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per necessità


di jessyka
29.12.2015    |    34.999    |    15 9.3
"Appena dieci secondi e ridendo dice: “cavo candela staccato, ora ok..."
Quel giorno avevo preso l’auto di mio marito perché pensavo di rientrare in tempo, quindi non gli avevo detto nulla, ma mentre finite le mie commissioni mi dirigevo verso casa, ecco che la macchina inizia ad andare a strappi, ero a circa trenta chilometri dalla città, su una di quelle strade poco trafficate dove il paesaggio è tutto uguale, alberi, prati, poche case. Per un po’ mi sono limitata ad accelerare di più, ma poi si sono accese mille spie ed ho sentito che stava per spegnersi il motore, quindi mi sono accostata sulla destra. La prima cosa, è prendere il telefonino e subito la sorpresa del messaggio che diceva che il credito non era sufficiente, è vero, mi ero dimenticata di caricarlo, ed ora? Scendo mi guardo in giro, non passa nessuno. D’istinto apro il cofano motore, ma tanto cosa cambia? Forse è un gesto automatico. Cerco sporgendomi di non sporcarmi, sono tutta vestita di bianco, gonna e giubbottino di pelle, camicetta scollata e scarpe altissime a dire il vero poco adatte per guidare, ma non è certo colpa mia se l’auto non va più. Sento in distanza il rumore di un mezzo in avvicinamento, faccio segno quando si avvicina, ma passa senza considerarmi, ci resto anche male, pensavo ancora di poter attirare l’attenzione. Altre due auto sfrecciano senza darmi retta, il tempo passa, che fare? Un altro in avvicinamento, devo fare qualcosa, mi tiro su la già corta gonna e mi piego in avanti verso il vano motore, sento una vettura che si ferma, tutto sommato allora le gambe funzionano ancora e mi alzo girandomi verso il tipo che vedo scendere dal suo furgone. Credo si tratti di un muratore, data la tuta sporca di cemento, dal colore della pelle probabilmente tunisino o marocchino, ma non era il momento di approfondire, l’importante che capisca qualcosa di motori. Si avvicina e mi dice: “Bella signora, macchina rotta?” ed io sorridendo confermo, noto che mi squadra dalla testa ai piedi in modo insistente, non so come comportarmi, poi da un’occhiata al motore e dice qualcosa di incomprensibile. Mi guarda ancora, capisco che forse i miei modi di muovermi lo hanno provocato, mi dice: “Io potere riparare subito, ma tu mi devi toccare, io volere vedere te” Resto immobile, forse si accontenta di una sega ed io riparto in cinque minuti. Allunga le mani verso il mio seno, ma io scatto all’indietro e gli propongo un patto, prima la riparazione e dopo lo accontento. Appena dieci secondi e ridendo dice: “cavo candela staccato, ora ok.” Non mi fido molto, provo a mettere in moto e veramente ora funziona tutto. Si avvicina, ora devo fare il mio piccolo strip, rimango con il perizoma le calze a rete autoreggenti e le scarpe, con le mani mi copro come posso i seni, lo vedo molto eccitato, non capisco cosa dica, ma si è liberato il cazzo dai pantaloni, è davvero enorme e si accorge del mio stupore, mi chiede di toccarlo. Non so cosa mi sia preso in quel momento, ma anziché prenderlo in mano, mi abbasso e lo prendo in bocca iniziando una grande pompa. Lui mi tiene la testa con le sue mani nere enormi, fatico con le mandibole, ma è davvero entusiasmante, sarà almeno il doppio di quello di mio marito. Ad un tratto mi alzo e lui con un gesto rapido mi strappa il perizoma e mi gira alla pecorina, metto le mani sul sedile dall’auto, senza tanti complimenti mi trovo il suo cazzo dentro e stantuffa come un forsennato, non riesco a non mugolare di piacere e lui mi sbatte sempre più forte, lo sento sino in fondo, non so quanti orgasmi ho avuto, colavo come una fontana. Mi fa alzare, ora vuole guardarmi negli occhi mentre mi scopa, mi sdraia sul cofano anteriore, mi prende le gambe le alza e mi entra dentro con foga. Di tante parole che dice capisco solo “puttana” e in effetti sto pagando la riparazione in natura. Sento dai suoi movimenti che forse sta per venire, mi fa scivolare in avanti e me lo piazza sul viso, ora la scelta è: partire da qui con la sborra nei capelli, oppure bere tutto senza lasciare tracce scomode. Mi prendo quel cazzo enorme ancora in bocca e lui pare gradire molto, lo sento che mi scoppia nella bocca, fatico non poco a deglutire quel liquido denso e caldo, ma riesco a non farne uscire nemmeno una goccia. Se lo rimette nei pantaloni che ancora è di dimensioni ragguardevoli ed anch’io cerco in fretta di rivestirmi, ma vuole il mio perizoma che annusa dicendo: “donna bianca, buona puttana, buono odore di sesso” Io gli sorrido, non so se è il caso di ringraziarlo, nel giro di due minuti ognuno riparte, io senza mutandine, ma intanto erano strappate penso. Riesco ad arrivare a casa prima che rientri mio marito e mentre sono tranquilla ed esausta seduta davanti alla tv, lui rientrando dice: “Ma hai visto com’è combinata la macchina?” Io penso a cosa può essere rimasto, forse un indumento del muratore … attimi di paura, ma poi lui aggiunge: “Sicuramente è quel maledetto gatto dei vicini, che ha poltrito sul cofano, ora è tutto sporco!” Mi scappa un sorriso, la puttanella è salva, preparo un drink, non vorrei che lui sentisse il sapore che ancora ho in bocca.

J.
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