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Lui & Lei

Ai Confini Della Passionalità 2


di popochica
05.05.2021    |    2.082    |    0 6.0
"Sorprendentemente Elena non trovò delle feci fra le natiche, ma il sapore acre e l'odore forte di sudore, urina e letame le diedero inizialmente un senso di..."
Genere
Gang bang; Lesbiche; Sottomissione, Esibizionismo; Zoophilia

Breve Introduzione

Ci troviamo in una realtà parallela, un mondo dove non c’è mai stato nessun tabù e nessun senso del pudore.
In questa dimensione, la nudità e il sesso sono attività pubbliche e sono per legge un diritto inalienabile dell’umanità.
Le uniche due pratiche sessuali illegali sono il sesso con minori e quello con consanguinei.
Siccome l’attività sessuale deve essere anche un piacere, tutta la popolazione, a partire dal giorno in cui raggiunge la maggiore età, ha l’obbligo di esibire un badge spillato sulla camicia nel quale, con l’ausilio di simboli riconoscibili e legalmente approvati, vengono indicati il proprio orientamento sessuale, i propri fetish, se piace farlo in coppia o multiplayer, se si predilige sesso all’aperto oppure altrove, ecc.
Ovviamente Il sesso è anche un dovere, non si può infatti rifiutare una richiesta di prestazione sessuale che corrisponda ai simboli riportati sul proprio badge.
Inoltre, un enzima presente nelle mucose di bocca, colon e genitali produce anticorpi ad hoc che eliminano qualsiasi agente patogeno nocivo.
Perciò in questo mondo ideale non esistono malattie sessualmente trasmissibili.


Laura
Continua da “Ai Confini Della Passionalità”

Elena giunse finalmente sul posto di lavoro. Laura, la proprietaria dell’attività commerciale le diede un’occhiata dalla parte opposta del negozio e, vista la faccia arrossata e contratta di Elena intuì che non era il caso di sottolineare i suoi 10 minuti di ritardo, “bentornata Elena!” la salutò “com’è andata la convalescenza?”.
Laura era una signora elegante di 38 anni, capelli neri e seno prosperoso. Conviveva con la sua compagna da 5 anni. Era prevalentemente lesbica anche se a volte, non disdegnava toccare e farsi manipolare da mani maschili esperte.
Quel negozio di abbigliamento in centro era tutto ciò che possedeva, l’aveva ereditato da sua madre e ne andava fiera.
Elena salutò Laura, cercò di giustificarsi per il ritardo e le raccontò in breve tutto quello che era successo quella mattina, poi si cambiò il badge e indossò quello da lavoro.
Il badge che indossava sul posto di lavoro, a parte il marchio del negozio, portava anche il simbolo
di sveltina veloce e servizio di bocca, questi due simboli erano il minimo di Bon Ton richiesto per qualsiasi lavoratore che dovesse interagire direttamente con della clientela.
Se qualcuno non gradisse queste due pratiche sessuali e volesse comunque lavorare in un negozio, potrebbe fare solo il magazziniere.
Ad Elena non dispiaceva fare un pompino veloce o farsi sbattere in piedi per 5 minuti sul posto di lavoro, ma non la eccitava e non ne traeva nessun appagamento, lo faceva solo per educazione e gentilezza nei confronti della clientela.
Il resto della giornata passò tranquillamente, gli affari andarono bene anche se dovette fare un paio di lavoretti di bocca la mattina a due clienti stranieri ed una sveltina il pomeriggio a beneficio di un cliente ciccione, che la inforcò in culo per 3 minuti alla pecorina, mentre in ginocchio stava cercando una scatola di calzini sotto il banco, “scusi signore”, l’apostrofò Elena gentilmente “almeno metta prima un po’ di lubrificante”.
E finalmente giunsero le 7 di sera, Elena si era calmata un po’, però le era rimasta quella voglia acuta di recuperare quelle 2 settimane di astinenza. Gli incontri di quella giornata non avevano fatto altro che stuzzicarle l’appetito, aumentando esponenzialmente il suo desiderio di essere presa brutalmente e trapanata dappertutto.
“OK Laura” disse Elena “ho chiuso a chiave la saracinesca e la porta del magazzino, vuoi che inserisca l’allarme prima di andare via?”.
“no, lascialo disattivato, stasera dovrò fare gli straordinari alla cassa, sono indietro con la contabilità”.
“ah, è successo qualcosa oggi? di solito fai la cassa un’oretta prima della chiusura mentre io assisto gli ultimi clienti.
“Beh, si, mi è successo un’altra volta” rispose Laura “quando ho ritirato la merce dai fornitori mi sono dimenticata di cambiare il badge”.
“Nooo” sbottò Elena divertita “l’atra volta il fattorino ti ha fatto perdere mezzora per farlo venire, quando sei tornata in negozio avevi litri di sperma sui capelli e il trucco che era un disastro”.
“Appunto, l’altra volta era un fattorino, stavolta erano 3.
Laura raccontò in breve ciò che era successo quel pomeriggio. Sapendo che oggi sarebbe tornata Elena dalla convalescenza, Laura aveva pianificato per sé la ricezione e il controllo delle merci, il riordino del magazzino e l'inventario, poi sarebbe tornata in negozio verso le 18:00 per fare la cassa prima della chiusura.
Già, questi erano i piani, ma qualcosa andò storto quando arrivarono i fornitori per scaricare la merce. Laura si dimenticò di togliere il suo badge di lavoro per sostituirlo con quello personale come faceva di solito, nel quale attaccava solo simboli che indicavano rapporti lesbici.
Siccome il badge di lavoro indicava che la signora era propensa a sveltine e rapporti orali, Il camionista e i due scaricatori (uno dei quali era una ragazza Coreana) pensarono bene di approfittarne.
Uno degli scaricatori, portò all’interno del magazzino il primo scatolone di merce e chiese a Laura di controllarne il contenuto.
Laura si piegò a 90 gradi sullo scatolone con la fattura accompagnatoria in mano per verificarne la merce, quando all’improvviso lo scaricatore le alzò la gonna del tubino e abbassò le mutandine in un unico gesto esperto.
Laura si alzò repentinamente, e con voce stizzita chiese allo scaricatore cosa gli passasse per la testa, lo scaricatore, senza scomporsi, fissò il badge di Laura puntandolo con un dito.
Fu allora che Laura si ricordò di non aver cambiato il badge, borbottò qualcosa portandosi una mano alla fronte poi, con un sorriso di scuse, cercò di spiegare loro quella dimenticanza, ma lo scaricatore sbottò “senta signora! Lei conosce le regole, perciò, cortesemente si pieghi nella posizione di prima”.
Laura, con aria sconsolata, si rimise a 90 gradi appoggiata con le mani sullo scatolone, con il tubino alzato sulla vita e le mutande abbassate a mezza coscia, improvvisamente sentì uno schiaffo energico, approntato da una mano enorme che copriva tutta l'area dal coccige fino al clitoride.
Laura sì portò le mani alla bocca mentre emetteva un lamento di dolore e sorpresa, “signori,prego, andiamoci pian…..” il camionista la interruppe infilandole in bocca il suo manico di 150mm calibro 45, e lo inserì fino alle palle, mentre lo scaricatore le sferzava un altro schiaffo, questa volta sulla natica destra.
Poi, mentre il camionista cercava di strappare l'ugola di Laura a colpi di cappella, lo scaricatore inflisse un’ultima sberla sulla chiappa sinistra.
Si abbassò poi i pantaloni, lubrificò perbene l'attrezzatura con la propria saliva e cominciò ad inculare allegramente la signora.
Nel frattempo Laura, presa così allo spiedo, con due cazzi che la inforcavano alle due estremità, si contorceva emettendo gridolini di finto piacere, immaginava che così facendo, si sarebbero sbrigati più in fretta. Il secondo scaricatore (una giovane ragazza Coreana) nel frattempo era rimasta occupata a scaricare il camion “Hei, voi due!!”,Gridò divertita in uno stentato italiano rivolgendosi ai suoi colleghi, ”lasciate un po' di torta anche per me”.
“se la vuoi, ė meglio che vieni a mangiare la tua fetta, prima che finisca” gli rispose il camionista ridendo forte. La Coreana non se lo fece ripetere.
Chiuse velocemente il portellone del camion e si unì alla festa. Per prima cosa rimosse lo scatolone sul quale Laura era ancora appoggiata con le mani.
Quando perse l'appoggio dello scatolone, Laura vacillò per un paio di secondi poi, per ritrovare l'equilibrio, afferrò le natiche del camionista e le tirò contro il proprio viso. Il camionista interpretò questo gesto come una manifestazione di trasporto ed eccitazione libidinosa da parte di Laura e gridò “brava così bella porca, vedi che ci stai prendendo gusto anche tu?”.
Rimosso lo scatolone, la Coreana si era già accovacciata sotto a Laura, le abbassò la parte superiore del tubino, slacciò il reggiseno e cominciò a farsi allattare dal suo seno sinistro, mentre la mano destra torturava l'altro capezzolo e contemporaneamente la mano sinistra schizzava sul pube di Laura a massaggiarle furiosamente la passera.
Laura, essendo prevalentemente lesbica, non provava molta eccitazione nelle due penetrazioni. Ma quando entrò in gioco la Coreana, il ‘motore’ di Laura si accese, ora i gemiti e i gridolini di piacere non furono più simulati.
Se la rigirarono in tutte le posizioni e sembravano non averne mai abbastanza, dopo un’ora di acrobazie, chiesero a Laura la firma sui documenti di consegna e si congedarono da lei con un rispettoso baciamano, ringraziandola per la stupefacente performance.
“Questo cazzo di contrattempo mi ha fatto perdere un'ora abbondante,” concluse Laura “perciò ora sai perche devo recuperare quell'ora facendo la cassa dopo la chiusura.
“Ooh, davvero complimenti per la performance signora !!” la prese in giro Elena in tono amichevole “spero ne sia valsa la pena almeno”.
“Macché” rispose Laura ridendo “mi hanno coperto di sperma puzzolente dalla testa ai piedi, tu sai quanto odio quel liquido appiccicoso, quando aprivo la bocca per dir loro di sbrigarsi, c’era il camionista sempre pronto a tapparmela con quel suo coso nodoso. Meno male che c’era anche la piccola Coreana, ” aggiunse Laura con un sorriso malizioso “sai, l’ho invitata a casa domani sera per un numero a tre, anche alla mia compagna piace mangiare cibo esotico” le due donne risero di gusto scambiandosi uno sguardo complice.
Quando ho finito con loro” concluse Laura “mi sono voluti 20 minuti per rimettermi a posto”.
Elena era davvero compiaciuta per quella chiacchierata amichevole, lavorava in quel negozio da un paio di anni, era l’unica dipendente e con Laura si era instaurato un rapporto di amicizia, ovviamente con la dovuta deferenza, era pur sempre il capo.
Elena la salutò e uscì dal negozio, quell’intensa giornata di lavoro le fece sopire un po’ il fuoco che sentiva fra le gambe, ma il racconto delle vicende di Laura in magazzino aveva buttato benzina sul quelle fiamme e adesso era tornata punto e a capo. Meno male che aveva previsto per se stessa una seratina molto piccante.
Fermò un taxi “mi porti alla Marisana in via Trevi” disse al tassista mentre si accomodava sul sedile di fianco al guidatore.
Il quartiere Marisana era conosciuto come zona malfamata della città, ci si poteva trovare tutto ciò che altrove era illegale. Via Trevi era la strada principale del quartiere, dove la mafia Russa e Africana si contendevano il territorio vendendo droghe di ogni tipo. In questo viale si trovava anche il Gran Dormitorio.
Elena si sentì fissata, si girò verso il tassista e notò che le stava leggendo il badge, “Hei, guardi anche la strada ogni tanto” lo apostrofò Elena.
Il tassista alzò gli occhi ad incrociare lo sguardo di Elena poi guardò la strada come suggeritogli dalla sua cliente. “Non si preoccupi signora” rispose il tassista con voce scherzosa “conosco bene questa strada, le assicuro che non c'è niente di bello da guardare”.
Elena apprezzò la battuta accennando un sorriso,poi abbassò lo sguardo sul badge “simpatico il tassinaro” pensò, “peccato che sia gay. Oggi non ne va proprio una dritta”.
“Signorina, Posso farle una domanda?” chiese il tassista con circospezione “a guardarla non si direbbe che lei abiti in quel quartiere, sta andando a Marisana per cercare avventure?”
“Eh già” rispose Elena, le raccontò in breve delle due settimane di astinenza e le vicende erotiche inconcludenti di quella giornata “…ed ora capisce perché mi sento il basso ventre in fiamme” continuò Elena “ho bisogno di avere la fica strapazzata, fino a quando non mi reggo più in piedi.
Il tassista era stato ad ascoltare in silenzio e, quando Elena ebbe terminato, lasciò trascorrere ancora qualche secondo mentre elaborava il racconto della sua cliente, “Ho trovato divertente la parte della lesbica sulla panchina, che ha vomitato il mondo proprio sul più bello”.
“Non me ne parli” ribatté Elena, “ci sapeva proprio fare con la lingua, se avesse resistito ancora qualche secondo le avrei squirtato un torrente in faccia.”.
“quindi immagino che vada a Marisana per sfogarsi, se posso permettermi, signora, io eviterei di andarci con quel badge così carico, ė troppo rischioso, praticamente sta dando carta bianca a chiunque voglia approfittarne.”.
“grazie del consiglio, ma è proprio questa l'intenzione, essere presa da chiunque e sbattuta in tutti i modi possibili, senza limiti”.
Giunti a destinazione, Elena pagò il tassista e si diresse verso il Gran Dormitorio
Il Gran Dormitorio era originariamente un riparo per i senzatetto, già da qualche decennio si era trasformato in un tugurio di ritrovo per chi vuol scopare con sconosciuti senza tanti fronzoli.
Elena aveva solo sentito parlare di questo posto ma non aveva trovato mai il coraggio di venirci, d'altronde Elena è una bella ragazza, giovane e in forma, perciò non ha mai avuto problemi a trovare sesso occasionale su misura per lei, senza bisogno di rischiare la vita in posti lugubri come questi.
Giunta all’entrata del tugurio, passò fra i due buttafuori, due armadi alti due metri che, una volta letto il ricco badge di Elena si scambiarono uno sguardo di complicità e uno di loro disse ad alta voce “guarda un po’ sta troia, ha il badge con il simbolo del No-Limits, mi sa che stasera la faranno a pezzi”.
Elena udì questo commento prima di aprire il portone di legno e cominciò a preoccuparsi un po’.
Non indossare il badge, al di fuori della propria abitazione, era illegale ma in questo quartiere, il confine fra banditismo e legalità era molto vago. Per precauzione decise di togliersi il badge e lo tenne stretto in pugno, poi, se fosse stato il caso, lo avrebbe indossato in un secondo momento.
Si incamminò lungo il corridoio verso il banco d’entrata, a metà del corridoio incrociò una signora mora dall’aspetto curato, infossava un elegante tailleur blu da ufficio con scarpe rosse, in tinta con il rossetto che era ormai completamente sbavato attorno alla bocca.
Aveva una camminata vacillante con entrambe le mani sul pube, mentre era ancora presa dalla coda di spasmi che indicavano un multi orgasmo appena concluso. Sicuramente una signora di origini altolocate che era venuta nel Marisana a farsi sbattere come una scrofa.
Elena arrivò al banco d’entrata, una vecchia signora con capelli tinti di rosa, verde e blu, la esaminò da testa a piedi poi, puntando un dito verso una porta le disse “entra lì, e spogliati completamente”.
Elena entrò in quello che sembrava essere uno spogliatoio di una palestra, compreso di armadietti che si chiudevano con lucchetto personale, si spogliò completamente come ordinatole e si raccolse i capelli in una coda alta. Infine, uscì dallo spogliatoio indossando solo le scarpe tacco 12, un paio di finti occhiali da vista e il badge che teneva ancora stretto in mano.
Appena uscita dallo spogliatoio, ritornò al banco, la vecchia signora la scrutò da capo a piedi, vide un bellissimo corpo di giovane donna, seno sodo e guizzante, glutei alti e compatti e un prominente monte di venere, Il tutto veniva contrastato da un viso pulito che ricordava una stagista timida e secchiona. Non poté evitare di mordersi lievemente le labbra presa da una leggera eccitazione, “bella signorina” disse ad Elena “guarda che la festa è di là, cosa ci fai ancora qui?”
“Mi scusi,” disse Elena con voce volutamente timida e pudica “è la prima volta che vengo in questo posto, non so co……”
“Ok, ok” la interruppe la signora dai capelli arcobaleno, indicando un portone di vetro nero “quel salone lo chiamiamo ‘Il Mercato Delle Vacche’, tu entri in quella sala e ti metti in piedi su uno qualsiasi dei piedistalli, con l’alluce accendi la luce blu se desideri compagnia maschile oppure rosa se preferisci quella femminile, oppure accendi entrambe ” continuò la vecchia in tono telegrafico “poi aspetti di essere scelta da un Clan, se tu accetti, diventi la loro preda, ti portano nella loro tana e te ne fanno vedere di tutti i colori. Una volta che hai accettato il Clan che ti deve fare la festa, non devi più dire una parola, devi subire tutto fino a che il Capo Clan dichiara la fine del gioco. Se il clan ti fará delle domande tu rispondi Si oppure No annuendo solo con la testa. Prima di uscire da questo locale torni qui al banco e compili una scheda di valutazione del Clan che hai scelto. Tutto chiaro?”.
“Qualche consiglio per una ragazza non abituata a questo tipo di locali?” chiese Elena con un sorriso amichevole.
“Questa sera ho visto entrare il Clan dei Falchi e il Clan delle Iene,” rispose con tono indifferente la vecchia, “a meno che tu non sia portata per il bondage estremo con uso di vetri rotti, seghe da legno, calabroni vivi. ecc. ti consiglio vivamente di stare alla larga da loro, potrebbero lasciare cicatrici permanenti su quel bel corpicino. Se ti piacciono piaceri forti puoi farti il Clan dei Lupi, sono capaci di farti sentire una gran troia, rimanendo nei limiti di sicurezza.
“Grazie signora” rispose Elena incamminandosi verso il mercato delle vacche.
Era una sala enorme con una trentina di piedistalli alti 30 cm per circa un metro di diametro. Circa la metà erano occupati equamente da ragazze e ragazzi nudi, alcuni di loro erano muscolosi e ben dotati.
Salì su un piedistallo e nella pulsantiera accese la luce blu e rosa, stasera voleva farsi scopare dal mondo intero senza precludersi nessuna esperienza. La vulva cominciava già ad inumidirsi.
Elena non era mai stata timida, ma in quel particolare frangente si sentiva come una scolaretta, subiva il fascino delle porcate che stava per fare con la paura e l’eccitazione tipici di quando ci si cimenta in una nuova esperienza.
I Clan intanto, giravano per la sala toccando e schiaffeggiando leggermente ‘le vacche’ per testare la consistenza di sedere, pene, vagine, seni ecc. C’erano Clan di tutti generi, etero, trans, solo femminili ecc.
Ogni Clan si uniformava dal cappello da baseball con colore, simbolo e nome del Clan a cui apparteneva.
Elena era in posa con il peso spostato su una gamba e l’altro ginocchio leggermente flesso, una mano lungo i fianchi e l’altra piegata sotto ai seni con la mano che chiudeva il badge a pugno.
Aspettò impaziente che si avvicinasse qualche Clan interessato.
Tre uomini e due donne con berretto giallo che promuoveva il ‘Club delle pecorelle’, Elena rifiutò il Clan perché cercavano in lei una dominatrice che li avesse schiavizzati tutti e cinque con frustini ed altro.
Poi venne il turno del ‘Clan della Cinghia’, si presentarono con schiaffetti ai glutei e due dita che massaggiavano in modo allettante la fica sfiorando le grandi labbra , questo Clan era completamente dedito al bondage con fili spinati, elettrodi ecc. Elena non disprezzava affatto un piacevole dolore, ma non avrebbe potuto orgasmare al massimo dopo ore di puro tormento fisico.
Non vide il Clan dei Falchi e delle Iene menzionati dalla signora alla reception, probabilmente avevano già scelto la loro vittima. Arrivò finalmente il Clan dei Lupi, suggeritogli dalla signora arcobaleno.
Questo Clan era composto da otto uomini, compreso una ragazza nana, Elena chiuse gli occhi mentre sentì 16 mani che le palparono e la strizzavano su tutto il corpo, divaricò leggermente le gambe per dar loro la possibilità di palparle tutte le parti intime.
Infine il Capo-Clan, un boscaiolo sulla cinquantina, grosso e barbuto, chiamò a raduno gli altri 7 membri e si raccolsero in cerchio, chiacchierarono vivacemente per qualche secondo poi il capo salì sul piedistallo assieme ad Elena, appoggiò la mano destra sul pube massaggiandole dolcemente la fessura e sussurrò ad Elena “abbiamo deciso, vogliamo te, che ne dici?”
Elena ci pensò meno di un secondo e disse “OK”. Da quel momento non poteva dire più una parola e sarebbe stata alla loro mercé fino a quando non la avessero lasciata libera.
Il Capo Clan legò caviglie e mani dietro la schiena di Elena, poi la caricò sulla spalla destra culo all’aria e, schiaffeggiandole le natiche, ululò un grido di vittoria a tutti i presenti della sala, informandoli così che il Clan dei Lupi aveva conquistato la sua preda. La sala rispose urlando con il tradizionale “Vai Lupi!!!”.
La trasportarono lungo un corridoio mentre gli altri 7 membri del Clan le trotterellavano attorno, aprirono un chiavistello arrugginito ed entrarono in un tugurio di circa 20 metri quadrati.
La stanza emetteva un odore intenso di muffa misto a urina, era priva di mobili con l’eccezione di un vecchio materasso sul pavimento coperto di macchie giallo-marroni, un tavolo, e una sedia sulla quale vi era appoggiato un battipanni di vimini.
Dalle pareti sottili dello stabile, si udivano distintamente grida orgasmiche e ululati strazianti provenire da altre ‘vacche’, che, scommettevano la loro vita pur di avere l’orgasmo del secolo.
“Questo non era sicuramente il posto dove venire a cercare un amore romantico”, pensò Elena.
Il Capo ordinò ad uno del branco di slegarle polsi e caviglie, la scaraventò sul materasso poi le disse con un ampio sorriso “benvenuta nella tana dei Lupi troietta, sono sicuro che ti pentirai presto di averci scelto”.
Cadendo sul materasso, Elena mollò la presa sul badge che teneva ancora stretto in pugno, il quale rimbalzò sul materasso e ricadde nel centro della stanza.
Quando il Capo la raccolse, la lesse e la fece leggere al resto del Clan, Elena si rabbuiò leggermente “oh merda!!!” pensò preoccupata “ma perché cazzo non l’ho lasciata nello spogliatoio, chissà ora che ne sarà di me”.
Il capo rivolse uno sguardo stupito e divertito ad Elena, quando notò l’espressione di terrore che stava salendo sul suo viso, decise di non fare nessun commento sadico, lo recuperò dalle grinfie degli altri lupi, si avvicinò ad Elena, la afferrò al collo e, tirandole la testa verso l'alto la aiutò a mettersi in piedi.
Con tono solenne le disse “E questo badge dove cazzo te l’eri infilato? Non te l’ha mai detto mammina che bisogna sempre portarlo sul petto?” così dicendo, aprì la pinzetta del badge e la pinzò al suo capezzolo sinistro.
Elena si morse il labbro inferiore, mentre veniva pervasa da un brivido di piacevole dolore che le partiva dal pube e saliva su, fino ai capelli. All’improvviso aveva perso ogni timore, il destino avrebbe deciso come sarebbe andata quella serata.
“In ginocchio !!” le ordinò il Capo, poi le avvicinò un cazzo di circa 18 cm non circonciso alla faccia “voglio che te lo sfreghi su tutta la faccia, ti devi sporcare bene quel bel faccino acqua e sapone mentre mi annusi la cappella”.
Elena ubbidì, gli afferrò il cazzo non ancora completamente eretto e se lo rigirò per tutta la faccia soffermandosi particolarmente con il prepuzio sugli zigomi e sulle narici.
Aveva un odore intenso di sudore ed urina ma Elena, catturata dai turbinii della lussuria, trovò quell’olezzo un’irresistibile essenza erotica.
“guardami negli occhi” le ordino il Capo.
Così dicendo, le abbassò la mandibola premendole un dito sul mento, le insinuò in bocca il glande e cominciò a muovere il bacino lentamente aumentando gradualmente il ritmo di pompata.
Elena sentiva il cazzo scivolarle giù in gola per poi sfilarsi completamente fino ad accarezzarle le labbra con la cappella mentre, ubbidiente, manteneva il contatto visivo sugli occhi del Capo. Cominciava a scaldarsi, gustava quel cazzo saporito mentre un incendio indomabile stava divampando nella sua zona inguinale.
Con la mano sinistra palleggiava delicatamente i testicoli del Capo mentre e l'altra mano scese sulla fica ed iniziò a masturbarsi furiosamente.
Trascorso qualche minuto, Elena percepì qualcuno che le leccava le dita della mano, mollò la presa sulla fica lasciando che venisse leccata liberamente.
Siccome il Capo le aveva spinto il cazzo in gola e le teneva la faccia premuta contro il suo pube peloso, Elena non riusciva a vedere chi la stesse leccando, ma le sembrava molto strano, soprattutto per la dimensione della lingua, era enorme, la sentiva penetrarle la fica fino alle ovaie.
Quando il Capo le sfilò il cazzo di bocca, Elena constatò con sorpresa che un cane Alano stava leccando le sue parti intime, emise un grido di piacere ed eccitazione “AAAAhh…..Siiiiii…” senza darle il tempo di finire quel gemito il Capo si chinò e ,con tutta la sua forza, le assestò due sculacciate sonore sulle natiche.
Poi la afferrò per la coda di cavallo e la tirò su in piedi “tu non devi mai parlare, questo è il primo e ultimo avvertimento, chiaro !!”, le disse in tono imperativo. Elena annuì sottomessa con le lacrime agli occhi per le sculacciate ricevute.
Il Capo la sollevò e la scaricò supina sul tavolo di legno.
“Luca, salta su” disse il capo rivolgendosi ad uno del branco, Luca non se lo fece ripetere, balzò in piedi sul tavolo e si sedette sul muso di Elena.
Considerata la scarsa igiene che regnava padrona in quella tana, Elena non volle pensare agli odori e sapori di ciò che avrebbe trovato fra le chiappe di questo Luca, nel dubbio chiuse gli occhi, si tappò il naso ed aprì la bocca sfidando il destino.
Quella sera era risoluta ad accettare tutto.
Luca si accovacciò sulla faccia di Elena, cominciò a spalmarle il buco del culo su tutta la faccia mentre con una mano si masturbava e l’altra mano giocherellava con il badge attaccato al capezzolo.
Sorprendentemente Elena non trovò delle feci fra le natiche, ma il sapore acre e l'odore forte di sudore, urina e letame le diedero inizialmente un senso di nausea, che passò subito, lasciando il posto alla libidine.
Nel frattempo il Capo alzò i piedi di Elena (che ancora calzava le tacco 12) sopra le proprie spalle e cominciò a scoparla energicamente mentre con il pollice le scampanellava il clitoride.
Elena era presa in un vortice di sensi mentre sospirava e si contorceva. Quando Luca sborrò, il seme scese lungo la canna finendo la sua corsa sulla faccia di Elena.
Luca continuò ancora per qualche secondo a farsi lucidare il culo con naso e lingua spalmandole la propria sborra su tutto il viso.
Infine si alzò e scese dal tavolo.
“Hei troietta” il Capo richiamò l’attenzione di Elena, “siccome avevi acceso anche la luce rosa del piedistallo, ti ho trovato un’altra puttanella che ti farà leccare la sua fica con piacere”.
Elena riaprì gli occhi, per prima cosa si accorse di aver perso il badge e gli occhiali, poi notò con orrore e sorpresa di conoscere bene la ragazza di cui parlava il Capo.
Le due ragazze si fissarono sbalordite, improvvisamente urlarono contemporaneamente il nome dell’altra guardandosi in faccia, poi guardarono entrambe il Capo e urlarono all’unisono “MA È MIA SORELLA !!!”.

Continua………..
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