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Una classica signora per bene (Parte II)


di grifonearcigno
08.01.2021    |    16.026    |    9 9.8
"Ma giunta in quel luogo con mio grande disappunto mi accorsi che il mio giovane spasimante mi aveva raggiunto proprio lì tentando di agganciarmi in qualche..."
Nei nostri oramai 15 anni di matrimonio era invalso l’uso di fare a Katia un regalo molto importante nel suo genetliaco che, in genere, consisteva sempre in un qualche gioiello di considerevole valore e comunque in linea con il nostro status socio-economico.
La scelta di questa strategia in verità non era solamente dettata dall’affetto e dalla dedizione verso mia moglie, che pure lo meritava e che effettivamente c’era ed era anche intenso, ma anche per motivi trivialmente pratici di mera, bassa venalità; infatti, è questo un metodo, per chi se lo può permettere, anche molto comodo per accumulare una certa ricchezza discreta e non tassabile e che, per di più, sarebbe potuta sempre essere utile in eventuali situazioni economiche non favorevoli per l’intera famiglia come talvolta, malauguratamente, può accadere nella vita pratica di ciascuno di noi.
Insomma, meglio essere prudenti, specie quando sia possibile unire, come nel caso in specie, l’utile al dilettevole o, come ironicamente andava spesso ripetendo un mio vecchio e sagace amico, dotato di una notevole verve, nel chiedere talvolta in modo provocatorio e scherzoso a qualche suo occasionale interlocutore cosa fosse la vagina, la cui sua risposta era sempre la stessa: è quell’organo che unisce l’utero al dilettevole (quanta saggezza in questo semplice pensiero).
Scusatemi per la facezia di questa simpatica battuta che mi ha sempre provocato un malizioso sorrisetto nel sentirla o nel ripeterla io stesso.
Dunque, dicevo, stava per appropinquarsi il compleanno della mia dolce metà e come al solito cominciai a pensare quale sarebbe stato un regalo più appropriato a una simile celebrazione che questa volta a me appariva più importante del solito, trattandosi del raggiungimento di un traguardo importante per una donna, Katia infatti stava per varcare la soglia dei suoi primi quaranta anni, insomma un vero e proprio giro di boa.
Quindi incominciai a fare, di tanto in tanto, qualche capatina in qualche gioielleria alla ricerca dell’oggetto giusto, ma per quanto girassi e per quanto cercassi non riuscivo a trovare quello che, nella mia testa, avrebbe soddisfatto pienamente Katia che in verità da un lato non è stata mai troppo pretenziosa e dall’altro era in condizione di essere abbastanza soddisfatta di ciò che era già in suo possesso.
Così che un bel giorno, girando e pensando al regalo più opportuno e desiderato da Katia, mi passò un pensiero bislacco per la mente.
E se invece di un gioiello, pur sempre molto gradito e apprezzato dalle donne ma che è pur sempre anche qualcosa di freddo e inanimato, pensassi di regalare al mio amore un qualcosa di veramente entusiasmante e specialissimo che, peraltro, sapevo essere sempre stato un ricorrente sogno da sempre desiderato da Katia?
Così mi balenò per la mente di regalare per il suo onomastico alla mia donna un rapporto sessuale (se preferite più prosaicamente una grande scopata) fuori dal comune: un incontro a tre composto da noi due con uno sconosciuto, finalizzato a praticare una doppia penetrazione, sogno proibito ma sempre accarezzato dalla peraltro dolce e remissiva Katia.
Lì per lì subito scacciai quell’insano pensiero dalla mia testa in quanto, immaginando la scena e conseguentemente, quasi materializzandola nella mia mente come un fatto reale, mi prese un crampo allo stomaco e subito fui preso da un forte reazione di gelosia, sentimento questo invero sempre a me estraneo vuoi per un mia particolare forma mentis e sia per l’assoluta fedeltà e serietà che la mia compagna ha sempre professato e dimostrato.
Tuttavia, assieme a quel spontaneo senso di repulsione che provai nell’immaginare la dolce Katia contesa e condivisa da due uomini ipereccitati e assatanati che animalescamente l’avrebbero posseduta e profanata quasi, magari in più riprese e anche in vari modi e posizioni, al moto di gelosia che mi provocò nell’animo, mio malgrado ebbi anche una subitanea e potente erezione per cui avrei voluto immediatamente là, vicino a me la mia donna e sbatterla con forza, selvaggiamente lì per strada, davanti a tutti, incurante dello scandalo che ne sarebbe inevitabilmente scaturito.
Passato però quel primo momento di smarrimento e pur rimanendo io in uno stato psichico ambivalente, quel pensiero divenne sempre più ricorrente per cui nei miei incontri sessuali con Katia intensificai le mie immaginarie proposte di rapporti sessuali a tre che si concludevano inesorabilmente con doppie penetrazioni rese, talora, più verosimili mediante l’uso di uno dei falli di gomma che tenevamo ben celati e sotto chiave in un remoto cassetto del nostro armadio in camera da letto.
Accadeva però che Katia riusciva magnificamente a scindere la realtà dalla finzione per cui appena fuori dal letto l’argomento era per lei tabù e chiuso a ogni forma di dialogo, ma io oramai ero deciso a portare a compimento il mio piano: non voleva programmare niente in materia, così decisi di organizzare qualcosa a sua insaputa e vedere poi come andava finire, pronto a prendermi ogni conseguenza.
Circa una settimana prima del compleanno di Katia incominciai a trovare varie scuse per evitare di avere rapporti sessuali che fino a quel momento erano pressoché ininterrotti senza, si può tranquillamente affermare, soluzione di continuità ogni sera prima di dormire o al risveglio al mattino e, talora, poteva accadere anche che le nostre scopate potevano essere serotine e poi mattutine il giorno seguente come spesso avveniva tra il Sabato e a Domenica.
Con un po’ di scuse e molte perplessità da parte di Katia che, peraltro, non destarono in lei alcuna vera contestazione, la prima parte del piano, che metteva in conto la possibilità di fare arrivare la mia compagna al desiderato e straordinario evento in uno stato di particolare eccitazione, filò liscio alla meraviglia.
Il mio diabolico piano mostrò di essere tanto efficace che in una almeno delle notti di quella fatidica settimana, Katia pensando che io stessi dormendo (ma fingevo) si masturbò in modo discreto, facendosi sfuggire solo un piccolo gemito quando raggiunse un orgasmo che potremmo definire molto sobrio e compassato e comunque non nel suo modo abituale.
Le cose cominciavano a marciare nel senso dissi tra me, soprattutto conoscendo quanto fosse passionale la mia donna.
Arrivò finalmente il gran giorno e, appena sveglio al mattino, proposi a Katia di andare fuori in gita per l’intera giornata noi soli per festeggiare l’evento.
Poi proposi di andare a pranzo in un ristorante di un certo livello sulle rive di un lago dove da qualche anno eravamo diventati habitué sia per la ricercatezza del ristorante, sia per l’ottima cucina e sia, infine, per la bellezza del posto che Katia, in particolare, trovava incantevole e molto romantico anche perché più di una volta avevamo fatto l’amore, all’aria aperta, in un boschetto posto tra il lago e il ristorante.
Katia accettò con entusiasmo l’idea ma fu alquanto contrariata dal fatto che io non volessi portare con noi i ragazzi oramai diventati adolescenti e, come tutti quelli della loro età, poco inclini a stare con i genitore e preferire i loro coetanei per cui si optò di farli raggiungere i cugini loro coetanei appunto a casa dei loro genitore il cui padre è un mio parente prossimo che abitava a poche decine di chilometri di distanza.
Quindi rimasti soli raccomandai Katia di non indossare pantaloni ma abiti prettamente femminili costituiti quindi da gonne o vestiti interi ma sempre piuttosto cortini sopra il ginocchio, eleganti e molto sexy.
Non ci fu bisogno invece di raccomandarle di non indossare gli slip sotto la gonna ma solo velatissime calze autoreggenti perché vigeva una segreta intesa tra noi che quando uscivamo insieme le mutandine erano assolutamente vietate in quanto amavo moltissimo toccarla e palpeggiarla dappertutto sopra e sotto i vestiti di sottecchi anche in situazioni potenzialmente imbarazzanti mentre ci intrattenevamo con altre persone, in modo peraltro discreto, stando bene attenti che nessuno si accorgesse delle nostre segrete manovre.
Quante volte, nelle occasione in cui potevo infilarle una mano tra le gambe, come per esempio poteva accadere al ristorante sotto il tavolo, riuscivo ad arrivare alla sua fica vogliosa e a mia disposizione senza alcuna barriera, fosse pure essa la microscopica pezzolina di uno slip, che poi, con mio grande piacere ed eccitazione, trovavo quasi sempre madida dei suoi umori vaginali a dimostrazione che gradiva molto quelle manovre che poi ci portavano inevitabilmente, appena possibile, a concludere con una grande scopata nella piena e gioiosa soddisfazione di entrambi.
Talvolta queste improvvisate scopate le abbiamo addirittura consumate lì sul posto in uno dei bagni del ristorante medesimo in quanto non avevamo resistito e attendere momenti e luoghi più propizi per tali pratiche.
Così pure qualche volta, andando a pranzo proprio nel ristorante che avevo scelto quel giorno per festeggiare la mia Katia, appena dopo finito di desinare ci eravamo addentrati nel boschetto che si trovava lì nei pressi e, nascosti da occhi estranei, ci siamo avvinghiati l’uno all’altra in furibonde scopate su una delle panchine messe a disposizione per gli ospiti o su qualche tavolo da picnic messo lì per improvvisate colazioni al sacco.

Fedele al ruolo del momento, Katia si preparò minuziosamente per cui indossò sotto gli abiti una elegante e sexy guepiere rigorosamente nera, tutta pizzi e merletti, un reggiseno cosiddetto a balconcino che faceva da pendant con il resto del suo intimo, in modo tale da consentire un più rapido e comodo approccio alle sue stupende tette ancora ben sode e copiose, infine raffinatissime e velatissime calze di colore fumé il tutto condito da totale assenza di slip.
Quindi al di sopra indossò un elegante vestito di lana beige arricchito da sottili fili dorati che le modellava magnificamente il suo sontuoso culo dietro e mostrando sul davanti il suo sorprendente, per la sua età, ventre piatto per poi coprire le cosce, peraltro modellandone sapientemente la dolcezza delle sue forme per finire poi appena poche dita sopra al ginocchio.
Tra l’altro apprezzai molto la scelta di quell’abito di morbida e preziosa lana in quanto, oltre a modellarle il suo magnifico corpo, rendendola più eccitante e desiderabile preda, poteva diventare, pensai tra me, più agevole sollevarglielo o addirittura levarglielo di dosso e rendere così tutto più facile in caso di bisogno.
Il quadro poi fu perfezionato dal calzare un bellissimo e costosissimo paio di scarpe dorate, dotate di un insostituibile tacco 12 d’ordinanza.
Infine Katia indossò sopra tutto quel ben di Dio un’ampia e morbidissima pelliccia di visone che la copriva fino alla metà del suo tornito polpaccio in modo da stare calda e rilassata.
Insomma era un vero schianto e a stento mi trattenni dal saltarle addosso lì seduta stante, per cui mi limitai a qualche fugace palpatina del suo generoso deretano.
Giunti al laghetto giusto all’ora di pranzo, entrai di filata nel parcheggio del nostro abituale ristorante dove ci accolse con esagerata riverenza il custode, memore delle generose mance a cui lo avevo abituato.
Stessa accoglienza ci fu riservata dal maître del ristorante che ci scortò immediatamente al nostro tavolo preferito da dove si godeva una magnifica veduta del lago e delle colline circostanti.
Il caso volle che seduto a un altro tavolo a poca distanza del nostro capitasse un giovane sui 35-36 alquanto belloccio e dall’aspetto gioviale.
Subito Katia si rese conto di aver fatto colpo sul giovanotto, e come poteva essere altrimenti, la qualcosa se in principio lusingò la mia Katia, con il passar del tempo la faccenda cominciò a infastidirla perché l’uomo cominciò a fissarla con sempre maggiore insistenza e intensità la qual cosa imbarazzò non poco la mia donna che al fine si lamentò con il sottoscritto in quanto non sopportava la mia assoluta indifferenza per quello che a me invece sembrava una banale facezia.
Anzi per rasserenare ulteriormente Katia cominciai a sdrammatizzare con l’arma dell’ironia per cui cominciai a sfotterla circa il suo fascino e come gli uomini le cadessero tutti ai suoi piedi, quasi tramortiti da tanto fascino e bellezza. Esagerai volutamente.
Katia s’irritò ulteriormente ma, da questo punto in poi, voglio che il prosieguo del racconto ve lo faccia lei stessa per come ha vissuto in prima persona quella tanto strana e imbarazzante situazione e di cui poi, ritornati a casa, me ne fece un dettagliato resoconto.
“Ma guarda quell’imbecille con quanta ostentata arroganza e maleducazione mi fissa” mi dissi tra me per cui, vista la sua sfacciataggine decisi di farne partecipe anche Guido mio marito; ma quest’ultimo per tutta risposta invece di sostenermi mi schernì, addirittura ridicolizzandomi.
Visto poi il suo assurdo atteggiamento, decisi di vendicarmi per cui cominciai all’improvviso a ricambiare dapprima con fugaci sguardi di sottecchi e poi, costatando la costante noncuranza di mio marito, a rispondere quasi con altrettanta sfacciataggine alle provocazioni dello sconosciuto.
Però a questo punto accadde che cominciai a notare sempre di più fin anche ad apprezzare senza ritegno l’avvenenza di quel giovane uomo molto bello, aitante e maledettamente simpatico.
Così muovendomi sulla sedia comincia a girarmi un po’ verso il lato destro del nostro tavolo proprio in direzione dell’uomo che stava piano piano catturando il mio interesse in modo che potevamo scambiarci più agevolmente i nostri velati, ma ora non più tanto velati, sguardi.
Inoltre, vista la perdurante noncuranza di Guido cominciati anche ad accavallare e scavallare le mie lunghe gambe visto che mi era sembrato che proprio esse avevano maggiormente attirato l’attenzione dello sconosciuto.
Quel continuo movimento delle mie gambe rese più attento ad esse il mio ammiratore nel mentre il mio vestito già un po’corto di se cominciò a risalire verso l’alto fin quasi a giungere il punto dove finiscono le calze e inizia il vivo della carne delle mie prosperose cosce.
La cosa dovette eccitare non poco il nostro vicino per cui, con la scusa che gli era caduto il tovagliolo che teneva sulle gambe, si chinò per meglio osservare il panorama che gli stavo offrendo per cui decisi di gratificarlo ulteriormente spostando verso la sua visuale le mie ginocchia e divaricandole lievemente nella speranza che potesse dare un’occhiata alla mia fica oramai, con mio disappunto, madida di liquidi vaginali che addirittura avevo la sensazione mi stessero colando tra le cosce.
A quel punto, quasi all’improvviso, sembro che l’attenzione di Guido tornò a focalizzarsi sulla mia persona in quanto mi prese delicatamente la mano e dolcemente, mentre mi attirava a sé, mi diede un caldo bacio sulla bocca.
Questi semplici gesti raffreddarono in parte il mio inopportuno atteggiamento tenuto fino a quel momento per cui mi diedi al mio Guido interamente mentre ci accingemmo a mangiare.
Alla fine del pasto, chiesi scusa a mio marito e, alzandomi dalla sedia, mi avviai verso i bagni per adempiere a un impellente bisogno fisiologico di cui sentivo l’urgente necessità di assolvere.
Ma giunta in quel luogo con mio grande disappunto mi accorsi che il mio giovane spasimante mi aveva raggiunto proprio lì tentando di agganciarmi in qualche modo lanciandomi un sonoro “come va mia bella signora?”.
Ma io, memore di quello che era accaduto nella sala ristorante ed essendomi già pentita del mio insano comportamento, non risposi alla provocazione e mi avviai velocemente verso il settore dedicato alle donne e d’un balzo mi chiusi immediatamente dentro a chiave, temendo quasi un’aggressione da parte di quell’uomo. Ma egli desistette all’istante sena profferire parola.
Seduta dunque sul water mi rilassai e così potetti procedere a fare una lunga e rilassante pisciatona che mi risollevò non poco da quello che io ritenni essere uno scampato pericolo.
Tuttavia, espletato il bisogno fisiologico, mentre mi accinsi a fare il bidè, mi sorpresi a pensare al mio giovane ammiratore e stranamente mi accorsi anche che la cosa destava in me una certa eccitazione per cui, senza nemmeno accorgermi, mi ritrova a trasformare l’azione del lavare la mia fica con un’indubitabile azione di una vara e propria masturbazione nel mentre l’eccitazione saliva sempre più, tanto che mi ritrovai a stimolare con sempre maggiore intensità il mio clitoride che, come forse già detto, è di dimensioni lievemente più grandi della media e forse anche per questo particolarmente sensibile per cui il suo strofinio mi porta in genere facilmente alle stelle.
Ma mentre tutto ciò avveniva, prepotentemente sorgeva nella mia mente un’immagine oltremodo osé nel senso che a me sembrava che quell’uomo in qualche modo avesse aperto la porta e, una volta intrufolato nel bagno si stesse avvicinasse a me con il cazzo in mano sguainato e con la ferma intenzione di mettermelo in bocca, data la mia posizione seduta con la testa proprio all’altezza del suo pube.
Subito cercai di scacciare dalla mia mente tale immagine oscena ma la stessa si ripresentava ossessivamente e questa mia resistenza in effetti allontanava da me il raggiungimento di un gratificante orgasmo che tanto desideravo raggiungere anche forse a causa dell’astinenza sin lì portata avanti da più di una settimana e di cui, grazie al mio amorevole marito, non era certamente abituata.
Pertanto dopo alcuni vani tentativi mi arresi e lasciai libero sfogo alla mia fantasia per cui, anche se solo nel pensiero, aprii le labbra e immaginai di ricever quel meraviglioso cazzo tutto in bocca fino alla gola e così finalmente potei esplodere in un gratificante orgasmo originato, a sua volta, dal sapiente movimento delle mie mani sulla mia vulva, sul clitoride e anche in profondità dentro la mia vagina grondante smegma.
Finalmente poi, ripresami, mi riassettai e feci capolino dalla porta del bagno che avevo semiaperta per controllare se il giovane fosse fuori ad attendermi; di poi constata la sua assenza, felice per lo scampato pericolo, anch’io mi avviai verso la sala ristorante.
Qui giunta con mia grande sorpresa, e forse anche con un pizzico di delusione, constatai che il giovane che mi aveva tanto turbata fino a spingermi a masturbarmi pensando a lui era andato via.
Per la seconda volta ripresami, raggiunsi il mio Guido e lo abbraccia e baciai teneramente.
Alla fine del pranzo Guido pagò e poi, lentamente, sotto braccio come due fidanzatini, ci avviammo con la velocità di una lenta passeggiata verso il boschetto che tante volte aveva assistito compiacente a tante nostre effusioni da semplici carezze e casti baci fino ad amplessi veri e propri con reciproca raggiungimento dell’estasi.
La giornata era discretamente freddina ma il cielo era terso e senza nuvole per cui un caldo sole, benché fosse inverso, ci accarezza e ci rasserenava.
Giunti al boschetto, istintivamente come per una tacita intesa, ci portammo verso la nostra solita panchina dietro un tavolo da picnic, e subito cominciammo a darci reciprocamente effusioni sempre più intense e intime; quasi immediatamente avvertii le mani intriganti di Guido tra le mie cosce, specie la sua mano destra che rapidamente raggiunse la mia calda fica che per l’occasione, anche se non era questo il mio stato naturale in quanto a Guido piaceva moltissimo il mio folto bosco, mi ero fatta accuratamente depilare dalla mia estetista abituale.
Provai un immenso piacere quando Guido la comprese tutta nella sua calda mano mentre io da subito cominciai a versare nel suo palmo della mano le prime gocce del mio caldo nettare per cui egli approfittando della naturale lubrificazione del mio antro vi fece pervenire prima uno, poi due e poi tre dita, dilatandomi la vagina a dismisura, la qual cosa mi provocò un ulteriore piacere; poi si accanì sul mio clitoride che divenne irto quasi come un minuscolo pene.
Nel frattempo io gli avevo sbottonato la patta dei pantaloni e gli avevo messo a nudo il suo superbo pene di circa 18 centimetri che si mostrò a me turgido e rigoglioso, quindi cominciai a menarglielo prima lentamente e poi sempre più forte per cui Guido a un certo punto mi fermò imperiosamente, invitandomi a salirgli addosso in modo da potermi impalare dal di sotto.
Io non mi feci pregare più di tanto e aperta la mia ampia pelliccia lo scavalcai, spalancai le mie gambe e lo ricevetti con tutti gli onori nella mia fica gonfia, vogliosa e super bagnata.
E subito seguì una lunga cavalcata mentre Guido, aperti alcuni bottoni del mio vestito, immerse l sua testa tra le mie tette che vibravano a seguito dei miei movimenti di sali e scendi sul suo cazzo.
Poggiai quindi la mia testa sulla sua che si trovava, data la posizione del momento, una decina di centimetri sotto la mia, chiusi gli occhi per l’estasi del momento e mi abbandonai anima e corpo a quell’amplesso tanto desiderato.
Nel mentre tutto ciò accadeva, all’improvviso però avvertii sulle labbra un leggero tocco di qualcosa di morbido e vellutato per cui lentamente aprii gli occhi e con mia grande sorpresa mi accorsi che era nientemeno che la cappella di un enorme cazzo il cui proprietario, alle spalle di di Guido, delicatamente me la strisciava sulle labbra da desta a sinistra e viceversa.
D’istinto mi allontanai inorridita per tanto ardire per cui cercai di avvertire Guido di tale violazione della nostra intimità ma, con mia grande sorpresa mio marito mi trattene per i fianchi, immobilizzandomi in quella posizione e poi, portando in alto entrambi le sue mani lungo la mia schiena, mi forzò a riprendere la mia primitiva posizione in prossimità del pube dello sconosciuto. Io, per contro, continuai a resistere, tirando indietro collo e testa e in questa nuova posizione potei finalmente guardare in faccia quell’uomo che, con mia somma meraviglia, riconobbi essere il giovane intrigante del ristorante.
Ebbi un attimo di esitazione e lui ne approfittò prontamente per passarmi una mano dietro la nuca per attirarmi con una certa determinazione perso il suo sesso, mentre con l’altra si teneva in mano il suo imperioso cazzo, dirigendolo di nuovo verso la mia bocca.
La mia resistenza a quel punto durò poco per cui lentamente avvicinai di nuovo le mie labbra a quella ipnotizzante cappella e la baciai dapprima teneramente, poi dischiusi lievemente le labbra così da permettere alla mia lingua di affacciarsi tra di esse e per cui cominciai a leccare sempre più avidamente prima la cappella ma poi, passando al pene la feci scivolare lungo tutta quella lunghissima verga che a occhio e croce doveva superare i 20 centimetri; quindi, presa sempre di più da una violenta libidine non potetti fare a meno di aprire la bocca e ingoiare tutto quel cazzo che mi arrivò fino all’ugola, rimanendone comunque fuori ancora una buona mezza spanna.
Quindi incominciai a succhiare come una forsennata quel maestoso cazzo.
Quando però tutti eravamo quasi al limite prima di raggiungere l’acme, Guido imperiosamente intimò entrambi di fermarci poi, rivolto a me dolcemente mi disse “Auguri amore mio per il tuo quarantesimo compleanno, volevi la doppia penetrazione e noi siamo qui proprio per questo”
Così dicendo mi fece alzare da quella posizione di cavallerizza, dopo di che si alzò anch’egli, si sfilo il cappotto di astrakan che aveva indossato fino ad allora, lo distese sul vicino tavolo da picnic e poi, a sua volta, vi si coricò sopra sempre con il cazzo duro che svettava verso l’alto.
Quindi m’invito a salirgli sopra e a cavalcarlo di nuovo ma questa volta in posizione più comoda ma, soprattutto, con il buco del mio culo maggiormente proteso indietro e in alto pronto a essere offerto al nostro improvvisato amico.
Io naturalmente a quel punto obbedii remissivamente e aderii spontaneamente alla sua regia.
Quindi, sempre avvolta nella mia pelliccia, salii sul tavolo e ancora una volta lo scavalcai e, aprendo generosamente le gambe, m’impalai di nuovo su di lui mente la mia pelliccia, che sovrastava entrambi, ci teneva caldi e coperti.
A quel punto il mio improvvisato amante alzò la pelliccia e una volta che mi ebbe scoperto il culo mi venne dietro prima per leccarmi onde lubrificare il mio delizioso buchetto e poi, con maestria, mi avvicinò con tenerezza la sua enorme cappella al mio fiorellino.
A quel punto cominciò a premere contro di esso con forza sempre maggiore finché non riuscì a superare lo sbarramento messo in atto dal mio sfintere anale.
Quindi ristette qualche secondo in quella posizione in modo da dare il tempo al mio sfintere di rilassarsi e quando ciò avvenne diede un unico forte colpo di ariete e quella lunghissima verga scomparve tutta dentro di me procurandomi un modesto ma dolce dolore che tuttavia in breve tempo sparì, lasciando il posto al solo piacere.
A quel punto i miei due amanti cominciarono a stantuffarmi con vigore e in breve tempo raggiunsero un’armonia che sembrava derivasse da un lungo allenamento fatto insieme per cui accadeva che quando il cazzo che stava nel mio culo entrava quello che avevo in vagina usciva per poi alternarsi, i due cazzi turgidi, nel movimento per cui quello in vagina rientrava e quello nel retto indietreggiava.
Fu quasi un’armonia celeste che durò un tempo che a me sembrò interminabile finché, all’improvviso, i nostri tre respiri come per magia si sincronizzarono e insieme cominciammo a emettere sensuali lamenti di piacere che, sempre insieme, diventarono veri e propri urli di piacere; e fu proprio a quel punto che quei due stalloni scaricarono all’unisono dentro di me una incredibile quantità di sperma calda il cui solo pensiero mi diede una ulteriore eccitazione mentale.
Il mio, comunque, fu un orgasmo stratosferico come fino ad allora non avevo mai provato e sì che di scopate favolose e fortemente appaganti ne avevo avute a bizzeffe.
Restammo così fermi, immobili e taciturni per non so quanto tempo ma sicuramente più di 10-15 minuti fino a che il giovanotto sistemato dietro di me sfilò il suo enorme cazzo, divenuto oramai meno consistente, dal mio retto per cui io potetti levarmi a mia volta da dosso a mio marito.
Rimessami all’impiedi solo allora potetti apprezzare davvero quanta sborra avevo ricevuto dai miei appassionati amanti in quanto questa sgorgava copiosa sia dalla fica che dal culo e abbondante mi scorreva lungo la parte interna delle mie lunghe gambe fin giungere addirittura sulle scarpe.
Quindi mi sedetti sulla panchina e accanto a me si accomodarono i due uomini, uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra, per cui potemmo cominciare a provvedere a una parziale pulizia dei nostri vari umori mischiati tra loro, approfittando della scorta di fazzolettini che porto sempre con me nella mia borsa.
Infine rimessici tutti e tre completamente e rivestitici di tutto punto Guido e io ci congedammo dal nostro occasionale ospite senza aggiungere alcuna parola o commento di alcun genere come se niente fosse accaduto.
Guido e io rimasti soli ci guardammo in faccia e io, fissando Guido direttamente negli occhi a mo’ di finto rimprovero lo redarguii dicendogli “Ha mascalzoncello dunque sei stato tu a organizzare tutta questa messa in scena, he? Dovrei essere oltremodo arrabbiata con te!” e lui di rimando: “ma in fondo non lo sei e anzi mi hai dato l’impressione di aver molto gradito il regalo per il tuo quarantesimo compleanno”.
Rassegnata aggiunsi “E’ vero l’ho proprio gradito, non so cosa aggiungere” ed emisi un profondo sospiro.
“Ok” fu la sua replica ”Ma bada bene che regali simili non ne avrai più perché quaranta anni sono davvero speciali e irripetibili e perciò d’ora in poi dovrai accontentarti del solito diamante”
E io ripresi “Effettivamente quaranta anni sono speciali e io non ho nessuna intenzione di ripetere quest’avventura perché oltre a essere del parere che è stata comunque una cosa non proprio ortodossa di per sé, ho anche paura che l’abitudine a certe cose possa distruggere il nostro amore”-
Ma poi dopo alcuni minuti, mentre lentamente ci avviammo verso la nostra auto per tornare a casa, così un po’ per scherzo e un po’ per celia laconicamente aggiunsi: “però anche i cinquanta anni sono una tappa importante per una donna e sono per di più anch’essi irripetibili ….”
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