La figliastra del mio capo

Piccolo ufficio il nostro. Ci siamo solo io, il mio capo, ed una impiegata di 50 anni che viene due volte a settimana. Poi ci sono i due figli del capo: Enrico, 15 anni, e Alessandra, 18 appena compiuti. Siamo in un paese di 10000 abitanti, dove tutti si conoscono. E i bambini li ho visti crescere, perché ogni giorno vengono qui in ufficio a fare i compiti. Ale sta diventando una bella ragazzina. Un tardo pomeriggio stava per uscire. "Dove vai così tirata?" le chiesi. "Ad un compleanno". Era oggettivamente molto carina, ma mai mi avrebbe sfiorato il minimo pensiero. Aveva un tubino nero, calze nere e stivaletti. "Vado bene vestita così?" "anche troppo" le dissi ridendo. "Vabbè io vado" disse, e venne a salutarmi come al solito. Bacetto sulla guancia. Poi si fermò. "Sai, stasera c'è Filippo, mi piace tanto".. "Sicuramente piacerai anche tu a lui, tesoro". "Si, ma non ho mai.." "Cosa?" "mai baciato davvero un ragazzo.. Mi insegni?" Ero abbastanza in imbarazzo. Non l'avevo mai vista sotto quella luce "Ale, non credo sia il caso" "Uno solo, per provare com'è.. Ti preeeego". "Va bene". Pensavo di darle un bacio semicasto.. Appoggiai le labbra sulle sue e lei subito mi mise le mani sul sedere per attrarmi a se. Stavo lottando per trattenere la fulminea erezione che questo gesto mi aveva scatenato. Dopo poco provai a staccarmi e allontanarmi, almeno col bacino. Lei ne approfittó per infilare una gamba tra le mie. "Ale ma cosa fai?" chiesi impietrito. "Dai sciogliti e insegnami a baciare" fece lei "Non voglio fare la figura della ragazzina". Il tutto mentre stuzzicava la mia erezione con la coscia. "Ale fermati". "Daaaaaiiiii! L'ultimo". Ripresi a baciarla. Il mio cazzo ormai fremeva e non lo riuscivo a controllare. Me lo afferró con una mano. "Ah ma allora non sono brutta" disse. "Non dire sciocchezze" le dissi. "Ok" disse lasciandolo andare e girandosi per andarsene. Non so che mi prese. La afferrai per un braccio e le dissi: "Ora non te ne vai se non finiamo la lezione". Lei mi guardò come mai aveva fatto: "Continuo?" mi disse afferrandomi forte il cazzo da sopra ai pantaloni. "Mmm" risposi. Lei lasciò di colpo. "Devi chiedermelo!" ordinò. "Si ti prego". Mi spinse contro il muro, baciandomi. Mi aprì i pantaloni e lo tiró fuori, iniziando a segarmi. Un po' con le mani un po' con la coscia. Poi inizió a dirmi oscenità all'orecchio. Robe tipo: "Lo so che vuoi scoparmi. Dimmelo" ed io "Ale non parlare così altrimenti vengo subito". E lei "Scopami come se fossi la tua puttana tutta la notte". A quel punto venni. Urlai "Aleeeeee" e un copioso fiotto di sperma le sporcó le calze. E poi altri ancora. Ormai mi stava masturbando con la gamba, ed io le palpavo il culetto per guidarla. Si guardò le cosce e l'enorme quantità di sperma. "Ma quanto ti piaccio?" fece lei. E corse in bagno. Ne uscì dopo cinque minuti con i soliti jeans e la solita felpa. La guardai stupito: "E il compleanno? E Filippo?" chiesi. "Me li sono inventata" ammise candidamente. "Ma d'ora in avanti tu sarai mio, ok?". Un brivido mi corse lungo la schiena. Quella ragazzina aveva le calze macchiate del mio sperma. Non che ci fosse qualcosa di vietato ma avrei certo perso il posto. "Dove sono le calze" chiesi con insistenza. Lei rideva e sembrava non capire. Alla fine sembrò illuminarsi. "Credi che le darei a qualcuno?" mi chiese con una risatina. Poi prese le calze dallo zainetto. Le ripiegó. Mise lo zainetto in spalla e venne verso la mia scrivania, buttandoci sopra le calze. "Non ne ho bisogno disse". E mi strinse ancora il cazzo. Ancora inevitabilmente duro. "Visto?" mi disse stringendo forte "Tu sei mio".
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