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La mia verginità con Filippo


di Maranonperchiunque
02.08.2022    |    23.850    |    52 9.3
"Noi ci lanciavamo lunghe occhiate, Lalla si rosicchiava le unghie e io non avevo per niente fame..."
La mia verginità.

Il ritorno a casa, quella sera, fu fatto da tre persone pensierose e mute. L’acqua del ruscello aveva rinfrescato le nostre patatine, ma non le nostre menti.
Quella notte fu quasi impossibile addormentarci.La confidenza che ci aveva fatto lo zio ci aveva sorpreso parecchio.
Certo che la nonna della mia amica era ancora abbastanza giovane oltre che bella e simpatica. Avrebbe potuto avere chiunque e sicuramente chissà in quanti le avranno fatto la corte.
Poi pensavamo al giorno dopo, alla prima volta che le nostre patatine avrebbero ricevuto un uccello.
Eravamo eccitatissime !!!!
Finalmente arrivò il sonno a calmarci e così il mattino.
Fra baci, abbracci e raccomandazioni Filippo e la nonna partirono, lasciandoci libere di esprimere i nostri pensieri a voce alta.
La giornata era bellissima, il sole riscaldava la nostra pelle e un leggero vento l’accarezzava.
Passammo il tempo a fare i lavoretti di cui, solitamente, si occupava la nonna. La sera prima non era uscita con noi perché ci aveva cucinato il cibo per i due giorni in cui sarebbe stata via.
Filippo sarebbe tornato per ora di pranzo ed io non aspettavo altro.
Mi piaceva Filippo, mi piaceva il suo sorriso, la sua gentilezza, i suoi capelli biondi e ricci e il suo uccello voglioso, come me.
“Chissà se gli piaccio… mi chiedevo…oppure sono solo una fighetta con cui divertirsi?”
Ero ansiosa ed eccitata, il tempo non passava mai.
Lalla ed io eravamo rimaste senza parole, ormai immerse ognuna nei propri pensieri.
Da chi, di noi due, avrebbe iniziato ?
Si stava avvicinando l’ora di pranzo, ma Filippo non arrivava. Noi ci lanciavamo lunghe occhiate, Lalla si rosicchiava le unghie e io non avevo per niente fame..di cibo.
Poi finalmente sentimmo il rumore di una macchina in lontananza…finalmente !!!!
Appena sceso dall’auto gli corremmo incontro abbracciandolo e lui, stringendoci forte, cominciò a baciarci voracemente.
“ Avete fame o…?”
“ Abbiamo fame di te !” Risposi sfacciatamente.
“Toccherebbe alla prima che ha risposto, ma è meglio fare le cose giuste, lasciamo fare al destino”
Cavò di tasca una moneta, testa Mara, croce Lalla.
La moneta volò alta, cadde a terra e lo zio la raccolse…
“ testa” e la rimise in tasca.
Le mie ginocchia diventarono improvvisamente deboli e il mio sguardo spaurito, ma Filippo mi prese la mano, l’appoggiò sulla patta gonfia dei jeans che le mie dita eccitatissime sbottonarono velocemente facendo emergere un cazzo durissimo che mi affrettai a baciare e leccare.
Eravamo ancora in cortile, il sole era cocente ormai.
“ Venite con me dietro casa, all’ombra “ disse, prendendomi in braccio come fossi una sposa. Gli circondai il collo appoggiando la testa sulla sua spalla e mi lasciai portare verso la mia prima volta.
Il posto dietro casa era un bel praticello di erba fresca, ombreggiato da un pino vigoroso.
Mentre Lalla si sedeva su una panca in pietra, lo zio cominciò a spogliarsi. Io stavo immobile, osservavo i suoi movimenti, mi eccitavano.
Poi si accovacciò vicino a me e iniziò a spogliarmi.
In verità avevo solo un vestitino e i sandali e in un attimo fui nuda.
Non riuscivo a trattenermi dal tremare, ma Filippo mi si sdraiò accanto, mi prese tra le braccia e mi sussurrò all’orecchio :” Sono emozionato anch’io. Tu sei la prima vergine che possiedo e la seconda femmina. Non ho guardato la moneta, io volevo te e ti ricorderò per tutta la vita, mi piaci da morire “
I nostri baci avevano il sapore dell’amore, le nostre mani cercavano la nostra pelle, la sua bocca cercava i miei seni, li succhiava, li pizzicava coi denti e poi scendeva, scendeva fino alle mie cosce spalancate in attesa di una lingua assetata di umori, in attesa di….
“Sei pronta tesoro ?”
Annui.
Il suo cazzo durissimo sulla mia pancia pian piano scese fino ad arrivare al clitoride strofinandolo dolcemente facendolo indurire per poi eccitarlo fino a farmi squirtare come una maiala.
Godevo e soffrivo, lo volevo!
“Ora ti monto a dovere troietta, forse sentirai male, ma ti piacerà, ne sono sicuro “
La sua cappella entrò pian piano nella mia figa fradicia finché sentii come rompersi qualcosa e un grande dolore.
Lui si muoveva dentro di me piano, baciandomi e io continuavo a soffrire. Non osavo lamentarmi e avrei voluto che smettesse, magari i miei mugolii potevano essere scambiati per godimento e invece…
Ma poi, poco per volta, dolore e piacere si mischiarono fino a lasciare la consapevolezza di essere posseduta.
Sentivo il suo cazzo in tutta la lunghezza dentro di me tornare indietro per poi affondare nella mia figa fino in fondo e poi ritornare e poi ancora e poi ancora e io finalmente godevo come non era mai successo.
Avrei voluto non si fermasse mai.
Il suo ritmo, le sue spinte divennero sempre più veloci e io non riuscii a non urlare, era stupendo godere il cazzo !
Ma tutto ha una fine, il gran finale di una bella sborrata sulla mia pancia.
Lalla era ancora seduta e ci guardava.
“Ora, fanciulle, sarà meglio che mangiamo, poi andremo al torrente a divertirci ancora, vi va ?”
Filippo si alzò in piedi e fece per tirarmi su.
“Oh cazzo! “
Effettivamente avrei avuto bisogno di una doccia, ma come entrare in casa con una patata sanguinante ?
Anche l’erba era intrisa di sangue, l’era della mia verginità era finita.
Poco distante c’era la gomma da innaffiare i fiori della nonna. La mia amica corse in casa e tornò con spugna e bagno doccia e con l’acqua tiepida della gomma mi lavarono come fossi una bambina.
Mentre Lalla entrava in casa Filippo si inginocchiò ai miei piedi, mi allargò le gambe.
“ Voglio bere il tuo sangue, sangue di vergine.”
Ma non solo quello.
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