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INASPETTATAMENTE LA FELICITA' - PARTE TERZA - SI INIZIA A FARE SUL SERIO


di Just_me
03.08.2020    |    4.954    |    2 9.4
"Il suo tono sia era fatto imperioso e dominante..."

Scusate se ci ho messo un po' di tempo a scrivere questa terza parte, ma vi garantisco che d'ora in poi sarò più rapido.
E se vi siete persi le altre due parti precedenti...siete sempre in tempo a leggerle.
ricominciamo quindi da dove eravamo rimasti...
Il giorno dopo andammo entrambi a lavorare e, tornati a casa, nessuno ebbe il coraggio di parlare per primo di quanto era successo la sera prima…
Passammo una serata normale, guardando un po’ di televisione dopo cena e poi andammo a letto. Io continuavo però a ripensare a quanto mi aveva raccontato ed ero terribilmente eccitato, anche se non volevo essere io a fare il primo passo. Dopo poco, però, l’ormone prese il sopravvento e, infilandomi completamente sotto le lenzuola, portai il mio viso tra le sue gambe e iniziati a leccarla. Mi accorsi subito che era già bagnatissima; probabilmente stava pensando anche lei ciò che stavo pensando io…
Dopo pochi colpi di lingua e dopo averle succhiato avidamente i suoi umori, uscii da sotto le lenzuola, mi misi sopra di lei ed entrai nella sua fradicia tana, muovendomi lentamente dentro di lei. Lei aveva gli occhi chiusi e il suo respiro iniziava a farsi intenso, quando improvvisamente mi tirò stretta a sé mormorandomi nell’orecchio: “tu pensi che io sia una troia, vero?”. Visto che io non rispondevo, lei insistette: “Non farti problemi…dimmelo pure. Tanto è la verità, io sono una troia…”.
Mentre lei parlava io avevo rallentato al massimo il mio movimento dentro di lei. Praticamente ero quasi fermo ma, dopo queste sue parole, non riuscii a controllarmi e venni abbondantemente dentro di lei. Questa scopata era durata troppo poco per soddisfarla, ma non avrei potuto fare nulla per prolungarla. Lei rimase in silenzio per un po’, fino a quando il mio uccello ormai moscio uscì naturalmente dal suo corpo e la mia respirazione si fece più regolare. A quel punto, poiché non mi ero comunque spostato ed ero ancora sopra di lei, Laura riprese a parlarmi lentamente e con voce passionale nell’orecchio: “Non mi sembra che ti dispiaccia che io sia una troia, vedo… al solo pensiero non hai più saputo trattenerti…”. Io non sapevo cosa dire, ma lei continuò: “dai, dimmelo che ti eccita avere al tuo fianco una puttana affamata di cazzi…. Dimmelo che hai goduto così tanto perché stavi pensando a come mi fossi fatta scopare solo poche ore prima dal mio ex… Dimmelo!!!”.
Il suo tono sia era fatto imperioso e dominante. Io quasi balbettando le dissi: “…si..”.
“si cosa?” urlò lei. “dimmelo!!!”. Allora le dissi finalmente ciò che lei voleva sentirsi dire: “sei una lurida puttana…un grande vacca…” ed altre frasi di questo tipo senza fermarmi, fino a quando lei mi interruppe per chiedermi: “però ti piace, vero?”.
Ormai preda di questo vortice di erotismo psicologico le dissi che si, mi piaceva. Lei allora mi afferrò la testa con le mani, la spinse sotto lenzuola dicendomi: “allora fammi vedere quanto ti piace. Leccami finchè non ti dirò di smettere!”.
Era la prima volta che la leccavo dopo essere venuto dentro di lei ed ero un po’ ritroso: trovavo assolutamente fantastico il sapore e l’odore dei suoi umori, ma l’idea di mischiarli con il mio sperma non mi attirava assolutamente.
Iniziai a baciare il suo morbido cespuglio che le adornava il monte di venere e lentamente scesi a leccarle il clitoride, con l’idea di soffermarmi a lungo in quella zona che non era stata sporcata dal mio seme. Le lenzuola che mi coprivano mi impedivano di vederla in volto, ma il suo piacere si percepiva dall’inarcarsi del suo bacino e dai movimenti del suo corpo. Con entrambe le mani mi tenne inizialmente ferma la testa per evitare che la allontanassi e poi, molto lentamente e con delicatezza, iniziò a spingermela verso il basso facendomi chiaramente capire che voleva essere leccata anche dentro.
Per la prima volta, anche se controvoglia, assaggiai il sapore del mio sperma che ancora era rimasto dentro di lei. Era una sensazione strana ma non sgradevole; i sapori e gli odori miei e suoi si erano mischiati e, più leccavo, più mi veniva voglia di gustare quel cocktail afrodisiaco. Mentre le tenevo le grandi labbra spalancate con le dita di entrambe le mani, affondavo la lingua sempre più a fondo, tirandola fuori solo ogni tanto per respirare.
Dopo averla leccata a lungo, infilai il pollice nella sua intimità e, quando lo estrassi completamente bagnato, non feci alcuna fatica ad infilarlo nel suo buchino più stretto.
Quel gesto fu come schiacciare un interruttore: la presa delle sue mani si fece più stretta sulla mia testa, iniziò a menare colpi di bacino sempre più velocemente e si mise ad urlare così forte che riuscivo a sentirla perfettamente anche se io avevo ancora la testa sotto le coperte. Venne. Si capiva che aveva avuto un orgasmo devastante: mi spostò di colpo, si girò supina e iniziò a massaggiarsi delicatamente la figa. Mi masturbai guardandola: bastarono meno di una decina di colpi con la mano per venire nuovamente, sulla sua schiena, per poi crollare esausto al suo fianco.
Il giorno successivo ci svegliammo normalmente, lei preparò la colazione per entrambi come al solito e poi, come al solito, andammo a lavorare. Dopo cena mi misi sul divano a guardare un po’ di televisione e lei andò in bagno. Quando tornò indossava solo delle calze nere con reggicalze, un reggiseno anch’esso nero e un paio di stivali con tacco a spillo. Si sedette in poltrona senza dire nulla, a parte chiedermi cosa ci fosse di bello in tv.
Io non le risposi ma mi alzai per andare diretto da lei, già pregustandomi la serata. Lei si alzò in piedi imperiosa di fronte a me (e con quei tacchi era almeno 2-3 centimetri più alta di me, se non di più, sfiorando il metro e novanta) e, senza proferir parola, mi fece solo cenno di no con la testa, indicandomi di tornare a sedermi.
Ubbidii, anch’io in silenzio e, solo quando fui seduto, iniziò a parlare chiedendomi di nuovo cosa ci fosse di interessante da vedere in televisione. Le risposi che secondo me non c’era nulla di interessante e che, fosse dipeso da me, avremmo potuto fare altro. Lei allora mi chiese il telecomando e, dopo un po’ di zapping, si fermò su un canale ed iniziammo a guardare la tv.
Dopo pochi minuti si alzò per tornare subito dopo a sedersi. Era andata a prendere il posacenere e le sigarette. Se ne accese una, continuando a guardare la televisione come se nulla fosse.
Sono convinto lo avesse fatto come piccolo segnale di dominio, poiché sapeva che tolleravo a malapena il fatto che fumasse. Devo però dire che vederla così seduta, con le gambe accavallate, praticamente nuda mentre fumava con aria altera…mi eccitava.
Dopo circa mezz’ora passata così mi chiamò dicendomi di avvicinarmi a lei e, quando le fui di fronte, mi disse: “dai, mettiti in ginocchio a leccarmi bene come hai fatto ieri sera… mi è proprio piaciuto, sai?!?”. Così dicendo sporse i fianchi verso il bordo della poltrona, per agevolarmi il compito.
Ovviamente non mi tirai indietro, anzi. Pensandoci dopo, devo dire che si era rivolta a me quasi dandomi un ordine, però diciamo che era un ordine che mi aveva fatto piacere.
Una gamba su un bracciolo della poltrona, la testa reclinata all’indietro e, mentre lei mi incitava, io iniziai a leccarla. Non era mai stata così loquace in quei momenti: continuava a parlare, sottovoce, dicendomi quanto le piacesse, come fossi bravo, e altre frasi di questo tipo, fino a che disse: “certo che con la lingua sei proprio imbattibile… l’altra sera Stefano mi ha scopata alla grande, ma con la lingua tu sei sicuramente più bravo…”
Rimasi un attimo come impietrito… non mi sembrava proprio un complimento.
Le chiesi quindi: “scusa, non ho capito bene…”. “ma no niente, lascia stare” rispose lei, “era giusto un pensiero passeggero.”.
Io insistetti: “no no, dimmi. Cosa intendevi? Che Stefano ti ha scopata meglio di quanto lo faccia io?”.
“vabbè, senti” rispose lei, “seanche non te la devi prendere. Al di là della differenza di età, ti ricordo che lui in mezzo alle gambe ha un attrezzo che penso sia ben raro da trovare. Maschi così dotati credo ce ne siano in giro pochi, quindi non devi sentirti inferiore a lui. È un po’ come se ti mettessi a fare una gara di corsa con un centometrista medaglia d’oro alle olimpiadi…”.
“ah ecco…il centometrista…”, balbettai io. “quindi la sintesi è che lui ti ha scopata meglio di me.”.
Laura allora si tirò un po’ in su sulla poltrona e disse: “onestamente si, però magari è stata una prestazione da fenomeno perché era la prima volta che mi scopava, anche se desiderava farlo da vent’anni. Non si può ricavare una certezza da un evento sporadico.”. “Non ci pensare e scopami piuttosto!”.
Così dicendo si mise in ginocchio sulla poltrona, voltandomi la schiena per offrirsi a me a pecorina. Entrai subito in lei cercando di scoparla il più lentamente possibile, fermandomi di tanto in tanto per durare più a lungo, ma fu tutto inutile: l’eccitazione era tale che ancora le venni dentro in un batter d’occhio.
Lei si alzò poi senza dir nulla e, tenendosi una mano tra le gambe per non gocciolare per terra, andò in bagno a pulirsi, poi si diresse in camera da letto.
Poco dopo la raggiunsi e vidi che Laura era già a letto. Mi svestii, mi sdraiai al suo fianco e le chiesi cosa avesse. Il suo comportamento mi era un sembrato po’ strano; pensavo ci fosse rimasta male per la mia scopata troppo veloce.
Lei mi rispose che non aveva assolutamente niente e che, anzi, era contenta di vedermi ancora eccitato. Così dicendo allungò la mano accarezzandomi il cazzo già duro, per poi sedersi sopra di me infilandoselo dentro, scopandomi così fino a che venni nuovamente dentro di lei.
Prima di alzarsi per andare in bagno, mi disse: “però… hai visto? In una sola serata abbiamo scopato quanto generalmente scopiamo in una settimana intera… Mica male, eh?!?”. A quel punto mi strizzò l’occhio sorridendo e andò a lavarsi.
Passarono poi un paio di giorni senza storia fino a che, nel corso del weekend, mi disse che Stefano si faceva comunque sentire tutti i giorni e, tra le altre cose, le chiedeva sempre quando si sarebbero potuti vedere di nuovo. Lei finora aveva preso tempo dicendogli che comunque, non vivendo da sola, non era così semplice uscire di sera. In realtà, mi disse, lei voleva parlarne con me.
Le dissi che ok, avremmo certamente potuto parlarne anche subito e che, comunque, dipendeva molto da lei la decisione su cosa fare.
“Va bene, allora ne parliamo stasera dopo cena”, rispose le, “ma credimi, la decisione sarà nelle tue mani” e, così dicendo, mi diede un bacio.
Venne finalmente sera e, al termine della cena, fui io a chiederle di parlare del famoso argomento. “Certamente”, rispose, “dammi solo un paio di minuti e arrivo”.
Tornò dopo almeno un quarto d’ora e restai stupito nel vederla vestita, o per meglio dire svestita, come un paio di sere prima. Si mise a sedere sulla solita poltrona e, anche stavolta, si accese una sigaretta prima di iniziare a parlare.
“Dunque, andiamo al punto”, iniziò a dire, “ovvero se andare ancora a casa di Stefano, oppure no. Onestamente, devo dirti che la scorsa volta io ero un po’ spaventata e frenata mentre ero con lui. Stefano, al contrario, mi ha scopata in maniera incredibile. Io proverei ad andarci ancora una volta, questa volta sarei sicuramente più rilassata, anche per vedere se lui riesce a scoparmi ancora come la volta scorsa, oppure no.”
“Ora dipende da te”, proseguì, “decidere se preferisci la Laura di una volta, che magari ti sussurra frasi porche di fantasia ma che, in realtà, qualsiasi cosa la fa solo con te, oppure se preferisci la versione porca di me, che ti eccita perché invece le cose che ti dice, le fa nella realtà. Devi scegliere tu se ti stuzzica di più la realtà o la fantasia”.
Io lì per lì non sapevo cosa dire e cercai di ribaltare la domanda a lei, per provare a capire quale fosse il suo pensiero. Lei si mise a ridere, dicendomi che era sicura di questa mia “non risposta”.
“Proprio perché immaginavo che tu non ti saresti sbilanciato”, disse, “io già ieri avevo scritto a Stefano che stasera sarei stata libera di andare da lui. Ora sta a te decidere se vuoi che io vada oppure no. Anche se mi dici che non vuoi, non ci sono problemi: gli scrivo che non posso uscire e basta. Ma almeno, adesso, sei costretto a prendere una decisione in un senso o nell’altro…”.
Rimasi un attimo sorpreso e tentai ancora di girare la situazione dicendole che tanto, ormai, era lei che aveva già scelto di andare.
“Non è proprio così”, ribattè, “ma ne parleremo dopo. Ora, visto che non hai niente da dire, vado da lui”.
Si vestì velocemente tenendo indosso le calze nere col reggicalze, mettendosi un perizoma nero che fino a poco prima non indossava e levandosi il reggiseno; indossò semplicemente una camicetta con un paio di jeans, scarpe col tacco e capelli con la coda. Vedendola girare così tra le stanze per recuperare le chiavi di casa, dell’auto e le altre cose che le servivano, con il grosso seno sodo che si muoveva libero sotto la camicetta, mi eccitai fortemente.
Una volta pronta venne a darmi un fugace bacio sulle labbra, salutandomi dicendo: “vado, scopo e torno. Non faccio tardi”.
Non riuscii a resistere: andai in bagno come un adolescente a masturbarmi. Dovevo abbassare il livello di eccitazione che avevo… riuscii in questo modo a rilassarmi un po’ e mi sedetti poi sul divano a guardare la televisione per aspettare il ritorno di Laura.
Effettivamente non rientrò tardi, era passata da poco la mezzanotte quando sentii aprire la serratura della porta di casa. Io nel frattempo ero andato a letto ma, ovviamente, non stavo dormendo, anzi…
Laura arrivò in camera da letto e, dopo avermi salutato e aver posato la borsa, iniziò a spogliarsi fino a restare completamente nuda e poi andò in bagno a lavarsi.
Tornò di lì a breve, si sdraiò al mio fianco e sorridendo mi chiese: “immagino che tu sia rimasto sveglio per sapere come sia andata la mia serata…”
“Ovvio”, le risposi, “per cos’altro?!?”.
“Devo dire che la serata è andata molto bene”, iniziò Laura. “Appena arrivata da lui ci baciammo ma, senza perder tempo, mi tolsi subito la camicetta, presi Stefano per mano e lo condussi in camera da letto. Volevo che gli fosse ben chiaro l’unico motivo per il quale ero andata da lui. Gli slacciai i pantaloni inginocchiandomi davanti a lui e, per fortuna, il suo cazzo non era ancora completamente duro, per cui riuscii a prenderlo un po’ in bocca; ma fu un piacere di breve durata perché, quasi immediatamente, gli si indurì e io al massimo potei leccarlo un po’ con la lingua, ma senza più riuscire a metterlo in bocca.”
“Mi tolsi rapidamente scarpe e jeans e mi sdraiai sul letto a gambe larghe, dicendogli si sbrigarsi che questa volta non avevo tantissimo tempo. Lui si spogliò e in un batter d’occhio mi fu sopra. Trattenni il respiro mentre mi infilava dentro il suo uccello e, una volta dentro tutto, strinsi Stefano a me dicendogli di stare fermo, perché volevo godermi quel momento con calma, con tutto il suo cazzo dentro di me…”
“Appena le mie pareti vaginali si adattarono a quel piacevole stretching, iniziai lentamente a muovere i fianchi. Lui capì al volo e cominciò a scoparmi, inizialmente piano piano e poi sempre più forte. Io ero come paralizzata…ogni parte del mio corpo e della mia mente stava godendo e non riuscivo a muovere neanche un muscolo”.
“Mi scopò a lungo, rallentando il ritmo di tanto in tanto per allungare il mio e suo piacere, almeno fino a quando anche lui decise che voleva godere e, aumentando la forza dei suoi colpi, finalmente mi riempì con il suo liquido caldo”.
“Io lo strinsi forte a me, tenendolo con le braccia e avvolgendo le mie gambe intorno al suo corpo per non farlo allontanare…volevo che restasse ancora dentro di me”. “Dopo un po’ lo sentii lentamente sgonfiarsi e allora cominciai a mordergli e leccargli lentamente l’orecchio… fu come cliccare un interruttore: tornò velocemente duro e riprese a scoparmi”.
“ha continuato a scoparmi in quella posizione per non so quanto tempo. A volte rallentava, altre accelerava spingendo più forte, ma senza mai fermarsi fino a quando, all’improvviso, è rotolato di fianco per mettersi sdraiato e, senza uscire da me, mi ha messa sopra di lui continuando a scoparmi. Con le mani sentivo che mi allargava le grandi labbra mentre mi scopava e, contemporaneamente, mi baciava e leccava il seno”.
“io sono venuta… tanto e più di una volta. E quando finalmente anche lui è venuto dentro di me per la seconda volta, io mi sono accasciata sul suo petto, ormai stremata da quella doppia interminabile ed intensa scopata”.
“Avrei voluto restare lì ancora un po’ a riprendere fiato e poi, magari, fare ancora sesso. Ma ho capito che se lo avessi fatto, poi sarebbe stato difficile riuscire ad alzarmi e venire via, così appena ripresi un attimo lucidità, andai a lavarmi, mi vestii e tornai a casa”.
Io non dissi nulla, ma le spalancai le gambe e mi ci infilai in mezzo con la faccia… volevo guardare da vicino e annusare la sua figa che era stata scopata da poco. Come mi aveva detto se l’era lavata ma, forse sarà stata solo la mia immaginazione, il suo odore mi sembrava ancora più forte ed eccitante del solito. Le aprii lentamente le labbra e vidi che una patina lucida già le ricopriva e, infilando le dita, sentii quanto era bagnata.
Le mi fece cenno di sdraiarmi su di lei e io ubbidii… ci baciammo a lungo con passione e, subito dopo, lei iniziò a ripetermi “ti amo, ti amo, ti amo,…” senza sosta. Io entrai dentro di lei eccitatissimo ma cercai di rimanere fermo, senza muovermi.
Lei nel frattempo, dopo avermi sussurrato ripetutamente le parole “ti amo” nell’orecchio, con voce calda ed emozionata mi chiese: “ti eccita che io scopi con Stefano? Ti prego, dimmelo… dimmi la verità, qualunque sia!”.
Ero imbarazzato ma, visto il momento, dopo un primo attimo di stupore le risposi che si, questa cosa mi eccitava.
Lei allora proseguì: “lo sai che questo gioco eccita anche me? Mi piace da impazzire… Tu vuoi che proseguiamo o preferisci che ci fermiamo e torniamo come prima, solo io e te, fermando il gioco?’”.
Io le chiesi: “tu cosa vorresti fare. Vorrei che fossi tu a scegliere.”.
Lei mi rispose: “No, ti prego. Per le prossime due domande che ti voglio fare, vorrei che fossi tu a rispondere in base a quello che ti senti, senza problemi o forzature. Poi ti prometto che, in base a ciò che rispondi, il gioco passerò a dirigerlo io così non avrai l’imbarazzo di scegliere tu per entrambi.”.
Così dicendo mi sorrise dandomi un fugace bacio sulle labbra, dopo di che subito tornò sul discorso: “dunque, la prima delle due domande era se vuoi continuare questo gioco e se vuoi che io vada ancora a farmi scopare da lui. Rispondimi per favore”.
Così dicendo il suo tono era diventato più serio, quasi perentorio. Fu così che le risposi: “ok, va bene… continuiamo il gioco ancora per un po’ e poi vediamo come va”.
“Bene”, disse lei. “ora l’ultima domanda: ti eccita di più scoparmi o sapere che lui mi scopa? Oppure, preferisci essere tu a scoparmi o che sia un altro?”.
“Ma dai, che domande sono? Non ti sembra di esagerare?”.
Nel frattempo il mio uccello era ancora duro per l’eccitazione e tutto dentro la sua calda e umida figa.
Lei allora, per tutta risposta, sollevò le sue gambe e me le strinse intorno alla schiena tenendomi attaccato a lei e, allo stesso tempo, si mise a roteare lentamente il bacino sussurrandomi nell’orecchio: “dai, dimmelo.. poi ti prometto che non ti chiederò più di prendere decisioni o rispondere a domande imbarazzanti. Deciderò tutto io… dai, allora, ti piace di più scoparmi o restare a casa ad aspettarmi, mentre io sono fuori a godere con qualcun altro che mi scopa al posto tuo?”.
Aveva appena terminato la domanda che io, prima ancora di riuscire a dire una parola, venni dentro di lei provando un orgasmo così forte e intenso, come non ricordavo di aver mai provato.
Lei, che ovviamente non aveva goduto, mi disse nuovamente: “il tuo corpo ha già risposto alla mia domanda, ma voglio sentirlo dire da te, dalla tua voce. Forza, non farmi aspettare ancora…”.
Il suo tono era diventato ancor più duro e dominante di prima e così, con un filo di voce le risposi: “preferisco che sia qualcun altro a scoparti al posto mio…”.
“hai visto amore?”, rispose lei. “Non è stato così difficile. Ora penserò io come proseguire con questo gioco per farti sempre più felice e contento… Ti amo!!!”.
Passarono alcuni giorni fino a che, una sera della settimana successiva, dopo essere tornata a casa dal lavoro, mi disse che dopo cena sarebbe andata a casa di Stefano. “Ho pensato come portare avanti il nostro gioco nel migliore dei modi” mi disse, “per cui volevo organizzarmi con lui, senza ovviamente dirgli però che tu sei al corrente della nostra relazione e sei consenziente.”.
Io rimasi un po’ sbigottito e le risposi che sarebbe stato meglio parlarne prima noi due e poi, solo successivamente, discuterne con lui…
In tutta tranquillità mi rispose che non c’era veramente bisogno di discuterne. Lei mi aveva promesso che mi avrebbe tolto l’imbarazzo di dover prendere delle decisioni e che avrebbe gestito lei il gioco. Le sue decisioni le aveva già prese. Quella sera sarebbe andata a parlarne con lui per verificare che anche a Stefano andasse tutto bene ciò che lei aveva deciso e poi, al suo ritorno, lei avrebbe aggiornato anche me.
Si avvicinò a me col cellulare in mano e mi disse: “se non mi credi guarda cosa gli scrivo adesso…”. Così dicendo andò su whatsapp e scrisse: “ho pensato a come possiamo fare per vederci il più possibile e senza fare le cose sempre di corsa. Dopo vengo da te e ne parliamo e, se l’idea va bene anche a te, poi mi ringrazi come tu sai fare…”.
Passarono solo pochi secondi e subito lui rispose che, ovviamente, non vedeva l’ora che lei arrivasse.
“Dai, ora mangiamo qualcosa così esco il prima possibile. Non voglio far tardi stasera” mi disse e, diligentemente apparecchiò la tavola e preparò qualcosa al volo.
Terminata la cena mi chiese se potessi sparecchiare, così lei avrebbe fatto in tempo a farsi una doccia prima di uscire.
Dopo poco più di mezz’ora era pronta; si era vestita casual: una t-shirt che lasciava facilmente capire che non stesse indossando il reggiseno, una gonnellina un po’ larga e un paio di sneakers. Mentre stava per uscire si girò verso di me, si alzò la gonna per farmi vedere che non indossava neanche le mutande e, sorridendo mi disse: “dai, salutala…”. Poi si girò ed uscì.
Tornò a casa veramente presto, erano più o meno le 23 e io ero ancora alzato a guardare la televisione.
Si tolse le scarpe e mi raggiunse in soggiorno, sdraiandosi sulla sua poltrona preferita e si accese una sigaretta. Le si leggeva in volto che era felice e rilassata.
Visto che non diceva nulla, le chiesi senza mezzi termini se avessero scopato anche quella sera. Lei mi rispose che ovviamente avevano scopato e che non avrebbe avuto senso andare a casa sua senza farsi una bella scopata.
Io mi alzai dirigendomi verso di lei, andando con la mano per toccarla sotto la gonna per sentire se fosse ancora bagnata. Lei mi fermò e mi disse di tornare a sedermi e di non toccare.
Voleva fumarsi quella sigaretta in santa pace e poi voleva parlarmi di come aveva intenzione di portare avanti il suo rapporto con Stefano da lì in poi. Terminò la frase dicendomi: “stai tranquillo…ormai ti conosco bene. Ti farò soffrire tantissimo, ma sono certa che ti piacerà ancor di più…amore mio.”.
Iniziavo a essere confuso… non sapevo cosa aspettarmi… ma iniziai a capirlo appena Laura, terminata la sua sigaretta, iniziò a raccontarmi cosa avesse pensato di fare…
Per spiegarvi bene il suo piano nei minimi dettagli e farvi sapere come si è evoluto, mi serve però ancora un po’ spazio, ma mi sto accorgendo che mi sono già dilungato forse troppo.
È meglio che vi descriva il seguito nella prossima parte, la quarta (per ora) di questa lunga e (per noi) intrigante storia…
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