore sessuale. Ti ho cercato sui social e ti ho trovato in meno di dieci minuti. Avevo solo un problema: Tommaso. Lui era la persona da fare fuori. Ho chiamato anche delle persone in modo da inscenare un teatrino per provocare la rottura della relazione ma il giorno stabilito ho capito quanto in realtà sia importante quella persona così ho deciso di farmi da parte e di osservarti da lontano. L’unico modo per passare inosservato era sorvegliare una persona a te vicino: Federico, ma lui non è mai stato molto collaborativo»

Si blocca un momento e beve dal suo bicchiere. «Lui ha iniziato ad andare in quella palestra dove poi sei andato anche tu. Lì ho conosciuto Marco. Dopo neanche due giorni Tommaso è venuto in palestra per prendere Marco ed andare al ristorante. Sono solo buoni amici, ma Marco mi sarebbe tornato molto utile. La cosa bella è che Tommaso aggirava Marco della vostra relazione e io rubavo il telefono di Marco dallo spogliatoio e leggevo i messaggi. Lui non si è mai accorto di nulla quindi tutto era sotto controllo. Un giorno leggo un messaggio molto bello da parte di Tommaso. Esso diceva che tu saresti andato in palestra sotto le direttive di Marco ma non doveva uscire che fossero amici. Poi sei arrivato tu in palestra e sai quello che è successo. Ora prima di trarre delle conclusioni affrettate, fammi dire che io non centro nulla con la vostra rottura. So che è a causa mia che vi siete lasciati ma non era niente di voluto e quella mattina passavo veramente per caso sotto casa vostra.»

Nicola smette di parlare e io lo guardo rimuginando su tutto quello che mi aveva detto. Sono sotto shock. Non posso credere d’esser stato stalkerato per così tanto tempo. Lui mi ha spiato dalla partita. Sono effettivamente sei mesi che lui continua a starmi dietro. Ma ora che è riuscito ad arrivare a me, cosa vuole realmente da me?

«Non ti nascondo il fatto che sono sconvolto da questa cosa. Tu mi stai quasi letteralmente osservando da sei mesi. Ma la domanda rimane la stessa. Che cosa vuoi effettivamente da me?» Chiedo sapendo già la risposta.

«Devo essere sincero?» Chiede.

«Sì, altrimenti me ne vado e non mi vedrai mai più» dico fermo. Non voglio essere preso in giro. Devo accertarmi che lui è fuori da tutto ciò che è successo con Tommaso. Lo guardo, lui ha un viso fermo e scolpito che fa trapelare tutta la sua ansia verso di me. Ma che si sta tenendo dentro?

«Voglio il posto di Tommaso» dice duro.

Io rimango ancora una volta shoccato da quanto sentito. Non era questa la risposta che immaginavo. Mi sarei aspettato una relazione ma non avrei mai detto che avrebbe tirato fuori il nome di Tommaso. Come osa! Qui giochiamo con le mie regole e non con le sue.

«So cosa stai pensando e stai andando fuori strada» si affretta a dire. «Devi credermi quando ti dico che non centro nulla con la fine della vostra relazione. È stato un caso. Io volevo solo essere tuo amico poi mi si è presentata un’altra occasione che ho colto e vedo che tu non ti sei tirato indietro.»

«Taci per favore» dico duro. Non voglio sentirlo in questo momento. Sto pensando a cosa fare. Guardo fuori dalla finestra e vedo le luci della città. Bella e scintillante. Posso davvero lasciarmi andare con questo ragazzo? Posso entrare nella sue sfumature? Forse è meglio parlare con Federico prima e poi decidere. No, devo fare una pausa da Nicola. Questa è la cosa essenziale, poi prenderò una decisione con lucidità. Adesso non ne sono in grado.

Lui mi guarda senza dire una parola. All’improvviso vedo che si slaccia la cravatta e se la toglie. Si slaccia i primi bottoni della camicia e si vedono i suoi pettorali. Io lo guardo carico di desiderio. Ma che sta facendo adesso? Lui sorride vedendomi arrossire.

«Ti sto eccitando?» Chiede soddisfatto.

«Sì» dico senza pensare.

«Beh allora vieni a casa con me e vedrai fin dove posso arrivare. Dammi una chance»

Rifletto molto attentamente. Sono realmente pronto per il sesso sfrenato di Nicola? Mi eccita troppo questo ragazzo per dire di no.

«A una condizione: io torno in camera mia per dormire» dico serio. Non voglio fare altro che sesso in quella stanza.

Lui ci pensa e conferma con la testa. Si alza e mi tende la mano. Non la prendo e mi alzo da solo.

«So camminare» dico mentre gli passo vicino e mi dirigo verso gli ascensori. Lo chiama ed entriamo quando arriva.

***

Vedo la sbarra di metallo. Faccio per piegarmi quando una coppia entra nel nostro stesso ascensore. Mi metto bene in piedi e faccio finta di nulla. Nicola è vicino a me e lo vedo che è agitato. Avrebbe tanto voluto sculacciarmi. Decido di provocarlo. Mi tolgo la giacca e la lancio addosso a Nicola. Lui la prende e mi guarda male, non sa cosa ho in mente.

Mi slaccio il primo bottone della camicia. Gli occhi di Nicola sono fissi sulle mie mani che piano piano sbottonano tutta la camicia. La apro mostrando il mio addome e il mio petto. «Che caldo!» dico in giustificazione delle mie azioni davanti alla coppia. La ragazza mi guarda e mi fa l’occhiolino. Nicola ha la bocca asciutta. Mi guarda con desiderio ma non può fare un passo.

Io sorrido beffardo e l’ascensore si ferma. Le porte si aprono e usciamo dirigendoci verso la macchina. Saliamo e Antonio guida il più in fretta possibile verso casa. Nicola mi guarda con occhi vogliosi. Credo che riceverò una punizione per come mi sono comportato in ascensore ma non può farmi male.

Arriviamo a casa e lui mi fa scendere con premura. Mi porta dentro e mi fa salire le scale a due gradini alla volta.

«Nicola, non riesco!» dico inciampando, ma lui mi tira e mi porta in camera sua.

Una volta dentro chiude la porta e mi ci sbatte contro. Mi bacia con furia assaporando ogni angolo della bocca. Mi toglie la camicia e la getta sul pavimento. Mi toglie anche le scarpe e i pantaloni. Rimango in boxer davanti a lui. Lui mi contempla e io sorrido. Mi prede di forza e mi butta sul letto. Mi sculaccia con forza e io tiro un urlo d’eccitazione e di dolore.

«Ti sta bene» dice. Si toglie giacca, camicia, scarpe e pantaloni. Rimasto anche lui in boxer si avvicina a me e mi bacia il collo. Succhia facendomi eccitare. Sento anche i suoi denti sulla mia pelle che grattano. Domani avrò un grande segno, ma non mi importa.

Si alza dal letto e va all’armadio delle corde. Ma non tira fuori nessuna corda. Si avvicina e mi fa alzare. Sono in piedi sul suo letto. Sopra c’è lo stesso quadrato. Lo guardo e capisco cosa farà. Con un meccanismo telecomandato lo abbassa e mi lega i polsi ai buchi con delle manette. Sento la circolazione andarsene dalle mani. Essendo verso il fondo del letto con delle corde mi lega le caviglie al brodo. Non posso più muovermi. Questo ha visto troppi video hard penso tra me. Una sculacciata mi riporta al presente.

Lo guardo mentre si avvicina al mio corpo e mi bacia le caviglie. Delicatamente sale per tutta la gamba e arriva ai boxer. Si sposta e va all’altra caviglia. Vuole farmi eccitare in questa posizione. Beh c’era già riuscito senza dover fare tutte queste cose. Bacia tutta l’altra gamba e quando ha finito al posto di concentrarsi sul mio inguine dove sento la mia erezione premere contro il tessuto, si sposta e si fa vicino. Mi bacia, la sua bocca sulla mia.

«Ti piace?» Sussurra.

«Come non potrebbe» dico eccitato dalla scena.

Lui ride e mi bacia il collo passando sui segni lasciati poco prima. Arriva alle spalle e con il naso mi accarezza i peli delle ascelle. Poi si sposta sul mio petto prendendo un capezzolo tra i denti e mordendo piano. Lo stuzzica con la lingua e con i denti. La sua mano va sul mio sedere e lo stringe forte. Io gemo sonoramente e butto la testa indietro. Passa all’altro capezzolo con la bocca e fa lo stesso trattamento. Sento qualcosa di umido sulla cappella. La mia eccitazione si sta facendo notare. Anche Nicola lo nota dato che mi ha bagnato i boxer. Me li abbassa e prende in mano la mia erezione.

La sua mano sfrega la cappella facendomi urlare dall’eccitazione. Godo sotto il suo tocco violento, aggressivo, animalesco. Lui continua fino a quando non vede che sono al limite. Mi divincolo da tutte le parti ma non riesco a muovermi. Molla l’erezione e si concentra sulle palle prendendole in mano e premendo leggermente. Sento il mio corpo che va a fuoco. L’erezione mi fa male da quanto sono eccitato. Voglio venire al più presto.

Lui con la lingua lecca il taglio della cappella e indugia molto sul frenulo. Io non sopporto più un eccitazione del genere. Sento le manette appese al soffitto emettere dei rumori metallici. Nicola tra le mie gambe non mi da tregua. Fa entrare la mia erezione in bocca prendendola tutta. Con affondi precisi e forti vengo urlando il nome di Tommaso. Lui beve tutto e alza lo sguardo.

I suoi occhi sono azzurri ma in quel momento emanavano vendetta. Inizio ad avere paura. Si alza e mi slega le mani. La circolazione ritorna nelle braccia. Mi slega anche le caviglie e mi butta sul letto con uno spintone. Io cado e atterro sul morbido. Sale sopra di me e mi gira. Mi prede per i fianchi e li alza mettendo in mostra il mio buco. Con la mano aperta mi sculaccia nervosamente. Questa volta sento dolore e basta. Si toglie i boxer e senza prendere il preservativo mi penetra come un matto.

«Ahi! Fermati!» urlo ma non mi ascolta. Con spinte decise e forti mi entra dentro riempiendomi.

«Non voglio sentire il nome di quello!» Dice urlando mentre mi penetra selvaggiamente. Inizio a piangere. Non posso sopportare oltre. Cerco di voltarmi ma mi tiene fermo. Viene dentro di me urlando il mio nome.

In quel momento gli tiro una gomitata sullo sterno e scappo via. Apro la porta e percorro il corridoio fino a camera mia. Entro e mi chiudo a chiave. Lui arriva velocemente e picchia contro la porta.

«Luca! Fammi entrare! Non era vero! È uno scherzo!» continuando ad urlare ma io non lo ascolto. Sono vicino alla porta sdraiato per terra a piangere della mia sorte. Nicola non fa bene alla mia vita. La sua è solo una rivincita contro Tommaso. Non mi ha detto la verità. Sento ancora Nicola bussare per dieci minuti, poi torna in camera sua.

Io rimango per terra con il sedere dolorante e il cuore spezzato ancora una volta da un ragazzo. Voglio solo andare a casa senza voltarmi.

***

È notte fonda e il mio piano è pronto. Ho preparato gli scatoloni con tutte le mie cose. Apro la porta piano e porto giù tutte le mie cose. Ritorno in camera mia e lascio un biglietto a Nicola. “Mi sono fidato ma non voglio essere il tuo schiavo sessuale per la rivincita di Tommaso”.

Esco dalla camera e chiudo la porta. Al piano inferiore trovo Antonio che mi guarda pronto a partire. Gli avevo mandato un messaggio. Il numero era su un foglio nella camera da letto. Forse lo aveva lasciato lui per ogni evenienza. Carica le cose sulla macchina e partiamo. Mi porta a casa di Federico.

Quando arriviamo mi aiuta a scendere e a scaricare i bagagli.

«Non è colpa sua» dice piano.

«Lo so» dico senza neanche riflettere. È colpa sua invece.

Suono a Federico e mi apre. Lo avevo avvertito del mio arrivo mentre ero in macchina. Antonio porta su gli scatoloni e se ne va per sempre.

Io guardo Federico e scoppio a piangere buttandomi per terra. Lui si fa vicino e mi abbraccia. Un abbraccio forte che solo un amico sa dare. Mi culla lentamente e con una mano mi accarezza i capelli. Rimaniamo lì per almeno mezz’ora ma io ne ho bisogno. Volevo scappare da Tommaso e sono finito con Nicola, un sadico. Ora ritorno da Federico, l’unico che non mi ha mai deluso. Solo qualche incomprensione ma l’ho superata.

Sento il suo calore, un calore amichevole e non sessuale. Ho bisogno di una persona che non mi vede solo per il sesso. Nicola sarà furioso ma ho pagato Antonio per non dire dove mi ha portato. Almeno avrò un po’ di tempo di vantaggio per scappare mentre lui fa le ricerche. Resterò solo qualche ora in questa casa, poi tornerò da mia madre. Mi manca così tanto. Non riesco a vivere senza di lei. Non la vedo da troppo tempo.

Piango tra le braccia di Federico. Mi vengono in mente molte scene, troppe. Tutte passate con Tommaso e Nicola. Alzo lo sguardo sul mio migliore amico.

«Come ho fatto a non ascoltarti» dico tra le lacrime. Lui non dice nulla perché sa quanto sono dispiaciuto.

***

Mi sveglio qualche ora dopo e mi guardo attorno. Sono al sicuro nell’abbraccio di Federico. Mi sento protetto nel suo abbraccio. Il sedere non mi fa più così male ma non so cosa gli sia preso a Nicola. Cosa ha contro Tommaso? Cosa hanno tutti contro di lui? Io sono libero ora. Mi alzo e vado in cucina. Faccio una bella colazione e Federico mi sta accanto. Adoro quando fa così. È una persona speciale. La voglio nella mia vita, è un pilastro fondamentale, per questo voglio che Tommaso si fidi di lui, volevo. Ho voglia di tornare a casa dai miei genitori ma non sarà così facile. Non ho la forza di dirgli che le due relazioni sono andate male. Già stavo male per la prima ma ora sto male anche per la seconda. Nicola ha rappresentato un secondo amore fugace.

Si è comportato malissimo nei miei confronti ma quello che abbiamo provato, quello che è stato detto rimane. Anche il sesso fatto è stato speciale. Troppo sadomaso per i miei gusti, ma non mi ha neanche lasciato dire le safe words. Non è uno molto informato. Io ho cercato di fare del sesso sadomaso con Tommaso ed è stato perfetto nel nostro piccolo.

Smetto di pensare altrimenti mi distruggo. Federico non mi molla mai. Mi sta sempre accanto. Dopo colazione parliamo un po’ e gli racconto tutto quello che ho fatto con Nicola, della casa dove viveva e tutto il resto.

Lui mi ascolta senza dire nulla. Non vuole giudicare, non oggi almeno. Mi sento sollevato da ciò. Mi alzo dal tavolo e vado verso le mie cose. Federico mi porterà a casa. Ha un macchina. Scendiamo e mi aiuta a caricare le cose in macchina.

***

Dopo pochi minuti sono a casa mia. Mia madre mi corre in contro e io la abbraccio forte piangendo. Saluto Federico nella foga e corro in casa.

Io e mia madre parliamo di come sono andare le cose. «Vedi, io non ho fatto nulla, Tommaso ha frainteso e credo ci sia lo zampino di Nicola» dico dopo aver spiegato tutta la storia.

«Sono impressionata da ciò che ti ha fatto. Anzi che ti hanno fatto. La delusione di Tommaso. Era il ragazzo perfetto e guarda dove ti ha condotto. Nicola non lo conosco quindi non posso dirti ma qui sei stato tu uno sciocco che si è immischiato in una cosa troppo grande per lui. Però non ti doveva trattare in quel modo. Sono allucinata da quel mondo. Tutto non ruota attorno al sesso, ragazzi dovete capirlo» dice leggermente provata dalla storia raccontata.

Si rilassa sul divano e io ne approfitto per tornare in camera mia. Tutto è come è stato lasciato l’ultima volta. I miei libri, le mie matite colorate. Non è stato toccato nulla. C’è anche la mia divisa degli scout. Tutto questo mi riporta indietro nel tempo ma io non posso tornare indietro. Devo andare avanti. Non mi devo pentire di quello che ho fatto. Sono stati dei tremendi errori. Tommaso non è stato un errore. Con lui era amore, un forte amore che non proverò mai con nessun altro.

Nicola è stato un errore. Volevo solo sfogarmi e l’ho fatto con lui. Non dovevo e me ne rendo conto ma ora devo alzare la testa e guardare avanti. La mia famiglia mi starà vicina. Mia madre bussa alla porta di camera mia e mi avverte che il pranzo è pronto. Vado in cucina e vedo che mio padre è rientrato dalla passeggiata. Mi saluta contento ma non accenna alla mia storia.

Dice solo che gli dispiace per Tommaso dato che lo stava sopportando bene. Mio padre è migliorato da quel punto di vista. Tommaso era una persona qualunque per lui, non del tutto dato che stava con me, ma almeno l’omosessualità non era più un problema per lui.

Adoro la mia famiglia, so che mi staranno sempre accanto. Ritorno alla mia vita normale. Sistemo tutte le cose e non vedo via di scampo se non chiudermi in me stesso.

***

I giorni passano lenti e noiosi.

***

Dopo 2 settimane chiuso in casa decido di andare fuori a prendere una boccata d’aria. Esco da solo e passeggio per la cittadina. Non è molto grande ma l’aria fresca mi fa bene. Le macchine passano indisturbate vicino a me, esattamente come i pedoni. Nessuno mi chiede nulla, nessuno sembra accorgersi di me. Vedo una macchia scura venire verso di me e mi sorpassa. Una frenata brusca e le gomme che scivolano sull’asfalto. L’Audi nera arriva vicino a me. La porta si apre e le braccia di Nicola mi prendono al volo e mi tirano nella macchina che parte sgommando.

«Dove credevi d’andare?» mi chiede lui gentile.

«Lasciami! Tu mi hai menato, non sei innamorato di me» dico urlando. Cerco aiuto guardando Antonio ma lui non è alla guida della vettura. Lo ha licenziato perché mi ha aiutato a scappare. Come diamine può aver fatto una cosa simile?

«Lo hai licenziato?» chiedo furioso.

«No Luca, è a casa» dice calmo. Cosa pensa di ottenere.

«Ti devo parlare con calma» dice Nicola guardandomi.

«Ci credo! Come mai mi hai rapito?» Chiedo sbuffando.

«Non ti ho rapito e fai il bravo. Non volevo scoparti in quel modo» dice e si rilassa sul sedile.

Io guardo fuori e vedo Federico. Faccio per aprire la porta ma è bloccata allora batto i pugni sul vetro. Federico non sembra vedermi. Urlo e provo dal lunotto. Nicola mi tiene fermo ma Federico si accorge di me. Corre verso la macchina ma andiamo troppo veloci per stare al passo. Con una virata brusca ricado sul sedile e Federico sparisce dalla mia vista.

«La prima cosa che faremo quando saremo arrivati a casa è chiamare i tuoi e dirgli che hai sbagliato sul mio conto e che vuoi rimanere ancora con me» dice duro Nicola.

Ma cosa spera di ottenere? Mi irrigidisco e lo guardo male. Non può tenermi incatenato ai suoi ordini.

«Non lo farò» dico serio.

«Invece lo farai» dice ridendo di gusto. «Tu vuoi il sesso e io te lo posso dare. Ho fatto delle indagini su di te. So perché ti sei lasciato andare con me. La perdita di Tommaso ti ha messo in astinenza e non sei bravo a starci dopo che lui ti ha influenzato, ma hai trovato me» dice secco.

Il ragionamento non faceva una piega ma non voglio dargli la soddisfazione di avermi analizzato. Lo odio con tutto me stesso. «Provalo» dico in segno di sfida.

«Sei eccitato. Stai tenendo le gambe chiuse e il tuo respiro è cambiato da quando ho parlato di sesso. Sei un animale a letto e questo lo so. La mia colpa è averti spinto nel sadomaso nella maniera errata. In quel momento mi stavo davvero vendicando di Tommaso. Lui aveva tutto questo» dice indicandomi «e l’ha buttato via. Quale spreco.»

Lui si diverte a fare questi ragionamenti da psicopatico ma io no. Lui è malato, è un serial killer. Non mi avrà ancora. Non mi lascerò abbindolare.

Lui vede la mia reazione e mi legge in faccia cosa sto pensando. Fa passare una mano delicata lungo la mia gamba. Mi solletica il ginocchio e sale fino ad arrivare verso l’inguine. Passa la mano sul pube e io chiudo gli occhi.

«Guardati. Sei eccitato al mio tocco» dice calmo.

Ha ragione, mi sto eccitando. Cosa posso fare per bloccarlo? Non mi faccio una sega da molto tempo e quindi è dovuto a quello. Tengo gli occhi chiusi per non vedere la persona che ho davanti. Sento qualcosa di morbido sulle mie labbra e una mano sul mio collo. Apro la bocca d’istinto e sento la sua lingua farsi strada nella mia. Mi mancava il suo sapore, la sua delicatezza, la sua violenza. Ho perso la razionalità ma io voglio andare avanti.

Se Nicola vorrà il sesso potrà averlo, ma solo quello. La macchina inchioda e apro gli occhi. Davanti a me sul cofano della macchina vedo la faccia di Tommaso. Ma cosa ci fa qui? Lui mi guarda e io lo guardo. I suoi occhi neri e i suoi capelli neri sono lì sexy, pronti per essere guardati.

«Riparti!» dice Nicola all’autista.

Tommaso abbassa la testa e si sposta di lato facendoci passare. Perché non mi ha aiutato? Deve venire in mio soccorso. Mi volto e vedo che si è accovacciato con la testa tra le mani.

«Mai eccitarsi in macchia che poi la gente lo vede dai finestrini» dice Nicola tranquillo.

Ho perso Tommaso per colpa mia, il mio più grande amore, la mia sola ragione di vita. Ora l’ho veramente tradito e nulla può essere risarcito. La mia mente che di solito pensa sempre, in questo momento è spenta. Non perché è incasinata ma perché ha già la risposta a tutto questo. Non mi resta altro da fare. Questo è il capolinea. Sono arrivato alla fine di un viaggio e la colpa è mia.

Una sola cosa posso fare. Solo quella mi permetterà di non soffrire per la perdita di Tommaso. Mi abbandonerò a Nicola, così Tommaso mi odierà per sempre e io morirò dentro.
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