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Lui & Lei

Paris - Hélène.


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
16.04.2024    |    1.476    |    6 8.3
"---------------------------------------- Ricordi cosa ti dissi la prima volta che ci siamo visti, di non seguirmi mai e per nessuna ragione fuori da..."
Craig Armstrong - Paris
https://www.youtube.com/watch?v=2U3nyje072Y


Stasera ti ho aspettato a lungo nella nostra stanza, avrei voluto raccontarti tante cose di me.

Volevo dirti come mi sentivo contenta di avere una stanza tutta per noi, come mi sentissi orgogliosa di averti incuriosito al punto da farmi avvicinare e far sì che tu ti lasciassi avvicinare a tua volta.
Di come fossi, di come mi piacesse vederti mettere i tuoi occhi nei miei, di come fosse accogliente mettere i miei nei tuoi. Volevo raccontarti di come abbia paura di tutto e come sia riuscita ad affrontarlo questo tutto, sempre e comunque.

Ma tu non arrivavi e la stanza cominciava ad essere fredda, buia ed ostile.
Allora sono uscita precipitosamente, ed ho camminato senza sosta con i piedi leggerissimi e la testa piena di pensieri. Avrei potuto essere invece che lungo la Senna, sulle rive del Tamigi, vicino al Danubio o di fronte alla Moscova o semplicemente sulle sponde del Tevere o di un romantico Arno.

Amo le città sui fiumi, hanno un loro modo di esistere, una loro ragione, sembrano signore eleganti che nascondono sguardi tristi dietro le spesse velette dei loro cappelli.

Ho camminato a lungo fino a sera inoltrata, provando un arcobaleno di sentimenti che pensavo di non provare mai più, non per te e non così presto. Ero gelosa di saperti a fare mille cose che non riguardassero me e soprattutto non sopportavo l’idea che questa sera potessi essere libero dal pensiero di me, dalla curiosità di me, dalla voglia di me.

Ho camminato mentre la gente mi urtava, chiedeva scusa o mi guardava con un misto di curiosità e perplessità. Quando sono assorta nei miei pensieri causo perplessità nelle tante persone che incrocio per quel mio modo di camminare danzando e fluttuando nell'aria insieme ai pensieri.

Mi sono trovata al punto di partenza che era ormai notte, senza rendermene conto.
Ho alzato la testa verso le nostre finestre ed ho visto che ora erano illuminate.

Ho fatto le scale con lentezza, divisa tra il desiderio di vederti e quello di andarmene, mi sentivo ferita dalla tua assenza. Ho aperto la porta lasciando che il fascio di luce mi venisse incontro, era così forte da costringermi a chiudere gli occhi e serrare le mie pupille con fastidio.

Quando li ho riaperti, ti ho visto.
Eri seduto, rivolto verso la porta d’ingresso, verso di me.
Una gamba, la destra, poggiava sul ginocchio sinistro mentre il piede risultava sospeso nel vuoto e ciondolava, le mani sui braccioli, gli occhi attenti e smarriti.

Ti sei alzato con uno scatto e sei arrivato da me, bloccandomi contro la porta ormai chiusa.
Mi hai guardata e con leggerezza hai appoggiato la mano alla base del collo, accarezzandomi con un dito quella mia vena che pulsa ad ogni emozione. Mi hai morsicato il lobo e soffiato nell'orecchio parole di rabbia oscene, accompagnate da un sesso prepotente che premeva sul mio corpo, ho smesso di respirare per qualche secondo e trattenere in me insieme al fiato anche le tue parole....

Ho chiuso gli occhi e ti ho lasciato fare.
Ti ho lasciato dire..., ed ho pensato che per te, in quell'istante,
avrei potuto anche morire.

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Ricordi cosa ti dissi la prima volta che ci siamo visti,
di non seguirmi mai e per nessuna ragione fuori da quella stanza.
Di non cercare di sapere,
perchè ne avresti sofferto inutilmente...

Avevo un buco enorme nel cuore questa sera,
rileggerti e ricordare i nostri pochi momenti felici insieme in quella stanza non è servito a colmarlo.
Ora le pareti della mio appartamento sembra si chiudano su di me soffocandomi.
Le poche parole che mi hai detto prima di salutarci l’ultima volta: "Sarò sempre qui per te la sera, se mi vorrai...", mi martellavano nella testa insieme alla mia risposta: "Non devi! Non devi farlo, non per me..."

Mettendo da parte la ragione, sono uscito per raggiungere quel nostro piccolo rifugio. Era tardi, aprendo la porta ho sentito ancora nell'aria il tuo profumo. Eri andata via da poco, mi sono maledetto per la mia indecisione e ti ho rincorso giù in strada nell'ansia e nel traffico impazzito, le macchine mi passavano accanto, ridendo del mio dolore.

So così poco di te. Non so dove abiti né il tuo telefono. Ti ricordi?, non lo abbiamo voluto sapere, non abbiamo altri rifugi che questa stanza e un semplice indirizzo di posta. Nella grande città, una manciata di luoghi anonimi dove ci siamo incontrati o dove abbiamo placato la fame dopo aver fatto l'amore per ore. Stasera li ho visitati tutti nella speranza di trovarti. Nell'ultimo, quello vicino alla stazione, mi sono precipitato dentro passando tra i tavoli con occhi ormai febbricitanti di disperazione.

Sono ritornato nella nostra stanza senza forze, maledicendo il giorno in cui ti avevo incontrata.
La mia debolezza, il mio cuore a pezzi.

Un rumore di passi. La chiave che gira nella serratura e tutto è cancellato.
Sei tu. Sei tornata. Ho bisogno di te, ora, subito. Ti sono accanto, chiudo la porta alle tue spalle, bloccandoti con il mio corpo. Ti stringo morbidamente il collo, la mia bocca cerca il tuo orecchio. “Dove sei stata?. Ho rischiato di morire, mi avevi promesso. Stronza. Stronza..., perchè.? Ti voglio!”.

Non ti lascio il tempo di rispondere. Ti bacio. La mia lingua ti riempie la bocca.
Inarchi la schiena, per spingere il tuo bacino contro di me e sentire l'intensità della mia voglia. Ti lecco il collo mentre ti apro il soprabito, spingi la mia testa verso il basso a morderti un seno, infilo con forza una mano nei tuoi pantaloni, arrivo al tuo sesso lo sento caldo e bagnato, entro più che posso dentro di te, le tue ginocchia si piegano, sembrano cedere di schianto.

Ti sorreggo. Respiro con forza, cerco di rallentare il mio cuore, il tuo soprabito scivola a terra, mi inginocchio davanti a te ancora in piedi, appoggiata alla porta, ti slaccio i pantaloni, appoggio le mie labbra al tuo ombelico, mentre li abbasso, sollevo uno dei tuoi piedi per sfilarteli. "Apri le gambe…" ti dico, tu obbediente sollevi la gamba libera puntando il piede contro la parete e inarchi ancora di più la schiena per offrirti tutta aperta ai miei occhi e alla mia bocca.

Sai di buono, di dolce, di donna. Ti scopo con la lingua ti succhio con le labbra, non fai alcuna resistenza. Ti appoggi con la schiena alla porta e ti lascia scivolare verso il pavimento. Io sono già lì che ti aspetto, per stringere i tuoi fianchi tra le mie mani e premere la tua fica ancora di più contro la mia bocca. “Voglio sentirti godere” ti dico.
Tu fai segno di no, con la testa, cerchi di staccarti da me. Mi chiedi di scoparti. Mi vuoi dentro di te.

"C'è tempo..., abbiamo tutta la notte", rispondo.
Mi sorridi non te lo aspettavi, rovesci gli occhi e ti lasci andare.
Dio quanto sei bella.
Mi afferri e stringi la mano, stai venendo, mi stringi con forza la testa tra le gambe negli spasmi del tuo piacere.

Ti lascio scivolare sul parquet.
Sono sdraiato con la mia testa appoggiata al tuo sesso caldo.
Mi accarezzi i capelli, rimaniamo così per un tempo infinito.
Nel silenzio di questa stanza, abbandonati a noi stessi, ai nostri corpi e ai nostri pensieri.

Pazzi. siamo due pazzi.
Due naufraghi che si sono incontrati.
Per una notte, ancora.


Nemesi
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