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Con la cugina Wanda, in maremma - 3


di unodeidue
01.05.2024    |    6.114    |    3 9.6
"Almeno io sopra e lui sotto, la cavalcata della walkiria, gliela devo far provare..."
Siamo arrivati di pomeriggio, a Grosseto.
Wanda ci aspettava al binario; parlava ad alta voce, senza preoccuparsi dei viaggiatori, dei tassisti e degli altri, appena scesi dal treno e poi di fuori, sul marciapiedi, davanti alla stazione di Grosseto.
Tutti che stavano a sentirla. E che ci guardavano.
Lei si è avventata su Francesco.
- Ma guarda che fico che sei diventato!
L'ha abbracciato forte, gli si è buttata addosso, il ventre addosso e poi, sempre ad alta voce,
- ma senti qui che grosso! Sempre in tiro, eh. Giulia, ma che scopatore tuo figlio, sempre pronto a trombare.
Le ho fatto una faccia, speravo che capisse. Ci guardavano tutti, che vergogna! Almeno un po’ di contegno, prima di tutto per lei. È conosciuta in città. Ma anche per me. Sono una signora, mica una di cartello. D’accordo, piaceva anche a me l’idea di fare due giorni di baldoria, di trasgressioni assortite anche, dopo anni da signora per bene, noiosi anni di fedeltà al mio ex marito, cheppalle, neanche un cornino, neanche uno scambio. A queste cose, all’epoca, quand’ero sposata, ci pensava lui. Sesso a volontà, ma anche corna a volontà. Sempre lui. Si litigava spesso, per via delle corna che mi metteva, con tutte, amiche, colleghe, impiegate, commesse di negozi, bariste, ma almeno, quando si faceva pace, sesso a volontà, e ancora di più.
Tanto amore sprecato, però. Perché appena ha incontrato una troia francese, si vede che non gli bastavano quelle italiane, se n’è andato, ha trovato lavoro là, e lo sento solo per telefono, quando tarda a mandarmi i soldi per Francesco.
E da allora, dieci anni di noiosa fedeltà, ancora più noiosa, con il mio compagno di adesso. Mauro. Vuole sposarmi. Per me va bene, bisogna anche pensare al futuro.
Per altre cose, però … È fedele, sì, niente da dire. Ma come sesso, in tutta franchezza, è un po’ scarsino.
Come tutto. Come quantità, un anno di sesso con Mauro, il mio compagno, equivale a quello che facevo in una settimana con il mio ex marito.
Come durata, dieci scope con Mauro durano meno di una sola col mio ex.
Come dimensioni, meglio non scendere in particolari, lasciamo perdere. Come varietà, poi, non ne parliamo.
Mauro conosce una sola posizione, io sotto e lui sopra, è quella e basta. Ma adesso ho deciso, mi devo dare da fare io, almeno per cambiare la formazione della squadra. Almeno io sopra e lui sotto, la cavalcata della walkiria, gliela devo far provare.
E poi la spondina, per cominciare a mettergli in mano le mie chiappe. Dicono tutti che ho un bel culo. Lui no, Mauro è più distinto. Per lui ho un bellissimo lato B. Così dice lui.
Culo, dalle mie parti le persone sane e per bene lo chiamano così: culo.
E chissà che, facendo una spondina, toccandomi il culo, avendolo davanti agli occhi, il mio bel culo, anzi, pardon, il mio lato B così bello, che gli garba tanto, chissà che non gli venga in mente di farci qualcos’altro. E poi vedremo. Il tempo è galantuomo.
Un collega, in ufficio, mi ha proposto più di una volta di fare un quartetto anche con sua moglie, magari uno scambio. Non se ne parla nemmeno. Per chi mi hai preso, gli ho detto, per una zoccola qualunque?
Intanto, mi devo sposare, ma questo non gliel’ho detto, fra qualche anno, magari si vedrà.
Arrangiati con qualche troietta, questo sì, gliel’ho detto, in giro ce n’è quante ne vuoi.
Menomale che Francesco mi ha capito, e ci siamo dati da fare, ieri sera, io e lui, la mamma col su’ figliolo. Quello che abbiamo fatto promette veramente bene. Si vede che nel DNA di mio figlio ci sono le tracce di quel porco di suo padre. Intrecciate con quelle di quella zozzona, finta santerellina di sua madre. E l’innesto è venuto su bene.

Però i comportamenti sfacciati di Wanda e di Andrea, in pieno giorno, alla stazione di Grosseto, con me e Francesco, non mi piacevano proprio.
Vabbene tutto. Di sicuro, con Wanda e i suoi amici sporcaccioni c’era da attendersi un weekend di porcate varie, ma queste cosacce in piazza, davanti a tutti, non mi piacevano per niente.
Andrea era in macchina che ci aspettava. Mi sono seduta a fianco a lui. Wanda si era seduta dietro, con Francesco. Non aveva voluto sentire ragioni: adesso che è qui me lo voglio spupazzare perbene, aveva sentenziato mentre salivamo in macchina.
I tassisti lì a fianco ghignavano divertiti.
Uno ha detto ad alta voce, Wanda, se voi salire nella mi’ macchina, ‘un ti fo pagare la corsa. E vedrai che corsa che ti fo’ fare.
Che vergogna!
E Wanda, per niente offesa gli aveva ribattuto:
- no, carino, oggi preferisco la carne giovane, carne di vitello. Il manzo stagionato, no; lo stracotto lo cucino un’altra volta.
Andrea guidava verso Manciano. Guidava e mi toccava. Le cosce, sotto la minigonna, senza vergogna. Ma sai che tutti qui si ricordano di te, mi ha detto, con la voce appena appena più bassa, ma Francesco di sicuro l'ha sentito. Il tuo culo non se l'è scordato nessuno qui, dopo un quarto di secolo, continuava, senza badare ai due dietro.
Wanda, seduta dietro con Francesco, lo stava toccando, non potevo vederli, ma dai versi che sentivo, si capiva che gliel'aveva preso in mano. Incuranti del traffico, delle macchine a fianco, delle soste al semaforo. Non ci ho visto più.
- Sentite, va bene tutto. Ma sembra che non abbiate fatto sesso da dieci anni, tanto siete assatanati. E che diamine! Anche noi siamo contenti di vedervi, vero Francesco? Ma un attimo di contegno, non dico tanto. Tu tieni le mani a posto e tu, Wanda, lasciagli stare il cazzo. Dopo, se mi va e se Francesco vuole, faremo quello che vogliamo. Ma in pubblico, per piacere…
Non l’ho detto, ma il senso era chiaro. Siamo qui per quello.
- Hai ragione, mamma, almeno in pubblico, in pieno giorno, non è il caso di fare 'ste cose.
Per fortuna hanno capito e si sono calmati.
Forse avevo esagerato con Andrea, più che con quella porca sfacciata di Wanda. Così gli ho chiesto notizie di sua moglie, Andrea mi ha risposto con sincerità, bene, Livia sta bene. Vi conoscerete domani, viene anche lei al pranzo di compleanno di Wanda.
- È gelosa, vero? E come fai tu, mandrillo come sei?
- Sempre a controllare. Voleva venire anche lei, oggi. Le ho detto che no, sennò stavamo stretti. Almeno siamo un po' liberi.
Per non farlo sentire in colpa gli ho fatto due carezze sulla coscia; una anche sulla patta, ma poi ho tirato via la mano.
Intanto però l’avevo sentito, duro come una roccia, come quando aveva quindici anni. Sembrava che fosse rimasto infoiato per vent’anni, ora come allora.
Wanda si era calmata, stava baciando sulla bocca Francesco, una mano sulla patta anche lei, ma Francesco se l’era rimesso nei pantaloni. Si prospettava un week-end di sesso. Sentivo che lei gli chiedeva dell'università, degli esami, della sua ragazza, e se lo faceva sospirare, nel gergo maremmano vuol dire se gliela dava regolarmente, oppure no.
Francesco calmo gli rispondeva, con discrezione, quasi non voleva farmi sentire: che sciocco! In fondo, quante volte se la scopava, e quante davanti e quante dietro, e se trombava anche qualche altra troietta dei dintorni, erano e sono cazzi suoi. Neanche a me, che sono la sua mamma (e da ieri, sua compagna di letto) lo ha mai detto e non glielo chiederò mai.
Come siamo arrivati alla fattoria di Wanda, lei ha organizzato le camere, una per me, al piano di sopra, dove una volta dormivano i suoi, e la singola a piano terra per Francesco. Vicino alla sua. Che porcona.
Con la scusa di aiutarmi a mettere via le cose è salita con me, mi è venuta vicina, mi ha sfiorato il culo, mi sono trovata davanti le sue tette, e non ci ho visto più. La chimica, Thomas Mann. E Riilke. Tutti e due froci. I piaceri omosessuali che non riesci a controllare. Come me e Wanda. Da sempre. Da quando avevamo sì e no dodici anni. Le ho tolto la maglietta e le ho impugnato le tette. Sode, piene, un piacere tenerle in mano. Lei lo stesso con le mie. Anche le mie, lo so, sono così. Me le tocco spesso, ogni volta che mi tiro un ditalino. Mi piacciono un sacco. E mi piacciono un sacco le sue. Anche di più.
Speriamo che Andrea o Francesco non vengano su. E anche se vengono e ci vedono, chissene. Comunque, per evitare rischi, Wanda ha chiuso la porta di camera. Andrea l’ha sempre saputo, dei nostri giochini. A quell’epoca, quel porco, se ne approfittava che eravamo impegnate a slinguarci la passera, una sopra e l’altra sotto, con la faccia dentro le cosce dell’altra. E mentre stavamo godendo come cagne in calore, di lingua nella fica di una, e di fica con la lingua dell’altra dentro, lui se ne approfittava e lo cacciava ‘n culo senza troppi riguardi a quella di noi due che stava di sopra. Poi dicono che mi piaceva prenderlo ‘nculo. Era bello il tutto, la mia lingua a succhiare il grilletto di mia cugina. La sua bocca che mi leccava tutto, proprio lì, e la sua lingua, grossa, nella fica, come un piccolo vibratore tutto umido dentro. E mio cugino che mi faceva il culo, grosso e forte, avanti e indietro. Sempre gonfio e aderente. Per forza che godevo come una troia, e lo gridavo anche. Chiunque, anche una monaca di clausura avrebbe goduto come godevo io, in quella posizione. Godevamo in tre.
E se non c’era Andrea, o qualcun altro, godevamo in due, come lesbiche scatenate. E così, anche quel pomeriggio, quindici anni dopo l’ultima volta, ma bello come la prima volta.
Siamo venute tutte e due, nude e sporche, io della sua roba, Wanda ne ha sempre fatta tanta, di roba, quando veniva. Avevo la faccia piena. Ma anche io ne avevo fatta.
Ci siamo riprese, dopo un po’.
- E quei due di sotto? Le chiedevo io.
- Staranno trombando anche loro, rispondeva Wanda.
E ci siamo messe a ridere, da cretine. Sporche e felici della nostra rimpatriata, la prima lesbicata del week end.
Wanda si è sciacquata la faccia, si è rivestita ed è scesa a vedere come si era sistemato Francesco. E cosa stavano facendo, mio figlio e mio cugino. Magari si stanno inculando. Affari loro. Visto che gli piaceva tanto, a tutti e due, liberi d’incularsi a piacimento.
Io mi sono cambiata, un paio di jeans e una shirt, senza neanche il reggiseno. Fatica sprecata metterselo, se poi Andrea, oppure Wanda, oppure Francesco, mio figlio, oppure tutt’e tre, a gruppo, me l’avrebbero tolto per ciucciarmi le tette. Proprio come piace a me
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