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LA MAESTRA DELL'ASILO


di gianfrancesco
22.04.2023    |    21.966    |    14 9.4
"L'accompagno in casa, porto le valigie, ed entriamo..."
Mi chiamo Giacomo, ho 32 anni, sono sposato con Margherita da 6 anni, ed abbiamo un bambino, Francesco, di tre anni.
Siamo una coppia come tante altre, ben assortiti, ovvero io cerco sempre di accontentare la mia cara mogliettina, e lei ricambia con tanto amore, e tanto sesso.
Diciamo che da quel lato non mi posso lamentare, non dice mai di no, mi ama appassionatamente, sempre propensa alle mie richieste di fare l'amore in mille modi.
Quest'anno Francesco deve iniziare ad andare alla Scuola Materna, guai a dire Asilo, e quindi dopo averlo iscritto lo portiamo.
Il primo giorno accompagnato da tutti e due, e poi, a seconda degli impegni da mamma o da papà.
Abbiamo deciso per una scuola pubblica, che da un passaparola era condotta molto bene, con maestre scrupolose ed attente al bene dei bambini.
Il nostro primo impatto è stato molto positivo, per pulizia, ordine ed accoglienza.
La sezione assegnata era gestita da due maestre, una più giovane e una meno giovane.
Diciamo che quella più anziana era quella che parlava con tutti, mentre la ragazza, avrà avuto 20 anni, seguiva i bambini mentre l'altra parlava con i genitori.
Francesco si adegua in fretta, non creava nessun problema, eravamo molto contenti per come proseguivano le giornate.
Solitamente venivamo accolti da Anna, la più anziana, mentre della giovane non conoscevamo il nome.
Una mattina arrivo per portare Francesco e veniamo accolti dalla maestra più giovane.
"Buongiorno, sono Elena, la maestra Anna non sta tanto bene e quindi per qualche giorno parlerete con me".
E fu così che scoprimmo il nome dell'altra maestra.
Nel parlare ho percepito, sin da subito, che non era del posto, anzi sembrava provenisse dalla Puglia, terra natia dei miei genitori, che da sempre conoscevo le cadenze.
Mi riprometto di chiederle da dove arrivasse.
Passano alcuni giorni e toccava a me accompagnare il bambino, ed in questa seconda volta, le chiedo da dove arrivasse.
"Vengo da Candela, in provincia di Foggia".
Conoscevo bene quel paese, era proprio quello dei miei genitori, e così ci siamo messi a parlare del paese.
Mi sembrava molto rinfrancata dalle mie parole, ed era contenta che anche io avessi quelle origini.
Espansivo come sono, sia per carattere, sia per il mio lavoro, sono un agente immobiliare, mi metto a disposizione della ragazza.
"Capita proprio a proposito, sto cercando un piccolo alloggio".
Mi racconta di aver vinto un concorso e con poco tempo di preavviso, gli avevano dato l'incarico.
Era arrivata ed ora era in una pensione, ma cercava una casa tutta sua, piccola, ma solo sua.
Sapeva dei costi alti, ma i genitori l'avrebbero aiutata.
Gli dico che mi darò da fare per vedere di trovare qualcosa.
Non gli chiedo neppure il numero di telefono, se c'erano novità glielo avrei detto personalmente.
Naturalmente l'avevo guardata come maestra di mio figlio, non come una bella ragazza.
Ero appagato dal rapporto con mia moglie e non cercavo altro in giro.
Racconto tutto a mia moglie che mi esorta a darmi da fare per trovare l'alloggio e magari ricorrere ai miei amici e colleghi per una ricerca più fruttuosa.
La ragazza non conosceva la città, e quindi, ero io, a dover trovare qualcosa in una zona buona, evitando le zone più rischiose o mal servite dai trasporti urbani.
Da un paio di anni avevo avuto l'incarico da parte di un grosso ente con un vasto patrimonio immobiliare, con tante case, per la maggior parte in affitto, era un lavoro delicato perchè succedeva sovente che dopo un po le persone non pagavano l'affitto, quindi dovevo selezionare al massimo i vari richiedenti.
Proprio da queste case mi viene un aiuto per Elena, perché nei giorni seguenti mi telefona un condomino per dirmi che la sua azienda lo aveva trasferito e quindi avrebbe lasciato la casa e se lo aiutavo in modo di non pagare penali o affitti a vuoto.
Un vero colpo di fortuna. Era la casa giusta per Elena, in una bella zona, non troppo grande, arredata e rimessa a nuovo da un paio di anni.
Rassicuro il condomino che lo avrei aiutato, ed infatti lascio passare alcuni giorni e poi lo contatto per dirle che sarei andato da lui con una persona che sarebbe subentrata nel suo contratto.
Intanto parlo con Elena e prendiamo appuntamento per andare a visionare la casa.
In tutto questo senza nessuna attenzione verso la donna Elena e senza nessuna attrazione sessuale.
La vado a prendere all'uscita del lavoro ed andiamo nella casa da prendere in affitto.
Un appartamento di circa 50 metri quadrati, arredato bene, e tenuto anche bene.
Gli piace la casa, prendiamo accordi con l'inquilino che ora era dentro, concordiamo le date ed andiamo via.
Accompagno Elena alla sua pensione e prima andiamo in un bar.
Gli dico quello che avrei bisogno come documenti e che non ci sarebbero stati problemi per avere quella casa in affitto,.
Aveva il tempo di disdire la pensione e tutto andava nel verso giusto.
Prendiamo un caffé e parliamo un po.
Terminata la mia parte di lavoro, sono più attento alla donna Elisa.
Mi accorgo che è una bella ragazza, non ancora nel pieno della sua femminilità, in fondo era giovanissima, un paio di occhi grandi, e soprattutto, un bel paio di tette.
Le tette erano quelle che notavo da subito in una donna, avrà avuto una bella terza piena, un viso delicato, dei capelli neri neri.
Insomma era un bel bocconcino ma io non cercavo nulla in giro perché ero molto innamorato di mia moglie e non l'avevo mai tradita.
Le chiedo di farmi avere tutti i documenti, che avrebbe messo in una busta e me li poteva dare a scuola oppure anche a mia moglie.
Ci scambiamo i numeri di telefono per eventuali altre cose, lo avrei messo nella scheda, e quindi la lascio.
Mia moglie era contenta di come avevo risolto il problema ad Elena, e diceva che il nostro piccolo si era affezionato a quella ragazza.
Passa qualche giorno e penso a quel seno, dico a me stesso di non cercare rogne, ma il pensiero va spesso a lei.
Pensavo, in fondo, che male c'era, se potevo scoparla?
Ero un po tentato, penso sia opportuno pensarci bene prima di fare casini.
Passano un po di giorni ed un pomeriggio Elena mi chiama per dirmi che aveva il contratto di lavoro che avrei dovuto allegare nella pratica, così da giustificare l'affitto della casa.
In quel momento ero fuori città, allora gli do l'indirizzo dell'ufficio dove avrebbe portato il contratto, e poi l'avrei io stesso accompagnata a casa.
Era l'ultima cosa per completare la pratica e la settimana successiva avrebbe preso possesso della casa.
Viene in ufficio, sbrighiamo la faccenda e poi l'accompagno alla pensione.
Non aveva addosso il camice che metteva a scuola, ma una gonna, una maglietta che faceva risaltare il suo bel seno.
Quella visione mi convince che volevo mettere le mani su quel seno.
Gli chiedo se aveva tanta roba da portare nella nuova casa, e che magari, l'avrei potuta aiutare con la mia macchina.
Mi ringrazia per tutto e restiamo d'accordo che il lunedi sera successivo passassi dalla pensione e saremmo andati nella nuova casa.
La casa era libera, avevo mandato la solita ditta di pulizie a pulire per bene, raccomandando di fare un bel lavoro.
Passo a controllare e vedo che tutto è in ordine.
Ora iniziava il mio approccio per conquistare Elena, è per prima cosa vado da un fioraio e compro due belle piante che mi faccio portare nella casa.
Le sistemo sul balcone, mi ero fatto dare anche un mazzo di fiori che sistemo dentro un portafiori.
Nel tardo pomeriggio la vado a prendere nella pensione, era tutta pronta, aveva un paio di valigie e un paio di scatole.
Carichiamo tutto in macchina ed andiamo.
La sua vicinanza nel sedile mi fa salire la pressione... la pressione del cazzo che spinge dentro le mutande.
Non finisce di ringraziarmi.
"Elena, questo è il minimo che posso fare, per ringraziarla di come si prende cura di mio figlio".
"Se non le dispiace io vorrei passare a darti del tu, come un amica".
"Volentieri Giacomo, mi fa piacere".
Parliamo un po, mi dice che i suoi volevano venire a trovarla, e che tra qualche giorno, dopo che ero sistemata, era ben contenta di ospitarli.
L'accompagno in casa, porto le valigie, ed entriamo.
Nota subito i fiori.
"Grazie Giacomo, ma fai cosi con tutti gli inquilini?".
"Elena, ci mancherebbe pure, per te soltanto questi fiori e mi sono permesso di portarti anche due piante, e spero siano di tuo gradimento".
Mi abbraccia con affetto, sento il suo seno sul mio petto, sono una pentola a pressione.
Le spiego un po il funzionamento della casa, i vari interruttori, le indico i negozi attorno, e le do indicazioni per i mezzi.
La saluto e vado via, naturalmente dopo averle consegnato due mazzi di chiavi.
Le dico che noi come Agenzia avevamo anche un paio di chiavi nel nostro ufficio, per ogni evenienza.
Avevo cominciato le manovre di corteggiamento e se volevo arrivare ad un dunque non dovevo perdere tempo, prima dell'arrivo dei suoi genitori.
Nei giorni successivi gli telefono per chiederle se ve tutto bene, se ha bisogno di qualcosa.
L'ultima volta mi dice: "sai Giacomo, non vorrei disturbarti, ma non capisco bene il funzionamento del citofono, non capisco se sono io che non capisco".
"Tranquilla, quel citofono ci dà sempre problemi, domani sera passo e vediamo".
La sera successiva vado a trovarla, mi apre, era in tuta, stretta, attillata, tutte le sue forme erano splendidamente quasi a vista.
Mi luccicavano gli occhi.
Risolvo il problema del citofono, intanto Elena mi offre un caffè.
Io ero arrivato con un sacchetto di cioccolatini. Li gradisce, mi ringrazia.
"Mai avute cosi tante attenzioni da parte di una persona estranea", mi dice.
"Sei una brava ragazza e mi piace essere gentile con te".
Parliamo un po, gli chiedo dei suoi genitori e quando sarebbero arrivati.
Volevo sapere quanto tempo avevo ancora per affondare il colpo.
"Mio padre ha avuto un piccolo problema, verranno qui tra un mese cosi restano un paio di mesi":
"Bene, bene, per te sarà proprio una bella cosa".
"Ma al tuo paese, oltre i parenti non hai lasciato nessun altro?".
"Cosa vuoi dire?".
"Bella come sei, non avevi qualche spasimante?".
Arrossisce un po, prende fiato e risponde.
"Si qualcuno mi girava attorno, ma non mi interessavano, tanti erano giovani nullafacenti ed io la penso in un altro modo".
"Spero che qua trovi qualcuno che sia interessante, sei tanto carina".
"No, per ora penso solo a fare bene il mio lavoro, penso ad avere il posto definitivo, e poi quelli bravi come te sono già impegnati".
L'abbraccio forte, e la bacio.
Non mi respinge, ma risponde al bacio.
"Da quando ti ho visto speravo di stare tra le tue braccia".
"La stessa cosa io, ma come sai io sono sposato, non ti posso offrire nulla".
"Non importa, so che prima viene la tua famiglia, io non chiedo nulla".
Non speravo tanto. La torno a baciare, con le mani intanto la accarezzo.
Ero al settimo cielo.
Mi sediamo sul divano e cominciamo a baciarci e toccarci di brutto.
Lei non era molto esperta, però era un fuoco.
Con le mani la frugavo dappertutto, gli accarezzavo il seno, la baciavo sul collo.
Era inesperta ma molto vogliosa, come dire, avevo idea che volesse concedersi del tutto.
Mi prende per una mano e mi tira verso la camera da letto.
Entrare in camera e spogliarla fu una cosa fulminea.
La guardavo, era una dea, aveva delle forme perfette, delle gambe ben tornite, dei piedini belli.
Ora la bacio sul seno, gradisce, poi scendo giù, arrivo alla patata, era già bagnata, con la lingua la sollecito, rispondeva alla grande.
Mi spoglio anche io del tutto, e lei mi accarezzava, mi baciava sulle spalle, non sapevo se voleva arrivare al cazzo.
La lasciavo fare, niente forzature.
Ora mi dedico con la lingua alla figa, volevo vedere se riuscivo a farla godere.
Aveva un profumo buonissimo, evidentemente si era preparata, penso io.
Comincia a sciogliersi, inarca la schiena, geme, ed infine gode!
Cazzo se gode, come un fiume in piena.
Risalgo su, la bacio, risponde come una piovra.
Le accarezzo i capelli, la bacio sulle labbra, si mette con la testa sul mio petto.
"Sai, non ho mai goduto cosi tanto, ma d'altronde ho avuto pochissime esperienze".
"Questo è niente, vedrai quanto ti scoperò, quando tu lo vorrai".
"Si, stasera no, la prossima volta".
"Ti dispiace ora toccarmi il cazzo, voglio godere anche io".
Allunga una mano e mi tocca, lentamente, ancora dovrà imparare, ma basta poco, carico come ero, per sborrare abbondantemente.
Mi riordino, la bacio ancora, fissiamo un altro appuntamento, e vado via.

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