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L’esordio di Stefania


di monicaegiorgio
27.05.2023    |    14.281    |    19 9.7
"Costanza conosceva bene cosa stava per accadere, era la classica postura che Andrea assume quando sta per esplodere..."
Mi sono resa conto di non avervi mai parlato dei miei genitori, Andrea e Costanza. Due persone splendide, che oggi (2023) hanno entrambi 74 anni e si mantengono in gran forma grazie alla loro gioia di vivere.

Loro sono diventati genitori molto giovani, come Simone e Maria Stella (i miei suoceri). E alla fine come tutti noi figli. Abbiamo seguito il loro esempio. Io Stefania, la mia prima figlia, l’ho avuta a 21 anni.

Questo è il racconto della prima volta di Stefania. E come avrete capito qui gatto ci cova con i nonni materni, i miei genitori Andrea e Costanza. Loro hanno sempre amato organizzare feste, incontri, mettere insieme persone. Meglio se nude, in casa come sulla barca o sulla spiaggia.

Per il solstizio d’estate del 2009 i miei genitori hanno deciso di uscire da soli in barca con tutti i ragazzi. 12 diavoli e diavolette da gestire.

Come potete immaginare il tempo di uscire dal porto e tutto l’equipaggio, come da consuetudine, ha abbandonato i costumi per iniziare a godersi il sole con la libertà che fa parte del nostro dna familiare.

La nudità è sempre stata la dimensione nella quale siamo cresciuti, ci siamo formati. Per tutti noi è del tutto naturale stare nudi in casa e a maggior ragione in spiaggia.

Ovvio che è sempre stata cura del capitano evitare alcun tipo di esibizionismo, anche involontario. Libertà, nel rispetto della privacy.

Perché il principio di fondo per noi è sempre stato quello della naturalezza. Non bisogna vergognarsi a stare nudi, come non bisogna vergognarsi se si ha voglia di masturbarsi (tutti lo fanno, quindi perché nasconderlo), come non bisogna nascondere anche il sesso, perché anche in quel caso si tratta di atti di amore che tutti pratichiamo e nasconderli, nella nostra idea, crea il tabù, il tarlo, il pensiero che è un qualcosa che non si può mostrare perché impuro.

Anche in questo caso inutile nascondere che possono capitare, e sono capitati, episodi di scambio sessuale. Spesso all’inizio, quando in ognuno di noi è sorto il primo impulso sessuale. Che è come il Natale della famosa pubblicità televisiva: quando arriva arriva.

Non c’è un’età, si passa dal disinteresse alla curiosità, al desiderio in una mezza giornata. Non ho mai capito come funziona davvero.

A tutti i ragazzi e le ragazze è arrivato un momento in cui è successo qualcosa, è scattata una molla, si è improvvisamente preso confidenza col proprio corpo che cambia, con gli ormoni che fanno a botte, col primo desiderio di scoprire il proprio corpo o quello degli altri.

Il gong di Stefania è suonato proprio durante questa vacanza. Era ormai una signorinella da qualche mese. Mestruazioni, tettine (nel suo caso da subito abbondanti, come la mamma), primi peli pubici. Nessuna novità per lei, proprio grazie allo stile di vita delle nostre famiglie.

Lo aveva visto accadere nei cuginetti e nelle cuginette, negli amici di famiglia, nei compagni di vacanza. Ma con uno sguardo esterno, di chi è informato dei fatti ma non ha ancora sentito l’esigenza di partecipare direttamente. Questa è stata Stefania sino all’estate del 2009.

Con Giorgio però avevamo percepito che quella sarebbe stata probabilmente l’estate per Stefania una estate di cambiamento. Il suo corpo aveva avuto negli ultimi mesi davvero una piccola esplosione. Avevamo notato anche alcune sue reazioni davanti alla nudità: capezzoli turgidi, i suoi occhi che insistevano con sguardo diverso, più partecipato, sui corpi.

Insomma le mancava il coraggio o il desiderio di piazzare l’affondo, di iniziare anche lei a masturbarsi o di manifestare la voglia di provare qualcosa di più.

La nostra attenzione in quella fase dei ragazzi è molto alta. Perché può arrivare quando meno te lo aspetti la richiesta più dolce e naturale del mondo, ma improvvisamente, come sanno fare i ragazzi, senza malizia.

Nel suo caso non c’erano dubbi sul fatto che fosse incuriosita dal cazzo. Mille domande sulla grandezza. Questo già da tempo ma come un gioco. Chi ha il pistolino più grande? Perché quello dei fratellini è piccolino? Ma quello di papà è più grande di quello di zio (e lo zio a rosicare). Ma il più grande di tutti è quello di nonno Andrea! E vai con la soddisfazione di nonno.

Non aveva torto Stefania, ha sempre avuto un buon occhio, infatti si è laureata in Architettura :-) Quello di nonno Andrea è certamente il più imponente cazzo della famiglia. Importante in lunghezza come in larghezza, con una cappella perfettamente scolpita (senza bella cappella non c’è bel cazzo), molto venoso, nerboruto, svettante prepotentemente verso l’alto. Nessuna piegatura o curvatura, né a destra né a sinistra. Dritto, lungo, grosso, leggera inarcata verso l’alto. Insomma perfetto.

Prenderlo tutto in bocca, sino alla gola, è stata sempre la sfida di tutti quelli che si sono cimentati in questo esercizio. Superare questo esame era garanzia di poter affrontare ogni sfida, di quel genere, nella vita.

Fu così che un pomeriggio, verso le 18:30 mi dicono, al tramonto, uno di quei tramonti sul Tirreno da mozzare il fiato, mentre il capitano era a prua a godersi lo spettacolo prima di organizzare la solita grigliata serale con il pescato del giorno, Stefania andò a sdraiarsi accanto ai nonni.

Nonno Andrea è sempre stato uno dall’erezione facile. Saranno bastate quindi un paio di baci, anche casti, di nonna Costanza, qualche carezza, qualche parola sussurrata per scatenare la reazione.

Fu così che davanti agli occhi di Stefania iniziò a crescere lentamente il cazzo di nonno, con la cappella che lentamente si scollava dallo scroto, con quel corpaccione che pian piano iniziava a riempirsi e a prendere consistenza sino a svettare verso la luna, piena e alta quella sera.

Testicoli tirati, cappella lucida con qualche goccia di precum che spuntava già per l’eccitazione che evidentemente mamma Costanza era riuscita a provocare nel marito solo con qualche parola, quelle giuste, frutto di anni e anni di intesa perfetta.

A quella vista pare che Stefania abbia avuto una reazione da femmina consumata. Senza chiedere il permesso e senza alcuna esitazione si è girata, si è messa a cavalcioni sul nonno, dandogli le spalle, e a iniziato prima ad accarezzarlo e poi a baciargli la cappella turgida, a leccare quelle prime gocce di precum.

Pare che abbia parlato due volte durante tutta la missione “esordio”. La prima per dire: è dolce, riferendosi al precum. Poi pare che si sia girata verso i nonni sorridendo, col suo solito sguardo birichino. Raccontano che a questo punto sia tornata a dedicarsi, per la prima volta, all’immensità. Pratica che l’avrebbe in seguito vista primeggiare tra le donne di famiglia, tutte grandissime appassionate ed esperte di fellatio.

Non ho potuto assistere a quel momento e non vi nego che un po’ mi dispiace. Non che siano mancate le occasioni in futuro, a partire da quell’estate. Mi sarebbe piaciuto però partecipare alla prima.

Torniamo alla prima però. E’ dolce, ha detto. Poi è tornata a occuparsi, come aveva visto fare tante volte senza sentire però il desiderio, la voglia, l’esigenza di provare, a occuparsi del grande “menhir” di nonno.

A quel punto la nonna mi dice di essersi spostata anche lei a osservare da prua, in prima fila, l’esordio di Stefania.

Tocchi di lingua sotto. Poi entrambe le mani lungo l’asta, su e giù con dolcezza. Poi la mano destra a continuare il movimento, quella sinistra a toccare i due gioielli e la bocca completamente occupata dal glande, gonfio e pulsante come mai.

Minuti e minuti così, con ritmo continuo (vi confesso che ogni volta che ci penso mi bagno), senza mai accelerare troppo ma anche senza mai fermarsi.

Il ritmo è fondamentale, avrebbe poi imparato. Ma evidentemente il ritmo lo aveva già in mente, per averlo visto fare probabilmente. O perché lo ha dentro, come le gambe dei grandi scalatori.

Le gambe di nonno Andrea si irrigidirono, le dita dei piedi puntate verso l’orizzonte, le mani aperte poggiate dietro la schiena a sorreggere il corpo, il bacino leggermente sollevato da terra, la testa abbandonata dietro le spalle, la bocca socchiusa, gli occhi serrati.

Costanza conosceva bene cosa stava per accadere, era la classica postura che Andrea assume quando sta per esplodere.

Costanza guardava con stupore e meraviglia. Con piacere, sotto ogni declinazione del termine. Fino a che non sentì Andrea alzare il bacino e farsi scappare un mugugno di piacere. Eccola, stava salendo. Un primo fiotto, poi un secondo, un terzo. Stefania sorrideva, era riuscita anche lei a farlo.

Soddisfatta probabilmente per la sfida che si era data, per l’esordio che forse aveva anche velocemente progettato o che forse era arrivato di getto, come quegli schizzi che non finivano di sfidare la gravità.

Ancora una volta entrambe le mani, ancora un paio di movimenti. Ancora uno schizzo. La bocca fa scomparire magicamente la cappella, ancora dura e lucida, ancora pulsante. Lo sguardo di Stefania si alza. Guarda la nonna, sorride, passa la lingua sulla bocca e dice: è calda, è dolce, è buona.
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