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Giochi di coppia : Intrigo e complicità


di Borikaurora
23.09.2020    |    14.050    |    16 9.4
"Appena a casa, lei andò avanti seminando, nel percorso verso la camera da letto, i suoi indumenti, scarpe comprese, ed io dietro a raccoglierli e..."

Quando conobbi quella che sarebbe diventata mia moglie, cioè la mia Aurora, rimasi irrimediabilmente ammaliato .
Era particolarmente bella e sensuale, con tutte le curve al posto giusto, ma, soprattutto, dotata di una carica seduttiva mai riscontrata in altre ragazze.
Quando cominciai a frequentarla e cercavo di insidiare la sua virtù, la sua riservatezza, il suo ritegno, scoprii che, da quel punto di vista, non avrei dovuto far molta fatica.

Se al mare le chiedevo di mostrarsi nuda, lei, dopo avermi fissato con occhi penetranti e da maliarda, obbediva.
Una sera, in un pub, in compagnia di amici, le ero seduto di fronte e le chiesi di togliersi le mutandine.
Lei, sempre con quel suo sorriso sornione, ad un certo punto, mi chiese di raccoglierle una posata che le era caduta a terra.
Mi chinai sotto il tavolo e lei aprì le gambe, mostrandomela in bella vista; aveva aderito alla mia richiesta e, per vero, volli immortalare il momento, ritornando sotto il tavolo munito, questa volta, di cellulare con il quale le scattai una foto, che, ancor oggi, conservo gelosamente tra i cimeli

Ormai filavamo come fidanzati e si faceva l'amore in auto, in qualunque posto isolato e lei, spesso, mi chiedeva:
"Non è che qualche guardone ci sta spiando?".
Io, temendo che la cosa potesse infastidirla al punto da mandarmi in bianco, provvedevo a tranquillizzarla, rassicurandola che non c'era nessuno in giro.
Un fatto simile si verificò al mare; dopo aver fatto il bagno nudi, distesi al sole, mi accorsi che, coperto da uno scoglio, c'era un guardone che si masturbava.
Io, allora, per dargli più soddisfazione, la feci posizionare a gambe aperte e fica ben in vista rivolta verso di lui e presi a farle un sonoro ditalino, fino a farla esplodere in un orgasmo eccezionale.
Forse anche lei aveva notato il guardone che si segava, ma non lo saprò mai, perché non me l'ha mai confessato, né quello seppe interpretare il tacito invito che gli avevo lanciato.

Quando ebbi modo, in un momento di intimità, di confessarle che ero particolarmente intrigato dal suo, quasi assente, senso del pudore, mi rivelò che proprio quella era la condizione che si era augurata di poter, un giorno, realizzare. Delle amiche, infatti, le avevano riferito di maschi che amavano vedere le proprie fidanzate dedite a sedurre altri uomini, fino a chiavarseli con buona pace del compagno.

Praticamente eravamo fatti l'uno per l'altra e, ovviamente, la sposai.
Io amavo mostrarla ed offrirla ad altri e, per lei, quella condizione era ottimale ai fini di un rapporto dove poteva appagare il suo costante ed insopprimibile bisogno di sesso.
Avrei potuto o dovuto considerarla "troia"?
A me stava bene così e lei ne era più felice che mai; ma, ad una condizione: quello nostro era un divertimento che piaceva ad entrambi, per cui era necessario raggiungere uno stato di intesa e complicità tale da poter godere assieme di quei momenti.

Per diverso tempo, filò tutto liscio; capitò di coinvolgere diversi guardoni, sia in car-sex, che al mare. Poi, una sera....

Sì, quella sera eravamo andati a ballare con un gruppo di amici comuni.
Lei si era preparata da schianto: aveva un vestitino che la copriva fino a trequarti delle cosce, rigorosamente nude e con piedini perfettamente curati, che attiravano baci, per quanto erano allettanti.
Gli amici cominciarono a stuzzicare la sua libido, facendola bere e corteggiandola spudoratamente, incuranti della mia presenza.
Io cercavo di tener a freno la loro irruenza, ma lei si divertiva a sentirsi al centro dell'attenzione.
La portarono in pista e lì, uno la tirava e l'altro la mollava.
Poi.... scomparve alla vista... gli amici erano tutti lì.... dov'era finita Aurora, il mio amore?
Chiesi in giro e mi fu detto che , da ultimo, stava ballando con un ragazzo che non era della nostra cerchia.
Non nascondo che andai un po' in panico; intanto il tempo passava e di lei.... niente.
Uscii fuori dal locale e diedi un'occhiata nel parcheggio.... niente, non era neanche lì.
Rientrai nel locale e notai una fila di persone , insofferenti, che attendevano che le toilettes si liberassero.
Da una di esse, uscì la mia Aurora, seguita da un bel giovane aitante.
Per tutti fu ovvio che avessero scopato, mentre fuori la coda era diventata insostenibile.

Senza dare nell'occhio, afferrai mia moglie per un braccio e la trascinai fuori, nel parcheggio; la feci salire in auto e sbottai:
"Ma che ti è preso?... Mi hai fatto fare la figura del "cornuto"!...."
E lei, con la più naturale sfrontatezza, si alzò il vestito, mostrandomi la sua fica nuda, ricoperta di sborra, e mi arringò:
"Perché? Non mi dirai che ti dispiace esserlo? Te le ho appena fatte "le corna" ed alla grande; hai visto quel giovane? Non smetteva più di chiavarmi e, se non fosse stato per il casino combinato fuori dai cessi, ora stavo ancora chiavando con lui".

In parte mi sentivo irritato e tradito nel mio amor proprio, ma quell'ultima sua frase, da cui traspariva il rammarico per non esser stata appagata, mi spinse ad esortarla a tornare nel locale, cercare il giovane e portarcelo a casa, per chiudere la serata in bellezza.
Passò del tempo, tanto che temetti che non se ne sarebbe fatto nulla....;
Poi...? La vidi tornare in compagnia di un altro giovane e mio disse:
"Questo è Max, amico di Diego, che ha preferito tornarsene a casa".

Ditemi voi se non c'era da restare basiti per la facilità con cui quella donna passava da un maschio all'altro, senza preoccuparsi più di tanto.

In auto, mentre si tornava a casa, lei si era seduta sul divano posteriore con Max e, ad un certo punto, esclamò:
"Accidenti, Bruno, questo ha delle dimensioni molto simili a quelle di Rocco Siffredi. Mi sa che questa notte mi divertirò proprio un sacco".

Appena a casa, lei andò avanti seminando, nel percorso verso la camera da letto, i suoi indumenti, scarpe comprese, ed io dietro a raccoglierli e sistemarli per bene su una poltrona.
Entrai in camera e la trovai con in mano e bocca una verga che non aveva nulla di umano: era davvero enorme.
Dopo che, per un po', si fu divertita a leccare e succhiare l'asta, Max la ribaltò sul letto e aperte le cosce, ricambiò il favore leccandole la fica con una frenesia che rasentava la follia.
Io mi avvicinai a lei e presi a baciarle e leccarle tutto ciò che trovavo lasciato disponibile dall'irruenza di Max: bocca, ascelle, seni e quei magnifici piedini svettanti in aria, mentre il corpo di Aurora era scosso da continui fremiti, che annunciavano il sopraggiungere di altrettanti orgasmi.
Poi Max indirizzò la "bestia" alle labbra della fica.
Aurora mi strinse a sé, in un supremo anelito di difesa... mi guardò con occhi spiritati, mentre quel toro la penetrava, lentamente, ma inesorabilmente.
La bocca della mia adorata emetteva suoni inarticolati; le sue mani artigliavano le mie; i suoi piedini presentavano le dita rattrappite, mentre veniva invasa con tanto ingombrante vigore.

Probabilmente le verghe asinine hanno maggior difficoltà ad eiaculare, perché la Mia Aurora era disfatta ed esausta e quello non smetteva di pomparla e concludere.
Finalmente, dopo un tempo che mi sembrò infinito, chiese a me dove poter eruttare il suo sperma, atteso che Aurora non poteva farlo perché in "trance".
Gli dissi:
"Se vuoi farla felice, sborrale in faccia".
Così fece ed io provvidi a ripulirla, mentre a mia volta, affondavo nella sua fica svangata.

Che notte, quella notte, ragazzi!
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