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come sono diventato cornuto e contento


di gianfrancesco
28.05.2022    |    19.300    |    9 9.6
"Era ancora presto, ci accomodiamo sul divano, lui era in versione sportiva, un pantaloncino, due ciabatte..."
Mi presento, sono Paolo, ingegnere informatico, 36 anni, sposato con Marcella da 8 anni.
Marcella ed io ci conosciamo da una vita, nel vero senso della parola.
Abbiamo fatto assieme una parte di scuola media e tutta la parte di scuola superiore.
All'inizio della nostra conoscenza ci guardavamo un po in cagnesco, ed a tutt'oggi, non ne conosco il motivo.
In una gita, in terza media invece, abbiamo cominciato a frequentarci e non ci siamo più lasciati per tanti anni.
Finite le scuole superiori, entrambi siamo andati all'università, lei nella nostra città ed io in un altra città.
Abbiamo continuato a frequentarci, ma vuoi la lontananza, vuoi che lei si era presa una sbandata per un altro, ci siamo lasciati.
Passano un po di anni e un estate, frequentando gli stessi posti, ci siamo rivisti.
Era stato come un fuoco sotto la cenere, quella sera stessa abbiamo fatto l'amore e non ci siamo più lasciati.
Le nostre famiglie erano contente, si conoscevano da tanto e c'era un rapporto di stima ed amicizia.
Dopo un po di anni, con il consolidamento del mio posto lavoro, ed anche con qualche soldo in più, ci siamo sposati.
Tutto va molto bene, entrambi dipendenti, con due buoni posti di lavoro, una famiglia che cresce, due bei gemelli allietano la nostra casa, e sono la felicità dei nonni.
Non ho ancora detto della nostra intesa sessuale, il pilastro del matrimonio, secondo me.
Era eccezionale, godevamo solo a guardarci.
A letto Marcella era una vera donna, voluttuosa, gatta morta e poi tigre, insomma facevamo l'amore spesso, molto spesso.
Certo l'arrivo dei gemellini aveva rallentato il nostro scopare, ma passato un po di tempo, e con l'aiuto dei nonni, che spesso li avevano a casa loro, abbiamo ripreso, con gli arretrati a scopare come dei dannati.
Insomma, non c'era nulla che poteva guastare la nostra unione e la nostra famiglia.
Perché allora sono diventato cornuto e contento?
La colpa è mia, soltanto mia, Marcella era la vittima, e giustamente dopo mi ha fatto cornuto.
Ma ero stato io a portarla a ciò.
Origine dei fatti: nella mia azienda un giorno arrivò Carlo, assunto come dirigente, un bell'uomo, sui 35 anni, doveva dirigere la mia sezione e quindi io ero un suo subalterno.
Elegante, sempre ben curato, molto dusponibile con tutti.
Passato il primo periodo di ambientamento si instaura un bel rapporto.
Capace nel suo lavoro, ci suggeriva, senza mai imporsi, i vari passaggi del nostro lavoro.
Spesso ci confrontavamo e venivano fuori le migliori cose, dal punto di vista del lavoro.
Passati tanti mesi, il rapporto diventa amichevole, su sua insistenza passiamo a darci del tu, qualche volta mangiavamo assieme, insomma tutto quello che si sperava di avere da un capo.
Non avevamo mai parlato della sua famiglia, non sapevo se viveva solo o con qualcuno.
Abitava vicino all'ufficio, ma ripeto, non so con chi.
La sua fede calcistica era uguale alla mia, spesso ne parlavamo, soprattutto il lunedi.
Lui aveva un abbonamento per vedere le partite, io avevo evitato quella spesa, e parlando, mi aveva invitato a casa sua a vedere qualche partita.
Non c'era mai stato l'occasione finché....
Marcella sarebbe andata dai nonni paterni, che pur anziani, vivevano in una cascina appena fuori città.
Ogni tanto si riunivano ed a loro faceva piacere vedere i gemellini.
Io, non ricordo il motivo, non potevo andarci, e cosi rimasi a casa.
Parlando con Carlo, sapendo che ero solo, mi invitò a casa sua.
"Prendiamo due pizze, due birre e dopo vediamo la partita".
Detto fatto.
Arrivo a casa sua, con in mano una bottiglia di bollicine per il dopo partita, mi fa entrare.
Entrando trovo una casa bella, molto curata, probabilmente c'era la mano di qualche arredatore, ho pensato.
Non era molto grande ma ripeto, curatissima.
A quel punto chiedo con chi abitava.
"Tranquillo, sono solo, per ora mi piace vivere da solo".
Non mi addentro in altre domande, erano cose delicate ed ancora non avevamo una tale confidenza da poter fare quelle domande.
Era ancora presto, ci accomodiamo sul divano, lui era in versione sportiva, un pantaloncino, due ciabatte.
"Se vuoi ti puoi mettere anche tu in libertà, ho altri pantaloni e ciabatte".
Non mi sembrava vero, ero invidioso del suo abbigliamento molto libero.
Accetto ed in un attimo eravamo lontani un miglio da come eravamo in ufficio, giacca e cravatta.
Prende due birre e beviamo nella bottiglia stessa.
Conversiamo tranquillamente di tante cose, della famiglia, del lavoro, del tempo libero.
Piano piano ci conoscevamo meglio.
A lui piaceva molto correre, ma il tempo mancava sempre.
"A volte" mi dice, "mi alzo presto e faccio una corsa di mezz'ora".
"Io non ho la tua costanza, qualche volta corro, ma molto poco".
"Qualche volta, se vuoi, ti vengo a prendere in macchina, ed andiamo a correre al parco".
"Si può fare, magari di domenica" rispondo io.
Il tempo scorre veloce e viene l'ora di fare arrivare le pizze per poter veder la partita in santa pace.
Mangiamo la pizza, un altra birra, eccitati per la partita, molto importante, ci sediamo sul bel divano e cominciamo a guardare la partita.
La partita ci prende molto, emozioni, paura di non vincerla, si alternavano ad emozioni della nostra squadra.
La partita non si sbloccava.
Avevamo obbligo di vincerla, quella partita, non rimanevano altre alternative.
Siamo quasi alla fine della stessa ed allora con una splendida azione la nostra squadra va in vantaggio.
Liberiamo tutta la nostra esultanza, Carlo mi abbraccia, forte forte, io rimango un po sorpreso, non dall'abbraccio, ma dalla intensità dell'abbraccio.
La partita finisce bene.
Siamo contenti.
"Ora sei obbligato a venire sempre a casa mia a vedere le partite, la cabala è questa".
"Se devo fare questo sforzo non mi sottraggo, tranquillo".
"A questo punto" dice Carlo, "dobbiamo aprire la bottiglia".
Già un paio di birre, ora la bottiglia di bollicine, pensavo poi a tornare a casa, soprattutto perché non ci voleva niente a passare il valore dell'alcool.
"Ho voglia di bere, ma ho paura poi di guidare" dico io.
"Non ti preoccupare, puoi restare a dormire da me", dice Carlo.
Apre la bottiglia, beviamo un paio di calici, prende dal frigo due stuzzichini, un parmigiano eccezionale, e cosi finisce anche la bottiglia.
Io penso proprio che non avrei guidato quella sera, non perché ero ubriaco, ma per paura dell'etilometro.
Comunque ci avrei pensato dopo.
Adesso arriva quello che considero origine del mio essere cornuto.
Siamo sul divano, il televisore va, non so come sia andato a finire su un canale sconcio, guardo, non sono fatto di marmo.
Anche Carlo guarda con molta attenzione, noto.
Poi d'improvviso, con noncuranza, mi mette una mano sulla mia coscia, non capisco.
Carlo comincia a parlare.
"Sai Paolo, ora ti spiego perché vivo solo".
"Guarda che non sei obbligato" dico io.
"No, te lo voglio dire. Da quando sono arrivato in ufficio ti mangio con gli occhi tutti i giorni".
"Ma cosa dici?".
"Non mi sono mai fatto accorgere di nulla, ma mi fai sangue da impazzire".
"Allora a te piacciono gli uomini?".
"Certo, quelli come te", e cosi dicendo, allunga una mano sul mio cazzo.
Il cazzo era barzotto per via della televisione, non ero preparato a quello che stava accadendo.
"Ma io non sono mai stato con uomini e non ne sento la necessità".
"Tranquillo, niente avverrà per forza, lasciati andare e se non vuoi mi fermo e tutto rimane tra di noi, so che di te mi posso fidare".
La mano sul mio cazzo mi eccitava, non sapevo cosa dire ed allora rimasi fermo.
Per lui era come il segnale che lo avrei lasciato fare.
E cosi fu.
Con molta calma, con un tatto incredibile, infila la mano nei pantaloncini, ed arriva al cazzo.
Il cazzo percepisce la mano, non gli importa di chi sia, gli piace, e non tarda a indurirsi.
Delicatamente mi comincia a segare, lentamente, con alta mano mi abbassa i pantaloncini, ed allora scese anche le mutande, il cazzo si erge dritto dritto.
Se lo mangiava con gli occhi, penso non pensasse ad altro che mangiarselo davvero.
Non ci volle molto.
Lentamente si incurvò e con la bocca lo prese tutto in bocca, cominciò un lungo pompino.
Mai avevo ricevuto un tale trattamento,
Una bocca, ma che bocca...
Con le mani mi accarezzava le palle, succhiava come una troia scafata, su e giù, era come andare in estasi.
Non so cosa sia successo, mi ritrovo la sua testa tra le mani e gli indico il ritmo del pompino.
A quel punto mi piace, ed allora, penso di ottenere il massimo godimento, mi trattengo per un po, sino a che il piacere arriva al massimo, lo avverto che sto per godere, aumenta il pompino e gli sborro in bocca una quantita di sperma incredibile.
Non ne perde una goccia.
Ingoia tutto con avidità, neanche fosse zucchero.
Si solleva, mi fa una carezza, va in bagno e torna con delle salviettine profumate.
Mi pulisce per bene, e mi da un bacio tenero sulla guancia.
Non capisco niente. Altro che partita voleva lui.
Ha preso la partita, la birra e la sborra, la mia, che chissà da quanto desiderava.
Io ero rimasto sorpreso, mai avrei pensato di accettare di farmi fare un pompino da un uomo.
Ricevuto il pompino, mi era piaciuto. Era l'inizio del mio essere bisessuale, donne e uomini, insomma godere e basta.
Vado in bagno, mi ripulisco ed allora penso che la serata sia già stata abbastanza sorprendente, e che ora era meglio tornare a casa.
Carlo mi fa sedere sul divano, mi viene vicino e parla.
"Lo so, magari sei sorpreso in negativo, ma dovevo provarci, non riuscivo a dormire a pensare al tuo cazzo.
Al massimo mi dicevi di no, sapevo che di te mi potevo fidare in ogni caso".
Lo tranquillizzo, gli dico di stare tranquillo, tutto sarebbe rimasto tra di noi.
Mi abbraccia con delicatezza. Anche io lo abbraccio e mi da un tenero bacio, questa volta sulle labbra.
Non mi dispiace affatto.
Va in cucina, prepara due caffè, ci volevano proprio.
Gli dico che ora dovrei proprio andare.
"Lo so, non vedi l'ora di andare, e sai perché?".
"Dimmelo tu?".
"Il mio pompino ti è piaciuto, ma sei preoccupato, apposta perché ti è piaciuto. Voi eteri considerate i pompini degli uomini una cosa sconcia, ma vi piace".
In effetti era vero, proprio vero.
Mi era piaciuto e non volevo andare oltre quella sera.
Però erano come un gesto di sfida le parole di Carlo ed allora ho pensato di fargli vedere che non era così.
"Va bene, rimango ancora un po, non mi fai certo paura, anzi...":
"Comunque se vuoi, puoi fermarti a dormire, hai una stanza tutta per te e se non vuoi essere sedotto ancora ti lascio tranquillo".
"D'accordo allora, mi fermo qua stanotte, tanto a casa mia non mi aspettava nessuno".
Il signorino aveva previsto tutto.
Mi prende per mano e mi porta in una stanza.
Una camera non grande, un bel letto da una piazza e mezza, un comò con uno specchio, una bella poltrona, sul letto degli asciugamani, un accappatoio, ed un profumo.
Mi porge il profumo, "questo è per te".
"Sapevo, speravo di conquistarti e ti avevo preparato questo profumo, cosi ti ricorderai, spero con piacere, del mio trattamento".
Lo abbraccio con molta tenerezza.
"Certo che me lo ricorderò, sicuramente".
"Ed ora, se vuoi puoi rilassarti in bagno con una bella doccia con tanto di idromassaggio".
Infatti, così feci.
Tonificato dalla doccia, avvolto nel l'accapatoio, torno in salotto e mi siedo sul divano.
Lui molto premuroso mi chiede se va tutto bene.
"Certo che va bene, mai nessuno mi aveva trattato come fai tu ora".
"Te lo meriti, per quello che mi hai dato, e forse mi darai ancora".
Capisco cosa vuol dire. Lascio cadere il discorso.
Gli do un bacio su una guancia, lui mi attira a sè e mi bacia.
Non oppongo resistenza, mi lascio andare.
Ci baciamo lungamente.
Mi dice di andare in cucina, aveva preparato qualcosa da mangiare.
Era sempre tutto curato con molta attenzione.
Era bravissimo a curare tutti i dettagli.
Mangiamo qualcosa, beviamo anche di più.
"Ora se vuoi, puoi riposarti in camera tua, vieni che ti accompagno".
Come se mi potessi perdere.
Ben altre erano le sue mire. Capivo ma non volevo evitare nulla oramai, volevo vedere dove poteva o dove potevamo arrivare.
Ci sediamo sul letto, parliamo, ci studiamo un po', poi con delicatezza allunga una mano sulla mia coscia e capisco che inizia un nuivo gioco.
Lo lascio fare, coscia, poi sale, io sotto non avevo nulla, ed in un attimo arriva al cazzo, già sull'attenti.
Lo tocca con maestria, lo accarezza, lo trastulla un po, ora allunga altra mano sul mio petto.
Mi piace. Ora volevo osare anche io.
Non avevo mai toccato un cazzo di un altro.
Allungo la mano e mi avvicino al suo cazzo. Non era proprio duro del tutto, mi lascia fare.
Il tutto mi lascia indifferente, non provavo nulla. Tolgo la mano, lo accarezzo e lo bacio sul collo.
Gli piace, eccome se gli piace. Si butta sul mio cazzo con la bocca ed inizia a farmi un pompino.
Riprovo le stesse sensazioni di prima, ancora meglio.
Per un bel po di tempo pompa senza lesinare energia, io mi godo tutta la sua bocca, allunga una mano sulla mia schiena ed arriva al mio buchetto, lo struscia un po ed io mi irrigidisco.
Solleva la bocca dal mio cazzo e mi dice: "stai tranquillo, non ti voglio fottere, sono io quello che vuole essere fottuto".
Riprende il pompino. Allora a mia volta io lo accarezzo ed arrivo al suo culo, gli infilo un dito in culo, lo trovo già bagnato, proprio come una femmina...
Lo sente il dito, allora capisco cosa potrebbe fare con un cazzo in culo.
Lascio perdere tutte le mie titubanze, gli sollevo la testa e gli sussurro: "dai che ora ti scopo"
Si alza, prende un preservativo in un cassetto, me lo infila sul cazzo durissimo, e si mette a pecora.
"Dai ora, mi hai fatto aspettare tanto, ora rompimi la figa...".
Era diventato un altro. Voleva essere chiavato e basta.
Non ci volle molto per far entrare il mio cazzo.
Una carezza in quel culo burroso, meglio di una figa.
Lo chiavo con forza, anche perché lui stesso mi incita a spingere, sembra un altro uomo, meno gentile, voleva solo sentire il cazzo.
Già provato dal pompino non duro a lungo e vengo con molto piacere.
Anche lui incredibilmente gode, senza toccarsi.
Una vera troia da letto.
Ho idea che accontenterebbe anche più uomini alla volta.
Mi accascio su di lui. stiamo così per parecchi minuti, poi mi alzo e mi giro sulla schiena sul letto.
Si alza, mi toglie il preservativo, mi pulisce, non con fazzolettini, ma con la bocca, non spreca nulla.
Mi addormento come un sasso.
Mi sveglio nella notte per andare in bagno, Carlo era andato nella sua stanza, passando lo vedo nel suo letto completamente nudo. Sempre pronto.
Ritorno a dormire. L'indomani era domenica e non avevamo impegni di lavoro.
Sarei tornato sicuramente a casa dove nel pomeriggio sarebbero tornati i gemellini con la loro mamma.
Infatti dopo poche ore mi alzo, mi faccio una doccia e pensavo di non disturbare Carlo, ma scopro all'uscita dal bagno, che non solo si era alzato ma aveva preparato la colazione.
Sembrava di usare una scortesia nei suoi confronti e quindi abbiamo consumato assieme la colazione e dopo sono andato via non senza un bacio in bocca ed una tastata dell'uccello.
Mi fece promettere che la storia non sarebbe finita li. Lo rassicurai, ero stato bene con lui, e ci sarebbero state altre partite.
Tutto ritornò nella norma a casa.
Il lunedi tornai in ufficio, ci salutammo con Carlo come al solito, tutto doveva continuare come prima... in ufficio.
All'ora di pranzo andiamo assieme al bar poco distante, come facevamo di solito, parliamo e lui mi chiede cosa ne pensavo di quello che era successo a casa sua.
Gli dico che ero rimasto sorpreso, sia per lui, ed anche per me, poichè tutto mi era piaciuto, non pensavo.
Mi rassicura, mi dice che non sono il primo e neanche l'ultimo, che una volta provato il sesso con un altro uomo non ne avrei mai più fatto a meno.
Anzi, avrei cercato sempre di più per godere più tanto.
Mi spaventa, cosa avrei dovuto cercare di più?
Farmi scopare, fare dei pompini?
Mi mette una mano sulla mia e mi dice: "con calma, ti faccio andare in Paradiso, ma con calma".
La settimana trascorre tranquillamente, verso il giovedi mi ricorda che sabato ci sarebbe stata un altra partita , e che se volevo e potevo mi avrebbe ospitato volentieri.
Cazzo se volevo, volevo chiavarlo ed anche per bene.
Gli dico che però dopo sarei tornato a casa.
Mi dice che va bene e che ci sarebbe stata una sorpresa.
Arriva il sabato e devo andare da Carlo.
Mia moglie dice che faccio bene ogni tanto a staccare dal lavoro, lei sarebbe andata dai suoi e la sera poi ci saremo ritrovati a casa.
Le dico che farò senz'altro tardi e lei dice che va bene.
Arrivo da Carlo, entro e vedo un altra persona, mi viene presentato, si chiama Fabio, è un amico di vecchia data di Carlo, abita in un paese vicino.
Sarà un amico amico oppure chissà...
Sto sulle mie.
Carlo per quella sera ha pensato di fare degli spaghetti alla puttanesca, un fritto misto, qualche bottiglia di bianco speciale.
Io avevo portato una torta gelato, avevamo da mangiare e bere a volontà.
Cominciamo la cena per tempo, parliamo del piu e del meno e poi Carlo senza tanti giri di parole mi dice della presenza di Fabio.
"Paolo, Fabio è un mio amico da tanto tempo, amico anche di letto, tu devi stare tranquillo.
Abita in un altro paese, e come noi, ci tiene alla riservatezza. Se tu vuoi dopo possiamo giocare in tre, per te sarà una sorpresa. Non ti ho detto niente prima perchè non ci sono problemi, se a te non va lasciamo stare, mangiamo, guardiamo la partita e poi tu torni a casa. Io e lui invece faremo nottata...".
Ascolto tutto con attenzione, poi rispondo: "non avevo mai preso in considerazione un incontro a tre, io ancora sto valutando quello a due, figurati.
Comunque ora mangiamo e vediamo la partita, dopo vedremo".
Con queste mie parole tutto torna sereno, mangiamo a volontà, anche sul vino non scherziamo e viene l'ora della partita.
CI accomodiamo sul divano, molto ampio, Carlo in mezzo ed io e Fabio ai lati.
Carlo voleva vedere si la partita, ma quello che più gli interessava, secondo me, erano i nostri due cazzi.
Inizia la partita, dura, difficile, imprecavamo, a volte un urlo...
Finito il primo tempo Carlo ci porta due birre, beviamo direttamente nella bottiglia, riprende la partita.
Io osservo che Carlo ha una mano sulla coscia di Fabio, ma niente di più
Improvvisamente la partita si infiamma e la nostra squadra segna il gol che poi ci avrebbe dato la vittoria..
Baci ed abbracci, con me molto casti, ma tra loro due altro che casti...
Insomma si stavano preparando.
Intanto io non avevo deciso cosa fare. Andare via e perdermi il culo di Carlo oppure restare ma con Fabio come?
Non sapevo nulla. Gli piaceva darlo oppure riceverlo.
Mi sono detto, per forza non devo fare niente, voglio vedere come è una serata a tre su un letto.
Al momento avrei detto che restavo anche se poi ad una certa ora dovevo andare via.
Finisce la partita, euforia per la vittoria. Euforia da parte di Carlo per quello che sarebbe successo dopo.
"Allora Paolo, hai deciso, io ho voglia di cazzo e vorrei non perdere tempo" dice Carlo.
"Ma si, rimango".
Mi abbraccia fortemente.
Detto ciò non perde tempo sul serio e si butta sul cazzo di Fabio che si era abbassato i pantaloni e mutande e svettava già bello dritto.
Do un occhiata, niente male, penso io. Era più grosso e lungo del mio.
In un attimo finisce nella bocca di Carlo, mentre lo stesso, con altra mano allunga verso di me.
Lo aiuto notevolmente e faccio lo stesso, un cazzo in bocca ed uno in mano.
Mentre Carlo è abbassato io e Fabio ci guardiamo, lui mi fa una timida carezza, non mi ritraggo, lui mette le mani nel mio petto e mi accarezza.
Lo stesso tatto di Carlo, delicato, avvolgente, bello.
Mi accorgo che il tocco maschile non mi da fastidio, mi piace, ed allora, senza neanche pensarci, mi pongo verso di lui e ci scambiamo un tenero bacio.
Carlo intuisce che tutto va bene, alza la testa dal cazzo e propone di andare in camera sua.
Tutti e tre sul letto, ci spogliamo del tutto e iniziamo a fare sul serio.
Carlo ora prende il mio cazzo in bocca, Fabio accarezza lo stesso Carlo, io mi godo la lingua della zoccola, ognuno ha il suo da fare.
Partiti cosi a mille dopo poco sborro in bocca a Carlo, ingoia quasi tutto, poi con la bocca sporca di sperma bacia Fabio.
Io guardo il cazzo di Fabio e avrei voglia di provarlo in bocca, Carlo intuisce le mie intenzioni e dice: "Fabio, fai leccare il gelato a Paolo, non lo ha mai assaggiato".
Figurati se si tirava indietro. Mi avvicino, piano piano, prima quasi con vergogna, poi con curiosità, e scopro che non è poi cosi male.
Più spompino e più mi piace, intanto Carlo si dedica a limonare con Fabio mentre lo stesso con le mani infila le dita nel culo dello stesso.
Insomma una orgia, piccola ma sempre orgia.
Non avevo ancora capito se Fabio lo avrebbe preso come Carlo.
Finito il pompino ci avrei provato.
Mi accorgo che Fabio sta per godere, mi tolgo il cazzo di bocca e lui velocemente lo mette a Carlo che beve tutto.
Ora era giunta l'ora anche del mio godere.
Allungo una mano su Fabio, senza parlare, mi avvicino, capisce al volo, e come una pecora si posiziona davanti a me.
Ci stava. Stavo per inculare il secondo uomo della mia vita.
Carlo, sempre attento, prende un preservativo, me lo mette, mi incita a fotterlo.
In un attimo sono dietro di lui, punto il buco ed infilo con forza il cazzo in culo.
Non è burroso come quello di Carlo ma è bello lo stesso, ora riesco ad avere più piacere.
Lo agguanto per i fianchi, spingo, lui stesso usa un linguaggio che mi attizza ancora di più.
"Dai, spingi, rompimi il culo, fammelo sentire, sono una troia".
Duro un po e poi giù una sborrata liberatoria.
Anche Fabio non scherzava in troiaggine, ed io mi stavo adeguando, mancava solo che mi facessi trapanare.
Godevano tanto comunque a farsi inculare, ero incuriosito.
Mi pulisco, era ora di andare, e prima di uscire, rivolgendomi a Fabio: "se ci avessero visto le nostri mogli prima...".
"Mia moglie lo sa, anzi lo faccio davanti a lei".
"Cosa?".
"Si, si, poi con calma te lo spiego".
"D'accordo, ci dobbiamo vedere e mi spieghi".
Interviene Carlo:"se volete vedervi, la mia casa è a disposizione".
"Va bene", dico io," ci mettiamo d'accordo, dammi il telefono Fabio che poi ti chiamo".
Torno a casa, penso alle parole di Fabio e sono curioso di sapere di più.
L'indomani chiamo Fabio e ci mettiamo d'accordo per vederci.
Avviso Carlo in ufficio, mi avrebbe dato le chiavi di casa sua e cosi ci potevamo vedere in tranquillità.
In quell'occasione, forse, avrei voluto provare, anche io, il cazzo.
Godevano come dei dannati, oramai stavo diventando un bel maiale anche io e non volevo farmi mancare nulla.
Il giorno dopo come d'accordo ci incontriamo con Fabio, Carlo aveva lasciato un foglio in cucina, che diceva che potevamo bere e mangiare quello che volevamo e di non limonare troppo...
Carlo al solito intuiva tutto prima, aveva una marcia in più, sessualmente parlando.
Ci siamo messi a ridere.
Fabio senza tanti giri di parole mi racconta come ha fatto con sua moglie.
"Io amo mia moglie, ma anche il cazzo ed il culo di uomini, e per non continuare a fare le cose di nascosto, ho detto a mia moglie la verità, e soprattutto che non volevo perderla".
Lei, che non era una santarellina, a sua volta dice che andava bene, avrebbero fatto sesso con altri ed anche lei a quel punto con altri uomini.
Cosi cominciarono lo scambio di coppia con coppie bisex ed entrambi erano soddisfatti.
"Quindi io dovrei fare cosi? dico io.
"Non mi piace l'idea che mia moglie venga chiavata da altri".
"Pensaci", mi dice Fabio, "nel caso potremmo cominciare noi quattro, ed in quell'occasione fare in modo che tua moglie veda che ti possono piacere anche i maschi".
"Ci penso e poi ne parliamo".
Intanto ci prendiamo un caffè, poi Fabio mi chiede:
"ma con Carlo è stato la tua prima volta?".
"Si con Carlo la prima e con te la seconda".
"Allora non hai mai provato ad averlo dentro?"."
"No, mai provato".
"Hai voglia di provare?".
Io facevo tutto lo strano ma avevo voglia di provare, eccome.
Mi abbraccia, con delicatezza, e mi porta verso la camera da letto.
Io mi faccio portare tranquillamente, ci mettiamo sul letto, mi spoglia, con calma, poi si spoglia lui, comincia a baciarmi dappertutto.
Mi piaceva tanto, ricambio i baci, poi con naturalezza ci mettiamo nella posizione del 69 e ci succhiamo per bene...
Andiamo avanti per un po, poi con una carezza mi fa capire che vuole il mio culo.
Sapevamo dove prendere preservativi e un po di crema.
Mi unge bene il buco e poco dopo appoggia il suo bel cazzo, lentamente ma con molta abilità spinge, piano piano, entra tutto.
Un po di dolore all'inizio, poi si posiziona bene facendomi sentire i coglioni che sbattono sul culo, ed inizia a spingere.
Cazzo se avevano ragione a godere, sensazioni mai provate, volevo gridare dal piacere, mi sbatte per bene, mi tocco il cazzo io stesso, e dopo un po mentre lui gode dentro di me io sborro in maniera animalesca.
Avevo scoperto appieno la mia doppia sessualità. Mi continuavano a piacere le donne, ma anche gli uomini mi davano gioia.
Ora ero al bivio, continuare tutto di nascosto, o provare la stessa strada di Fabio?
Ci avrei pensato.
Terminiamo con Fabio con molta gioia, ci facciamo una doccia, lasciamo tutto in ordine e rimaniamo d'accordo che ci saremmo sentiti ed accordati nel caso.
(fine prima parte)

























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