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Unico Threesome - Elena racconta parte 2 - Al Bar


di Hannibal
26.01.2023    |    3.497    |    3 9.9
"Così mi tolsi la scarpa, accavallai le gambe e con il piede strusciavo la sua gamba, lo stesso fece lui strusciandosi, scostandomi i capelli per scoprire..."
Uscimmo per andare al bar e Marco in auto mi stuzzicava e mi prendeva in giro.
“Cosa c’è ti vedo impaziente?”
“peccato c’è il semaforo rosso, ma non preoccuparti sta diventando verde”.
Ovviamente io ero impaziente di arrivare e mi preoccupavo solo del fatto che non volevo trasparisse la mia eccitazione.
Marco mi conosce molto bene e sa interpretare piccolissimi dettagli del mio comportamento che credevo potessi nascondere a Paolo.
Volevo vederlo ma non volevo capisse che ero così eccitata.
Non avevo ancora deciso e non potevo sapere cosa sarebbe successo quella sera, in realtà non pensavo affatto potesse finire come è meravigliosamente finita.
Certo volevo che Paolo mi vedesse smagliante e sexy, volevo colpirlo.
Arrivammo al bar, Paolo era già lì che ci aspettava sull’ingresso, aveva preso un tavolo nell’angolo più lontano dell’ingresso vicino la spiaggia, ci accolse calorosamente e dopo i primi convenevoli ci accomodammo.
Aveva una casacca di lino e morbidi pantaloni estivi, anch’essi di lino, le mani erano sempre perfettamente curate, così come la barba e tutto il resto.
Ci chiese cosa volevamo bere, io presi la mia solita birra e Marco lo Spritz, credevo che Paolo fosse un tipo da Spritz e invece prese la mia stessa birra, forse voleva farmi sentire a mio agio.
Forse intuì il mio dubbio sulla sua ordinazione.
“voglio sentire i tuoi stessi sapori” disse.
Trovai l’affermazione molto sensuale, poi aggiunse:
“Mi hai chiamato appena in tempo, domani riparto, non volevo andar via senza aver bevuto un drink con voi”.
La notizia mi rabbuiò, avrei voluto che quella sera fosse un primo incontro, l’inizio di una bella amicizia che avrebbe potuto sfociare in qualcosa di più con il tempo e invece sarebbe ripartito l’indomani.
Peccato, ma non volevo che la serata si intristisse, così non lasciai trasparire nulla, mi avvicinai con la sedia a lui e brindai.
“alla nostra amicizia, anche se parti ci rivedremo sicuramente”, non ci sarà solo questa sera”
“certo che no Elena, questo è l’inizio di una bella amicizia”.
Marco si teneva in disparte, ci osservava, accondiscendeva al nostro dialogo e interveniva di rado.
Accavallai le gambe in modo da mostrare la coscia scoperta dalla minigonna verso di lui e lui fece in modo di appoggiare la sua gamba sulla mia.
Ridemmo e scherzammo sulla Sardegna.
Quando sfioro l’interno della coscia a Marco riesco talvolta a provocargli un erezione, mi dissi, chissà se funziona anche con Paolo.
Coì gli sfiorai la gamba con la mano e la posai, giusto un secondo sull’interno della sua coscia.
Beh, i pantaloni erano morbidi, ma giuro che notai qualcosa che si muoveva all’interno.
Paolo sicuramente capì il messaggio, e mi accarezzò i capelli raccontò una barzelletta osé e ci chiese di avvicinarci per raccontare il finale, anche marco si avvicinò ma lui me la sussurrò nell’orecchio avvicinandomi a lui con il braccio sulle mie spalle.
Ridemmo, gli diedi una pacca sulla gamba e feci in modo di strusciare la mia gamba sulla sua senza scostarla, anche i nostri piedi erano vicini, purtroppo la tovaglia del tavolo non ci copriva abbastanza.
Intervenne Marco, si spostò in modo da coprire le nostre gambe al resto del locale.
Marco era ovviamente molto attento, è un demonio, sa cosa fare e sceglie sempre il momento giusto per farlo.
Così mi tolsi la scarpa, accavallai le gambe e con il piede strusciavo la sua gamba, lo stesso fece lui strusciandosi, scostandomi i capelli per scoprire meglio il collo e prestandomi tutte, ma proprio tutte le sue attenzioni.
In pratica la mia gamba sinistra strusciava la sua gamba destra, la mia gamba destra era accavallata alla sinistra e il piede toccava l’altra gamba.
In realtà lo strusciamento non durò a lungo, mi ritrassi, non volevo essere troppo esplicita, ma per me durò un’eternità e provai un brivido di eccitazione.
Dissi fra me e me: “Sono una troia lo sto provocando spudoratamente”
Certo che lui non faceva da meno.
Nella serata irruppe Marco maliziosamente.
“Non vorrete far finire qui la serata?”, chiese
“Cosa hai in mente” disse Paolo.
“Cerchiamo un ristorante un po' fuori città sul mare, che ne dite?”
“Ottima idea” disse Paolo
Marco è un demonio, con la prima affermazione aveva lasciato intendere qualcosa di molto malizioso, poi aveva spento l’atmosfera con la proposta del ristorante per riaccenderla con il ristorantino appartato fuori città al mare.
Lì capii che Marco non voleva solo andare al ristorante ma darci l’occasione di flirtare ancora per tutta la serata, si stava divertendo a vedermi flirtare e strusciare vistosamente con Paolo e ci copriva.
Uscimmo e Marco propose:
“Prendiamo la mia auto”.
Credetti di notare un segno di intesa fra Marco e Paolo, forse era solo la mia immaginazione.
CI incamminammo e Paolo era seduto dietro di noi, dopo pochissimo cominciò a accarezzarmi i capelli e il collo. Aveva un tocco sublime
Aveva avvicinato la sua testa molto alla mia e quando parlava mi sussurrava all’orecchio, era molto dolce.
“Hai capelli molto morbidi”
“mi piace sia il colore che il taglio, se avremo l’occasione di rivederci come spero che non cambierai pettinatura”.
“Non lo farò, promesso”, risposi
Incredibilmente riuscì a farmi eccitare solo con qualche carezza delle sue magnifiche morbidissime mani.
Vidi anche un'altra occhiata fra Marco che guidava e Paolo che si sporgeva verso di me.
Paolo voleva capire se la faccenda dava fastidio a Marco.
Non so perché lo feci, ma Paolo era così dolce che lo meritava, mi voltai e gli diedi un bacio sfiorato sulle labbra.
Poi mi disse sussurrando all’orecchio ma il volume era sufficiente perché Marco lo sentisse.
“Perché non vieni qui dietro con me?”
Guardai Marco e lui mi disse di sì con gli occhi, sorrideva compiaciuto.
Strisciai dietro con qualche difficoltà, Marco per aiutarmi abbassò il sedile elettrico dell’auto.
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