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Prime Esperienze

Cerchi granchi ? Vieni con me...


di Bellolampo36
10.05.2021    |    16.861    |    5 6.1
"Ero inebetita e lo guardavo silenziosa..."
Quella che state per leggere – purtroppo per me ! – è una storia vera.
Nel maggio del 2001 avevo 16 anni e frequentavo la Ia magistrale nelle scuole delle suore della Misericordia di Maria Ausiliatrice a XYZ. Quella mattina era previsto un compito in classe di matematica, terribilmente ostica per me. Allora, per la prima volta, decisi di fare “cavalletta”, come si diceva ai quei tempi, e marinai la scuola. Per non farmi vedere in giro con una cartella di scolastica, pensai di andare al porto, dietro il molo, ove erano i massi frangi flutti. Per non essere vista dalle pochissime persone che passeggiavano sul bordo superiore del molo, mi sedetti dietro dei grossi blocchi di cemento armato. Erano poco più delle 8 e dovevo trascorrere dove mi trovavo altre 4 ore. Per passare il tempo incominciai a guardare i granchi che uscivano dall’acqua e si inerpicavano sugli scogli; cercai anche di prenderli.
Non so quanto tempo era trascorso, quando, dietro di me sentii una voce di un uomo : “Vuoi prendere i granchi…?”.
Mi girai e, seduto su uno scoglio, a non più di sei metri da me, c’era un uomo di una quarantina d’anni, che aveva la patta dei pantaloni aperta e con una mano si teneva il pisello (pisellone, perché era molto, molto più grande, dei piselli dei miei amichetti del palazzo dove abitavo, con i quali – insieme ad altre amichette – giocavamo “ai medici e alle infermiere”.
L’uomo, guardandomi, continuò a muovere la mano su e giù con il pisello in mano e mi disse:
“Quelle ragazze, in spiaggia, con quelle tette e i costumi così sottili mi hanno fatto diventare il cazzo duro…”.
Ero inebetita e lo guardavo silenziosa.
“Vieni un attimo…avvicinati…” mi disse.
Non seppi o non riuscii a dire di no. Mi avvicinai a lui come mi aveva chiesto.
“Senti com’è duro !”, mi disse prendendomi una mano avvolgendomela al pisello che aveva in mano e, per tre,quattro volte, la fece andare su e giù. Era talmente grosso che la mia mano, le mie dita, non riuscivano a cinderlo del tutto.
“Brava…brava sei molto brava…come ti chiami ? ”.
“Lucia”, risposi.
Mi lasciò la mano e mi disse
“Brava Lucia ! Adesso andiamo la dietro, dove i granchi sono più grandi e vedrai quanti ne prendiamo.!”
Mi portò dieci metri più in la di dove eravamo, in un punto della scogliera nascosto da diversi grandi blocchi di cemento armato.
“Mettiti qui, su questo gradino in piedi, e non ti muovere, se no ti puoi fare male se cadi “.
Si mise di fronte a me e io mi trovai il suo pisello all’altezza del mio naso. “Da brava… leccalo un po…”,
mi disse prendendomi la testa con le mani spingendola verso se… a contatto del pisello. Non riuscivo a dire una parola e a muovermi. Allora mi strinse i capelli, ordinandomi:
“Leccami la cappella…”
Per costringermi a fare quello che voleva mi strinse i capelli, fino a farmi male, e fui costretta a leccargli il “coso” che mi aveva messo davanti al naso.
“Leca anche il cazzo…tutto il cazzo…”
Spingendomi la testa con le sue mani, fui costretta a fare quello che voleva, leccandogli tutto il pisello, su e giù, non so quante volte. Poi mi tolse le mani dalla testa e mi ordinò:
“Apri la bocca…” ,
e senza dirmi altro mi spinse la testa del suo pisello tra le labbra e, per respiare, fui costretta ad aprire la bocca. Mi infilo subito dentro il suo pisello
“Succhialo…! Succhialo ! Su fa la brava.. !”.
Era talmente grosso, per la mia bocca, che non riuscivo a respirare, ma lui continuava a dirmi, stringendomi i capelli:
“Muovi la lingua… succhialo…”.
Mi lacrimavano gli occhi perché non riuscivo a respirare. Per un attimo me lo tolse di bocca e si (oggi so cosa fece allora perché un pisello così grande non l’avevo mai visto) scappello’ il pisello. Per me era un pezzo di carne di un colore tra l rosso e il viola, con un piccolo taglio proprio sulla punta.
“Leccalo ! Leccalo tutto intorno…”.
E così feci perché aveva ripreso la mia testa tra le sue mani. Mi diede l’ordine di aprire la bocca e mi infilò nuovamente il pisello, dicendomi nuovamente:
“Muovi la lingua ….”
Incominciò a spingermi il pisello in gola (oggi direi la “cappella” . Era talmente grosso, per la mia bocca, che non riuscivo a respirare e lacrimavo. Tentò di spingerlo più dentro, ma ebbi un rigurgito e, togliendomelo dalla bocca, l’ho morsicato.
“Cazzo…! Mi hai morsicato !”
e rinunciò a mettermelo ancora in bocca.
“Girati…”
Mi fece girare; mi alzò la sottana e, sentendo che mi stava toccando le mutandine, pensai che me le avrebbe tolte. Invece sentii le sue dita, tra le natiche, allargarmi il bordo delle mutandine. Infilò la sua mano e sentii la punta di un dito premermi il buchino del culetto.
Improvvisamente lanciai un urlo:
“No !!! Mi fai male…mi fai male…! Toglilo…!!!”
Mi aveva spinto la punta di un dito nel culetto, facendomi molto male.
Lo tolse, ma al posto del dito, tra le natiche, contro il buchetto del mio culetto, sentii che mi stava appoggiando la punta del suo pisello.
“Non ti muovere. Appoggia le mani contro il masso…”
e mi costrinse a chinare un poco il dorso a a poggiare le mani contro un masso che era davanti a me. Sentii, allora, il suo pisello muoversi ritmicamente tra le mie natiche e la sua mano che si infilava, davanti, dentro le mie mutandine. E mentre il suo pisello continuava a muoversi su e giù, due dita della sua mano incominciarono ad accarezzarmi la patatina
Dopo cinque minuti che lo faceva, muovendo le sue dita, ho incominciato ad avere un senso di piacere (!!!)…
Probabilmente se ne accorse perché, continuando a stantufarmi il culetto, mi chiese:
“Ti piace ?”
Non risposi e lui ripeté: “Ti piace ?”
“…siii …” gli risposi.
Improvvisamente setii aumentare il ritmo e la pressione del suo pisello contro il mio culetto, e poco dopo
“…sborro…! …sborro..!!!!”
e, mentre lo diceva, ansimando, mi spinse mezzo dito dentro la patatina.
Si irrigidì. Improvvisi, e inaspettati, sentii fiotti intermittenti di non so cosa, caldi, bagnarmi le natiche e le mutandine. Gocce umide mi sgocciolarono lungo le cosce.
Mi fece girare dicendomi :
“Ti ho sborrato nel culetto… guarda…”
Mi fece vedere, indicandomeli con un dito, dei grumi biancastri che aveva sulla punta (la cappella) del suo pisello.
“E’ sborra…!... leccamela… apri la bocca…su da brava…Lucia,,,succhiala…”
Stringendomi nuovamente i capelli fui costretta a fare quello che voleva, e, per un attimo, me lo spinse in bocca. Aveva un sapore acre, ma glielo dovetti leccare e succhiare, e mentre lo facevo mi infilò nuovamente la sua mano dentro le mutandine premendomi un dito nel buchino del mio culetto.
Quando finalmente smise, e tolse le mani dalla mia testa e dal culetto, disse:
“Brava. Sei molto brava, ma non dire a nessuno cosa abbiamo fatto”,
e così dicendo se ne andò, lasciandomi con le mutandine tutte bagnate.

Quando sentii le campane che suonavano il mezzogiorno mi avviai verso casa. Ricordo ancora che, quando giunsi, dopo aver tolto e cambiato le mutandine bagnate, succhiai gli spicchi di un intero limone, ma il “gusto” di quel pisello lo ricordo ancora oggi.
Qualche anno dopo rividi quell’uomo vendere la verdura ad un banco del mercato. Un giorno – poi – lessi su un giornale locale che era stato arrestato perché era un noto pedofilo e aveva abusato di un bambino.





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