Racconti Erotici > tradimenti > INASPETTATAMENTE…LA FELICITA’ (PARTE PRIMA – INTRODUZIONE)
tradimenti

INASPETTATAMENTE…LA FELICITA’ (PARTE PRIMA – INTRODUZIONE)


di Just_me
25.08.2019    |    19.163    |    9 9.0
"Continuai a leccarla ovunque e a lungo, finchè non mi fece venire di mano..."

Ho cercato di mantenere il racconto il più possibile fedele alla realtà, ma ovviamente i nomi sono assolutamente di fantasia.
Tutto ebbe inizio nell’autunno dell’anno 2000 quando, da poco compiuti 34 anni, fui invitato da alcuni amici ad uscire, insieme ad altre persone che non conoscevo, per una serata in compagnia.
Ci trovammo al palazzo del ghiaccio per pattinare e poi, in tarda serata tutti in pizzeria. Non ci furono delle vere e proprie presentazioni, ma fu lasciato tutto all’iniziativa personale. Io capii che, sostanzialmente la compagnia si poteva suddividere in due parti: ragazzi e ragazze più o meno della mia età, che in parte già conoscevo, e ragazzi e ragazze più giovani che frequentavano diverse facoltà universitarie e che si conoscevano o per essere compagni di corso, o perché condividevano l’appartamento.
Devo dire che mi stavo discretamente annoiando: il pattinaggio non è propriamente il mio sport e, anche la serata in pizzeria, non era molto divertente. Ad un certo punto, quando le diverse persone iniziavano a girare tra i tavoli per parlare con altri, si sedette al mio fianco una delle ragazze del gruppo di universitari e si presentò:
“ciao, piacere, io mi chiamo Laura”
“piacere mio. Io sono Luca”
“si si, conosco già il tuo nome. Ero seduta di fianco ad un tuo amico che ha passato tutta la serata a parlar male di te…”
“ah, interessante” dico io. “e cosa ti avrebbe detto?”
“Lascia stare…qualsiasi cosa abbia detto, che sia vera o falsa, mi ha incuriosito ed è per questo che sono venuta qui per conoscerti”
Laura non l’avevo neanche notata quando eravamo al palazzetto del ghiaccio e neanche dopo essere arrivati in pizzeria. Adesso, avendola seduta di fianco, potevo vedere che aveva dei bellissimi occhi azzurri e, quando ci siamo alzati, ho anche visto che era molto alta, sicuramente più di 1 e 75. Per il resto però, niente di particolare: capelli castani di lunghezza media raccolti a coda, jeans scoloriti, scarpe da ginnastica, un maglione di lana oversize di un colore indefinibile e neanche un filo di trucco.
In compenso, era sicuramente una ragazza piacevole con cui parlare e, sicuramente, i 13 anni di differenza tra noi due non si percepivano (lei aveva 21 anni all’epoca). Abbiamo parlato di diversi argomenti, mi ha raccontato un po’ dei suoi studi (era iscritta a medicina) ed il tempo, devo ammettere, da quel momento era volato.
Al momento dei saluti le dissi che, se le avesse fatto piacere, avremmo potuto rivederci per bere qualcosa e proseguire nei nostri racconti. Lei viveva con altre tre studentesse in un appartamento condiviso, non troppo distante da casa mia. Lei accettò e così ci salutammo con l’intenzione di rivederci.
Il sabato successivo, dopo pranzo, mi trovai per caso a passare sotto casa dove lei viveva, così provai a citofonare. Non ero sicuro che ci fosse perché, come molti altri studenti provenienti da fuori città, era probabile che tornasse a casa sua per il fine settimana. Ma tanto ero già lì per cui, non mi costava nulla provare.
Fui fortunato: mi rispose e si mostrò piacevolmente sorpresa per la mia visita inaspettata. Mi chiese però di aspettare qualche minuto, giusto il tempo di prepararsi e scendere. Non poteva farmi salire perché una delle sue coinquiline stava studiando per un esame.
Dopo neanche 5 minuti era già scesa. Rispetto alla prima volta che l’avevo vista, non c’erano stati cambiamenti di look: stessa pettinatura con coda, stessa assenza di trucco, giacca da sci, jeans e scarpe da trekking visto che pioveva.
Diciamo che non mi interessava molto il suo abbigliamento, visto che l’unica ragione per cui ero passato a citofonarle era la sua simpatia.
Da quel giorno abbiamo iniziato a vederci sempre più spesso. Io passavo a prenderla, uscivamo, si beveva qualcosa, si andava in giro, si parlava molto per raccontarci a vicenda le nostre vite, ma nulla più. Non c’era mai stato neanche un bacio, a parte quelli sulla guancia che si danno tra amici ed amiche.
Le cose cambiarono quando, pochi giorni prima di Natale, passai a prenderla come al solito per andare da qualche parte e per farle gli auguri, visto che poi sarebbe tornata dai suoi per qualche settimana. Io citofonai, ma lei mi disse di parcheggiare l’auto e salire. Le sue coinquiline erano già partite per le loro città di origine per cui avremmo potuto cenare da lei, senza rischio di disturbare nessuno.
La cena non fu certamente un granché, ma almeno l’impegno era da premiare. Dopo cena ci sedemmo sul divano, a parlare e guardare distrattamente la televisione e, a furia di parlare e parlare, scattò finalmente il primo bacio vero, al quale ne seguirono, un secondo, un terzo e molti altri. Dopo un po’ lei si alzò e, prendendomi per mano, mi portò nella sua camera. Iniziammo a baciarci anche sul letto e, lentamente, a spogliarci.
Tralasciando il suo abbigliamento intimo, che rispecchiava il resto del suo guardaroba, la strabiliante sorpresa fu quello che si trovava sotto quel reggiseno sportivo e quelle mutande nere di cotone: un fisico da paura. Sapevo, perché me lo aveva detto, che praticava o aveva praticato molti sport tra i quali sci, nuoto, tennis ed arti marziali. Però non mi sarei aspettato tutta quella meraviglia.
Iniziai ad esplorare ogni centimetro del suo corpo, a toccarlo, a baciarlo… il collo era lungo ed affusolato, le spalle belle dritte, schiena e ventre senza un filo di grasso, gambe toniche ma non grosse, vita sottile, un fondoschiena favoloso e veramente tridimensionale ma, la sorpresa maggiore fu il seno. Grosso, sodo, con dei capezzoli chiari all’insù e, essendo lei magra, le sue tette spiccavano ancor di più. Ovviamente la esplorai anche tra le gambe e, come mi aspettavo avendo ormai conosciuto il tipo, non era depilata. Questa cosa però mi faceva piacere in quanto non sono mai stato un estimatore della donna totalmente rasata.
Sotto il pelo folto, scuro e riccioluto, si schiudevano delle splendide labbra rosse e lucide mentre, le piccole labbra molto sporgenti, ti invitavano a succhiarle e morderle delicatamente mentre indicavano la via per raggiungere il clitoride.
Esplorandole il corpo, avevo trovato i punti più sensibili: le orecchie, il collo, il seno, l’interno cosce e, ovviamente, in mezzo alle gambe.
La leccai veramente a lungo mentre lei, capii, non era molto propensa a ricambiarmi il servizio di bocca. Visto che lei non ci aveva provato, non volli forzarla. Continuai a leccarla ovunque e a lungo, finchè non mi fece venire di mano. Ebbene si…non abbiamo scopato. Nessuno dei due aveva dei preservativi, lei non prendeva protezioni e quindi, per non correre rischi…solo petting.
Dopo quella sera lei partì, tornò a casa dai suoi, e ci ripromettemmo di sentirci durante quei giorni e rivederci al suo ritorno.
Lo stesso giorno del suo rientro, al termine delle ferie di fine anno, ci rivedemmo e quella volta andammo finalmente fino in fondo. Fu bellissimo: l’odore della sua pelle, il suo sapore, quel fisico perfetto, la passione che entrambi mettevamo nel baciarci senza mai staccarci, costituiva un mix esplosivo. Passammo tutto il tempo a letto, nudi, ad accarezzarci, baciarci e fare l’amore.
Dopo quella volta ne seguirono immediatamente altre e, dopo pochissimo tempo, decidemmo di andare a vivere insieme. Sembrava strano ma, in realtà, impiegammo meno tempo a prendere questa decisione di quanto ne occorse per scambiarci anche solo il primo vero bacio.
La vita insieme era bellissima: durante il giorno io lavoravo mentre lei studiava a casa o frequentava i corsi all’università. Di sera non uscivamo quasi mai in quanto preferivamo dedicare più tempo possibile a noi stessi ed alla nostra intimità. Restare soli, senza frequentare nessuno al di fuori delle persone sul posto di lavoro per me, o della facoltà per lei, non ci pesava affatto anzi, era ciò che volevamo e che ci faceva stare bene.
Col tempo iniziammo anche a parlare delle nostre relative esperienze pregresse e dopo aver ascoltato le sue, capii perché lei a letto pur essendo molto partecipe e passionale, si vedeva che non era molto esperta. Quando la conobbi, lei era praticamente “quasi” vergine. Mi spiego meglio…
Al termine del liceo si era trasferita in città per frequentare l’università e, contestualmente, si era iscritta in una palestra per proseguire le arti marziali che frequentava da diversi anni. Dopo un po’ di tempo, si era invaghita del maestro che, a suo dire, oltre ad essere un bell’uomo che aveva passato da poco la quarantina, aveva molto carisma e si era dedicato molto a lei, facendola sentire estremamente a suo agio in quella palestra per lei nuova. Un giorno, mentre si avvicinava la data dell’esame per il suo passaggio di cintura, lui le chiese se avesse voluto fermarsi ancora al termine della lezione, per provare nuovamente tutte le tecniche che sarebbero state oggetto di esame. Lei accettò ben volentieri e, per un’altra ora, rimasero in palestra a provare. Al termine dell’allenamento si diressero verso i rispettivi spogliatoi, che erano adiacenti anche se separati e lui, prendendola per mano, le fece cenno di seguirlo e la fece entrare nello spogliatoio degli istruttori. Lei era eccitata ma spaventata al pensiero che qualcuno potesse entrare, ma lui la tranquillizzò dicendole che a quell’ora era rimasto solo l’istruttore dei corsi di aerobica e che quindi, almeno per i prossimi 40 minuti, non sarebbe entrato nessuno. Lei si sentì sollevata e, mentre lui la spogliava, iniziarono a baciarsi. Le sue mani la frugarono ovunque e dopo averle tolto il kimono ed averla spogliata completamente, si denudò anche lui e facendola sdraiare per terra sopra il suo stesso kimono, si accinse a penetrarla. Lei a quel punto si divincolò e rifiutò di continuare per due motivi: in primis lei non prendeva precauzioni e neanche lui ne aveva in quel momento e poi, forse ancora più importante, visto che per lei era la prima volta, avrebbe voluto farlo con più calma e tranquillità, piuttosto che farlo in un posto come lo spogliatoio, col rischio di essere visti.
Il maestro mostrò di capire perfettamente la situazione per cui non insistette, la fece rivestire e, prima che lei uscisse per andare nello spogliatoio femminile, aprì la porta per assicurarsi che nessuno la vedesse uscire e si salutarono, decidendo però che si sarebbero visti di nuovo la sera successiva, ma questa volta a casa di lui.
La sera del giorno seguente, infatti, lei si recò a casa del maestro. Senza perdere tempo lui la portò in camera da letto, la spogliò, si spogliò a sua volta e, dopo averla fatta sdraiare, iniziò a masturbarla e leccarla senza sosta. Per Laura era la prima volta: fino a quel momento, mi disse, si era solo masturbata da sola alcune volte ma nessuno gliela aveva mai baciata, leccata o succhiata. In quel momento il suo adorato maestro che la faceva sentire così sicura di sé stessa e che la metteva al centro delle sue attenzioni le stava facendo una cosa che non aveva mai fatto. E a lei piaceva. Eccome se le piaceva. Si sentiva un fuoco partirle proprio da lì, dove lui la stava leccando e che le arrivava fino al cervello, costringendola ad uno sforzo sovrumano per non urlare a squarciagola il suo godimento. Dopo un po’ lui si alzò, andò a frugare in un cassetto e prese un preservativo. Restando in piedi di fronte a lei lo indossò e subito dopo salì su di lei e, dirigendolo con una mano verso la sua figa bagnata, entrò senza tanti complimenti. Lei gemette per il dolore provocato dalla perdita della sua verginità ma lui non se ne preoccupò e anzi, più lei chiedeva di far piano, più lui aumentava la rapidità e la profondità dei suoi colpi. Lei ormai non stava più godendo: il piacere che aveva provato prima si era trasformato solo in fastidio e dolore. Dopo una serie di colpi violenti che a lei sembrava infinita, lui uscì di colpo, si levò rapidamente il preservativo, salì sopra di lei con il cazzo all’altezza del suo seno e, dopo pochi colpi dati con la mano, venne. I primi schizzi la colsero di sorpresa e la colpirono in faccia, sugli occhi e sulle labbra; gli altri, meno potenti, si riversarono su suo seno. Dopo essersi strizzato l’uccello facendo cadere anche le ultime gocce di sperma sul corpo di Laura, si girò da un lato e si sdraiò al suo fianco.
Lei era furiosa per quel trattamento. Da quella persona si aspettava qualcosa di diverso, qualcosa di meraviglioso, passionale e romantico, soprattutto sapendo che per lei sarebbe stata la prima volta. Invece in quel momento lei si sentiva solo usata, trattata come un pezzo di carne buono solo per scaricare i propri istinti animaleschi. Non andò neanche in bagno a lavarsi: con il lenzuolo si tolse il suo sperma di dosso, si infilò velocemente i vestiti e corse via in lacrime, maledicendo il momento in cui aveva deciso di frequentare i corsi di quello stronzo.
Arrivò a casa con gli occhi ancora lucidi e, cercando di non incrociare lo sguardo delle sue inquiline, si diresse subito in bagno per farsi una lunga doccia, provare a rilassarsi e, soprattutto, per eliminare ogni traccia di ciò che lui le aveva schizzato addosso. Ovviamente, lei non fece più ritorno in quella palestra.
Per un po’ di tempo smise di pensare ai maschi, cambiò palestra e si dedicò ancor di più agli studi. Almeno fino a quando conobbe un ragazzo in università che seguiva i suoi stessi corsi. Iniziarono a fare qualche pausa pranzo insieme, a scambiarsi gli appunti e lui le chiese anche se le potesse far piacere andare a casa sua a studiare per gli esami. Lei era attratta da quel ragazzo, alto, bello, brillante e con un bel fisico ma, allo stesso tempo, aveva ancora in mente la brutta esperienza vissuta da poco, così all’inizio rifiutò di andare a casa sua a studiare per non correre rischi. La sua intenzione era quella di conoscerlo più a fondo per capire se lui, Stefano, potesse essere il ragazzo giusto per costruire un rapporto solido e magari vivere con lui la seconda “prima volta”. A lei non interessava avere qualcuno per il sesso e basta. Lei voleva un rapporto serio per vivere in coppia tutti gli aspetti belli e meno belli che la vita inevitabilmente offre, con lo spirito di condividere con la persona amata le gioie ed essere supportata (o supportare il partner) quando le cose non vanno per il verso giusto.
Iniziarono così a frequentarsi anche fuori dall’università, uscendo da soli o in compagnia e, inevitabilmente, finirono per mettersi insieme. Lei resistette ancora un po’ senza andare a casa sua ma, alla fine accettò.
Ovviamente si ritrovarono abbracciati a baciarsi, stavolta tra le mura domestiche e non più per la strada come avevano fatto fino a quel momento. I vestiti iniziarono a volar via e Laura, quando lui si alzò a prendere i preservativi, rivide in un lampo ciò che aveva vissuto poco tempo prima e si bloccò. Gli spiegò tutto e gli disse che prima di concedersi completamente, avrebbe voluto essere certa delle sue intenzioni. Se gli stava bene potevano continuare a frequentarsi, anche dormire insieme, fare sesso, ma senza scopare. Sarebbe toccato a lei decidere il se ed il quando.
Lui accettò dicendole però una frase che a lei fece suonare nella mente un campanello di allarme: “certo che accetto. Una figa con un corpo come il tuo non me la sono mai scopata in vita mia… figurati se non aspetto un po’…”.
Laura non sapeva se prendere questa frase come un segnale delle vere intenzioni di Stefano, o come piuttosto un complimento espresso in maniera un po’ rozza, ma pur sempre un complimento.
Continuarono a vedersi, a frequentarsi, a studiare insieme, ad andar via insieme nei weekend e, mentre lui la toccava, la baciava, si divertiva col suo seno e affondava la lingua tra le sue gambe, lei si limitava a masturbarlo e a baciarglielo. Col tempo Laura iniziò a tranquillizzarsi un po’ ma non era ancora del tutto certa delle sue intenzioni. Oltre a ciò, c’era un altro particolare che la spaventava un po’: quando il suo maestro l’aveva scopata, lei aveva provato dolore non solo perché era vergine, ma anche perchè i colpi che lui le aveva dato col suo cazzo le avevano fatto male per tutta la durata dell’amplesso. Il problema col suo attuale fidanzato era che lui era molto ma molto più dotato del maestro. Lei, infatti, non si limitava a baciargli il cazzo perché le facesse schifo fargli un vero pompino; lo baciava o leccava e basta perché non riusciva a prenderlo in bocca come si dovrebbe…
Laura viveva quindi un duplice dubbio: quello di concedersi ancora alla persona sbagliata e quello di sentire ancora più dolore della volta precedente.
Alla fine la loro storia non durò molto a lungo. Dopo avere inutilmente atteso per un po’ di tempo, Stefano le disse chiaramente che si era stufato e che a lui fare una storia seria a quell’età non ne aveva voglia. Voleva godersi la vita, divertirsi, uscire con gli amici e, in fondo, tra legarsi ad una persona e stare sempre e solo con lei oppure scoparsi ragazze diverse anche senza conoscerne il nome e senza l’obbligo di doverle rivedere…sicuramente preferiva questa seconda ipotesi.
Ovviamente si lasciarono e Laura, pur restandoci male, almeno era felice per non aver ripetuto ancora lo stesso errore della prima volta.
Lei e Stefano non si frequentarono più e, a parte incrociarsi in università, non restarono più in contatto. Capitolo chiuso.
Dopo avermi raccontato queste sue avventure, mi confessò che con me si era lasciata andare proprio perché io non avevo mai insistito per fare sesso con lei, quando passavo a prenderla o andavo a casa sua non avevo con me i preservativi con l’idea di poterla prima o poi scopare. Ero riuscita a farla stare bene e a non farla sentire una ragazza da scopare e basta.
Ovviamente ero contento di queste sue parole soprattutto perché, anch’io, con lei stavo veramente bene. Capivo che, sesso a parte, era una persona sulla quale fare affidamento e che lei si sarebbe gettata nel fuoco per me, così come avrei fatto io (e come farei tuttora). Possiamo dire che era, è stato ed è tuttora vero amore reciproco.
Dopo il suo racconto, anche un po’ per sdrammatizzare, le chiesi: “ok, uno dei motivi per cui ti sei fidata di me è stato quello che mi hai detto. Ma non è che ti ha aiutato anche il fatto che io non avessi tra le gambe un’arma impropria come il tuo ex…?!?”. Ovviamente feci questa battuta ridendo e anche lei, divertita, mi rispose: “meno male che non ce l’hai come il suo… temo che sarebbero dolori…!!!”.
Già che eravamo sul discorso colsi la palla al balzo e le chiesi: “invece, quello del tuo maestro, come era? Visto che ti ha fatto così male, era anche lui di dimensioni esagerate?”. Lei si fece seria e mi chiese cosa c’entrasse ora il suo maestro. La tranquillizzai dicendole che non volevo rivangarle pensieri tristi, e che le avevo fatto quella domanda giusto per capire quale “dimensione” le avesse causato dolore.
“come ti ho detto” – disse Laura – “il suo era ben più corto e soprattutto meno largo di quello di Stefano”.
“ok”, dissi io, “questo la avevo capito ma, non avendo mai visto nudo nessuno dei due, non riesco a farmi un’idea. L’unico termine di paragone che ho…è il mio di uccello…”. Conclusi la frase ridendo per farla sentire più a suo agio.
“ho capito… mi stai chiedendo un confronto tra gli unici 3 cazzi che ho visto in vita mia…”
Per fortuna anche Laura sorrise divertita, quindi ero certo che non se la fosse presa per la mia domanda. Le risposi quindi che si, in effetti, la mia domanda era più o meno quella.
“allora, ormai è chiaro che quello più grosso, troppo grosso e più lungo, troppo lungo, era quello di Stefano. Quello del maestro si posiziona in seconda posizione…”. “ah, quindi io sono l’ultimo in classifica..?!?”. diciamo che questo un po’ me lo immaginavo, visto che con i miei circa 12 centimetri non rientro certo nella categoria dei superdotati…
“dai, ora non iniziare a farti problemi. Tu mi vai bene così come sei. Non è questione di centimetri. Oltre a tutto il resto, tu mi fai godere e non mi fai male, quindi va bene così…”.
Io non sapevo se insistere o meno ma, piuttosto che tornare in futuro sull’argomento, le chiesi quale fosse la differenza di dotazione tra me ed il suo maestro. Per rassicurarla le dissi che non le avrei fatto la stessa domanda nei confronti di quello del suo ex, per non sfigurare.
Lei strabuzzò gli occhi al cielo e, dopo un lungo sospiro, si arrese. “io non ho misurato il suo, così come non ho misurato il tuo. Occhio e croce direi però che in lunghezza ci saranno penso 3-4 dita di differenza. Come larghezza diciamo che con il tuo riesco a chiudere bene la mano quando lo impugno e il mio pollice si sovrappone alle altre dita, con suo non ci riuscivo. Contento ora?”
Provai ad immaginarmelo e, considerando la lunghezza, significava circa 17 o 18 centimetri al massimo mentre, ciò che più mi stupiva era la larghezza… per non riuscire ad avvolgerlo completamente con la mano, doveva aver sotto un uccello bello cicciotto. Forse era per questo che quella volta lei aveva provato dolore.
Per un po’ non tornammo più su questo tipo di argomenti, ma iniziai però a cercare di convincerla ad abbigliarsi in modo più sexy e femminile. Fu però un percorso difficoltoso e pieno di rifiuti e fallimenti:
“non ti andrebbe di indossare dei tanga o dei perizomi, al posto delle classiche mutande di cotone bianche o nere?” – “ma no, figurati. Quella strisciolina di stoffa in mezzo al sedere deve essere fastidiosa”
“cosa ne dici di un bel paio di autoreggenti al posto delle solite calze di cotone o, quando va bene, al posto dei collant?” – “ma scherzi?!?! Poi avrei sempre il terrore che scendano e si veda il bordo.”
Un giorno, allora, senza preavviso, andrai a comprarle un vestitino nero, corto ed aderente (un tubino) e glielo portai a casa. Ovviamente la sua reazione non fu molto positiva… mi disse infatti che non si sarebbe mai messa qualcosa di simile per uscire.
Con pazienza riuscii però a convincerla almeno a provarlo. Le dissi di andare in bagno ad indossarlo, ovviamente senza alcun intimo sotto, e poi tornare da me. Alla fine si convinse e mi assecondò.
Quando pochi minuti dopo torno da me in camera da letto, restai a bocca aperta dallo stupore e dall’eccitazione. Quel vestitino che già nasceva corto, su di lei che era alta sembrava ancor più corto: arrivava a coprirla pochi centimetri sotto la curva delle natiche. Anche il seno, coperto da quel lembo di stoffa aderente, spiccava ancor di più.
Mi alzai, la presi in braccio e la portai sul letto. Le aprii le gambe e vidi che mi aveva ascoltato: sotto il vestito non indossava nulla. Ero eccitatissimo dall’insieme di quella vista. Mi tuffai con la bocca tra le sue cosce ed iniziai a leccarla, succhiarla, mordicchiarle il clitoride e affondare la lingua dentro di lei, il più profondamente possibile. Lei godeva…godeva molto e, per la prima volta, mi prese la testa con le mani e tenendola per i capelli me la teneva li, tra le sue gambe, per non farmi smettere di leccarla. Dopo alcuni minuti sentii il suo corpo vibrare, il suo respiro farsi sempre più affannoso finchè, improvvisamente, mi spinse via e si girò su un fianco mentre, con una mano, si masturbava. Durò pochi secondi fino a quando venne e la sentii urlare il suo godimento come non l’avevo mai sentita. Una mano era ancora tra le gambe e con l’altra, invece, si mise il cuscino in faccia per cercare di coprire un po’ le sue urla, penso per non farsi sentire dai vicini di casa.
Io mi sdraiai al suo fianco e, appena mi accorsi che il suo respiro si era regolarizzato, la spostai sopra di me e, sempre con il vestitino addosso, la scopai. Durai veramente poco perché ero super eccitato dalla situazione: non l’avevo mai scopata da vestita e, soprattutto, con addosso un vestito del genere.
Avevo capito che anche lei aveva apprezzato questo gioco per cui, col tempo, iniziai piano piano a regalarle anche altri capi da indossare in quei momenti: qualche altro abitino, delle minigonne, delle camicette un po’ aderenti, delle scarpe col tacco e anche delle autoreggenti e qualche completino intimo con reggiseno a balconcino, tanga e perizoma.
Era diventato il nostro gioco: inizialmente ero io a chiederle di indossare i vari capi. Col tempo, però, anche lei iniziò a provarci gusto per cui, a volte, era lei stessa a prendere l’iniziativa. Talvolta, se rientravo a casa dopo di lei, si faceva trovare già vestita in qualche modo eccitante; oppure sceglieva lei cosa indossare, andava in bagno a cambiarsi, per poi tornare da me ed improvvisare uno spogliarello durante il quale io non potevo assolutamente intervenire toccandola o facendo altro. Ovviamente, tutto ciò, era sempre e solo il preludio a delle intense e godutissime scopate.
Vedendola partecipe sempre più, io continuai a regalarle abbigliamento sexy di tutti i tipi. Non era niente di estremo, per intenderci non erano capi da sexy shop anzi, era sicuramente un tipo di abbigliamento idoneo anche ad essere indossato per uscire ma, ovviamente, questo era ancora lontano dai suoi pensieri.
In quei momenti anche le più piccole stranezze erano in grado di farmi venire in mente i più svariati pensieri portandomi ad avere poderose erezioni. Mi ricordo per esempio, una volta, che le feci provare un nuovo perizoma e ovviamente non riuscii a resistere… lei inizialmente non voleva perché doveva vedersi con un suo compagno di corso per scambiarsi degli appunti, ma alla fine cedette senza opporsi troppo. Lei era completamente nuda, a parte il minuscolo perizoma che le avevo regalato. Fu una scopata lenta e accessoriata con tutti i preliminari del caso e, quando alla fine le venni dentro, lei si sdraiò al mio fianco.
Mentre eravamo in quella posizione, il suo occhio cadde sull’orologio posto sul comodino… scattò in piedi urlando, perché non si era accorta che il tempo era trascorso così velocemente, ed ora era in fortissimo ritardo. Senza andare in bagno a svuotarsi e senza cambiarsi le mutande, si infilò velocemente un paio di jeans, una maglietta con sopra un pullover oversize ed un paio di scarpe da ginnastica e corse via con gli appunti sotto il braccio.
Io rimasi tranquillamente a letto ma, dopo pochi minuti, focalizzai meglio la scena. Lei, che finora per uscire di casa si era sempre messa mutande da collegiale e reggiseno da jogging, stavolta era uscita di casa con perizoma e senza reggiseno… e stava correndo a casa di un maschio…
Penso che quella fu la prima volta in cui mi resi conto che queste situazioni mi eccitavano. Infatti, al solo pensiero di ciò che avevo visto, non potei fare a meno di masturbarmi. E devo ammettere che quella sega mi procurò un notevole orgasmo…
Appena Laura rientrò a casa, fece solo in tempo a togliersi le scarpe che subito la buttai sul letto, le sfilai i jeans e mi tuffai con la lingua e la bocca tra le sue gambe. Gli odori anzi, i profumi, erano sicuramente forti ma assolutamente eccitanti.
Dopo una lunga e profonda leccata, mi distesi al suo fianco e la feci rotolare sopra di me. Le scostai il perizoma e la penetrai, mentre con le mani le sollevavo pullover e maglietta per baciarle e morderle i seni. Dopo un po’, senza smettere di scoparla, la tirai in basso verso di me in modo di avere il suo seno sul mio petto e il suo viso attaccato al mio, guancia a guancia.
La scopavo lentamente per prolungare il piacere di entrambi il più a lungo possibile e, nel frattempo, iniziai a parlarle nell’orecchio:
“vero che ti è piaciuto uscire da sola e per la prima volta, indossando un perizoma e con le tette libere? Lo sai che si vedeva lontano un chilometro che non avevi il reggiseno?”
“ma dai” – fece lei – “cosa stai dicendo? Con quel pullover non si poteva vedere niente”.
“questo lo dici tu. Pensi che mentre ti muovevi non si vedesse tutto quel ben di Dio che oscillava? Si vedeva eccome!!!”. “ e se poi, a casa del tuo amico ti sei anche tolta il maglione e sei rimasta con la sola maglietta…chissà che spettacolo!!!”
“ma sei scemo? Ma secondo te resto in maglietta a casa di un estraneo???”
“pensa che occasione… seno nudo e perizoma… chissà come si sarebbe eccitato il tuo amico nel vederti così…”
Mentre dicevo così passavo le mie dita lungo il cazzo che lentamente faceva avanti e indietro tra le sue cosce e sentivo che era abbondantemente bagnato dei suoi umori. Passai le mie dita bagnate sul suo buchetto posteriore e, dopo poco, venni dentro di lei. Sentivo i getti di sperma uscire copiosi e numerosi… quando finalmente anche l’ultima goccia era uscita, rimasi ancora un po’ dentro di lei, finchè non mi divenne moscio; prima di uscire la feci girare sulla schiena, poi sfilai il mio uccello e immediatamente le misi a posto il perizoma, per evitare che lo sperma colasse.
Restammo così, sdraiati in silenzio, mentre il nostro respiro lentamente tornava alla normalità, senza dire una parola. Dopo alcuni minuti fui io a rompere il silenzio, dicendo: “guarda, proviamo a vedere una cosa. Rivestiti come prima, jeans, maglietta, maglione e scarpe”.
Lei mi guardò stralunata e mi chiese innanzitutto che intenzione avessi, lamentandosi che avrebbe voluto andare a farsi una doccia. Le dissi di fidarsi di me e, dopo averla fatta vestire, le chiesi di uscire dalla porta e, dopo che io avessi chiuso la porta, di aprirla con le sue chiavi ed entrare, come se lei fosse appena tornata a casa in quel momento.
Non capì ma mi assecondò, uscì e poco dopo sentii le sue chiavi che aprivano la porta. Io nel frattempo ero tornato a letto ed ero rimasto nudo.
Quando lei entrò in camera, mi alzai per andarle incontro e la baciai. Mentre la baciavo, le sfilai maglione e t-shirt per poi iniziare subito a toccarle quelle tette sode ma morbide allo stesso tempo, e sentii che i suoi capezzoli erano già turgidi.
Le slacciai i jeans e li feci scendere fino ai piedi; subito dopo le abbassai leggermente la parte anteriore dell’intimo, fino a lasciarle scoperta la figa. Il mio sperma aveva riempito il suo perizoma e, socchiudendole le labbra, riuscii col dito a farne uscire ancora.
Simulando un’espressione di stupore, le dissi: “ma…questa è sborra! Tu hai scopato da poco!!! Brutta troia, vieni qua che ti faccio vedere io come si trattano le vacche come te!”.
La buttai sul letto a pancia in giù e, con ancora i jeans calati ai piedi, la scopai da dietro dandole dei colpi forti, più forti che potevo. La vidi stringere le lenzuola con le mani, mentre serrava i denti sul cuscino per cercare di non urlare… finchè il suo corpo venne preso da dei brividi sempre più forti e, ad un certo punto, non riuscì più a trattenersi e venne urlando a squarciagola tutto il suo piacere. Rimasi stupito: era venuta prima di me; anzi, io non ero ancora venuto e lei si… questo voleva dire una sola cosa: quella situazione le era piaciuta…e anche parecchio.
Da quel giorno iniziammo ad unire le due pratiche: l’abbigliamento sexy (anche se solo in casa, mai per uscire) e il turpiloquio legato a mie fantasie, ma che lei assecondava.

Un ulteriore episodio che, visto con gli occhi di oggi sarebbe insignificante ma che, al tempo, costituì un’ulteriore valanga di eccitazione, avvenne qualche anno dopo quando andammo in vacanza al mare in Spagna.
Laura era stata fulminata da alcune foto di una località spagnola, con mare cristallino e formazioni rocciose in acqua.
Poiché anch’io sono un amante dei fondali rocciosi e delle spiagge poco affollate, decidemmo di prenotare e, una volta arrivati in hotel, la prima immagine che vedemmo proprio nella hall, fu una gigantografia di quella stessa spiaggia che tanto ci aveva attratti.
Senza perdere tempo, appena dopo il check in, chiedemmo le necessarie informazioni per raggiungere quel posto. Ci fu anche consigliato di comprare un ombrellone e portarlo con noi, oltre a portare cibo ma, soprattutto, acqua visto che non si trattava di una spiaggia allestita ed era anche fuori dal paese, senza bar o ristoranti nelle vicinanze.
Il giorno stesso andammo per negozi per comprare tutto ciò che ci sarebbe servito e, finalmente, l’indomani mattina partimmo di buon’ora per raggiungere la tanto agognata meta. Impiegammo più di mezz’ora per arrivare in zona e, come se non bastasse, la strada era parecchio più in alto del livello del mare per cui, a quel punto, ci toccava anche una scarpinata su una discesa sterrata lungo un inesistente sentiero che ci portasse in riva al mare. Iniziai ad avere i primi dubbi e le dissi che, secondo me, un luogo così difficilmente raggiungibile mi sembrava il tipico posto frequentato da nudisti.
Per tutta risposta si sentii dare del porco, del maniaco e di quello che ha in mente sempre e solo quello. Ero abituato per cui non dissi niente e proseguii il cammino.
Finalmente arrivammo. Luogo incantevole, mare spettacolare, rocce simili ai faraglioni si stagliavano nelle acque, poche persone ma…completamente nude.
Io me lo aspettavo per cui, mentre le rinfacciavo tutti i suoi improperi, piantai l’ombrellone in un punto vicino all’acqua ed iniziai a spogliarmi fino a quando restai completamente nudo.
Laura invece iniziò a dire che era uno schifo, che era un delitto vedere un posto così bello destinato a dei porci, eccetera, eccetera, aggiungendo che lei non si sarebbe spogliata. Non fu facile ma la convinsi a togliersi almeno il pezzo di sopra del bikini anche perché, tanto, in un posto dove tutti sono nudi la gente non bada certo ad un paio di tette. Anche se non di buon grado, ma accettò la soluzione.
L’acqua era calda, trasparente e meravigliosa e nuotare nudo era una sensazione bellissima. Mentre, tra un bagno e l’altro, lei era stesa al sole, cercai di convincerla a togliersi anche il pezzo sotto del costume. Le feci notare che era più facile essere notati e guardati dalla gente indossando il costume in un luogo in cui nessuno lo indossava mentre invece, al contrario, restare nuda la avrebbe fatta integrare meglio e nessuno la avrebbe guardata. Pur sembrando una giustificazione plausibile, in realtà per me era solo una scusa per convincerla a restare senza nulla addosso. Sapevo bene che la gente, soprattutto i maschi, la osservavano perché era sicuramente quella con il fisico più attraente. Devo dire, infatti, che la fauna del posto era composta da uomini e donne non proprio da concorso di bellezza.
Non fu semplice ma, ormai quasi alla fine della giornata dopo che molti bagnanti erano già andati via, si convinse a togliere anche il pezzo sotto del costume.
La sera, tornati hotel, le dissi chiaramente che se avesse voluto tornare in quel posto anche il giorno seguente, avrebbe dovuto accettare di stare senza costume. Se però la cosa la avesse infastidita, non ci sarebbero stati problemi da parte mia ad andare in una delle tante spiagge a pagamento disponibili nel paese stesso, senza neanche bisogno di camminare quasi due ore, tra andata e ritorno.
Inizialmente cercò di convincermi a tornare in quel posto promettendo che si sarebbe messa in topless, ma visto che ero fermo sulle mie decisioni, finì per accettare.
In quel momento ebbi un lampo di genio! Le dissi che in questo caso, sarebbe stato meglio passare in una profumeria o in un supermercato per comprare l’occorrente affinchè ci potessimo depilare le parti intime, per meglio spalmare la protezione solare, ed evitare dolorose scottature che avrebbero potuto rovinarci la vacanza. Questa era la scusa ufficiale ma, in realtà, visto che lei aveva accettato l’idea della tintarella integrale, volevo che tutti i maschi della spiaggia potessero vederla bene la figa, senza alcun pelo che la nascondesse. Era stata una decisione sofferta la mia, visto che a me piace molto di più il pelo, ma in quel modo avrei avuto anche l’occasione di vedere come stesse completamente depilata.
Uscimmo così a prendere il necessario e la sera stessa, tornati in camera, si depilò completamente. Ero terribilmente eccitato nel vederla senza un pelo, con le piccole labbra che spuntavano, libere di prendere aria.
Finalmente arrivò la mattina e, dopo la solita lunga camminata, arrivammo alla spiaggia. Era molto presto e non c’era ancora nessuno, per cui ci trovammo un bel posto vicino alla riva e, dopo un primo lungo bagno durante il quale anche lei apprezzò il contatto dell’acqua sul suo corpo nudo, ci sdraiammo a prendere il sole, dopo esserci accuratamente cosparsi di protezione solare.
Nel corso della mattinata iniziò piano piano ad arrivare gente e, anche stavolta, gli uomini erano la maggioranza. Devo dire che comunque erano tutti abbastanza discreti e nessuno venne a sdraiarsi accanto a noi. Verso metà mattina ci alzammo per entrare nuovamente in acqua a rinfrescarci e notai che, appena lei si alzò, gli sguardi iniziarono a fissarsi su di lei, sul suo culo e su quelle grosse e splendide tette che a malapena si muovevano mentre lei camminava. La cosa fu ancora più palese quando uscimmo dall’acqua per tornare verso i nostri asciugamani: praticamente la stavano scopando con gli occhi.
Lei si sdraiò, stavolta a pancia in giù per abbronzarsi la schiena, così le dissi di stare tranquilla che, non appena fosse stata asciutta, le avrei spalmato io la crema solare. Iniziai quindi dalle spalle e dalla schiena e, forse immaginando la scena seguente, un uomo venne a posare l’asciugamano giusto dietro di lei, a poca distanza, circa due metri. Lei non si accorse di nulla perché aveva gli occhi chiusi e la testa comunque rivolta verso il mare. Io feci finta di niente e continuai a spalmarle la crema, scendendo fino al fondo schiena, ma non ancora sul sedere. Passai poi alle gambe partendo dal basso e, man mano che salivo, con la scusa di metterle la crema anche nell’interno coscia per non farla scottare, le allargavo lentamente ma sempre di più le gambe. Più mi avvicinavo al sedere, più i miei movimenti diventavano lenti. Più le gambe si aprivano più si vedevano le labbra della figa che si spalancavano e lei, non sapendo che ci fosse qualcuno così vicino, non opponeva resistenza. Io mi ero messo di fianco a lei, seduto, per operare meglio e, allo stesso tempo, per vedere se l’uomo vicino a noi stesse ammirando il panorama. Lo stava ammirando eccome… teneva la gamba più lontana raggomitolata a sé mentre, quella verso di noi, era distesa; vidi che aveva il cazzo duro e che lentamente se lo stava accarezzando… allora io iniziai a spalmarle la crema con entrambe le mani e, arrivato alle natiche, iniziai a muovere le mani in modo che la sua figa si aprisse il più possibile. Lui non le staccava gli occhi di dosso e più io le aprivo le chiappe, più il suo movimento masturbatorio accelerava finchè, ad un certo punto, dopo pochi colpi in rapida successione lo vidi schizzare! A quel punto io smisi di fingere di spalmarle la crema, mi sdraiai di fianco a lei e, con la coda dell’occhio, vidi l’uomo raccogliere l’asciugamano e tornare al suo precedente posto.
Avevo il cazzo durissimo e non potevo credere a quanto fosse successo: avevo spalancato la figa della mia compagna affinchè, uno sconosciuto, potesse vederla bene e masturbarsi a poca distanza da lei, immaginando di fare chissà quali porcate…
La giornata passò poi tranquilla e, al momento di tornare in hotel, la convinsi a mettersi la canottiera e la gonna senza indossare il costume. Mi assecondò e, a quel punto, mi accorsi che forse questo abbigliamento era un po’ esagerato, non tanto per la gonna che comunque la copriva, ma la canottiera che era molto aderente sul seno lasciava vedere chiaramente l’ombra dei capezzoli e la loro forma… anche questa cosa mi eccitava da morire tanto che, con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere da tenere in camera, la convinsi a girare anche per le vie del paese ed andare al supermercato… io scoppiavo dall’eccitazione nel vedere lo sguardo dei maschi che incrociavamo.
Appena saliti in camera, anche per evitare che guardandosi allo specchio si rendesse conto di quanto risultasse provocante così vestita, la buttai sul letto ed iniziammo a fare sesso. Pensando agli avvenimenti della giornata, io venni in un batter d’occhio ma, per fortuna, fui subito pronto a ricominciare. Mentre la scopavo per la seconda volta, lei era sopra di me e ne approfittati per sussurrarle in un orecchio che lei era stata la donna più ammirata di tutta la spiaggia e che tutti avevano avuto sicuramente voglia di scoparsela…
Lei non diceva niente ma sentivo che era eccitata e che stava godendo… quando io sentii di essere sul punto di godere, le chiesi chiaramente: “ti sarebbe piaciuto vero essere in spiaggia da sola, senza di me? Chissà quanto cazzo avresti preso… a quest’ora saresti stata ancora là con le gambe aperte per godere e far godere tutti quei cazzi, da vera puttana… vero???”… lei iniziò ad ansimare sempre più, mentre i miei colpi affondavano come a volerla sfondare, finchè lei emise un urlo mai sentito prima… lei venne come mai l’avevo sentita venire e, contemporaneamente, anch’io sborrai dentro di lei. Il mio corpo continuava ad affondare colpi senza che io riuscissi a fermarmi e, allo stesso tempo, lei tremava come una persona posseduta dal demonio. In pochi minuti entrambi eravamo crollati e ci addormentammo così, io nudo e lei con indosso ancora la gonnellina che aveva messo per tornare dalla spiaggia.
I giorni seguenti passarono tutti più o meno allo stesso modo, alla spiaggia dei nudisti a fare il pieno di eccitazione e, la sera, a sfogare tutto ciò con delle scopate superbe finchè, purtroppo, arrivò il giorno della partenza per tornare a casa.
Il ricordo di tutto quello che era successo, però, era indelebilmente stampato nella mia mente e, penso, anche nella sua. Questo ricordo ci accompagnò ancora a lungo durante le nostre scopate anche se, con la frenesia della vita quotidiana, eravamo lentamente passati da tre-quattro scopate al giorno, a due-tre alla settimana.
Tutto questo fino a quando capitò ciò che mai mi sarei aspettato e che mi ha dato lo spunto per scrivere la nostra storia e, soprattutto, per darle questo titolo.
La seconda parte della storia, non preoccupatevi, sarà meno “psicologica” (anche se per me lo è stato molto di più) e più…hot.
Grazie per essere arrivati a leggere fino in fondo…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per INASPETTATAMENTE…LA FELICITA’ (PARTE PRIMA – INTRODUZIONE):

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni